mercoledì 20 maggio 2009

CHISSENEFREGA


Secondo le antiche leggende tutti gli eroi, per essere considerati tali, devono superare una serie di prove difficilissime. Come eroe dell'ultimo minuto non posso esimermi dal farlo. Dunque, eccomi qui pronta stasera ad affrontarle. Riempirò sette anfore di lacrime, consumerò sette paia di stivali lungo il sentiero e così via.
Stamattina non ero così. Me ne stavo rannicchiata al mio posto di lavoro priva di energie.
Ti ho detto che qualsiasi cosa , qualsiasi cosa tu potessi dire non avrebbe come interlocutore che il mio desiderio quale ascoltatore premuroso e benevolo. Sono altro, certamente. che sciocca a dirlo! Sciocca soprattutto a pensare, poi, che questo altro possa mai intervenire e decidere per me e per ciò che mi preme che non sia la mia accorata partecipazione alla carenza, al bisogno, alla privazione!
Sono piena di difese , ho armi in pugno e corazze d'argento e borchie d'acciao potenti e scintillanti. Sono piena di dubbi, di domande, di risposte stupide, certamente, sono disertore ingiustificato di questo momento che si aspetterebbe da me più ragionevolezza.
Machissenefrega! Cammino nella strada del paese e ho la strana sensazione di ergermi maestosa oltre la città inerte ed immobile. Cammino nella strada e mi piaccio molto. Scurissima e fulgente, ho gli occhi dappertutto, la piazza mi appartiene. Sono l'eroe combattente di questo cielo infuocato di azzurro.

martedì 19 maggio 2009

LA VITA CON FORMA


Non è forse la vera essenza della nostra esistenza la capacità di intrecciare legami? Non parlo di " relazioni" in generale. Ma del senso profondo che nasce magicamente tra persone che si riconoscono come piante di una stessa radice e misteriosamente si trovano e hanno la fortuna di affrancarsi. Spesso guardo le persone intorno a me. Non sono loro, non sono loro la spinta che può muovere il mio animo. Ma capita , è capitato che d'improvviso, ci sia un linguaggio comune ed una comprensione limpida che nutre lo spirito e da forma a ciò che andiamo a compiere. Questo "dare forma " ha il senso di imprimere significato alle nostre azioni, cioè al nostro stare al mondo. Ma è difficile. Molto difficile. Io ascolto, guardo gli altri e leggo. Ma non trovo il mio linguaggio. Non sono le parole che ascolto quelle per cui riesco a trovare significatività. Eppure conosco bene la modalità di comunicazione con l'altro essere umano. Riesco a farmi comprendere ed a comprendere. Riesco a condividere quello che si dice" il linguaggio comune" fatto di elementi e termini atti a permettere l'interazione. Ma, ugualmente, non mi basta e non mi appaga. non è qui che si realizza l'esistenza. Ma nella esplicazione di quelle risorse intime ed emozionali che ci fanno partecipare con tutta la nostra essenza all'incontro. Mi dico " smetto" . Smetto di guardare e di leggere e di angustiarmi perchè non riconosco il linguaggio, il suono è straniero e algido. La parola è incomprensibile alle mie emozioni. Non irrora il sangue, non affonda nella mia carne. Mi dico " smetto" . smetto di scrivere e di attendere: dalla cenere sepolta e crepitante non guizzerà la fiamma. Il linguaggio rumoroso non nutre e non consola. ma anzi, diventerà col tempo il silenzio chiassoso che accompagnerà la quotidianità della mia vita.
Questa quotidianità di merda. Bleah

venerdì 15 maggio 2009

SARAI IL MIO GATTO

Sarai il mio gatto dal pelo liscio e nero. Aprirò la mia casa al tuo passo vellutato. Ti farò mille e ancora mille carezze sul dorso docile e tu inarcherai la schiena col tuo modo segreto e sornione permettendo il passaggio della mia mano bianca sul tuo corpo flessuoso. Oh, sarai il mio gatto! Un gatto dal miagolio leggero e dal respiro della gola ansimante e del battito impaziente! Sarai il mio gatto! strusciante ancora ed ancora... e sinuoso tra le mie gambe nude a chiedere l'abbraccio ed il bacio con gli occhi incantati e lo sguardo neghittoso. Ti avvicinerai a me con le zampette morbide ed innocenti , io le avvolgerò tra le braccia e le mani e le labbra calde . Al mio ritorno dal lavoro ti stringerò tutti i giorni ed ancora... ancora ti accuccerai in ogni angolo della mia casa per te senza segreti. Rotolerai morbido e giocoso sul mio corpo risparmiandomi i graffi dei tuoi artigli nascosti tra le pieghe della carne felina. Micio adorato , il mio micio scuro e curioso ,ti insinuerai tra il tavolo di cristallo e i bicchieri della sala come piccolo predatore e padrone. Oh il mio gatto felice ! il mio gatto ! Nel balcone d'estate cercherai l'aria leggera della notte ed annuserai fiducioso i profumi della città calda. Tu, mio gatto amato! Sarai tra le mie braccia in tutte le giornate di sole e pioggia e sentirò il tuo " ronf ronf" nel petto mentre i tuoi occhi selvaggi si chiuderanno al sonno della notte senza paura.

giovedì 14 maggio 2009

IL DESIDERIO E L'ODIO

Sono il mio corpo: non mi illudo. Non ho che questo che rivela il piacere e la sofferenza. Posso non parlare, ma il mio corpo segnala il desiderio e l'odio come fosse un urlo nel silenzio. Questi si scioglie quale liquido segreto e impetuoso. Trema, il corpo, al segnale profondo del pensiero taciuto e non rivelato. Le mani lo attraversano nella carezza e le labbra bagnano di respiri caldi la pelle. Il corpo decide, autorevole e senza chiedere ma in ascolto del richiamo dell'anima. Eppure cosa diceva mai la mia anima quando non guardava che alla propria autoaffermazione? Quando cercava una verifica del proprio valore e nella voglia e nella sessualità e nel potere?
Siamo il corpo noi, lo forgiamo, lo alleviamo ipocritamente come bruchi noiosi e convenzionali senza riconoscerlo e liberarlo, come fossimo ectoplasmi preziosi e inattaccabili. Invece! Eccoci: Animali di sudori e sangue e liquidi spermatici trattenuti dalle determinazioni sociali, culturali e linguistiche. Pieni di borie e di paure. Arriviamo alla morte col vestito cucito addosso, ed il desiderio rimane inascoltato perchè ingombrante, eccedente, indignitoso, disordinato. Ma meglio così, meglio così. Mi dico. Altrimenti il cuore si spezza, la pelle si strappa dolorosamente. Non voglio. Non voglio dar ragione alla mente che libera le nevrosi sopite e le chiama desiderio. non è peggio allora?E cedere alla pazzia come fosse una buona novella, come fosse una nuova formula che rivelasse la pace e la beatitudine del corpo e dello spirito? Quale errore ! quale errore! non è così ! Non è così!
E poi quando fosse anche? Perchè Lasciarsi sedurre dall'incanto della visione di questa luce di fuoco, perchè lasciarsi trascinare da questa corrente che fluisce impazzita e senza meta?
In poco tempo tutto sarebbe altra cosa. Perchè il desiderio deve rimanere insoddisfatto e la voglia non può essere levata se non a costo di perderla.
Cosa rimane dunque del movimento del proprio desiderio che si esprime, del sangue ardente? Ha breve vita l'affanno della carne ; rimarrebbe tra le mani una storia consumata e direzionata all'ordine ed all'istituzione che invece ha fama d'essere inalterabile. Ma quale fine ingloriosa!


Non commentate, vi prego.