Non leggo più libri da qualche mese. Mi occupo di cose molto fisiologiche: mangiare, digerire bene , riposare a sufficienza. Non ho più quella smania, quell'ansia che era di pelle e sangue, ma proveniva dal profondo e sapeva di anima e di cuore. Dovrei essere contenta. Forse il tempo oppure la maturità acquisita dopo esperienze dolorose ed elaborate ti porta, alfine, una tranquillità quasi trasognata, una pace muta e autosufficiente.
Ma io rimpiango la gola arsa, la ricerca confusa, il richiamo strugggente che ti fa camminare , che ti fa viaggiare. Avevo comprato il camper, ma la voglia di spostarmi è passata. La passione è ragionata e asciutta. Pare, ora, un atleta che cronometra la quantità di desiderio e la premura necessaria per allenarlo a tempi migliori, a uomini migliori, oppure a superarlo e vincerlo. Come fosse un dolore.
Certi periodi il mio cuore è muto. O meglio: quello che definisco cuore: ossia una spinta confusa e urgente che mi muove e significa le mie giornate. Perchè molti sono convinti che la vita, una volta che ti sei in qualche modo posizionato nell'esistenza, debba rimanere stabile e inamovibile. E' un errore.
Tutto si muove, persino il nostro corpo , la sostanza più pigra e pesante che possediamo, persino il nostro corpo rinnova costantemente tutte le sue cellule restituendoci nel giro di qualche anno un corpo mutato.
Io credo che la vita di ognuno di noi proceda in base a delle evoluzioni periodiche. Ad un certo punto pensi al passato e lo trovi così diverso da ciò che stai vivendo . Ti viene da dire: " ma come ci sono arrivato sin qua? "
E' il cuore che ti ha trascinato nei grandi cambiamenti.
Chi lo mette a tacere ,convinto che il suo letto di sempre sia l'unico rifugio, non potrà mai sapere cosa ci può essere in serbo per lui nei territori ancora da perlustrare.
Ciò che è stato non è un nostro pregio. e quel che è più vantaggioso, non è neppure un nostro dramma. E' la storia di un individuo diverso con necessità ormai superate.
Allora , quando il mio cuore non mi chiama e non mi strattona , allora quando mi pare d'essere soprattutto un servitore di esigenze puramente fisiologiche , quando mi occupo solo esclusivamente di mangiare e bere e portare in giro una corazza di carne ed occhi e braccia e gambe lunghe e nervose , allora mi preoccupo.
Perchè io non sono affatto amica del mio corpo. Questo è sempre stato refrattario ai nuovi viaggi.
Quando ho lasciato mio marito il mio corpo soffriva per la mancanza delle colazioni, delle consuete parole, delle carezze di un uomo che non mi dava nulla
Ma il cuore, che è saggio, non gli ha mai dato tregua: l'ha portato lontano , senza cedere alle sue lamentele. E' stato faticoso perchè il corpo si ribellava.
Il corpo non risponde che alle abitudini. Questo letto, Questo piatto. Questo sentiero già battuto.
Non vuole altro che procedere senza difficoltà, senza pulsioni profonde. Ed ora che il mio cuore è muto il mio corpo gongola tra le lenzuola. Stupido.
Siamo in un mondo in cui si vuole sempre introdurre innovazione, in cui si chiede sempre una crescita nella produttività, in cui si vuole sempre migliorare la propria competitività.
Perché? Pensiamo a quello che capiterebbe al nostro organismo se incrementassimo sempre più i ritmi biologici, per esempio aumentassimo continuamente le pulsazioni cardiache o la crescita cellulare: nel primo caso usiamo il termine fibrillazione e nel secondo cancro. Comunque non si prospetterebbe nulla di buono né in uno né nell'altro caso. Allora, riflettiamo su quello che fa la natura: ordinaria amministrazione! La natura fa crescere i sistemi biologici
sino a una situazione ottimale, poi li stabilizza e complementa le perdite con un reintegro costante o quando appare necessario.
Cosa facciamo noi? In questa folle ricerca di innovazione abbiamo trascurato l'ordinaria amministrazione.
Il risultato? Devastante! abbiamo industrie in chiusura, abbiamo perso competitività sui mercati interni ed esterni.
Dovremmo cercare di introdurre un senso naturale della politica e della gestione dei beni e dei servizi, un atteggiamento etico.
Occorre sapere che alcuni servizi sono in perdita e sono in perdita per la struttura stessa della loro natura. E’ fisiologico.
Si chiamano servizi proprio perché rispondono alle esigenze dei cittadini, sia abbienti sia meno abbienti, non sono ditte con l’obiettivo del profitto. Le fonti economiche per questi servizi derivano da una razionalità nella loro gestione,dalle tasse, da una oculata scelta delle attività di innovazione da non fare. E quando diciamo “razionalità nella gestione” intendiamo dire che non occorrono frotte di grandi capi per coordinare le attività, “tasse” significa “ognuno paga rispetto al suo guadagno” sapendo che contribuisce al mantenimento della società in cui ognuno di noi vive, infine per “una oculata scelta di attività innovative da non fare” intendiamo quelle innovazioni del tutto inutili per la vita della maggior parte delle persone e con costi eccessivi. Le zone 30 sarebbero state una bella cosa, ma non era la condizione idonea per intraprenderle.C'erano altre priorità. Non è vero che l'innovazione porta sempre buoni risultati. Pensiamo al talidomide e ai danni da questo generati. Era innovativo, ma non accuratamente sperimentato e verificato.
Allora, chiediamo alla politica di essere innovativa solo dopo aver verificato, solo dopo aver espletato l'ordinaria amministrazione. E' necessaria una gestione “umana”
della città, fondata sul decoro della persona e dell'ambiente in cui essa vive,del rispetto della norma e dell'ambiente, dell'orgoglio di essere cittadino.
Questo è ciò che dobbiamo chiedere ai politici: essere uomini dell'ordinaria amministrazione, della cura di ciò che serve alla comunità. e condividere con questa le scelte. Per primo, però, ovviamente dobbiamo essere noi ad aver cura del nostro ambiente. Non è possibile pretendere di arrivare con l'automobile ovunque, non è possibile pretendere di correre in tutte le strade cittadine, non è possibile credere di avere solo diritti. Ciò che buttiamo in terra lo buttiamo noi, non i sindaci! Insegniamo noi stessi una etica e una solidarietà sociale. Nei condomini esiste la solitudine perché siamo conflittuali e ci disinteressiamo del vicino.
Non era così nel dopoguerra. Allora è stato possibile sederci e fare squadra per un grande progetto che era la stesura della costituzione. La solidarietà e la vicinanza sociale sono la base per costruire una società e per diventare cittadini. Riflettiamo quando incontriamo una persona, ricordiamoci di condividere un ideale, quello dell'edificazione sociale. E l'innovazione? Quella non può non esserci, ma solo quando il sistema è stabile. Solo con passo costante e lento si arriva sulla vetta di un monte: chi fa i passi troppo svelti si fermerà perché non avrà più fiato. Riprendiamo fiato!
Un esempio. La nostra città invecchia: l'innovazione si potrebbe realizzare con un piano formativo politica-scuola-università-strutture ospedaliere per formare e occupare personale specializzato alla cura degli anziani. E' un esempio e vicino a questi ce ne sarebbero molti altri, perché politica non è guerra, ma collaborazione per gestire servizi! E l’opposizione non abbia paura delle comunicazioni che trasmette la maggioranza on line! Non si deve immaginare sempre chissà che scopi reconditi. Invece cerchi di condividere i temi e i problemi importanti con occhio scevro da pregiudizi e paure d’essere surclassati: siamo tutti dentro la città per viverla al meglio.
E' così. Convinta d'essere immobile invece sono passata ad un livello inedito e misterioso. E mentre le cose intorno hanno conservato la stessa dimensione e la stessa posizione ho, per queste, un nuovo sentimento.
La mia carnalità, che prima rispondeva ad un richiamo epidermico ed incontinente ora, per levarsi , necessita di distanza e gravità. Il desiderio, come affetto da presbiopia , si costringe ad un passo indietro per riuscire a sentire il fremito, per ascoltare il bisogno farsi struggimento.
Gli occhi non afferrano più le immagini per possederle, ma le fissano delicate e inconsuete in una mente solidale e fraterna. Vedo oltre ed altro dalle labbra socchiuse e roventi, mi accorgo solo ora di un miraggio tenue e inadeguato, di una anomalia che mi è appartenuta nel tempo e che non ho mai ancora colto.
Sono qui, dunque , lenta e alleggerita nel passo e nello sguardo , avvinta dalle impressioni che mi rimandano le immagini e senza fretta, senza spasimo le fisso nei miei click di fotografo incantato. So che col tempo risplenderanno ardenti e turbate da un desiderio mirabile ancora da trovare.