giovedì 26 febbraio 2009

NON VOGLIO TOCCARTI

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Non ti tocco. Non posso toccarti. Non voglio toccarti. non voglio vivere il respiro della tua giornata, non voglio esserci, non voglio mostrarti la smorfia della noia nelle ore malinconiche. Non voglio toccarti, vedere il cammino e il peso ordinario del bere e del mangiare. Non posso guardarti, non posso guardarti. Non ti voglio al mio fianco. Non voglio esserci al tuo. Non voglio viverti se non come immagine dipanata dal fondo brumoso del mio spirito. Questa immagine io l'ho ottenuta centellinando i suoni e gli odori. Non sei qui tu, ora. Tu sei straniero assente e per questo acceso di magia muta.
Voglio vivere l'assenza ogni istante come un progetto criminoso e potente. Come un amplesso vertiginoso. Voglio sentire il desiderio premere la carne. Pretendere la voce.
Ricordi? Nel letto ti dissi di compiacere l'attesa.

Abito la separazione come ninfa che nutre e rigenera. Non possiederò un attimo del tuo tempo del vivere solito. Non mi avvicinerò a te se non per istanti disimparati. Confusi.
Non ti abbandonerò, dunque, perchè slegato da me; separato. Non mi lascerai, quindi, perchè non ti ho preso.
Condenso l'emozione nel gesto e nelle frasi di un solo istante. I toni importanti, i fruscii dei movimenti sordi e urgenti. Il tempo di questi giorni è pieno della separazione. Il tempo è gonfio dell'immagine.
Ricordi? Non potevo restare all'idea di lasciarti. Non potevo volerti all'idea di andare.
Non voglio residui dell'esistenza che si posano sulle spalle senza invito. Non voglio confondore l'amore fragoroso , l'amore bagnato con gesti consueti e svuotati di significato. L'appartenenza al nostro comune messaggio di desiderio è un condottiero glorioso e solitario che accompagna il mio passo.
Ma Toccarti..... No. toccarti. no !
Amarti ad ogni palpito disperso nell'aria, Invece! ! Volerti.. sempre!!
Le mani tese e calde nel buio, la pelle segreta e immacolata dell'immagine fantasma tra le lenzuola.
L'aspirazione vaneggia nei brividi del mio corpo e seduce questo tempo eroico. Ti aspetto.

martedì 24 febbraio 2009

IL SOGNO

Lui era stato riconosciuto in mezzo ai colori confusi della giornata. Non da lei , non da lei, ancorata com'era alle cose del mondo e della gente. Non era stato riconosciuto da lei che non vedeva il vento oscuro dell'animo, che non sapeva ancora ritornare all'età nuova, quando gli esseri umani vagheggiavano nell'aria leggera senza alcun peccato.
Era stato riconosciuto dal suo seme profondo.
Lei,l'aveva trattenuto chiamandolo , però, con voce sospesa, come per chiedergli: " cosa sto facendo?".
L'aveva contenuto nella memoria mutevole tra i ricordi improbabili di uomini amati e consumati.
Aveva infine impresso nella mente il viso e gli occhi di lui e l'aveva riposti nel luogo che le apparteneva da sempre e che s'era sviluppato nella profondità della sua epifania.

L'aveva seguito tra le case di tufo ed i vicoli nebbiosi e grigi del quartiere deserto.

Lei attraversava la strada ed ancora una ed ancora un altra. Di passo in passo, di ciotolo in ciotolo senza mai esitare, senza mai arretrare e con l'unico scopo di raggiungere il suo braccio, toccare la sua spalla , guardare i suoi occhi e baciare la sua bocca.
E andava, avanti, avanti, senza mai chiedere : " Chi sei?" senza mai chiedere: "Perchè?" Senza mai dire: " No"
Il vento la faceva volare invece che correre , la nebbia la fasciava invece che intirizzirla.
Lei andava avanti, avanti, avanti.
Quando lo raggiunse non si fermò che per avvolgere il suo sguardo negli occhi chiari di lui, non si fermò che per baciare la sua bocca e per prenderlo per mano.

Insieme continuavano ad attraversare i vicoli densi e scuri senza dirsi mai: " Cosa stiamo facendo? "Senza chiedersi: "Perchè ?" senza pensare mai " NO".

lunedì 23 febbraio 2009

NON ASCOLTO CHE IL MIO CANTO

Non ascolto che il mio canto.
E' un suono sotterraneo di viscere e sangue irruente. Proviene da me , ma non sono io.
Fiuto gli umori profondi e potenti di ciò che mi governa e guizza dentro di me come voce immune da vincoli e da restrizioni. E' una voce viva e libera. Non chiede nulla, ma preme per uscire e vedere la luce .
La ascolto docile. Mi chiama. Mi nutre e non mi da tregua. E' intorno alle mani , alle braccia , alle gambe ed al ventre come aureola tremolante e magica.
La sento: m'appartiene. Io sono il suo corpo sensibile , lei è la carezza che ne determina i limiti ed il segno. Non rispondo che al suo richiamo. Sprigiono dai pori un vento profumato.
Mi offro al fiato denso del suo desiderio, lo inseguo e lo ricordo.
Non voglio avere parole. Non ora. Sono inutili. Mi godo il senso di ciò che trasuda dal mio spirito, sono io che trabocco, sono io che emetto richiami ardenti, sono io che trascino la sorgente oltre la valle segreta. Mi sciolgo in sostanza nuova , sono acqua freschissima ed a volte sono il fuoco crepitante e sotterraneo.
Il fuoco scintilla dentro la mia anima.
Io sono la mia anima , ora. Mi disseto solo dalla mia radice calda e fondente.
Ho ceduto il respiro leggero e la voce gaudente.
Non ho più voce se non il profondo eco dei brividi della pelle umida.
Non ho più storia. Mi sembra, a volte, che non esista altro che questo.

domenica 22 febbraio 2009

NON EBBE PIU' FREDDO

Lei era a cena. Il ristorante era un ampio salone con tavoli ovali disposti in modo lineare. s'era seduta insieme agli amici e avevano ordinato diligentemente le portate . Queste erano giunte mentre avevano cominciato a parlare. Di lavoro. Lei discorreva solitamente allegra.
Lei aveva predisposto, per la serata, il suo consueto contegno affabile e mondano.

Eppure non si trovava effettivamente in quel luogo.
Gli altri credevano di conoscerla bene. . sapevano chi rappresentava. Vestiva i suoi abiti senza difficoltà, i suoi modi cortesi riuscivano a confondere e a tacitare tutto le piccole inquietudini dei conviviali.

Ma lei sapeva con certezza esclusiva d'essere altro.

Fu in quel momento che la sua ombra si alzò dalla tavola allestita. Non fece alcun rumore, ma attraversò il salone sfiorando i tavoli e gli ospiti senza recare alcun danno. Era agile ed invisibile. Si allontanò fluttuando vorticosamente.
Fu un attimo: si trovò nella stanza. Si distese con lui nel letto . Scostò le lenzuola e si strinse al fianco ardente di lui. Si allacciò con le braccia e con le gambe al suo corpo e senza parole baciò le labbra molli e palpitanti. Raccolse tra le sue carni il calore infuocato di lui e non ebbe più freddo.
Non era passato che un minuto da quando l'aveva lasciato.
Era stata sempre racchiusa strenuamente in lui ed ancorata al senso principale del suo sentire. L'ombra non si sarebbe mai allontanata da lì. Come lo amava ! Era un 'ombra innamorata.
Gli altri non la conoscevano per niente, in fondo.