lunedì 28 febbraio 2011

ORDINARIA AMMINISTRAZIONE


Si odia il termine "ordinaria amministrazione”. 
Siamo in un mondo in cui si vuole sempre introdurre innovazione, in cui si chiede sempre una crescita nella produttività, in cui si vuole sempre migliorare la propria competitività.
Perché? Pensiamo a quello che capiterebbe al nostro organismo se incrementassimo sempre più i ritmi biologici, per esempio aumentassimo continuamente le pulsazioni cardiache o la crescita cellulare: nel primo caso usiamo il termine fibrillazione e nel secondo cancro. Comunque non si prospetterebbe nulla di buono né in uno né nell'altro caso. Allora, riflettiamo su quello che fa la natura: ordinaria amministrazione! La natura fa crescere i sistemi biologici
sino a una situazione ottimale, poi li stabilizza e complementa le perdite con un reintegro costante o quando appare necessario. 
Cosa facciamo noi? In questa folle ricerca di innovazione abbiamo trascurato l'ordinaria amministrazione. 
Il risultato? Devastante! abbiamo industrie in  chiusura, abbiamo perso competitività sui mercati interni ed esterni. 
Dovremmo cercare di introdurre un senso naturale della politica e della gestione dei beni e dei servizi, un atteggiamento etico.
Occorre sapere che alcuni servizi sono in perdita e sono in perdita per la struttura stessa della loro natura. E’ fisiologico.
Si chiamano servizi proprio perché rispondono alle esigenze dei cittadini, sia abbienti sia meno abbienti, non sono ditte con l’obiettivo del profitto.  Le fonti economiche per questi servizi derivano da una razionalità nella loro gestione,dalle tasse, da una oculata scelta delle  attività di innovazione da non fare. E quando diciamo “razionalità nella   gestione” intendiamo dire che non occorrono frotte di grandi capi per coordinare le attività, “tasse” significa “ognuno paga rispetto al suo guadagno” sapendo che contribuisce al mantenimento della società in cui ognuno di noi vive, infine per “una oculata scelta di attività innovative da non fare” intendiamo quelle innovazioni del tutto inutili per la vita della maggior parte delle persone e con costi eccessivi. Le zone 30 sarebbero state una bella cosa, ma non era la condizione idonea per intraprenderle.C'erano altre priorità.  Non è vero che l'innovazione porta sempre buoni risultati. Pensiamo al talidomide e ai danni da questo generati. Era innovativo, ma non accuratamente sperimentato e verificato.
Allora, chiediamo alla politica di essere innovativa solo dopo aver verificato, solo dopo aver espletato l'ordinaria amministrazione.  E' necessaria  una gestione “umana” 
della città, fondata sul decoro della persona e dell'ambiente in cui essa vive,del rispetto della norma e dell'ambiente, dell'orgoglio di essere cittadino.
Questo è ciò che dobbiamo chiedere ai politici: essere uomini dell'ordinaria amministrazione, della cura di ciò che serve alla comunità. e condividere con questa le scelte.  Per primo, però, ovviamente   dobbiamo essere noi ad aver cura del nostro ambiente. Non è possibile pretendere di arrivare con l'automobile ovunque, non è possibile pretendere di correre in tutte le strade cittadine, non è possibile credere di avere solo diritti. Ciò che buttiamo in terra lo buttiamo noi, non i sindaci! Insegniamo noi stessi una etica e una   solidarietà sociale. Nei condomini esiste la solitudine perché siamo conflittuali e ci disinteressiamo del vicino.
Non era così nel dopoguerra. Allora è stato possibile sederci e fare squadra per un grande progetto che era la stesura della costituzione.  La solidarietà e la vicinanza sociale sono la base per costruire una società e per diventare cittadini. Riflettiamo quando incontriamo una persona, ricordiamoci di condividere un ideale, quello dell'edificazione sociale. E l'innovazione? Quella non può non esserci, ma solo quando il sistema è stabile. Solo con passo costante e lento si arriva sulla vetta di un monte: chi fa i passi troppo svelti si fermerà perché non avrà più fiato. Riprendiamo fiato! 
Un esempio. La nostra città invecchia: l'innovazione si potrebbe realizzare con un piano formativo politica-scuola-università-strutture ospedaliere per formare e occupare personale specializzato alla cura degli anziani. E' un esempio e vicino a questi ce ne sarebbero molti altri, perché politica non è guerra, ma collaborazione per gestire servizi!  E l’opposizione non abbia paura delle comunicazioni che trasmette la maggioranza on line! Non si deve immaginare sempre chissà che scopi reconditi. Invece cerchi di condividere i temi e i problemi importanti  con occhio scevro da pregiudizi e paure d’essere surclassati: siamo tutti dentro la città per viverla al meglio.

sabato 26 febbraio 2011

IL DESIDERIO PIU' GRANDE


 E' così. Convinta d'essere immobile invece sono passata ad un livello inedito e misterioso.  E mentre le cose intorno hanno conservato la stessa dimensione e la stessa posizione ho, per queste, un nuovo sentimento. 
La mia carnalità, che prima rispondeva ad un richiamo  epidermico  ed incontinente ora, per levarsi , necessita di distanza e gravità. Il desiderio, come affetto da presbiopia , si costringe ad un passo indietro per riuscire a sentire il fremito, per ascoltare il bisogno farsi struggimento.
Gli occhi non afferrano più le immagini per possederle, ma le fissano delicate e inconsuete in una mente solidale e fraterna. Vedo oltre ed altro  dalle labbra socchiuse e  roventi,  mi accorgo  solo ora di un miraggio tenue e inadeguato,  di una anomalia  che mi è appartenuta nel tempo e che non ho mai ancora  colto.
Sono qui, dunque , lenta e alleggerita nel passo e nello sguardo , avvinta dalle impressioni che mi rimandano le immagini  e senza fretta, senza spasimo  le fisso nei miei click di fotografo incantato. So che col tempo risplenderanno ardenti e turbate  da un desiderio mirabile ancora da trovare.

giovedì 17 febbraio 2011

18 FEBBRAIO

Torno alla casa raramente. Quando ci torno,  mi aggiro nel giardino per riempirmi gli occhi del suo spazio incolto e muto. 
Mi sforzo di spingere il mio sguardo distante sempre più distante nell'illusione che il silenzio e l'assenza non sia  che una mia miopia, una mia distrazione momentanea. E cerco di  vederti sbucare all'improvviso proprio dietro quella  curva, nel sentiero non ancora battuto . E se la luce, dapprima pallida e straniera, d'improvviso s'accende come in passato, e si dilata con quei  lampi caldi e pieni di profumo,  allora mi pare che sia lo stesso luogo di sempre e per questo  ti vedo.
  Ti vedo sulla strada che porta alla casa, tra le panchine del viale alberato  con la tua testa bianca ed i tuoi maglioni colorati . Sei lì ed io ti vedo nitidamente. 
E ti sento persino  respirare tra i suoni degli uccelli  e del vento intorno. 
Sei ancora  con me nella nostra stagione tiepida e fiorente . I campi verdi palpitanti si avvicinano a noi  ancora, ancora.  Siamo insieme. Tu attento ai tuoi passi , io che guardo i fiori e le piante e cammino ancora ancora tra il verde accesso e caldo. Le cose intorno hanno lo stesso incanto di allora. Le immagini pacifiche e quiete mi straziano il cuore. La  tua voce non mi raggiunge. Tendo l'orecchio attenta a percepire un minimo suono, un fruscio che ti somiglia, un ricordo divenuto presente. Ma tutto tace. Persino il pensiero si  ferma: l'immagine è immobile e tu sei  nel ricordo e basta. 
Oggi è il 18 febbraio. Domani vivrò ancora.
So che continuerò a lavorare. ed anche a fare delle scelte come fossero desideri. Delle volte dimenticherò persino che tu non ci sei più da tanto. Sarà come se ti avessi lasciato nella tua casa e che io possa tornare a trovarti quando voglio. E quando voglio poter arrivare alla tua casa. Suonare il citofono. aspettando di vederti scendere per  ridere dei tuoi scherzi e dei tuoi rimproveri. 
Poi improvvisamente. In un momento qualsiasi della mia giornata, mentre starò facendo la spesa al supermercato, oppure mentre guiderò in mezzo al traffico tirando dei cristi furiosamente, allora risentirò la tua voce. Rivivrò i tuoi gesti  soliti, il tuo sguardo dolce, le tue parole , allora , ma solo in quel momento avrò la coscienza terribile e disperata che non  ti incontrerò più, mio amatissimo papà.

venerdì 11 febbraio 2011

IL SUCCESSO E' TUTTO MIO


Insomma,  i destini delle Nazioni intorno a noi subiscono trasformazioni irreversibili,  il popolo egiziano esulta di speranza e felicità, ed io con  lui.
Ma mentre tutto questo avviene  ci si chiede perchè tanta fatica, tanta disperazione prima di arrivare ad un risultato sperato ed atteso. Adesso tanti appenderanno, come si suol dire, il capello sull'evento, ma questo è inevitabile.
Succede dappertutto: sia nei grandi avvenimenti sia in quelli piccolissimi ( e qui volerò basso, avviso) . Pensate che c' è chi  è capace di attribuirsi  il merito del successo di una  serata di presentazione di un libro solo per aver stilato la pratica che permetteva la concessione della sala di utilizzo: quindi non lo scrittore, non il presentatore, non l'organizzatore della serata, non il comunicatore dell'evento,  ma il piccolo scribacchino di un semplice  atto dovuto.
Insomma : è come se, dopo uno spettacolo teatrale, fosse arrivato il bigliettaio  sul palco a fare  un  bell'inchino durante l'applauso del pubblico.  
Il grande genio. Clap. Clap.

giovedì 10 febbraio 2011

LA GATTA

Lo so, lo so, la mia mamma umana è sempre preoccupata, arriva a casa e si mette su quella scatoletta a schiacciare quegli stupidi quadretti grigi. In questi mesi l'ho vista sempre assorta in chissà che pensieri ..già ... i pensieri... chissà cosa saranno mai questi fluttuanti fantasmi che ci passano davanti allo sguardo. ma io so come fare: non presto a loro la minima attenzione: il mio tempo è qua: il mio tempo è ora. Mi scaldo al sole di questa splendida giornata  passeggiando sulla  fioriera  del mio grande balcone. L'aria è luminosa e quieta. Cosa altro possiamo desiderare dalla vita? 
Adesso la mia mamma umana mi  ha raggiunto qua e miagola strani dolci suoni  tra le labbra chiare. S'avvinghia a me con le sue lunghe mani sottili per un abbraccio che mi avvolge tutta.
Io l'assecondo volenterosa perchè so che anche lei può comprendere la vera ragione della nostra esistenza, che è quella di approfittare di ogni istante fantastico che la natura ci offre.

martedì 8 febbraio 2011

L'UOMO CHE CAMMINA SUI PEZZI DI VETRO



Mi sto addolcendo. Con l'età. 
Un tempo, quando mi imbattevo in persone incompetenti montavo dalla rabbia, lo ammetto. Cominciavo a sclerare. Stavo lì a guardarli  mentre il  fuoco   si sprigionava da tutti i pori della  pelle e alla fine gli scaricavo addosso tutto ciò che pensavo di loro. Niente di più sbagliato.
Loro si mettevano sulla difensiva e puntavano i piedi, rimanendo ancorati alle loro posizioni. Fine del dialogo. Stop.
Era più forte di me: perchè ho sempre l'idea che chi lavora deve essere competente, efficiente ed intelligente.
Esagero, lo capisco.
Non so se davvero ho smesso di avere questa idiosincrasia verso le incongruenze del mondo. Ma ho capito che posso farcela a comprenderle . E se non a comprenderle, almeno, a provarne tenerezza.
E' successo questo:
Un mio conoscente mi invita a casa sua : " ho arredato la casa con un mobilio interamente progettato e costruito da me, è fantastica: devi vederla"
Sono andata.
Appena apre la porta mi ritrovo davanti agli occhi una serie di pendagli fosforescenti  e appuntiti che pendevano oscillando dal soffitto.
Erano pezzi di metallo intagliati tanto grossolanamente da risultare acuminati e quindi pericolosi.
Lui era entusiasta: " Hai visto che bell'ornamento?"
Alzo lo sguardo ed ancora dal soffitto provenivano fili elettrici colorati che si intersecavano tra loro secondo un percorso impazzito che terminava nei pressi di uno specchio in una parete al centro della stanza.
Lo specchio era composto da tanti piccoli pezzi  assemblati tra loro tramite delle fasce metalliche inquietanti. Ma più di tutto , mi colpirono le dimensioni dei pezzi di vetro uno diverso dall'altro senza che si potesse intuire un disegno logico.
L'arredamento, quindi, fu un susseguirsi di oggetti pendenti dal soffitto di materiale vario, divani colorati ad arlecchino e cornici dorate senza alcun dipinto. 
Io ero sconvolta. Non c'era nulla che mi piacesse di ciò che stavo visitando. Mi voltai verso di lui per fargli delle domande su quel mobile o quel pendaglio, quando incrociai il suo sguardo estasiato alla vista delle sue opere. 
Allora gli accarezzai una guancia affettuosamente e gli dissi: " E' bellissimo! Sei veramente un bravo progettista"  Ero sincera.
E, in quel momento , mi pacificai con quella parte di mondo a cui piacevano quei pezzi di vetro.

lunedì 7 febbraio 2011

L' AZIENDA E' VOSTRA, SIGNORI !

Adesso immaginate di essere proprietari di una fabbrica di scarpe.
Ecco il vostro stabilimento: una capannone 80 x 100 , molti macchinari e  trecento dipendenti.
Certo, non avete  tutti i mezzi all'avanguardia, ma il fatturato va abbastanza bene.
Nel vostro reparto progettistica le cose sembrano andare per il meglio. Con i pochi strumenti a vostra disposizione il lavoro procede speditamente e molte buone idee riescono ad essere concretizzate con poca spesa.  anche perchè all'interno del settore ci sono due operai che lavorano bene: fanno tante ore e molte anche  non retribuite. Sono entusiasti del lavoro e si danno un gran da fare con ottimi risultati. Invece c'è  un reparto che ha ridotto l'orario perchè, dice il capomastro di quel miserrimo settore " non c'è  personale a sufficienza"
Cosa fareste voi?
Non so, ditemi. Cerchereste un nuovo capomastro per tentare una rinascita del reparto? Oppure sopprimereste il reparto poco produttivo? Pensateci bene, signori miei. 
Perchè in questa azienda, la vostra azienda, il vostro direttore generale, ha fatto tutta un 'altra cosa, non solo non ha sopresso il reparto poco funzionante e poco creativo, ma anzi,  ha deciso di trasferire  il lavoro, finora svolto egregiamente dai due operai entusiasti e volenterosi al settore  con il personale già ridotto e con un orario ristretto: un settore che non ha mai dimostrato capacità di iniziativa, di progettualità, di inventiva , insomma una ciofeca di reparto. E i due bravi  operai? Stanno a grattarsi le palle. Mistero della meritocrazia.  
Ma la fabbrica è vostra ,  cari cittadini, io ve l'ho detto.  Una vera furbata. eh?
Ora sono Cazzi vostri ( se poi nelle suole delle scarpe si formano i buchi)

giovedì 3 febbraio 2011

POTERE E PIPI'


E' capitato a tutti di imbattersi in quel particolare individuo che utilizza un qualsiasi suo potere  in modo arrogante e fazioso. E' una tentazione che ha origini ataviche quella di prevalere su chi è , in una particolare occasione , in posizione subalterna , per poter dire: " Ehi , qui comando io"

Non è necessario essere direttori generali o assessori o amministratori delegati: basta anche essere custodi di una scuola, fattorini di una ditta ed anche mozzo di  una nave. Insomma basta avere una funzione qualsiasi ed utilizzarla per imporre la propria volontà. Per esempio un custode di palazzo si può permettere di rivolgersi in modo arrogante e sgarbato all'indirizzo di un malcapitato visitatore per sentenziare: " Di qui non passa!" E così via.

Non è difficile fermare e inibire una persona che dipende da te anche solo per un secondo, che sia per poter  salire una scala o poter effettuare una visita medica od ancora per poter  avere un appuntamento. 
Non comprende mai, o non vuole comprendere, chi ricopre una specifica carica , che quel ruolo è soprattutto una funzione di servizio e che esiste proprio per adempiere a degli obblighi destinati a risolvere le faccende dei cittadini, dei lavoratori, del prossimo , insomma. Cioè è un ruolo che ti fa essere al servizio  delle persone non che ti fa essere a capo di queste.


Non ci sta niente da fare: è più forte di certa gente dover maltrattare colui che ha necessità di usufruire di un servizio. Allora dice, per esempio, :  " Bisogna rispettare le gerarchie, io non posso aiutarla " od ancora" Non è di mia competenza" o ancora" non posso fare niente" " si sposti" " l'ufficio è chiuso" e così via.


Queste persone, arroganti, sfrontate e villane non credano di ingannarci: dietro questi toni che vogliono simulare un indiscusso potere,invece, si cela solo un bisogno di riscatto per quella volta che mammà ha tirato loro un orecchio e ha urlato inviperita: " A letto senza cena!". Tiè!