
Lei si era fermata, mentre gli altri aspettavano fuori, per entrare in libreria.Lo faceva spesso, anzi sempre.Era curiosa di sfogliare le pagine appena pubblicate. Sentirne l’odore, immaginarne una fruizione intima e riservata.La sua attenzione si era spostata – quasi improvvisamente – su due libri, i cui racconti la stavano facendo vibrare, quasi come una vela spiegata al vento e in cerca di quell’eccitante sommovimento continuo.Li prese, li sfogliò lentamente – perché la sua lentezza era quasi magica, simile all’incedere in una stanza buia – e decise che sarebbero stati suoi.Anzi, per lui.Forse, solo per lui.
In quel momento la sua immaginazione – insieme con il desiderio di incontrarlo – faceva da sfondo a quel suo momento, solo per lei.E mentre ricordava che lui – lontano, eppur vicino – sarebbe stato rapito dalla sorpresa – lui, i libri, li considerava non oggetti, ma pieghe dell’anima – la sua mente viaggiava per fermarsi in quel labirinto del pensiero dove il palcoscenico si apre con una danza impetuosa di due corpi, intrecciati, voluttuosi, capricciosi e mai assopiti. In quel vortice di danza, lei riconosceva la sua immagine, il suo volto e la sua voce.Lui, rapito dalla bellezza del suo corpo e dalla magnificenza della sua mente – quella mente che lo aveva avvolto, quasi come se il mito di Elena si fosse svolto all’incontrario e lui – novello Paride – avesse deciso di farsi catturare dalla sua Elena, la sua incantevole Elena – era nel talamo con lei, sospirando per continuare a leggere quel racconto ma deciso a scrivere – con lei – il libro più intenso della sua vita, della sua precaria esistenza: quello della passione esacerbata, quello della vita che si fa incontro, dell’incontro che è sempre e solo mistero, enigma, sfida.
In quel momento la sua immaginazione – insieme con il desiderio di incontrarlo – faceva da sfondo a quel suo momento, solo per lei.E mentre ricordava che lui – lontano, eppur vicino – sarebbe stato rapito dalla sorpresa – lui, i libri, li considerava non oggetti, ma pieghe dell’anima – la sua mente viaggiava per fermarsi in quel labirinto del pensiero dove il palcoscenico si apre con una danza impetuosa di due corpi, intrecciati, voluttuosi, capricciosi e mai assopiti. In quel vortice di danza, lei riconosceva la sua immagine, il suo volto e la sua voce.Lui, rapito dalla bellezza del suo corpo e dalla magnificenza della sua mente – quella mente che lo aveva avvolto, quasi come se il mito di Elena si fosse svolto all’incontrario e lui – novello Paride – avesse deciso di farsi catturare dalla sua Elena, la sua incantevole Elena – era nel talamo con lei, sospirando per continuare a leggere quel racconto ma deciso a scrivere – con lei – il libro più intenso della sua vita, della sua precaria esistenza: quello della passione esacerbata, quello della vita che si fa incontro, dell’incontro che è sempre e solo mistero, enigma, sfida.
I sospiri, le parole, i baci e i corpi caldi e intrisi di odori – forti e taglienti – erano la cifra del loro stare insieme, del loro cercarsi, volersi e desiderarsi come sola possibilità di quelle loro menti così asimmetriche ma adorabilmente coincidenti nella tempesta dei loro inseparabili corpi.