giovedì 29 dicembre 2011

IL DOLORE E' UN INCARNATO ROSA




"L'altro", si sa, ci abita intimamente.
 In tutti noi c'è più o meno consapevolmente una follia sopita, una coscienza del "non senso"  che siamo ed, ancora di più,  un dolore, o meglio, un affanno misterioso che quotidianamente ricacciamo nell'abisso da cui siamo giunti e sicuramente torneremo. L'altro, allora, diviene tutto questo: diventa la  minaccia di una disperazione  IMMINENTE  che può  sorgere all'improvviso quale fuoco mortale di un vulcano dormiente.  "L'altro" è la parte lacerata di noi  trasformata in una cicatrice all'apparenza  insensibile . Eppure sappiamo che potrebbe bastare poco per farla ancora sanguinare e, così, per  sconvolgere definitivamente  la nostra vita attraverso  il fascino distruttivo dello sconforto. 
 Sembra, l'esistenza, un costante armeggiare tra la distanza che separa la serenità, quale ragione d'essere,    dal dolore , che stronca ogni respiro.  Così che, se per distrazione poniamo un piede in fallo, ecco che il dolore ci agguanta e ci trascina tra i suoi antri tenebrosi e crudeli. Ed anche se, a volte la strada pare ammorbidita e lieve, si scorge ugualmente, in lontananza, la voce profonda e seduttiva  della follia, quale stagione inevitabile.

Ieri ho incontrato " l'altro."  Aveva le sembianze di una donna . Era entrata, come tutte,  nel locale dove si attendeva per farsi acconciare i capelli. 
Era entrata come tutte, ma subito per me , fu diversa.. Diverso il passo leggero, il modo in cui si tolse la pelliccia, diverso  il suo look  bianco, casual e giovane.  Aveva lunghi capelli nerissimi, il viso rosato e le labbra  rosse scarlatto. Non mi ingannò neppure un attimo: dietro le parvenze di donna sicura e determinata traspariva forte e tangibile la sua disperazione. Ci guardammo per un istante e le sorrisi  intenzionalmente.  Quindi distolsi lo  sguardo: la buona creanza vuole che non ci si soffermi troppo su una sconosciuta e così feci. 
Ma lei, che era diversa, mi disse: " Come è bella, lei 
Anch'io, allora,  mi liberai, subito,  dei modi formali  e replicai : " Lo stesso  avrei detto di lei. L'ho guardata . Appena entrata ho notato lo stile" 
Davvero? " La sua domanda mi piacque molto. In pochi istanti andammo sul personale. Non stava bene, mi disse, soffriva di depressione. E io le raccontai della mia adolescenza. Di mio padre. 
Finimmo per parlare di capelli.
 Io, così , decisi di  tingermi i capelli  di nero  e lei chiese di farsi bionda.
 La  coiffeur a lei  non  lo permise.



Quando ci lasciammo, lei venne da me e ci stringemmo la mano. Basta. Non successe altro.  Ma sentivo d'avere incontrato il mio dolore incarnato nello sguardo di lei  e d'averlo trattenuto un po'  tra le mie  mani. 

martedì 27 dicembre 2011

GLI ANNI EROICI


 Pensiamoci un attimo.   Ci sarà una qualche ragione PER IL FATTO  che siamo al mondo in un arco di vita circoscritto e definito in maniera così  inamovibile. Vi vedete da vecchi ? Anni ed anni a consumare la Terra  delle sostanze nutritive e mezzi per riscaldarci e coprirci per poi  trovarci in un corpo rinsecchito ed inerte. Questo è l'epilogo.
Vi vedete anziani, stanchi, confusi, deboli e malaticci.  Le ossa doloranti, l'energia esaurita e dimenticata negli anni addietro tanto da non averne memoria e  costretti  a portare  un  fardello nel cuore che vi impedisce di godere del  calore intorno ormai ridotto a mero  simbolo di  anni eroici che vi hanno abbandonato. 
Oh, Già mi vedo. Logorata dalle rivendicazioni, rosa dall'invidia per una vitalità che il mio corpo non mi riconosce.  Guardate il viso di un uomo anziano e confrontatelo con l'espressione che andava mostrando in passato. Non è solo una questione di pelle levigata e di forza muscolare. E' una questione di  possedere la speranza, lo sguardo acceso, la direzione di un orizzonte sconosciuto, ma fraterno e domabile.
 Invece  alla fine non rimangono che i resti disordinati  di un pasto consumato. I vecchi recriminano ( eh guardate il povero Enzo) ti scassano le palle  imponendo a tutti  il racconto di azioni ormai  risolte,  inopportune, imbarazzanti  perchè lontane dall'istante che rimane il valore unico dell'esistenza. ( confrontate le immagini del giovane e vecchio Giorgio Bocca o Silvio Berlusconi: lo sguardo indifeso e terrorizzato impressiona  più di tutto )
Ma tranquilli. Abbiamo invece una possibilità di redenzione. Un motivo per non divenire usurai dell'universo, per non essere rapaci del tempo,  per non essere pesi inerti ed inutili a noi stessi.  L'esistenza umana ha una sua ragione grandiosa.
 Agli uomini è concessa la facoltà di indagare oltre se stessi entrando nel profondo di se' per individuare l'origine delle domande che hanno mosso la nostra giovinezza. Insomma il nostro percorso sarà un viaggio a ritroso verso l'alto, per trovare a ricongiungersi con quella parte ancestrale che ci ha spinto in questa  avventura mortale.  Restituiremo all'anima quel largo respiro  per cui è venuta al mondo. Insomma, preparatevi:  si comincia il viaggio verso Dio. Ho già pronto il mio zainetto.

venerdì 23 dicembre 2011

IL GUERRIERO DELLA LUCE E L'IGIENE PERSONALE



"Un guerriero della luce non rimanda le sue decisioni. Egli riflette a lungo prima di agire. Considera il proprio addestramento, la propria responsabilità…  Cerca di mantenere la serenità…, e analizza ogni mossa come se fosse la più importante. Tuttavia, nel momento in cui prende una decisione, il guerriero agisce: non ha più alcun dubbio su ciò che ha scelto non cambia rotta se le circostanze sono diverse da come le immaginava.
Se la decisione È giusta, vincerà il combattimento, anche se dovesse durare più del previsto."


 Ho riportato questo brano del " Manuale del guerriero della luce " perchè rappresenta  al meglio questo momento. ANZI, QUESTO GIORNO.
Ci sono, nella vita,  dei giorni di immobilità totale: in certi giorni  pare che non ci sia nulla che  possa  cambiare la situazione. la barca  dondola sull'acqua e il libeccio  attraversa appena con un soffio  impercettibile le  mie vele pesanti .  Ma poi,  ad  un certo punto,  tutto comincia a muoversi e la barca sfreccia  inesorabile tra le pieghe dell'acqua come volasse.  Questo è uno di quei momenti.
Da stamani: da  quando  sono corsa a lavorare come cancelliere , poi  ancora velocemente nel mio ufficio ordinario, infine a casa a cercare un idraulico e questa è stata davvero un'impresa: provate a cercare un idraulico un giorno prima delle feste natalizie: vi accorgerete cosa significa  attraversare il deserto:. La crisi  di lavoro ci sarà anche, ma probabilmente non ha toccato gli idraulici.
Alla fine trovo un vecchio amico dei miei venti anni: faceva l'idraulico. Mi dice che  verrà , ma sul tardi. Io ho terribilmente bisogno di lui: il  mio water è  intasato e tutti i pensieri più elevati vanno a benedirsi  quando c'è una cosa così indispensabile che si intasa.. Ok , dico , vieni appena puoi.
Intanto vado dall'avvocato per la famosa causa di mobbing. Concertiamo una strategia precisa ed io esco di lì che mi pare di camminare su cuscinetti di aria: sono piena di ardore: e non ditemi che l'amore ci eleva verso l'alto! E' soprattutto la  volontà ferrea contro le ingiustizie che ci da la potenza per volare in alto! Ho l'armatura inossidabile e lo sguardo di fuoco. Dovreste  provare assolutamente questa emozione: per farlo dovete prima però trovare un pezzo di merda che tenti di calpestarvi . Il resto viene subito dopo: ma credetemi : è più eccitante di una notte di sesso sfrenato. ma anche quella , diciamo, non la  disprezzerei completamente.  Corro a casa appena in tempo per accogliere il mio idraulico. Lui lavora di lena sopra il mio wc: lo smonta,  lo succhia , lo silicona manco fosse una diva del cinema e poi dice le fatidiche parole che da giorni anelavo sentire: "Ora il wc lo puoi usare". Lo avrei baciato. Invece l'ho pagato 70 € .
Alla fine, nell'intimità rassicurante del mio bagno, finalmente pacata e serena riesco  a pensare ai miei reali bisogni. Ed a soddisfarli pienamente.
Non vi dico la gioia.
Impagabile.

martedì 13 dicembre 2011

IO E LA BEFANA


Questa storia della befana, la  vecchina che si introfula quale ospite non invitata nelle case delle persone, l'ho sempre vista come una cosa inquietante.  Già da bimba mi ponevo interrogativi riguardo alla spinta che la guidava ed alle ragioni profonde che la trascinavano nella strada a compiere peripezie solo per il gusto di regalare giocattoli  o di punire con il carbone , quale giudice implacabile e senza contraddittorio.
E poi a casa mia c'era un rito particolare: mio padre, uomo di straordinaria bellezza ( io ne sono la fulgida rappresentazione)   e di animo profondamente fanciullesco si dilettava la sera dell'epifania a raccontare storie fiabesche sulle  scorribande della streghetta in scopa volante disegnandola a tratti come una bonaria teppista   che si calava dai tetti per distribuire scherzi e premi a seconda delle circostanze.
Ora, nessuno alla fine si sentiva a posto con la coscienza e  non essendo  noi bimbette da meno in fatto di scaramucce quotidiane , vivevamo queste irruzioni   con una leggera preoccupazione.
Basta. Alla fine andavamo a dormire: le mie sorelle in una stanza ed io , solitaria e temeraria , nella mia stanzetta da sola .
Ma quella notte fui svegliata dalle urla di mia sorella, quella di cui già  ebbi modo di parlare  per un 'altra vicenda che la vide protagonista.  Subito i miei genitori accorsero da lei. Dalla mia stanza udii distintamente la sua voce urlare tra il pianto: " Ho sentito un grillo! Ho sentito un grillo!!!"  e poi  subito un tramestio confuso di passi e di voci consolatorie, di luci che si accendevano, di parole dolci e amorevoli  fino a  rendere  il lamento sommesso, il pianto soffocato.
 Il tono delle voci  si abbassò ed infine  ci fu  nuovamente il silenzio ed il buio.
Tutto tacque . Ma per poco. 
Dalla mia posizione solitaria ed oscura cominciai ad avvertire dall'alto  un minaccioso " cri cri cri" e poi ancora " cri cri cri" insistente ed allarmante . Un frinio regolare, continuo  che mi gelò la pelle.  Nell'oscurità confusa e trasognata  ne dedussi che il grillo,  di cui parlava mia sorella durante il trambusto di poco innanzi , saltellando indisturbato,  aveva trovato la strada della mia cameretta solitaria. Voi direte: " vabbè, che vuoi che sia un grillo! " Ma io ero una bimbetta  inerte ed indifesa ed un grillo diventava un animale scuro e misterioso e poi ero reduce da una levataccia di urla e gemiti. Non volli chiamare i genitori come aveva fatto mia sorella. Mi pareva un segno di  riconoscimento delle proprie debolezze, delle proprie vulnerabilità e già allora  questo tipo di conclusione  mi pareva peggiore della malattia.  Ma, ugualmente, avevo paura. Allora mi incappucciai con le coperte sino in cima al capo,  rannicchiandomi il più possibile su me stessa e con entrambe le mani mi tappai le orecchie per non sentire più quel " cri - cri" maledetto. E poi in quella posizione il grillo non avrebbe potuto balzare sui miei capelli.  Dopo qualche ora mi addormentai , ma  quella fu davvero una notte infernale. 
Il mattino dopo ricordo che mia sorella mi precisò che durante la notte non aveva affatto sentito un " grillo" bensì " un grido" insomma disse" Il grido della befana no? " Fu così che mi resi conto d'essere stata suggestionata da una suggestione di mia sorella oltretutto da una suggestione mal  interpretata . 
Un filosofo , nostro contemporaneo ha scritto che " L'uomo è ciò che pensa"  come dire  che  la realtà è una sua creazione;  per questo, spesso, quando sentiamo un " cri cri " fastidioso, tanto vale tirare avanti senza troppa preoccupazione.