martedì 17 settembre 2013

LA POLITICA E LA RICERCA DELLA FELICITA'




Ci rivolgiamo alla politica come se potesse essere ancora un sistema che permette di ricercare il bene della città .
Dobbiamo arrenderci all'evidenza: la politica non riesce a gestire la complessità degli elementi che compongono questa società che si è andata sempre più trasformando in molteplici facce e bisogni.
Dal canto suo, la politica , finita in mano ad organizzazioni di potere con una fitta rete di interessi privati non può rispondere ai bisogni comuni , non riesce più a occuparsi di  formare e aderire ai valori che  fanno parte dell'umanità, per quanto sempre più alienata e disincantata.
Alcuni pensano ad un superamento dei partiti , ormai cosi' compromessi e inaffidabili.
Ma quale sarebbe l'alternativa? Lasciare libero spazio alle passioni dei cittadini? con il rischio che la passione imprevedibile ed umorale non possa essere all'altezza di una competenza necessaria per decisioni che mettono in gioco la sopravvivenza economica e morale di una città ed uno Stato?
Eppure la tentazione sarebbe forte.
Chi , tra il popolo , non è stanco dell'arroganza del potente di turno che si crede indispensabile ? Chi non è stanco dei privilegi  che si autoassegnano al Parlamento mentre sempre più cittadini  arrancano nello sforzo di  non disperdere la propria dignità e quella dei propri figli?
La mancanza di pudore, di rispetto, che si dipana intorno al mondo che dovrebbe salvaguardarci ci fa sentire abbandonati e forse ancora di più minacciati.
Credevo sinceramente che  prestare attenzione a ciò che veniva fatto potesse rendere difficile questa operazione  di sgretolamento della democrazia, operata da questa fitta rete di giochi  misteriosi    in atto  a danno degli interessi dello Stato e della comunità .

Non è sufficiente l'attenzione.
E' come lottare a mani nude contro un carro armato fornito di tutto punto degli ultimi ritrovati bellici.
Non rimane che volgere lo sguardo al proprio quartiere, alla propria città , alla propria gente . Avere obbiettivi ristretti , ma vitali e afferrabili. 
 Cercare di informarsi, conoscere, confrontarsi. Nessuno nasce già preparato agli eventi, ma insieme si può puntare a risultati limitati anche se indispensabili.
Uno dei principi dei movimenti antiglobalizzazione era il passaggio dal globale al locale, conferendo lo stesso grado di impegno e partecipazione ai due livelli, non potendo prescindere uno dall'altro, ormai totalmente connessi.
Solo partendo dalla "politica a km zero", dall'analisi del nostro territorio circostante (non l'occupazione del territorio predicata da molti partiti), si può cercare di modificare e migliorare lo stato delle cose.
La nostra città  ha bisogno di politica  ( dal greco polis = città) ha bisogno di presenza attiva .
Nessun lamento, nessuna protesta , ma una spinta forte, distribuita tra chi vive e lavora  e non si diletta nelle conversazioni mondiali, alla salvezza dell'umanità ,  ma punta alla risoluzione dei problemi immediati e vicini.
La nostra città, seppure piccola, ha ampissimi spazi di movimento, è come una vasta prateria non ancora attraversata dalle carovane di coloro che vogliono costruire una nuova e diversa comunità. 
E nella nostra comunità esistono sicuramente persone animate da uno spirito costruttivo e positivo, che possono  lavorare per il bene comune: forse si sono allontanate per non partecipare al degrado ma mantengono alta l'attenzione e la voglia di cambiare. Bisogna trovarle e coinvolgerle. Fatevi sentire. 
Forse, se tutti facessimo così, il mondo sarebbe molto più  accessibile.
sarebbe ad un palmo di mano. 



venerdì 13 settembre 2013

FACCE RIDE




i giornali hanno pubblicato in questi giorni la nuova moda che impazza tra le star e non solo : farsi immortalare sui social network facendo le boccacce.
La cosa è piaciuta ai fans che hanno potuto ammirare i propri  beniamini in pose più disinvolte.. 
Questo, non so per quale motivo, ha confortato un mio concittadino, aspirante capo popolo,  che, avvezzo a  usare smorfie per comunicare le sue opinioni  ha creduto di veder legittimato questa sua inconcludente mania. 

Lui è un tipo assai bizzarro: è convinto che fare continuamente  battute ironiche  e storcere occhi e bocca significhi esprimere alte opinioni politiche. Invece per me dimostra l'incapacità ad argomentare concretamente la propria posizione.  

Vorrei subito disilluderlo.fare smorfie non migliora la propria immagine ( e dio sa quanto tu ne abbia bisogno!) 
Non confonderti , caro. 

Chi è considerato bello lo è sempre, così come chi è considerato brutto. Lo afferma un curioso studio del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Portsmouth, nel Regno Unito, secondo il quale le espressioni del viso non alterano i veri lineamenti. 
Hanno infatti  scoperto che chi è bello in ogni caso attraverso le proprie smorfie mostra sempre espressioni attraenti e chi è brutto, invece, la propria bruttezza.
Pertanto le persone giudicate belle, anche se fanno una smorfia o assumono una strana espressione, rimangono tali agli occhi di chi le ritiene belle. Viceversa, chi è considerato brutto, lo  resta in ogni caso, anche se cerca di apparire più bello.
I ricercatori inglesi, per giungere a queste conclusioni  hanno coinvolto 128 persone di entrambi i sessi.
Ma non è finita qui per te,  che basi la tua promozione personale sulle smorfie  e le ironie punto sottili, senti un po' qui:
spesso  chi è brutto, magari, se ha una spiccata personalità ed una prorompente simpatia,  potrebbe alla fine  far   passare in secondo piano  agli occhi  di chi guarda l'irregolarità dei propri lineamenti,infatti, prendi  me: personalmente non ho mai amato, nella mia vita  uomini bellissimi , ma soprattutto uomini intelligenti, buoni e onesti.

L'onestà e l'intelligenza  hanno la loro attrattiva tra la gente, non si può nascondere. Il vento pare soffiare in questa direzione. 
 Per questo non farti illusioni. Sia  se lasci il tuo viso in stato di riposo,  sia che tu  contorca  la bocca per  una delle tue solite conversazioni futili  su argomenti di cui non sai nulla, ma che ti ostini ad affrontare  od ancora peggio quando, tendi  i muscoli facciali per smorfie patetiche a testimoniare la tua arroganza, ebbene, in ogni caso,  la tua pochezza d'animo ti si leggerà in faccia, che tu lo voglia oppure no.
     

mercoledì 11 settembre 2013

GLI IMPROVVISATI DELLA POLITICA





L'ultima cosa che si immaginano i nostri parlamentari quando entrano nell'agone politico è imparare a far il politico di professione. Rilevare la necessità di una  professionalità politica non significa bestemmiare. 
Un tempo chi si avvicinava alla politica non lo faceva  pregustando un ricco stipendio già pronto  nella casacca e con il  titolo di onorevole preso alla veloce. 
Politico si diventava dopo una lunga gavetta che metteva a dura prova la tua passione, la tua convinzione ad operare per l'interesse pubblico. 

Fino a quando in Italia esistevano veri partiti politici esistevano vere scuole politiche, dove si imparava veramente questa professione decisiva per la democrazia.  

Per esempio Il Partito Comunista Italiano aveva la scuola delle Frattocchie; qui non si invogliava ad avere un ruolo politico attraverso la ricchezza  degli emolumenti in campo ma si insegnava ad  elaborare un'idea, un  progetto, ascoltare i militanti e la base, ci si formava sui testi storici, si imparava ad aspettare il proprio turno ed ad avere pazienza. Diveniva allora una vera università e chi ne usciva aveva tutti i crismi e requisiti per intraprendere l'attività con la professionalità necessaria  per far politica come si richiede, per esempio,  ad un medico o ad un dentista per svolgere al meglio il proprio lavoro.  
Ora, invece,  gli stipendi allettanti , le cifre miliardarie  a cui  si associa il lavoro del politico attraggono   chi invece ha velleità venali ed aspirazioni narcisistiche. 
L'uomo , si sa, è  un animale  facilmente corruttibile e necessità di essere educato alla sobrietà di intenti e di passioni. 
Più gli si propina oro e potere più da questi potrebbe farsi corrompere. 
Chi si  deve occupare della cosa pubblica non può improvvisarsi politico , e per fare un esempio nessuno di noi si farebbe operare al fegato  da una casalinga di Voghera, ma invece da un esperto e super professionista del ramo. Perchè , allora , per gestire il nostro paese ed il nostro futuro ci vogliamo accontentare del primo che capita?  

Da un bel po' di anni i  politici  sono stati presi dalla strada, dalle professioni, Un allenatore di cavalli o di cani  decide di fare il politico ed oplà, eccolo che parla di servizi e sanità come niente fosse, senza una minima infarinatura di quali siano  le esigenze della gente, le normative in vigore il senso sociale di una comunità che cresce e si muove. 
Politici improvvisati, insomma, ma nulla si può fare con l'improvvisazione.
 Come si potrebbe rimediare a tanta approssimazione? 
Si dovrebbe tornare all'organizzazione dei partiti, delle associazioni, delle organizzazioni giovanili. 

Si dovrebbe spalmare il potere decisionale tra i più validi  professionisti e competenti politici  per renderlo più fluido e meno centralizzato. 
Si dovrebbero   condividere le scelte attraverso assemblee partecipative, dibattiti, partecipazione della comunità.  
Si dovrebbe  ridare valore al lavoro di formazione  della classe politica. 
Gli improvvisati della politica hanno solo  necessità del consenso popolare,  di gadget e farfallini  colorati per farsi riconoscere , gli esperti della politica, invece,   potranno puntare  ai  migliori risultati  per la comunità  e non ad una  claque celebrante.

giovedì 5 settembre 2013

LE DORATE CATENE DELL'OMOLOGAZIONE







Marx diceva: "L'umanità non ha niente da perdere se non le sue catene." 
Nell'ottocento  probabilmente era così. Ma ognuno è figlio del suo tempo e, come dicevo ad un amico proprio ieri sera,  , il linguaggio che poteva  non dico andare bene, ma almeno essere compreso , per esempio, 20 anni fa , ora assume un altro significato.
Prendiamo la parola " comunismo" . Un tempo era sinonimo , almeno per i comunisti,  di uguaglianza sociale, solidarietà, garanzia dei diritti essenziali e così via.
Ora , invece , questa parola  è diventata vecchia e quasi ostile. " Comunismo"  ci fa pensare alle fabbriche piene di operai, a disordini di piazza.  ed ora che  queste fabbriche piene di operai non ci sono più e le piazze sono deserte questa parola ci viene gettata in faccia come uno sputo.
Se sei comunista sei estremista , se sei comunista non sei moderato
Eppure anche il termine "moderato" comincia a vacillare. 
  Tutti si dichiarano " moderati "quindi non lo è più nessuno.
Per questo, tornando a bomba al discorso precedente , per questo ormai nessuno vuol disfarsi delle proprie catene tranne chi le catene non le  ha e non ha  nulla da perdere ma  solo vita da costruire senza opportunità perchè, diciamolo, oggi come oggi,  le opportunità ti giungono proprio da quelle catene  di  cui non vuoi disfarti.
Ma chi  non vuole disfarsi delle catene? 
Sto pensando alla nostra  folta schiera di parlamentari.
I parlamentari o gli aspiranti  tali si muovono attenti ed solerti  in un terreno definito ed in azioni omologate dal sistema : devono obbedire alle norme dell'apparato che li nutre e li promuove.
 Non possono che seguire i comportamenti degli altri componenti . e questo  non è poi così difficile  perchè non sono costretti, ma persuasi a farlo.  Persuasi da cosa? 
Persuasi dalla ricchezza, dal potere che ne verrà fuori, dalla posizione che verrà concessa se eseguiranno azioni conformi al sistema che si è venuto a formare in anni di  lavoro certosino  e di formazione di un meccanismo inviolabile e indistruttibile , un sistema   per far sì che il loro mondo  sia ,  per quelli che  ne usufruiscono e ne godono,  il solo mondo possibile da vivere. 
Chiedere a chi è omologato di  rinunciare alla sua omologazione è come chiedere al pesce di venire fuori dall'oceano. 
Questi sa per certo che non ci sarà un altro mondo fuori dall'acqua, od almeno un mondo dove potrebbe sopravvivere.
C'è persino chi anela alla conformazione. c'è persino che chiede di essere di proprietà di qualcuno , di qualche partito per carità, prendetemi , afferratemi , tenetemi! Gli Scilipoti prosperano, gli Scilipoti sono amati e imitati.  
Il " fare da se' il " pensare da se" non esiste. Se l'apparato mi dice io confermo.
Ed all'apparato non importa che tu sappia , ma solo che tu esegua.   Per questo proliferano gli incapaci : sono i migliori  ad ubbidire ed a ripetere  senza  personalismi la lezione impartita. 
Ma  potrei fare altri mille esempi. Non sono  solo i parlamentari   coloro che sono  trattenuti dalla  rete milionaria. I manager,  i   dirigenti di azienda  e pensionati eccellenti e così via. 
La nostra società sta allargando a dismisura la forbice  tra povertà e ricchezza.
 Enormi ricchezze  affiancano  l'uomo medio e  questi   neppure ne viene sfiorato. 
 Sembra tutto normalissimo,  perchè anch'egli è  prigioniero delle sue catene meno dorate ma altrettanto persuasive. 
Anche per l'uomo medio pare non esserci un altro mondo se non quello raccontato dai talk show , dai potenti che alternano solidarietà a tirannia persino nello stesso istante telegenico.
 Il  mondo dell'uomo medio ,  alla fine, è  sempre uguale e quindi tranquillizzante, anche se non piacevole. 
E noi? Noi blogger?  
Anche noi  ci siamo dentro. alienati, in fondo,  ciechi e illusi di essere in grado di raccontare e di raccontarci come se qualcuno ci ascoltasse.  Omologati nella folle persuasione di essere diversi e migliori.