Sono passati quasi due anni dalla morte di Cesare.
La sua morte mi ha lasciata orfana.
Ma ancora di più: mi ha lasciata piena di cose che non mi interessano.
E' come se si fosse portato via ciò che c'era di utile in tutto quello che mi circonda e, quindi, mi avesse lasciato in mano, quale misteriosa beffa, solo ingombranti oggetti senza valore.
Non sto a dilungarmi. Ma in questi mesi, diciamo, il mondo mi pare troppo pieno. Inopportunamente inservibile. Troppo pieno di parole, di facce straniere.
Gli stessi sentimenti, un tempo appassionati ma giustificati e motivati ora sono diventati desueti, quindi imbarazzanti.
La mia casa mi soffoca con tutti i suoi utensili moderni, i suoi suoni metallici, la sua musica e i suoi talk show inconcludenti, gli stridolii dei bambini nei cortili e delle comari per la strada. Persino la felicità delle coppiette avvinghiate mi innervosisce, ma soprattutto le immense librerie che sovrastano le stanze della mia casa, un tempo corazze tra me ed il mondo, fonte di risposte e consolazioni , sono diventati muri che mi schiacciano.
Ho libri ovunque, Persino sopra gli armadi, in terra negli angoli tra i giornali e le riviste, libri colorati o polverosi , libri di pedagogia, retaggio di studi che mi avvincevano, libri di magia, libri di filosofia orientale, psicoterapia, psicologia, libri sui cani, di arte , di storia di politica, di cucina , libri fatti di parole di altri , convinzioni basate su situazioni ormai lontane da me.
E uscire di casa significa fuggire . A testa bassa come un ladro, evitando cose e persone che possano rallentare il mio passo, distrarre la mia disperazione, confondere la mia ossessione.
Alla fine, d'improvviso , ho pensato che qualcosa potevo fare. liberarmi della mia vita, di ciò che ho raccolto, amato, custodito.
Allontanarsi dai gesti familiari, dai soliti suoni dalla prigione delle azioni già svolte, delle passione già archiviate. Uccidere quella che ero, convinta, ragionevole, prudente . Quella che non avrebbe messo in discussione le convinzioni raggiunte. Invece accogliere la perdita, lasciare andare ciò che avevo raccolto.
solo questo mi avrebbe consolato. Morire di me per accogliere un'altra vita. se mai fosse stato possibile essere altro , avere altro, ma solo per poco perchè nulla ci appartiene perchè il tempo ci da solo la possibilità di amare ciò che a cui devi rinunciare.
Così mio marito ed io lasceremo la nostra casa , i nostri libri. La nostra città.
E' su questo che stiamo lavorando. Ossia : "sul perdere consapevolmente ciò che abbiamo raccolto"
Il cervello si deve svuotare per raccogliere altro materiale su cui lavorare.
Sembra strano: ma non è poi ciò a cui tutti siamo destinati ?
Con poca consapevolezza, però.
Ciò che importa è che Ci stiamo muovendo a mani libere.
3 commenti:
a
:-*
Che piacere sentirti.
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