martedì 23 agosto 2011

TE LA DO IO LA DEMOCRAZIA


Sono alquanto in imbarazzo quando leggo che " l'Italia è una repubblica  democratica fondata sul lavoro" ed ancora : la nostra Repubblica, (come dice la costituzione) ha il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico , sociale  che impediscono il pieno sviluppo della persona e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica economica  e sociale del Paese" . 
 Non è sufficiente vivere in democrazia,  è necessario valutare la qualità di questa democrazia. 
La qualità della democrazia, lo scrive Giovanni  Sartori, si misura nella sua capacità di rispondere a quelle che sono le spettanze dei cittadini almeno nel campo del lavoro dei servizi sociali e sanitari. Ora, una persona non si potrà definire libera se non ha la possibilità di lavorare e di poter usufruire dei servizi essenziali. Perchè, appunto, libertà non è , come dice Giorgio Gaber , arrampicarsi sopra gli alberi e mettersi a cantare. 
La mia nuova inquietudine , ormai, non bussa alla porta del cuore , ma a quella di un cervello disincantato e incontaminato.

Non è sufficiente per una  Nazione proclamarsi democratica: deve avere  i canoni di qualità necessari per essere definita tale. E per essere democratica una Nazione deve dare ai suoi  cittadini la possibilità di lavorare e di essere curati nel migliore dei modi. Le città devono  avere i servizi base quali i trasporti, gli asili, le scuole in condizioni buone e non suscitare nel cittadino la sensazione di essere sempre braccati e confusi in un luogo ostile. 
Il bene individuale ormai non coincide affatto con il bene pubblico ne è anzi diventato l'antagonista principale. 
I potenti  a Roma probabilmente avranno  tutto ciò che possono desiderare: auto, soldi vari cellulari, ville gratuite  con terrazze fiorite, ma se la città soffre questo non fa del loro operato un buon operato, non fa dello Stato uno Stato democratico. 
E' vero: lo scriviamo. Lo diciamo e ci pare che questo significhi essere liberi. Ma non è vero.  Non si è liberi se non si può interrvenire fattivamente e noi non ne possiamo nulla. Molti dei nostri cittadini, ormai cinquantenni, sono stati licenziati. Non ne possiamo nulla. 
Negli ospedali le corsie sono zeppe di degenti abbandonati e maltrattati dalla sanità? Non ne possiamo nulla.
Questo non fa di noi, anche se momentaneamente più fortunati e chiacchierini, degli uomini liberi. Non fa della nostra Nazione una Nazione democratica. 

( a proposito: dopo pochi minuti che mi hanno scattato questa foto , i gendarmi  ( si chiamano così eh) del Vaticano mi hanno bloccata perchè il mio vestitino nero era troppo osèè)

lunedì 8 agosto 2011

DICA : AAA



Trascurando di parlare di questa legge elettorale che impedisce al cittadino di " scegliere " il proprio candidato    ( ma di scegliere in base a cosa? Ormai  i programmi dei partiti si equivalgono in una corsa alla conformazione che sembra la  sola  in grado di avere consensi da parte della massa popolare  ( la conformazione di idee e l'appiattimento delle  differenze ) non vi pare d'avere l'impressione che la politica vera non si faccia sugli scranni del Parlamento, ma in altro luogo? 
La politica, INFATTI,  la fa il mercato internazionale. Chi decide se una Nazione deve essere declassata o meno non lo stabilisce la formazione culturale o il grado di sviluppo sociale  ed etico di uno Stato, ma la sua forza economica e la sua capacità di competizione nellla vendita di prodotti di consumo.
E in mezzo a questo marasma di azioni sopra le nostre teste  noi ci barcameniamo a cercare di scegliere, di capire, di protestare di essere presenti un poco per poter sopravvivere. 

Ed intanto abbiamo i nostri figli a cui pensare e  le bollette da pagare e le piccole crisi sentimentali ed esistenziali con cui confrontarci di gran lunga più importanti che sapere se quel  " gestore della cosa pubblica" fa le cose per bene oppure no. 
Noi cerchiamo di schierarci mentre, vedete, l'opposizione si fa flebile ed accomodante quando qualche questione va a  toccare anche i suoi privilegi e la maggioranza fa in modo che questi privilegi siano in massima parte condivisi tra tutte le forze presenti  per poter avere alla fine una contrapposizione debole ed atona.
Gli accordi all'interno dei parlamento sono atti  a cercare di mantenere le posizioni di vantaggio  dei parlamentari rispetto allla maggiorparte della popolazione,   sin dai tempi  ( ma anche prima, và) della famosissima proposta sulla bicamerale con cui D'alema ha  voluto chiudere un occhio, anzi tutti e due,  sui provvedimenti da adottare in relazione ai famossissimi conflitti di interessi e così via.  

Bersani ripete all'infinito " Dimissioni ed elezioni " con un tono modaiolo e pacato tanto che lo rende unico atto  di cui sembra  disporre per i due anni che ancora ci separano dalle elezioni. 
Il sistema politico non fa altro che applicare gli input che giungono dai mercati internazionali, ossia la politica non è altro che un attività economica gestita dai grandi affari che si muovono nel mondo. 
Non ci sono fautori, ma solo pedine  in circolo che cercano di trarre alla fine un vantaggio  tutto personale  da questi movimenti grandiosi. 
All'interno di questo grande sistema economico, le ideologie non trovano posto perchè erano  sorte e formulate in base ad un  etica sociale e morale sconosciuta ai giochi economici che ora amministrano il mondo. Le  dottrine che distinguevano un partito da un altro hanno dovuto amalgamarsi per  modellarsi al sistema economico e finanziario tanto da non  distinguersi più in modo netto e deciso.  
I programmi non esistono  e si cerca di  raggiungere il consenso attraverso l'immagine accattivante di quello o quell'altro personaggio in base a una qualche attrattiva  emotiva ancora a me incomprensibile.  Se non c'è più una ideologia a cui fare riferimento  allora contro chi ci si può  ribellare,  contro chi anteporsi e discutere? 
 Se,  sia da  una parte che dall'altra , si aspettano le direttive di un macro sistema internazionale che permetta le scelte nazionali,  ecco che manifestare  un qualche coinvolgimento personale ed ideologico  diventa un atto ridicolo e soprattutto infruttuoso. 
Uniformati come siamo ad una adesione di destra o di  sinistra (poco cambia) , sento che una nuova voce debbe ripartire in luoghi meno compromessi dal linguaggio standard : ossia i comuni; centro  di origine del nostro Stato , dove ancora si possono individuare sedi non contaminate per far  sorgere un codice alternativo, una storia inedita. o almeno spero.

giovedì 4 agosto 2011

SE IL MONDO E' CRUDELE, LA MEMORIA INGANNA E L'OZIO E' IL PADRE DEI VIZI




 Il fatto che mi ostini a parlar di  persone indegne di  attenzione non vi faccia trarre inganno.  Sono solo terribilmente sfaccendata e si sa, l'ozio  attira i vizi più abietti ( si vede no?)
Sono in ferie e, in attesa  di ri - avere il mio camper ceduto in un momento di spropositata generosità ,  mi sto trascinando in ozio totale tra una stanza ed un ' altra  nella mia casa silenziosa ,  nella mia città deserta e per questo  accogliente e quasi straniera. 
Appena iniziate le ferie Cuor di Leone ha pensato bene di farsi sentire inviando l'ennesima lettera di rivendicazioni che mi ha almeno abituato gradatamente al mio nuovo stato di sfaccendata . Sono andata subito su tutte le furie, e questo fa bene allo stato di tensione che precede  la spinta creativa in un essere umano,  ma poi pensandoci attentamente ho visto nelle sue lettere continue una  sorta di richiesta di conferme, di considerazione, di aiuto ed allora mi sono un po' commossa.. 
Perchè lui, Cuor di Leone, quando lamenta di non essere considerato, di sentirsi invisibile  è proprio questo che sente. Non lo dice solo per continuare a screditare il team in cui lavoro. 
L'Individuo, come scriveva Piaget, percepisce il mondo esterno  non attraverso i sensi ,intesi come organi oggettivi che rimandano una stessa visione della realtà, ma attraverso una propria sensibilità che cresce e si sviluppa in correlazione alla percezione del mondo stesso in una sorta di trasfigurazione di  questa realtà tramite  la percezione del se' interno.
Allora è vero che Cuor di Leone si sente messo da parte, ignorato, vituperato , incompreso, non già da me che in effetti lo giudico alla stregua di uno scrivano incompetente ( ed a ragione) ma dal mondo stesso che non lo comprende, non lo  coinvolge e non lo trascina con se' in questo suo percorso evolutivo che porta il genere umano ad oltrepassare se' stesso e la propria genialità.
In questo inevitabile  viaggio, però,  qualcuno rimane indietro e niente vale prendersela con Maria od Antonella. E' un fatto necessario. Una legge di natura. 
La realtà è questa, piccolo. E questo discorso, beninteso vale per tutti quelli che  riversano sugli altri le ragioni della propria inettitudine. 
Bella gioia . Tu
e quell'altro.

mercoledì 27 luglio 2011

TAGLIA E INCOLLA



Ma come si fa a godere delle cose? quando ti capita di far parte di un paesaggio maestoso di acqua e cielo subito  ci trovi il difetto di non  POTERLO  condividere con quella particolare persona che non c'è o non ci può essere, o è troppo lontana e chissà quando torna oppure che non vedrai più e ti  torna in mente soprattutto quando tutto intorno a te  ti stringe in uno struggente  abbraccio di vita. 
Ma torniamo a cose terra terra: appunto il collega  incapace ed incompetente. 
Dopo essersi prodigato per intrufolarsi tra le mie attività  il suo lavoro è passato  alla fin fine in sordina: nessun plauso se non degli stessi che hanno operato, ( non proprio giudizio imparziale,nevvero?) nessun suffragio del magic moment, insomma una faticaccia  inutile. Nessuno ha saputo della sua presenza  in loco, dato che aveva ristretto il suo spazio logistico per far sì che la gente sembrasse più numerosa ( magari avrà detto:"  Ho riempito lo spazio" Grazie, baby: 10 mq si  affollano come niente. Ti voglio vedere a  riempire un viale alberato  ) per quanto  la sua presenza sia stata fastidiosa e non richiesta.  

Ora è  finita ancora peggio per lui e magari non lo sa  , ma io sì.... Eh  . Lo leggerà, forse.  Appena finirò di scriverlo. Angelo d'oro.  E' stato Degradato al ruolo di amenuense, piccolo copista di paese che scrive  ciò che gli altri realizzano, che incolla e taglia come un tipografo di terza categoria e magari neppure se ne accorge . Un duo di  due  stampatori di inchiostro e colla e forbici ancora e null'altro che copiare ed incollare e tagliare e stampare. Povero . Lui non progetta, lui  incolla.  Lui non partorisce. Lui taglia il cordone.  Lui non sanguina dalla ferita : lui si   sporca del sangue altrui. Lui non realizza, ma rilega, accomoda ,  quale editore senza casa editrice, quale stampatore senza altro ruolo che quello di inchiostrare pagine pensate da altri. Degradato a impaginatore impagliato , sì, abbandonato, cacciato in un angolo di un caseggiato che sa di vernice oleosa . 

Sognava la Kultura ed ora tagliuzza le fantasie di altri, anche perchè lui  la fantasia non ce l'ha se non quella d'essere grande, e forse lo sarà : un grande scribacchino da macchine linotype degli anni 70.  Gli ci vorrebbe un po' di trementina.Sput Sput.