domenica 9 agosto 2009

IL PESCE E IL PESCATORE


Insomma , STAMATTINA, ti arriva in spiaggia un tipo super abbronzato, con i capelli scurissimi e lo stile da nuotatore. Il genere, in poche parole, che piace a me ( non l'ho ancora detto? moro, carnagione scura che sembra dire: non provengo dalla Finlandia e neppure dalle nebbie del nord dove il sole non vi bacia mai) . Arriva sottobraccio ad una nientediche. Cominciano i soliti giochini sulla spiaggia: ti rincorro - mi prendi - ti tiro la sabbia - risolini fatui e cose simili.
Odio queste cose. La scenetta della coppietta felice mi fa andare sui nervi. Tutta invidia potrebbe dire qualcuno. Un po' sì, ma anche perchè sento che non è certamente questo che fa UNA COPPIA.
Siamo sommersi di questi amori liquidi. Ci si impresta per poco e non ci si impegna su nulla. Non si investe e si dimentica ciò che si era detto. Ma questo è un altro discorso. Ora parlo di cose leggere e divertenti.
Dicevo : Mentre guardo meditabonda la coppietta, m'accorgo che lo sguardo è ricambiato insistentemente dal bel tenebroso giocherellone. Corre e nuota, ma intanto tira l'occhio nella mia direzione di osservatrice spudorata. Diciamo: di sperimentatrice. Infatti, sarà la noia della giornata in spiaggia, sarà che è un periodo che provo uggia per tutte le storie amorose, che decido di fare un piccolo esperimento.
Avviso, naturalmente, il mio accompagnatore per non incorrere a mia volta in UN incidente diplomatico: " Senti , faccio un esperimento su quel tipo" Il mio accompagnatore sbuffa, ma riprende a leggere il giornale.
Mi accomodo meglio sull'asciugamano. guardo e guardo ancora . Mi alzo e mi bagno. Mi siedo e guardo ancora.
Quando mi alzo una seconda volta e m'avvicino alla riva lui, che correndo è inciampato ai miei piedi, mi fa scivolare tra le mani un biglietto. Torno all'asciugamano col mio piccolo bottino. E' il numero di cellulare. Esperimento riuscito.
Occhio, ragazze , il mondo è pieno di pescioloni e magari li accompagniamo in spiaggia proprio noi.

sabato 8 agosto 2009

NOTO

Chiesa di Montevergine

Noto è stata interamente distrutta da un terremoto del 1693. Venne quindi ri - costruita in un luogo adiacente alla vecchia Noto nel 700. Per questo i suoi palazzi antichi sono tutti palazzi settecenteschi. La luce che sprigiona la città è originata dal colore di questi palazzi e case antiche e preziose che si diffonde nel paese : due strade parallele la attraversano , mentre una serie di vie le tagliano e le congiungono. la città è molto piccola. ha tanti bar, trattorie, negozi di souvenir. C'è questo tentativo di renderla una città di cartolina, ma, appunto, questo colore giallognolo, questo silenzio sordo e malinconico sembrano preservarla dalla rappresentazione scioccamente macchiettistica di cui si rivestono le nostre città d'arte. Oggi faceva caldissimo. Non c'era aria e tutto era immobile.
Andrò, Enzo, dove mi hai detto. All'oasi faunistica senz'altro. Non potrò andare a Scicli che è proprio fuori il mio percorso. Ora sono a Isola delle correnti. E' la punta più a sud della Sicilia. Sono in un campeggio sul mare. La sera è amabilmente ventosa. Il fruscio dell'acqua è vicinissimo. Stasera sto bene.

venerdì 7 agosto 2009

IL REGNO DELLE DUE SICILIE

La giornata era iniziata con i passerottini intorno al camper che cinquettavano gioiosi.

Io, che in questi giorni mi alzo alle sei manco dovessi andare in ufficio, m'ero subito messa all'opera per preparare la colazione dopo una doccia quasi fredda nel camper. Ho cominciato ad addobbare il tavolino all'esterno con ogni tipo di cibo : pane, marmellate, burro , biscotti probiotici e integrali misura poi caffè caldissimo e latte nella sua brocca. Era tutto così perfetto.
Persino le piccole mosche di granaio davano un tocco giustamente agreste a quella tavola imbandita. E la colazione era andata bene.
Abbiamo deciso di trasferirci in Sicilia.
Subito un piccolo incidente sulla strada ha rallentato la marcia. Un camioncino posteggiato male ci ha fatto saltare lo specchietto laterale.Poi abbiamo perso le chiavi, e la Salerno - Reggio Calabria che è quella che è, inutile lamentarsi.

Sul traghetto ho ritrovato la mia perduta serenità. Osservare la terra che si faceva sempre più vicina mi dava un senso di dominio della nave e di me stessa: ero colei che invadeva un territorio, ma nello stesso tempo questa terra separata dall'Italia invece me la rendeva più fragile e più fraterna di altre regioni . E poi il mare: questo mare gigantesco e schiumoso e profondo e scuro e che ci lega e che ci allontana. Questo mare è lo stesso mare di Genova è il mare nostrum. Cioè mio, la mia terra, in fondo, benchè lontanissima ma vicina ed accogliente mentre s'apriva all'acqua ed alle sue imbarcazioni. Penso che è per questo che gli isolani hanno quel piglio selvatico e diffidente ed il comportamento altero : sanno d'essere in una terra completamente vulnerabile all'invasione da parte di tutto ciò che arriva dal mare. L'assenza di frontiere rende frontiera la terra stessa . La fa vivere perennemente sulla difensiva. Cerca una corazza nei modi e nei costumi.

Giardini Naxos : è solo una tappa. La prima impressione: rispecchia l'Italia di oggi con la sua confusione , la sua tracotanza, la sua ostentazione, la sua falsa opulenza, i suoi rifiuti in eccedenza ma ai quali siamo ormai abituati. Quasi di contorno a locali di gran classe. Sorseggi il drink ad un metro da una montagna di sacchetti di spazzatura.
Domani via via. Non fa per me. Domani ultima tappa: Capo Passero.
Caro diario di bordo ho tanta malinconia. Sono straniera e sorella di ogni luogo ed da ogni luogo vorrei allontanarmi; credo che finirò per bruciarti in un camino come facevano le nostre nonne : peccato per i tuoi cristalli liquidi.