
In quei giorni avevano lavorato l'uno accanto all'altra.
Lei aveva potuto vedere i movimenti del suo corpo teso al lavoro, mentre si piegava e si inarcava sulle cose intorno con la fronte aggrottata e lo sguardo rigido e scuro. Aveva imparato a capire la sua stanchezza e l'intensità dei suoi sforzi nelle azioni. Avevano avuto dei momenti brevi di spensieratezza e di sorrisi strappati alla fatica ed alla concentrazione, ma erano stati sporadici e casuali.
Quel tempo sembrava potesse essere infinito.
Non lo era.
Quel giorno, che il lavoro s'era allentato, quasi diluito nel tempo, avevano entrambi compreso che era terminato.
Lei, allora, aveva cominciato a punzecchiarlo con frasi piene di doppi sensi e di dileggi affettuosi e lui, che dapprima accettava di buon grado il gioco , all'improvviso si voltò verso di lei come per chiedere qualcosa. Disse invece: " Tu sei impegnata." E pareva una domanda.
Fu in quel momento, dopo tutti quei giorni di sguardi leggeri e dolci, che lei incontrò per la prima volta l'intensità caliginosa della sua anima.
Non disse nulla.
Si chinò sul lavoro meticolosamente. Per qualche minuto pensò ad una lezione di biologia che l'aveva tanto angustiata molti anni fa. Era un ricordo che non c'entrava nulla. Eppure s'era presentato repentinamente ad occuparle il pensiero.
Rammentò la copertina del libro con l'immagine del nucleo riprodotta.
Il tempo sembrava sospeso nei gesti laboriosi e nel silenzio.
La mente si riempì di piccoli episodi vissuti che si accalcavano e si spintonavano tra loro per porsi a primato del suo spirito. Cosa era successo in quel tempo? Aveva avuto due figli, questo lo ricordava come un fatto di cronaca ineluttabile. Le vicende parevano non essere più nulla se non delle astrazioni mentali trasfigurate in sogni nebulosi ed incerti. C'erano stati, ma non ora.
Eppure il suo tempo non poteva che essere costituito dalla sua dimensione profonda che la governava nel presente e che da sempre le era appartenuta. Da questa dimensione lei generava il desiderio e l'aspirazione tangibile del nuovo palpito come una cosa inedita.
Gli chiese, quindi: " Ha significato? "
Lui si volse, di nuovo, verso di lei, con quell'impercettibile vezzo delle labbra chiare e il fremito delle palpebre socchiuse sullo sguardo che in quei giorni aveva imparato a conoscere.
E rispose: " Per me." Così.
Lei non chiese altro e non continuò a parlare bastandole il sorriso leggero e lo sguardo su di lei senza incertezza. Si immaginò che le sue braccia le cingessero la vita in una stretta consolante e amorevole, Si immaginò il calore delle labbra e del corpo su di lei, si immaginò ancora il suo respiro profondo tra i capelli ed il viso.
Il pensiero era simile al sogno fatto delle cose vissute e dimenticate nel tempo come se il presente e il passato fosse diventato un solo ricordo ed un solo desiderio. Perchè il proprio percorso spirituale non avrà mai il ritmo degli eventi ma il suo accadere è frutto della coscienza salda ed eterna tra il flusso incessante del divenire.
Quando lui andò via , lei non lo trattenne in alcun modo ma anzi, accolse il distacco come presagio di una più intima comprensione.