
"La quotidianità è il mondo visto e praticato da un soggetto collocato nei suoi normali contesti di vita, quelli in cui avviene “ciò che si fa tutti i giorni"
Ho una posizione. ma l'ho già detto? Un lavoro sì, ovviamente. E cerco di rispettare le regole.
Ma non perchè ho paura di perdere un ruolo che ho acquisito. Lo faccio per rispetto degli altri. Ho dei compiti e cerco di svolgerli correttamente. Sembra una banalità. Anzi, lo è certamente. Eppure non sono in queste cose . Come ho detto. Sono distratta. Sono fuori dal mondo. Se non avessi questa possibilità, ossia varcare il cancello della quotidianità tutte le volte che mi aggrada, potrei morire.
Sono altro. Ho pensieri che mi nutrono e mi sostengono con forza. Non sono qui. Ma sono "ora" certamente, in ogni caso. I miei pensieri sono prorompenti, vitali, autorevoli. A volte mi strattonano violentemente. Io li seguo. Certo che li seguo.
Divento il demone sovvertitore. Divento l'esistenza essenziale. Sono la passione. Sono il desiderio che trasmuta le regole quotidiane.
I miei fantasmi mi verranno a trovare ed io li seguirò senza indugio . Attraverseremo città nuove, nuove possibilità. Sarò chiamata a battaglie oscure e inquietanti. Sono altro.
Ho un coltello fra i denti e sciabole luccicanti sui fianchi. Ho addosso odori inebrianti. Come potrei identificarmi nel tono suadente ? nel movimento lento e accomodante del corpo? Sono altro. Ho altre aspirazioni . Guardo oltre questo giorno. La mia vita scorre parallela all'oggi consueto. E' un abisso all'interno di esso. Posso nuotarci come piccolo pesce guizzante.
Non comprendo e non mi affrancherò a chi si posiziona nel quotidiano. Sarebbe, per me, la resa.
Sono lontana. Lontanissima dal giorno. Lo osservo con tenerezza, ma non mi appartiene anche se pare questa la vita..
" La vita mi appare sempre più da lontano: forse per questo la scorgo sempre più terribile.. Ma guai a me se un giorno non potessi più reggere così straniato da tutti". (1886)
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Così scrisse Nietzsche due anni prima di essere internato in manicomio.


