mercoledì 7 ottobre 2009

LO STOMACO E L'AUTUNNO CHE AVANZA

E non mi dite che il corpo non c'entra niente. Caspita. Lei, in quei giorni, aveva dei pensieri terribili. Di morte. non riusciva ad essere paziente e neppure amabile. aveva, per lo più ,voglia di mandare a fanculo un po' tutti. Altro che il corpo non c'entrava con la vita. Ebbene il corpo era la vita ed il desiderio sessuale ne era il suo affluente maggiore.
A venti anni aveva un debole per i cinquantenni . aveva avuto dei fidanzati cinquantenni. Adesso non ne trovava uno desiderabile. Tutti col loro stomaco ingrossato, con poca voglia di mettersi in gioco. Molti con delle convinzioni ineluttabili. Ottusi ed irragionevoli davanti all'evidenza più lampante.
Ed i trentenni? sembravano studentelli con necessità di ripetizioni pomeridiane. In due non se ne faceva uno con cui poter dialogare. Sessualmente scarsi anche se di grande oratoria sul da farsi. Chiacchiere e distintivo . Solo chiacchiere e distintivo. ( anzi chiacchiere e basta)
E il suo friend che domani avrebbe compiuto gli anni. Diceva: " Non ci penso" e lei" cazzo, fai male a non pensarci" Perchè era già autunno. sarebbe arrivato il freddo inverno.
Voleva andare via. sarebbe andata via e fan culo. Doveva solo compilare la richiesta di ferie.

martedì 6 ottobre 2009

IL DOLORE, IL VIAGGIO ED IL MECCANICO DI FIDUCIA.

in officina a ritirare il camper

All'improvviso sono sopraffatta da un dolore lancinante. Non c'è nulla da fare. Magari sono lì che me la tiro, che sto parlando di cose di lavoro ed ho già assunto quell'aria antipaticissima in cui dico" Ok Ok, " " Io ritengo.... tu dovresti.... " e cose simili" Proprio in quel momento mi prende una fitta al cuore come se dovessi morire e potrei morire e vorrei morire.
Invece rimango in vita devastata da un indicibile sofferenza, ancora più cruenta perchè senza nome. Mi si spalma addosso come una melassa dall'odore acre e nauseabondo.Io la tengo a bada, le parlo persino amorevolmente, ma per quanto faccia è lei che fa da padrona. E' piena di odio rancido. Vecchio. Già dimenticato, ma diventa voce e rumore, diventa l'ora che trascorre e che senza pietà mi governa e mi immobilizza.
Oh !!! chi sei? Chi sei ? quale forza attrattiva ti caratterizza tanto da decidere per me delle sorti di questa giornata? Oramai lo so. Non posso che subirla. Mi Muovo appena per tenerla d'occhio. La lascio stringermi il cuore e soffocarmi la gola, così'.... così ..mi uccide lentamente ed io m'abbandono senza difese, ma cosciente d'essere nelle sue mani e che tornerò oh sì tornerò a star meglio . Non chiamerò il dolore quale causa di storie passate che non meritano lacrime, che non meritano attenzione. Oh no! il dolore è solo e immacolato, non ha compagni di sorta e non ha giustificazioni. Mi attraversa lo spirito col suo portamento nobile e guerriero, non appartiene che a me il mio dolore e lo strazio dell'anima e la solitudine e la disperazione non ha che me quale madre che l'ha generato, nessuno merita d'esserne l'autore se non il mio spirito indomito ed fiero.
Pensare al mio camper mi da sollievo. Sono grata al mio meccanico. Sant'uomo.


eccolo qui che lo controllo

il letto sarà morbido?








E' questo!!!

L'INFERNO

L'inferno non esiste: esiste la meticolosa volontà di disintegrare la propria personalità attraverso il sentimento dell'odio e del rancore. Perchè l'odio non da forza ma, anzi, generandosi all'interno di se' risucchia l'energia che ci permette di essere, cioè di esistere. Non serve e NON consola.
Ho avuto spesso la tentazione di intervenire su chi mi faceva del male con la ferocia e la rabbia dell'odio che mi governava.
L'odio crea il vuoto dentro se' stessi e ci costringe a contemplare la dannazione che ne deriva dall'essersi dissolti nel pensiero malevolo, nel desiderio di ritorsione.
Eppure ho goduto nel mio cuore travagliato come di una visione incantata. Non m'ascoltavo, ma cedevo alle lusinghe velenose del male e della disperazione. Mi sono piegata al disordine dei sentimenti che si addensavano nel cuore quali belve a caccia di prede di cui sfamarsi. Ora sono qui. Esausta. Non ho pensieri costruttivi. Lo vedo.
Attendo paziente la mia risurrezione e la voce della mia anima afflitta.
Ho preparato il mio camper per un nuovo viaggio.

lunedì 5 ottobre 2009

L'ETERNO E' PRESENTE


In quei giorni avevano lavorato l'uno accanto all'altra.
Lei aveva potuto vedere i movimenti del suo corpo teso al lavoro, mentre si piegava e si inarcava sulle cose intorno con la fronte aggrottata e lo sguardo rigido e scuro. Aveva imparato a capire la sua stanchezza e l'intensità dei suoi sforzi nelle azioni. Avevano avuto dei momenti brevi di spensieratezza e di sorrisi strappati alla fatica ed alla concentrazione, ma erano stati sporadici e casuali.
Quel tempo sembrava potesse essere infinito.
Non lo era.
Quel giorno, che il lavoro s'era allentato, quasi diluito nel tempo, avevano entrambi compreso che era terminato.
Lei, allora, aveva cominciato a punzecchiarlo con frasi piene di doppi sensi e di dileggi affettuosi e lui, che dapprima accettava di buon grado il gioco , all'improvviso si voltò verso di lei come per chiedere qualcosa. Disse invece: " Tu sei impegnata." E pareva una domanda.
Fu in quel momento, dopo tutti quei giorni di sguardi leggeri e dolci, che lei incontrò per la prima volta l'intensità caliginosa della sua anima.
Non disse nulla.
Si chinò sul lavoro meticolosamente. Per qualche minuto pensò ad una lezione di biologia che l'aveva tanto angustiata molti anni fa. Era un ricordo che non c'entrava nulla. Eppure s'era presentato repentinamente ad occuparle il pensiero.
Rammentò la copertina del libro con l'immagine del nucleo riprodotta.
Il tempo sembrava sospeso nei gesti laboriosi e nel silenzio.
La mente si riempì di piccoli episodi vissuti che si accalcavano e si spintonavano tra loro per porsi a primato del suo spirito. Cosa era successo in quel tempo? Aveva avuto due figli, questo lo ricordava come un fatto di cronaca ineluttabile. Le vicende parevano non essere più nulla se non delle astrazioni mentali trasfigurate in sogni nebulosi ed incerti. C'erano stati, ma non ora.
Eppure il suo tempo non poteva che essere costituito dalla sua dimensione profonda che la governava nel presente e che da sempre le era appartenuta. Da questa dimensione lei generava il desiderio e l'aspirazione tangibile del nuovo palpito come una cosa inedita.
Gli chiese, quindi: " Ha significato? "
Lui si volse, di nuovo, verso di lei, con quell'impercettibile vezzo delle labbra chiare e il fremito delle palpebre socchiuse sullo sguardo che in quei giorni aveva imparato a conoscere.
E rispose: " Per me." Così.
Lei non chiese altro e non continuò a parlare bastandole il sorriso leggero e lo sguardo su di lei senza incertezza. Si immaginò che le sue braccia le cingessero la vita in una stretta consolante e amorevole, Si immaginò il calore delle labbra e del corpo su di lei, si immaginò ancora il suo respiro profondo tra i capelli ed il viso.
Il pensiero era simile al sogno fatto delle cose vissute e dimenticate nel tempo come se il presente e il passato fosse diventato un solo ricordo ed un solo desiderio. Perchè il proprio percorso spirituale non avrà mai il ritmo degli eventi ma il suo accadere è frutto della coscienza salda ed eterna tra il flusso incessante del divenire.

Quando lui andò via , lei non lo trattenne in alcun modo ma anzi, accolse il distacco come presagio di una più intima comprensione.