mercoledì 19 agosto 2009

ESSERE VISTI

L'ho già detto: siamo creature animali. Creature che in breve tempo dovranno restituire alla terra (piccolo frammento di un universo pulsante ed infinito) la loro materia che si polverizzerà e si fonderà con tutto il resto di cui è composto il nostro pianeta. E questo è una cosa da non perdere di vista neppure per un attimo.
Ma c'è ancora un altro aspetto che ci caratterizza ( che è complementare e non separato dal nostro corpo) ossia la coscienza del proprio pensiero o morale che CI rappresenta e muove la materia di cui siamo fatti in qualche modo la forgia a suo uso e che, malgrado sia invisibile, si manifesta attraverso il corpo fatto di linguaggio, gesti, decisioni che intervengono sul mondo delle cose.
Motivo di questo discorsetto: caldeggiare la tesi per cui noi siamo il nostro corpo .
" Chi separa il corpo dalla mente dimostra di non comprendere nulla né dell'uno né dell'altra"
ma non solo: noi conosciamo nel modo più approfondito soprattutto attraverso la percezione delle immagini.
La preoccupazione di "essere visti" oppure di essere " invisibili" sono originate dalla stessa paura di essere " conosciuti" nella parte più vulnerabile di noi cioè la parte completa di anima e corpo che fa di noi un essere totale e quindi più esposto.
Gli animali conoscono d'istinto il timore di essere visti perchè per loro essere visti significa essere a rischio di aggressioni da parte di altri animali predatori. Perciò essere visibili è un rischio biologico fondamentale, mentre " essere invisibili" è una difesa biologica altrettanto fondamentale e per questo tutti noi ricorriamo a una qualche forma di mimetizzazione. Spesso è l' occhio malevolo e scrutatore di noi stessi quello che temiamo: una sorta di Super-Io tirannico che distrugge la gioia di "essere se stessi". E quindi si pensa che l'unico modo per potersi preservare dalle sofferenze sia quello di essere "inaccessibili. " Col web questa impresa risulta facilissima.
Forse essere visti implicherà il rischio di essere riconosciuti, ma solo in questo modo potremo conoscere cosa l'universo ha in serbo proprio per noi, per quello che siamo realmente.

martedì 18 agosto 2009

THE LOVELY GIRL AND HER BEST FRIEND


" Pronto .. cosa facciamo?Non ce la faccio a stare qui"
" Non so .. e se andassimo al ma
re dopo pranzo?
" Ok . Passo da te"
Dopo un 'ora eravamo in Liguria.
Ecco le foto quasi in tempo reale:


the lovely girl and h
er best friend

...



( e poi, ces, non dire che non ti mando mai le foto che facciamo insieme)






NON C'E' PIU' TEMPO


Non c'è più tempo. E lo stiamo perdendo. non è così che si fa. C'è altro da fare ed in un altro luogo. Con altre circostanze. Non ci sono più parole. Non stiamo dicendo nulla di nuovo. E il corpo non basta da solo a rappresentarci. Eppure è qui. E' TUTTO ciò che di inedito possiamo rivelare. Il resto è stato già scoperto, ELABORATO. E archiviato, quindi.
Ma se avete qualcosa ancora da fare non c'è che questo tempo: fatela ora!

lunedì 17 agosto 2009

STORIA DELL'AMORE CHE NON E' MAI UGUALE - ULTIMA PARTE

Diceva Bernhard( 1931 - 1989) " Tanto più una persona è grande ed emotivamente profonda tanto più possiede un fondo diabolico". Per questo l'odio non è opposto all'amore ma ne è un suo aspetto fondante. L'amore è un impulso che da se' rivoluziona la nostra essenza interiore e la proietta in una dimensione inedita. e mentre da una parte questa spinta ci prende e ci incoraggia, dall'altra parte sentiamo di essere trascinati in un abisso senza possibilità di ritorno ed esprimiamo la nostra paura d'essere persi nell'amore sprigionando una ostilità Straziante per chi ci ha catturato irrimediabilmente. Tutto questo prende il sopravvento quando ancora di più non c'è riscontro al proprio totale abbandono. Allora non c'è ragione di trattenere il livore maligno e lo si lascia padrone e signore della propria anima.

Dunque lei non pensava, ma viveva come eterno il senso di animosità velenosa che le dilaniava la coscienza. Avrebbe potuto rassegnarsi a subire l'onda della sofferenza, lasciarla posare sul suo corpo come marea inevitabile ma passeggera, invece, decise di assecondarla, incoraggiarla e viverla perdutamente. SUONO', DUNQUE.

Gabriele, ignaro, la fece salire.

Lei aveva occultato la sua perfida urgenza sotto un sorriso amabile e mondano.

Ricorda, lei, che Gabriele aveva cominciato a farle qualche scatto a caso mentre lei conversava casualmente o sorseggiava il the che le aveva offerto. Poi l'aveva fotografata mano a mano che si liberava dei suoi indumenti a guisa di un gioco per - verso ma virtuoso e infine l'aveva presa più e più volte nella sua camera da letto di cui lei ricorda solo l'oscurità malevola ed il disordine acre e putrido.

Non ricorda altro che il pensiero incessante della ferita inferta a se stessa ed a lei quale risarcimento fittizio e superfluo di una manchevolezza inevitabile.




Pensava sempre: " E' solo un uomo" con il senso di disprezzo ed autodistruzione che premeva nelle viscere e che annebbiava la sua identità lacerata.

Tutto finì quel giorno. Lei non la vide più.

Seppe, in seguito, che lei si era trasferita in una nuova città con un nuovo amore e da lì a poco anche lei si trasferì in provincia. Non tornò mai più in quei luoghi ed in quel tempo e non vide neppure mai più Gabriele . Sino a qualche giorno fa.

Lei era nel negozio di una sua amica di città quando si accorse che l'avventore appena entrato era quel Gabriele CHE AVEVA CONOSCIUTO. Appena lo vide INSORSE inaspettato un rigurgito d'odio e di acredine creduto esaurito negli anni. Invece no. Era intatto se non raffinato dal tempo e dalla maturità imparata. Lo guardò intensamente : aveva persino lo stesso giaccone di pelle ora sbiadito e macchiato dall'uso . Il suo zoppicare non era più gradevole alla vista, ma , anzi, accentuava la sua vulnerabilità e la sua debolezza. I capelli erano grigi e spenti. Il viso ERA non sbarbato e segnato da rughe profonde. I gesti dimessi e il capo chino lasciavano intuire esperienze tristi e sconfitte cocenti. Lei invece, appoggiata allo stipite della porta oltre il bancone, aveva i modi ed il tono brillante di chi determinava il proprio passo.

Lei cercò di richiamare alla mente il giorno vissuto in quel tempo: le sue carezze esperte, la sua condotta fiera di uomo vincente. I movimenti risoluti e prepotenti nell'atto sessuale.

E d'istinto sorrise,perciò, del riso sottile e maligno di bimba cattiva.