mercoledì 23 settembre 2009

POSSO GODERE DI TE COMPLETAMENTE

Dammi i tuoi occhi. Dammeli . Lascia che giochi col tuo sguardo per questo tempo. Ora. Dammi i tuoi occhi. Li vedo. Li prendo. Li possiedo.
Posso fermare il tuo sguardo sul mio sguardo. E' un attimo. Siamo come uniti in una stretta pulsante.
La tua anima guizza velocemente dal mio occhio al tuo, dal tuo sguardo al mio. Non c'è che questo tempo nello spazio e nell'iride profonda che fluttua davanti a me e danza la sua musica voluttuosa. Non c'è nessuno intorno a noi. Il mio arco si flette nella tua direzione e non ho che la spinta a penetrare il tuo sguardo, a comporlo, ad immaginarlo, ad occuparlo con la mia attenzione fulminea e diligente. Questa ti insegue, ti accarezza mollemente e poi di nuovo, ti avviluppa come in un abbraccio di carne e sangue. Qualcuno parla, ride anche. Ma i tuoi occhi, ancora, cercano, mi trovano e scintillano come spade al contatto. Ti assedio prepotentemente. Scivolo da un occhio all'altro, affondo decisa nel tuo sguardo oscuro , lo catturo per un istante eterno , quale predatore crudele, non ti lascio andare, non faccio disperdere il tuo turbamento: lo vizio, lo seduco, lo incoraggio. Non vedo altro. Non sento che la tua voce trasfigurata dall'intesa muta che c'è tra noi. Sento quasi come se la mia mano attraversasse audacemente la tua fronte sudata, il tuo corpo, i tuo fianchi vigorosi, il tuo sesso spasimato.
Non vedo nessuno, perchè non guardo nessuno. non sento nessuno intorno. Non ascolto che il lieve movimento dell'occhio. Per un istante ti avvolgo. Ci sono solo io. Posso godere di te completamente.
Ma è un attimo. Il mio sguardo scioglie il contatto . C'è intorno la gente e il traffico. Le voci che parevano essersi dileguate d'un tratto si assestano limpide e salottiere alle mie orecchie.
La città è ora un telo scenografico che ruota intorno alla mia anima inebriata e sazia.

martedì 22 settembre 2009

TUTTO IL DOLORE E LA GIOIA DEL MONDO

il mare di Santa Severa ( ROMA)
Così m' ero svegliata di soprassalto, stanotte, con una pena straziante nel cuore.
Soffrivo.
E nel buio non intravedevo un nome, un pensiero che potesse chiamare il dolore, che potesse giustificare le lacrime. Stanotte , la notte è stata lunghissima. Il dolore lancinante.
Ma all'alba, mentre la luce s'apriva in fondo alla stanza e la notte si fondeva con il colore lucente del giorno, ho cominciato a riconoscere il dolore. Aveva una fisionomia precisa: ero io il dolore. Ero io la sofferenza. L'amore confuso ed anestetizzante nei miei gesti e nei miei ricordi non aveva più il senso greve che gli avevo dato. Tutto era fluidificato in me, come un 'unica sorgente.
M'aprivo al sole come fossi stata una particella dell'aria. Ero io dentro e fuori di me . Ero io dentro la mia psiche e la mia psiche era fuori di me, nella città luminosa e pulsante. Ero nel mio sogno, ancora, nell'oscurità totale E BIOLOGICA. Quel mio sogno amaro era entrato in quella mattina nuova con la sua atmosfera nebulosa e leggera, trasformandola in una visione onirica. Ero io la musica sentita profondamente in me da non sentirla affatto ma finchè durava ero io la mia musica. Ero io la fiamma che divampava alta e rigogliosa e che permetteva al mio genio di sprigionarsi nel mondo.
Ero io il mondo, o meglio: ero io tutto il dolore e tutta la gioia del mondo.

domenica 20 settembre 2009

QUADRO D'AUTORE:

RITRATTO DI FAMIGLIA IN UN INTERNO

LA FORZA TRANQUILLA

Quando arrivo in spiaggia e davanti a me, come d'improvviso, si apre il mare solenne e placido o tempestoso, insomma in tutti i modi come mi si presenta, io, in ogni caso, la prima cosa che avverto istintivamente è la sua forza, anzi io sono rapita dalla sua forza congenita.
Sono ammaliata dalla sua forza tranquilla.
Perchè non c'è forza maggiore che la consapevolezza dello spazio che si occupa , del respiro che si esprime, della coscienza della vitalità primordiale.
In questo io sono il mare.
Per tutto questo tempo, da quando nacque il blog, ho cominciato a spostare i miei piani convenzionali trasmutandoli in posizioni inedite.
Mentre sino ad allora guardavo fuori di me, ho cominciato a intravedere mete diverse in una dimensione distaccata dalla realtà e alla ricerca di un nuovo ordine che la trascendesse.
Ma non ero preparata a questo lavoro . Ero debole e piena di rabbia per questa destabilizzazione che non avevo programmato, ma che lo stesso premeva chiamata da una esigenza improrogabile.

Jung ha scritto:
" Non è possibile vivere la sera della vita seguendo lo stesso programma del mattino , poichè ciò che fino allora aveva grande importanza ne avrà col passare del tempo sempre meno e la verità del mattino costituisce l'errore della sera"

Io credo ,proprio per questo pensiero di Jung, che chi resta ancorato ai progressi raggiunti e li rammenta con nostalgia, non ha ancora trovato la sua estensione successiva e magari non la troverà mai, perchè legato a convinzioni e valori mutuati acriticamente dalla fascia sociale di cui si sente far parte.
Ma non c'è più questo tempo per me. Sono cambiata.
M'è sembrato d'aver attraversato sentieri di erba alta e di liane intrecciate. M'è sembrato d'avere subito attacchi di animali selvatici ed affamati.
Sono giunta tra la sabbia ed il sole nelle profondità di un mare oscuro e tranquillo. Posso attingere alle mie risorse inconscie come ad una fonte trasparente.
Avevo urlato per mesi, m'ero persino dimenata ferocemente come per scrollarmi di dosso un peso che credevo non mi appartenesse.
Ero piena di odio e di rabbia.
Ora no. M'appresto a stendermi come acqua di un mare oceanico in una dimensione infinita. Adesso sono forte . E' solamente la forza che può darti quella tranquillità che è propria della coscienza d'essere nel mondo completamente espressione del se' interiore.