domenica 3 novembre 2013
sabato 2 novembre 2013
VALENZA : RIVALUTIAMO IL CENTRO COMMERCIALE NATURALE
Sulla " Stampa " del 1° novembre si parla del nostro centro storico . I negozi continuano a chiudere ed il giornalista parla di " Rischio di desertificazione del centro storico"
Di fatto i negozi chiudono e quello che c'è anche di desolante è assistere all'apertura di negozi allestiti alla rinfusa gestiti da cinesi ( il problema non è che siano dei cinesi, ma che siano arredati con scatoloni buttati in vetrina e con la merce disordinata e ammucchiata .
La situazione che sta vivendo la nostra città di Valenza non si discosta da quella che stanno vivendo quasi tutte le città italiane. Da noi si sente più fortemente poichè i nostri cittadini sono stati colpiti più duramente dalla crisi essendo una città la cui economia si basava soprattutto sull'artigianato orafo. Infatti i soldi non circolano nelle tasche degli italiani e sono loro, alla fine, che devono entrare nei negozi ed acquistare i prodotti.
In più ci sono i centri commerciali che, con la loro merce magari di qualità inferiore a quella che ti può offrire un piccolo negozio( ma di costo ridotto), schiacciano il commercio cittadino.
Cosa possono fare i negozianti per sopravvivere e soprattutto il nostro centro storico per non morire?
Devono qualificarsi.
Per esempio seguire il cliente attraverso la vendita assistita che nei centri commerciali non si usa.
Per esempio seguire il cliente attraverso la vendita assistita che nei centri commerciali non si usa.
Per esempio il mio Personal computer lo faccio aggiornare, riparare e formattare da un negozio di Via Cunietti che mi segue, mi fa assistenza se si imballa il PC e a cui si può telefonare subito quando ti capita un guasto grave per una indicazione ed una guida anche solo attraverso telefono ( insostituibile Enrico Gamba!) .
Oppure, altro esempio, la biancheria intima, problema ostico per tutti noi ( la biancheria intima non deve essere esclusivamente di moda ma deve essere comoda e durevole). Per tutta la famiglia acquisto la biancheria presso un negozio di Corso Garibaldi nel centro storico di Valenza dove ti seguono, ti assistono, ti consigliano, ti cambiano la merce , ti senti in qualche modo confortata ed aiutata nell'acquisto. Tutto ciò che un centro commerciale, con l'afflusso anonimo e incessante che lo caratterizza, non ti può offrire.
Infatti, spesso capita di attendere anche un'ora prima che un tecnico del MEDIAWORD ti possa ascoltare e, per carità, non ci provare di sabato pomeriggio!
E' chiaro che i commercianti del centro storico devono lavorare in sinergia per creare occasioni affinchè le persone siano spinte a recarsi nel centro del paese: un evento particolarmente attraente, una iniziativa di saldi o un gioco collettivo attraverso la radio locale e così via.
Ma è necessario coordinare queste poposte attraverso una precisa volontà politica che appoggi e sostenga la buona riuscita di un progetto condiviso.
Insomma: la volontà di salvare il centro storico ed il commercio valenzano deve essere comune: migliorare l'arredo urbano del centro ? Ristrutturare i portici di Via Po? Chiudere al traffico la Piazza e Via Pellizzari? Predisporre un posteggio comodo e facilmente raggiungibile nelle vicinanze, magari sabato gratuito? Sistemare Piazza XXXI Martiri come un salottino? ( panchine, alberelli come ha fatto Casale Monf, in modo da ispirare la tendenza a soggiornare nel centro?)
Incoraggiare l'apertura di locali di intrattenimento attraverso la defiscalizzazione?
Non far pagare il plateatico per i dehors dei bar?
Incoraggiare l'apertura di locali di intrattenimento attraverso la defiscalizzazione?
Non far pagare il plateatico per i dehors dei bar?
Le possibilità sono diverse ed il tempo è ridottissimo.
martedì 29 ottobre 2013
LETTERATURA MODERNA
La mia vita è letteratura.
Ossia la scrivo incessantemente.
Il cervello elabora romanzi pronti per essere consumati da un corpo che non si supera quasi mai ma obbedisce alla passione raccontata.
Preparo la scena accuratamente: il desiderio si muove, ma non trascende da me, spinto e guidato dalle righe di un romanzo già elaborato.
Galimberti nel suo libro " le cose dell'amore " dice che " il sesso non è qualcosa che l'IO dispone, ma se mai, è qualcosa che dispone dell'io che lo toglie dal centro della sua egoità "
Ma Galimberti si riferisce ad una passione genuina mentre io vivo principalmente la creatività della ragione.
Io produco passione nello stesso modo del luppolo che nel suo recipiente si trasforma in birra. Fermento una idea di desiderio.
Elaboro intellettualmente pulsioni.
Già la storia deve essere predisposta. E' fuori di me e alimenta l' istinto come una strada asfaltata conduce alla meta.
Qualche tempo fa stavo lavorando ad un bel racconto.
Nella tessitura della trama Lui aveva assunto il ruolo di quello che confortava, coordinava, indicava il comportamento, ma soprattutto ricopriva un ruolo necessario di intermediario con un mondo che , in quel momento , mi era ostile.
Anche io avevo la mia bella immagine di donna inquieta , insicura sul da farsi , ma determinata e punto arrendevole. Naturalmente fascinosa.
La vicende reali sono lo sfondo più adatto per il mio immaginario che riesce in questo modo a realizzare la trama più adatta per un racconto avvincente.
Lui .. lui .. lei .. lei .. e la storia procedeva spedita senza alcuna interruzione o ripensamento o deviazione dall'esito finale: lui... lui e lei lei ..
Ma quando lui avvolse tra le braccia il corpo di lei, stringendolo tra le mani e le labbra , il demone, che sempre partecipava consenziente a questo genere di storie quando anche assonnato e distante , in quel caso non ne volle sapere.
Il demone non ci volle stare.
Voleva altro che l'assenza di un senso che non si rivelava in quella concessione limitata alla carne e che non si svelava davvero come altro da se' e quindi non c'era. Era inesistente.
Voleva altro che l'assenza di un senso che non si rivelava in quella concessione limitata alla carne e che non si svelava davvero come altro da se' e quindi non c'era. Era inesistente.
Forse era altrove. E per il demone non ne valeva la pena .
Il gioco era troppo semplice. troppo epidermico e lui voleva volare. Andare oltre e fondersi e confondersi. Per nulla di meno si sarebbe dato.
Il gioco era troppo semplice. troppo epidermico e lui voleva volare. Andare oltre e fondersi e confondersi. Per nulla di meno si sarebbe dato.
Eppure il cervello aveva lavorato, aveva tessuto diligentemente un romanzo decente di passione e desiderio.
Ma non aveva realizzato che il demone viaggia fuori di me per farsi altro dal corpo ed anche quando ne è complice e lo muove, ne è pur sempre trasceso per mutarlo in altro non più me ma qualcosa di complementare e migliore.
Il demone, dunque, mi strattonò furibondo.
Ma intanto il racconto procedeva:
Ma non aveva realizzato che il demone viaggia fuori di me per farsi altro dal corpo ed anche quando ne è complice e lo muove, ne è pur sempre trasceso per mutarlo in altro non più me ma qualcosa di complementare e migliore.
Il demone, dunque, mi strattonò furibondo.
Ma intanto il racconto procedeva:
Lui disse: " Non sei convinta" e lei scuotendo la testa, mentendo disse: " Massì, massì, sono convinta. "
Ma il demone s'era raggelato , aveva stracciato la storia . Distrutto il romanzo.
Le parole belle, se pur ancora vibranti avevano assunto ormai il valore di un trafiletto di cronaca rosa.
Tutto si fermò e scivolò a terra. Non rimase che il corpo arreso alla insensatezza della simulazione di una passione da letteratura di terz'ordine.
L'abbraccio si sciolse ed il corpo divenne ubbidiente al richiamo del mio ostinatissimo demone.
L'abbraccio si sciolse ed il corpo divenne ubbidiente al richiamo del mio ostinatissimo demone.
Ora so perchè ho obbedito.
venerdì 25 ottobre 2013
GLI ANNI EROICI
Non mi chiedo se sono intelligente.
Non è questo un mio problema. Non lo è mai stato, in verità.
Un tempo il mio problema era l'efficienza.
Volevo essere una madre efficiente: che significava cucinare ed operare a dovere per far sì che i miei figli crescessero in maniera armoniosa. Essere una madre presente qualitativamente parlando. E disponibile , assolutamente paziente. Frenavo la mia irruenza . Frenavo la mia esigenza di emergenza.
E tutto poi doveva essere fatto " a tempo" ossia puntualmente , prima che fosse stato necessario, mai prima che il bisogno giungesse all'apice della sua sopportazione, mai con l'attesa, mai con pressapochismo, mai in modo negligente e sempre con passione, amore e devozione.
Attenzione.
Un ritmo veramente impegnativo. Ma era solo questo il modo che volevo prendere in considerazione l'incontro con l'altro da me e con le cose che mi premevano.
Non ho perso quell'aspirazione alla perfezione solo che si è spostata su altri campi: voglio essere perfettamente all'unisono con i miei bisogni di anima e sangue.
Con i miei desideri germoglianti senza doverne dare una definizione culturale e sociale, ma solo con la necessità di accoglierli pienamente per la natura che rappresentano e che rivelano profondamente.
Ho , a volte , un senso di spossatezza nel constatare di quanta stupidità, di quanta invidia e conseguente livore siamo circondati da rimanerne impigliati.
Viene voglia di cedere , di allontanarsi , di arrendersi e lasciare tutto nelle mani dei peggiori.
Ma altre volte ho forte la certezza che ci sono persone di cuore.
Che non sono riconoscibili per ruoli determinanti o per un qualsivoglia potere acquisito ma sprigionano da se' e senza alcuna ragione logica, uno spirito benefico come l'aria che ci entra nei polmoni .
E' questo che mi fa vedere la differenza tra bene e male che c'è e che è preciso , netto, tagliato a coltello e che mi impedisce di prestare troppo attenzione alle situazioni malevoli.
E' questo.
e per questo sono grata a loro . A queste persone anonime e gloriose . Eroiche, và.
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