domenica 10 novembre 2013

LA DEMOCRAZIA NON E' BELLA



I cittadini sono inquieti. 
E'  un dato di fatto.
Ormai abbiamo realizzato che  coloro che rappresentano la politica di oggi non decidono sulla Nazione in prima persona perchè chi decide e' l'economia internazionale. 
Ma allo stesso tempo quelli che si  presentano  ai nostri occhi coi loro  bei faccioni piaciosi e seducenti  sono ugualmente  dentro ad un marchingegno maligno che ci vuole fuori dai giochi  e in ogni caso sottomessi.

Sentiamo di essere mossi  da  qualcosa di esterno da noi ,  di cui non riusciamo  a distinguere la provenienza eppure ci muove, ci tira e ci mantiene in vita, ma una vita senza determinazione individuale e senza dignità di cittadini. 
 Questo non può che causarci un senso di instabilità e di angoscia persistente.
Non scegliamo la politica, ma la politica ci  sceglie e ci modifica,  la politica si impone e ci troviamo a parteggiare per quello o quell'altro  solo perchè il suo viso è accattivante o le sue parole seducenti oppure il suo piglio da vero macho.

Ma la democrazia non è seducente.
La democrazia è faticosa. E' un impegno gravoso per chi la pretende, è una scelta audace per chi la rincorre. 
Attenzione a non confondere  il raggiungimento di un progetto condiviso con la  costruzione di un fatto già confezionato per le folle , per compiacerle, per ammaliarle , per sedurle.
la democrazia non è bella.
E' spettinata,  colorata, variegata , magari assonnata e stanca affatto in messa in piega , ma indaffarata e  sempre efficace.
La demagogia, invece,   interpreta , costruisce i fatti  invece di svelarli agli occhi delle persone così come sono. Sbatte le ciglia e deve cercare di attrarre come una puttana.
La democrazia non deve promuoversi. Non deve pubblicizzarsi. 
Il populismo, invece,  deve essere convincente quindi cerca di interpretare ciò che più può piacere , non mostra  i fatti , ma li costruisce secondo le necessità del momento. 
 E' immediato, semplice, facile da capire, da ottenere, da ripetere. 
La democrazia  ha mille opinioni, cerca il punto in comune , spesso non lo trova.  E' a volte antipatica, dice cose dolorose, di disfatta e di morte, cose che non fa   piacere  ascoltare e men che meno vivere. 
Ma la democrazia lavora per il bene comune che non sempre collima con la cosa più bella che c'è.   
Cammina  scalza e non ha attrattive in se'.  Non si  presenta al popolo già pronta, appena uscita dal suo maquillage,  ma deve essere discussa, realizzata, anche strattonata. 
Compie tanta strada e spesso dissestata. Dobbiamo lavorarci sempre insieme e non sempre il risultato è positivo. 
Diffidiamo da  chi ci presenta il pacchetto bello e pronto. Chi racconta una bella favola  anche se questo  ci piace tanto e ci sembra di lavorare meno. 
La democrazia non è bella o attraente , ma  permette di far sentire la nostra voce, è in grado di restituirci la nostra dignità permettendoci  di diventare cittadini e non sudditi.

sabato 2 novembre 2013

VALENZA : RIVALUTIAMO IL CENTRO COMMERCIALE NATURALE



Sulla " Stampa " del 1° novembre si parla del nostro centro storico . I negozi continuano a chiudere ed il giornalista parla di " Rischio di desertificazione del centro storico
Di fatto i negozi chiudono e quello che c'è anche di desolante è assistere all'apertura di negozi allestiti alla rinfusa gestiti da cinesi ( il problema non è che siano dei cinesi, ma che siano arredati con scatoloni buttati in vetrina e con la merce disordinata e ammucchiata .
La situazione che sta vivendo la nostra città di Valenza non si discosta da quella che stanno vivendo quasi tutte le città italiane. Da noi si sente più fortemente poichè i nostri cittadini sono stati colpiti più duramente dalla crisi essendo una città la cui economia si basava soprattutto sull'artigianato orafo. Infatti i soldi non circolano  nelle tasche degli italiani e sono loro, alla fine, che devono entrare nei negozi ed acquistare i prodotti.
In più ci sono i centri commerciali che, con la loro merce magari di qualità inferiore a quella che ti può offrire un piccolo negozio( ma di costo ridotto), schiacciano il commercio cittadino. 
Cosa possono fare i negozianti per sopravvivere e soprattutto il nostro centro storico per non morire? 
Devono qualificarsi. 
Per esempio seguire il cliente attraverso la vendita assistita che nei centri commerciali non si usa. 
Per esempio il mio Personal computer lo faccio aggiornare, riparare e formattare da un  negozio di Via Cunietti che mi segue, mi fa assistenza se si imballa il PC e a cui si può telefonare subito quando ti capita un guasto grave per una indicazione ed una guida anche solo attraverso telefono ( insostituibile  Enrico Gamba!) . 

Oppure, altro esempio, la biancheria intima, problema ostico per tutti noi ( la biancheria intima non deve essere  esclusivamente di moda ma deve essere comoda e durevole). Per tutta la famiglia  acquisto la biancheria  presso un negozio di Corso Garibaldi nel centro storico di Valenza dove ti seguono, ti assistono, ti consigliano, ti cambiano la merce , ti senti in qualche modo confortata ed aiutata nell'acquisto. Tutto ciò che un centro commerciale, con l'afflusso anonimo e incessante che lo caratterizza, non ti può offrire.
Infatti, spesso capita di attendere anche un'ora prima che un tecnico del MEDIAWORD ti possa ascoltare e, per carità,  non ci provare di sabato pomeriggio!
E' chiaro che i commercianti del centro storico devono lavorare in sinergia per  creare occasioni affinchè le persone siano spinte a recarsi nel centro del paese: un evento particolarmente attraente, una iniziativa di saldi o un gioco collettivo attraverso la radio locale e così via. 
Ma è necessario coordinare queste poposte attraverso una precisa volontà politica che appoggi e sostenga la buona riuscita di un progetto condiviso. 
Insomma: la volontà di salvare il centro storico ed il commercio valenzano deve essere comune: migliorare l'arredo urbano del centro ? Ristrutturare i portici di Via Po? Chiudere al traffico la Piazza e Via Pellizzari? Predisporre un posteggio comodo e facilmente raggiungibile nelle vicinanze, magari sabato gratuito? Sistemare Piazza XXXI Martiri come un salottino? ( panchine, alberelli come ha fatto Casale Monf, in modo da ispirare la tendenza a  soggiornare nel centro?)
 Incoraggiare l'apertura di locali di intrattenimento attraverso la defiscalizzazione? 
Non far pagare il plateatico per i dehors dei bar?
 Le possibilità sono diverse ed il tempo è ridottissimo.





martedì 29 ottobre 2013

LETTERATURA MODERNA








La mia vita è letteratura. 
Ossia la scrivo incessantemente.
Il cervello elabora romanzi pronti per essere consumati da un corpo che non si supera quasi mai ma obbedisce alla passione raccontata.
Preparo la scena accuratamente:  il desiderio  si muove, ma  non trascende da me, spinto e guidato dalle righe di un romanzo già elaborato.
Galimberti nel suo libro " le cose dell'amore " dice che " il sesso non è qualcosa che l'IO  dispone, ma se mai, è qualcosa che dispone dell'io che lo toglie dal centro della sua egoità " 
 Ma Galimberti si riferisce ad una passione genuina mentre io vivo principalmente la creatività della ragione. 
Io produco passione nello stesso modo  del  luppolo che  nel suo recipiente  si trasforma in birra. Fermento una idea di desiderio. 
Elaboro intellettualmente  pulsioni.
 Già la storia deve essere predisposta. E' fuori di me e alimenta l' istinto come una strada asfaltata conduce alla  meta. 

Qualche tempo fa stavo lavorando ad un bel racconto. 
 Nella tessitura della trama Lui aveva assunto il ruolo di quello che confortava, coordinava, indicava il comportamento, ma soprattutto ricopriva un ruolo necessario di intermediario con un mondo che , in quel momento , mi era ostile.
Anche io avevo la mia bella immagine di donna inquieta , insicura sul da farsi , ma determinata e punto arrendevole.  Naturalmente fascinosa. 
La  vicende reali sono  lo sfondo più adatto per  il mio immaginario che riesce in questo modo a realizzare   la trama più adatta  per un racconto avvincente. 
Lui .. lui .. lei .. lei .. e la storia  procedeva spedita  senza alcuna interruzione o ripensamento o deviazione dall'esito finale:  lui... lui e lei lei .. 
Ma quando lui avvolse tra le braccia il corpo di lei,  stringendolo tra le mani e le labbra , il demone, che sempre partecipava consenziente a questo genere di storie quando anche assonnato e distante , in quel caso non ne volle sapere. 
Il demone non ci volle stare.  
Voleva altro che l'assenza di un senso che non si rivelava in quella concessione limitata alla carne e che non si svelava davvero come altro da se' e quindi non c'era.  Era  inesistente. 
Forse era altrove. E per il demone non ne  valeva la pena . 
Il gioco era  troppo semplice. troppo epidermico  e lui voleva volare. Andare oltre e fondersi e confondersi.  Per nulla di meno si sarebbe dato. 
Eppure il cervello aveva lavorato,  aveva tessuto diligentemente un romanzo  decente di passione e desiderio.
Ma non aveva realizzato che il demone viaggia fuori di me per farsi altro dal corpo ed  anche quando ne è complice e lo muove, ne è pur sempre  trasceso per mutarlo in altro non più me ma qualcosa  di complementare e migliore.
  Il demone, dunque,  mi strattonò furibondo. 
Ma intanto  il racconto procedeva: 
Lui disse: " Non sei convinta" e lei scuotendo la testa,  mentendo  disse: " Massì, massì, sono convinta. " 
Ma il demone s'era raggelato , aveva  stracciato  la storia . Distrutto il romanzo.  
Le parole belle, se pur ancora vibranti  avevano assunto  ormai  il valore di  un  trafiletto di cronaca rosa.
Tutto si fermò e  scivolò a terra. Non rimase che il corpo arreso alla insensatezza della simulazione di una passione da  letteratura di terz'ordine.
  L'abbraccio si sciolse ed il corpo divenne  ubbidiente  al richiamo del mio ostinatissimo demone. 
Ora so perchè  ho obbedito.