domenica 16 agosto 2009

STORIA DELL'AMORE CHE NON E' MAI UGUALE - SECONDA PARTE


Per pochi momenti, ma solo per pochi istanti incantati, l'essere umano si ritrova al centro della sua coscienza lacerata, avvinta, straziata, lontana da ciò che si chiama stabilità, lontana da ciò che si chiama protezione. In quei minuti l'essere umano è essenziale, senza identità e senza ruolo: è l'essere primordiale, puro e confuso tra le forze delle sue emozioni e dei suoi sentimenti. Il resto diventa " relazione" e tutto si trasforma in rapporti sociali e comportamenti acquisiti.
Lei ricorda ancora quel viaggio a Firenze insieme. Ricorda i pellegrinaggi tra le piazze e le vie splendide di quella città. Ricorda ancora le notti insonni fatte di racconti di illusioni e di desideri.
Al ritorno lei l'aveva accompagnata a casa con la sua auto. Erano state così bene insieme che s'era fatta cupa e scontenta davanti al suo portone.
Lei, allegramente aveva appoggiato i lunghi capelli biondi sulla sua spalla e l'aveva esortata:
"Dai salutami, cara"
Lei l'aveva baciata sulla guancia per il consueto commiato diventato il rito della loro separazione, ma quella volta lei non s'era allontanata e non era scesa dalla sua auto. Invece, aveva detto seriamente: " ma solo così mi saluti?"
Fu in quell'istante, dunque, che riconobbe come per una folgorazione tempestiva ma in qualche senso tardiva ,infine ,quel che era lei e quel che significava l'ardore del loro gioco e di quell'emozione.
Fu in quel momento prezioso che lei seppe d'essere esattamente ciò che lei si aspettava e voleva e c'era e dunque sentiva profondamente nell'eternità del sentimento fattosi gesto , fattosi carezza.
Non poteva e non voleva negare il richiamo ed il sogno anche se l'avrebbe condotta in luoghi di inquietudine ed incertezza: s'avvicinò alle sue labbra per il loro primo bacio di passione e d'amore.....

sabato 15 agosto 2009

PROSPETTIVA

STORIA DELL'AMORE CHE NON E' MAI UGUALE- parte prima

Cosa era MAI quel che lei andava cercando? Da sempre a lei pareva d'essere abitata da un vuoto incolmabile, come fosse stata l'ombra di un'idea da realizzare che si poteva realizzare, che avrebbe potuto che anzi voleva, ma a quel punto i suoi ricordi si disperdevano.


Lei, invece, era dolcissima.
Aveva i capelli biondi, sottilissimi e gli occhi celesti. A quel tempo lei soffriva di bulimia: si gonfiava in poche settimane per sgonfiarsi nel medesimo tempo e diventare molto magra.
Erano giorni miracolosi per la loro amicizia. Poichè si sapevano diverse una dall'altra, potevano palesare la loro individualità senza timore di doversi immedesimare con le urgenze di una delle due.
Quanto lei era dolcissima tanto l'altra era ruvida e sobria, ma nello sguardo e nell'attenzione che prestava alla loro amicizia lei dimostrava una vulnerabilità disarmante.
Il tempo era anche quello del dubbio, dell'inquietudine. Era il tempo della delusione.
A lei, che ora ricorda, pare che quel tempo non sia ancora finito. Perchè non bisogna smettere di idealizzare la propria realtà per poterla costruire conforme alle nostre aspirazioni.Perchè la stabilità non paga la perdita della speranza. Lei raccontava appassionatamente le sue speranze e lei , che era più rassegnata, scuoteva la testa e spesso sorrideva malinconicamente.
A quel tempo avevano entrambe un boy friend. Una aveva una relazione tranquilla, stabile con un ex compagno di scuola. L'altra aveva appena conosciuto Gabriele, un fotografo freelance con l'aspetto del bel tenebroso. Questi aveva il passo claudicante , il risultato dei postumi lasciati da un incidente di moto, che invece di conferirgli un aspetto sgraziato, lo rendeva, se mai fosse stato possibile, più fascinoso e inquietante.

Lei non dava troppa importanza a quelle relazioni. Erano, per lei, come una cornice di sfondo alle emozioni che sgorgavano inarrestabili dalla sua anima. Erano, per lei, un movente per le loro conversazioni intime ed appassionate durante tutti quei lunghi pomeriggi estivi......

giovedì 13 agosto 2009

LE GIOIE DELLA VITA

Vabbè, vabbè… le ferie (si sa) portano un po’ di svaccamento .. si pensa meno e si scrive anche peggio . In questo caso: no. Ho voluto compiere un atto ponderato e culturalmente di spessore: ossia farmi scattare questa foto.

C’è un antefatto: un assiduo e vecchio lettore si è lamentato che le mie foto hanno in comune sempre la stessa posa. Quale posa sia non l’ha detto. ( non gli è bastato vedermi in camper, moto, che suono la batteria, a letto, in sala, in ufficio, in cyclette ecc.ecc.)

In ogni caso ciò che ha scritto ha un fondo di verità drammatica. Perciò ho voluto andare al nucleo del problema.

Ho compreso alfine: per chi è avvezzo a visitare siti con immagini femminili deve essere un po’ frustrante guardare il mio blog.

Avevo pensato, per emulare tali immagini (senza avere la presunzione di poter mai giungere agli stessi risultati), di farmi una piccola cultura sulle foto nel web : qui le donne vengono ritratte su grate di acciaio a testa in giù oppure rovesciate su pendii artificiali, con le braccia attaccate a rami alti e cose simili.
Non posso arrivare a tanta raffinatezza, ma lo stesso ho voluto accontentar il lettore insoddisfatto.

Ecco a te mio caro e vecchio lettore : un' immagine originale in una posa diversa dalle altre e te la cedo senza alcun pagamento di diritti di copyright.

Cosa vuoi... ognuno ha le sue piccole gioie : la mia è di darti qualche momento di autentico godimento. Una crocerossina telematica, insomma.
Non so, caro, potrebbe richiamarti alla mente " Il postino suona sempre due volte"