venerdì 1 agosto 2014
sabato 19 luglio 2014
NON TI HO SALUTATO
Papà, non ti ho salutato lunedì , quando ti ho lasciato.
Volevi metterti seduto ad ogni costo ed io non ce la facevo più.
Mi sentivo così debole ed inadeguata.
Ho detto: " Ci vediamo " e poi sono andata.
Ti ho guardato ancora mentre uscivo, ma tu eri già assorto.
Già ti perdevo.
E lo sentivo. Ma senza rendermene conto.
Mi aveva preso un senso di sgomento muto come prima di un terremoto.
Avevo tutte le ossa che mi facevano male dall'ansia e dal respiro tenuto dentro.
Ma pensavo : " Domani saluto meglio."
Domani ti bacio. Ti abbraccio . ti dico tutto l'amore che mai ci si dice perchè si rimanda sempre.
E poi pensavo potesse capitare a te.
Tu, nella mia infanzia eri il Mio super Uomo
Ho due immagini di te ben distinte, ma a volte quasi sovrapposte per un gioco maligno della memoria.
Tu , mentre ti recavi in ufficio con la tua giacca , la cravatta , il capotto lungo, chiaro .
Eri perfetto. E tu ci tenevi tanto a questa perfezione.
Essere tutto perfettamente sbarbato, profumato, vestito a puntino. Per la tua funzione nella città e nella famiglia.
Questa immagine mi passava davanti agli occhi ogni mattina quando ero bimba e ne traevo forza e fiducia. Mi dava speranza per il futuro.
Ma un'altra immagine di te mi sovrasta.
Ed è quella degli ultimi anni in cui ti ho visto lottare tenacemente contro le malattie che ti aggredivano. Erano tante. E tu resistevi con forza e pazienza facendo capire a tutti noi come fosse importante la vita e come valeva la pena di combattere per questa.
La verità è che tu NON VOLEVI lasciarci. Non volevi lasciare la donna che amavi, mia mamma. Chiamavi sempre il suo nome . Continuamente. Chiamavi: " Anna"
La chiamavi come se questo richiamo fosse un rimedio. Una medicina tanto la chiamavi e tanto sembrava un mantra che hai spinto molti malati nell'ospedale a chiamare il nome di mia madre.
Si sentiva in corsia il suo nome risuonare leggero da voci differenti.
Penso spesso a questa tua tenacia. a questo tuo impegno. Questa tua ostinazione di rimanere accanto a noi.
Ancora credo che tu lo stia facendo. Perchè , conoscendoti, so che, se esiste un altro modo per poter stare accanto a noi Tu , sicuramente lo userai.
martedì 8 luglio 2014
SENZA ARTE NE' PARTE
"Creatività" e " arte " sono parole abusate come non mai
Ormai tutto sembra arte e chiunque si muova con colori e pennelli, o strumenti musicali, con scarpette da ballo, od ancora con coccoina e collage diventa un creativo, diventa un artista.
Ripetere troppo spesso la parola “arte” o “creatività”significa svilirla a semplice suffisso valido per tutto
Eppure non basta “ creare” per essere “ creativi, Non basta produrre oggetti con la propria abilità perché questi oggetti siano definiti di arte. Caso mai queste sono “ espressioni umane “
Ma cosa differenzia le espressività dall’espressioni artistiche?
Totò, per esempio, alla servetta, estasiata per aver ricevuto una sgrammaticata poesiola del fidanzato, chiede :
"Ma se fosse stato Leopardi a scriverti cosa mai ti perdevi invece che la testa? "
"Ma se fosse stato Leopardi a scriverti cosa mai ti perdevi invece che la testa? "
A partire dai discorsi politici, le parole vengono sempre più utilizzate senza distinguerne in vero significato, sono ormai interdipendenti, senza categorie di merito o di qualità.
Ai destinatari e i fruitori delle “ espressività di turno” non vengono quindi forniti elementi per conoscere, giudicare ed apprezzare il reale valore e significato di ciò che viene loro proposto. Più classifichiamo ogni manifestazione che ci aggrada sotto la lucente cappa dell' " arte " più allontaniamo questo valore da noi. L'arte diventerà non più riconoscibile. Cosa differenzia, infatti l'arte dalle esternazioni frequenti a cui siamo soliti assistere sia nel web che in tivvù o sulle strade ?
A forza di identificare l’arte con ogni azione scaturita dalla fantasia umana crediamo di essere circondati di arte e di artisti.
L’arte non è così diffusa da poterla ubicare in mille angoli di una città, l’arte è rarissima e se cominciamo a banalizzarla, a mistificarla, a confonderla con ogni genere di espressione non riusciremo più a distinguere l’arte da uno starnuto.
Invece è necessario educare all’arte, selezionare le iniziative che possono avere molti nomi e tutti di grande dignità ma lontani dall’arte che è invece sopra di noi e che ci conforta e ci guida come riferimento di pensiero e di speranza.
Se tutto è arte allora l’arte non c’è. Non c’è nulla di superiore al nostro ordinario vivere, che dia speranza all’uomo di intraprendere uno scatto ulteriore verso mete difficili e impervie oltre i limiti conoscibili. Oltre il cielo visibile.
L’arte non si definisce perché produce quadri o altro, ma perché produce qualcosa di migliore rispetto alla media.
Chi invano la evoca sottrae all’Arte la sua valenza profonda e non dico Valenza a caso.
Insomma l’arte avvicina a Dio perché è frutto di intensa elaborazione, di una evoluzione continua, della consapevolezza delle nostre forze, della spinta a superarle , dell’impulso verso l’ignoto, del desiderio dell'infinito che trascende dal nostro essere mortali e in fondo miseri.
L'arte non deve mai tentare di farsi popolare. Il pubblico deve cercare di diventare artistico.. Come diceva Oscar Wilde, appunto.
mercoledì 25 giugno 2014
DOVE E' IL TUO DESIDERIO, LA' IL TUO CUORE
Ah! Quanto sono indulgente con me stessa?
Riesco a trasformare un gesto che soddisfa esclusivamente il mio amor proprio in un momento di solidarietà e di passione verso l’altro.Così convinta di avere tanto forte il senso etico dell’esistenza da diventare giudice inflessibile dei gesti dell’altro facilmente confutabili , svalorizzandoli, quindi, svilendoli e smascherandoli riconoscendo in essi la mia stessa spinta vanesia che li ha generati.
Sono talmente cosciente di quanto un azione benefica possa provenire da una esigenza narcisistica da spogliarla di ogni presupposto di amore e di comunanza
Le mie passioni sono state autentiche, sì, provenienti dal mio spirito profondo , ma governate da istinti di convenienza , quasi autonome e voraci perciò impure, avide di avere in pugno la mia esistenza.
Le tracce lasciate da quel “ me” che mi governava sono per questo nuovo “ me” qualcosa di inopportuno, quasi inspiegabile, persino imbarazzante come se si trattasse di una biografia di me legata mani e piedi mentre vengo trascinata da una corrente impetuosa.
Eppure non ero sempre io, forse? Non avevo il medesimo bisogno di protendere al bene? Non avevo lo stesso piglio intemperante verso le tirannie, le malefatte e lo stesso non mi opponevo alle invidie , agli odi, alla superbia degli altri mentre intanto le nutrivo in me , dentro di me camuffate da vesti di organza e espressioni del volto intransigente?
Ci credevo.
Ho dato voce a urgenze chiamate “ giustizia” chiamate” verità” e non erano, invece, altro che impulsi che definivo ( per mia ostinata voluttà ) morali?
Non ero forse io che puntavo il dito accusatore contro il “ male “ avendo perfettamente in mente con quante vesti potesse presentarsi essendo io la prima a dargli l’immagine più attraente quando soleva emergere dalle profondità delle mie viscere?
Chi più di me poteva sconfessarlo avendolo come eterno e corrosivo compagno della mia anima?
E quale rigore e quale scandolo era la cifra del racconto! E quale intolleranza nascondeva il rifiuto delle cose che non mi appartenevano!
In questi giorni non ho smesso di muovermi , ma l’agìto è prudente e parsimonioso.
Devo scovare il danno che mi corrode, la voce che mi confonde.
L’identità sommersa mi depista senza giustificazioni.
Il tempo la sovrasta e la supera e mi priva del suo movente . Le esaltazioni sono temperate e circoscritte al caso.
Mi rimane l’istante segnato dal crepitante gorgoglio dell’anima che non posso lasciar scorrere se non frenando l’impeto se non filtrando il richiamo, lasciando l'essenziale farsi timidamente spazio.
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