martedì 29 novembre 2011

L'UNICA STRADA POSSIBILE




Robert Frost SCRIVEVA: < Davanti a due strade divergenti in un bosco, mi incamminai lungo quella meno battuta, e questo ha fatto la differenza
In questa dottrina romantica ed un poco inquietante ci trovo qualcosa di storto. Perchè credo che nessuno di noi scelga di proposito  la situazione più difficile. Nel mio caso, non si tratta di una vera e propria scelta. Bensì si tratta di prendere l'unico percorso possibile  per la mia dignità.
Infatti ho dovuto scrivere una lettera ricca di episodi dettagliati e circostanziati. Una lettera di contenuti gravi ma veritieri. Inevitabile per me scriverla.
Ora qualcuno mi invita a ritirarla. Come se fosse stato un  prodotto di un capriccio un po'infantile in una  serata uggiosa.
Devo rispondere:  " No"
E spiego perchè.
Diversi anni fa avevo dieci anni ( incredibilmente avevo dieci anni)  Durante una passeggiata, in compagnia di mia sorella e di due amiche, mi ero addentrata  in una specie di  palude.
Avevamo attraversato una boscaglia fitta ed acquitrini melmosi  che  costeggiano un fiumiciattolo privo di argini che allagava  certi tratti dei  campi ad esso affiancati.
C'erano alcuni segnali, ricordo, che  intimavano di non proseguire , ma noi eravamo ragazzini pieni di curiosità e  andammo avanti. Ci avevano raccontato che proprio da quelle  parti era morto un bimbo caduto nella palude e noi proseguivamo l'eplorazione proprio  per  trovare il posto esatto dell'incidente.
Mia sorella , maggiore di qualche anno, correva più velocemente insieme alla sua amica , l'altra bimba ed io eravamo di qualche passo indietro. Dovevamo superare un'altura di terra fangosa e arida .
Superato l'ostacolo ci apparve davanti agli occhi una vasta pianura senza alberi o alta vegetazione ma solo acque stagnanti  e limacciose. Era un paesaggio di fiaba denso di  vapori leggeri che offuscavano l'aria. Anche Dante lo cantò nel l'Inferno  :
   " Non han sì aspri sterpi né sì folti /quelle fiere selvagge che 'n odio
hanno /tra Cecina e Corneto i luoghi cólti. "

Ricordo ,ancora,  come rimasi affascinata dal luogo spettrale che mi si era presentato davanti. Mia sorella no. Mia sorella è sempre stata più , diciamo, sbrigativa nelle sue faccende. Riuscii solo a sentirla dire: " Vediamo se è vero che in queste acque si può morire" E ci ficcò dentro , senza pensarci in attimo,  la punta della scarpa. Non so come,  ne fu risucchiata  velocemente e spostando lo sguardo verso di lei che urlava,  la vidi sommersa dal fango sino alla vita mentre l'amica che le era accanto la tratteneva per un braccio. Subito corsi da lei e mi gettai sui suoi fianchi per sorreggerla e tirarla su mentre la sentivo invece scendere ancora più profondamente nella palude vischiosa e scura.
Non pensai a nulla, ma ricordo distintamente che un mio piede stava per finire in fallo. Lo ritirai, ma non allentai la presa: anzi, febbrilmente mi strinsi ancora più ai suoi fianchi per una lotta selvaggia  con la forza misteriosa dell'acqua e del fango. Sarei stata trascinata con lei, ma non ci pensai affatto.
Ecco : non avevo scelta. Non avrei potuto sopravvivere senza aver fatto quello che ho fatto. Non avevo un'altra strada da prendere. E  sì, che quella intrapresa non mi piaceva affatto.
 Ricordo ancora come fosse ieri,  tutti i minuti che passai al suo fianco a tirare ed a tendere i muscoli con tutta la forza che avevo. 
Riuscimmo a tirarla fuori.  Ed Io, subito,  piansi disperatamente per la tensione trattenuta tra le mani ed il cuore.
Era l'unica strada. E da allora così è sempre stato.  Insomma: non c'è altra strada che quella  che dobbiamo prendere. Che sia stata già battuta oppure no.

2 commenti:

Gillipixel ha detto...

Mi ha emozionato questo racconto, Anto...è vero, il cammino molto spesso s'impone da solo, lo dettano la nostra dignità e il senso di rispetto che dobbiamo a noi stessi...

Bacini non ancora battuti :-)

Diego ha detto...

ciao antonella