martedì 31 agosto 2010

C'ERA UNA VOLTA


Lei si era fermata, mentre gli altri aspettavano fuori, per entrare in libreria.Lo faceva spesso, anzi sempre.Era curiosa di sfogliare le pagine appena pubblicate. Sentirne l’odore, immaginarne una fruizione intima e riservata.La sua attenzione si era spostata – quasi improvvisamente – su due libri, i cui racconti la stavano facendo vibrare, quasi come una vela spiegata al vento e in cerca di quell’eccitante sommovimento continuo.Li prese, li sfogliò lentamente – perché la sua lentezza era quasi magica, simile all’incedere in una stanza buia – e decise che sarebbero stati suoi.Anzi, per lui.Forse, solo per lui.
In quel momento la sua immaginazione – insieme con il desiderio di incontrarlo – faceva da sfondo a quel suo momento, solo per lei.E mentre ricordava che lui – lontano, eppur vicino – sarebbe stato rapito dalla sorpresa – lui, i libri, li considerava non oggetti, ma pieghe dell’anima – la sua mente viaggiava per fermarsi in quel labirinto del pensiero dove il palcoscenico si apre con una danza impetuosa di due corpi, intrecciati, voluttuosi, capricciosi e mai assopiti. In quel vortice di danza, lei riconosceva la sua immagine, il suo volto e la sua voce.Lui, rapito dalla bellezza del suo corpo e dalla magnificenza della sua mente – quella mente che lo aveva avvolto, quasi come se il mito di Elena si fosse svolto all’incontrario e lui – novello Paride – avesse deciso di farsi catturare dalla sua Elena, la sua incantevole Elena – era nel talamo con lei, sospirando per continuare a leggere quel racconto ma deciso a scrivere – con lei – il libro più intenso della sua vita, della sua precaria esistenza: quello della passione esacerbata, quello della vita che si fa incontro, dell’incontro che è sempre e solo mistero, enigma, sfida.

I sospiri, le parole, i baci e i corpi caldi e intrisi di odori – forti e taglienti – erano la cifra del loro stare insieme, del loro cercarsi, volersi e desiderarsi come sola possibilità di quelle loro menti così asimmetriche ma adorabilmente coincidenti nella tempesta dei loro inseparabili corpi.

lunedì 30 agosto 2010

TERME DI SATURNIA







L'acqua di Saturnia è un 'acqua che sgorga dalle viscere della terra, ossia dal basso. E questo fa di lei una fonte quasi misteriosa. Notizie tecniche: è un'acqua solforosa già attiva ai tempi dei romani tanto che l'imperatore ed i suoi centurioni, generali e simili erano soliti ritemprarsi dalle fatiche delle battaglie proprio a Saturnia. Queste acque curano molte patologie della pelle, hanno potere cicatrizzante, purificante, credo personalmente che siano utili per i fastidi femminili ( infiammazioni, candidosi e cose simili)
Ma quello che mi porta tutte le estati in questa zona è soprattutto il bisogno di stare tra queste colline. ( sorvolo sui prezzi delle terme: ladrocinio puro)

Amo la vastità di queste colline che si estendono ampie, profonde , slanciate verso il cielo ma nello stesso tempo morbide e amichevoli. Amo queste colline silenziose eppure echeggianti di suoni sommersi , di gorgoglii di acque e di piccoli insetti gentili. Amo i loro colori opachi, e pastosi , questo dilatarsi a perdita d'occhio in un susseguirsi di terre solitarie e mute per allontanarsi un passo ancora, sempre di più dal mio sguardo, per perdersi in un luogo che non conoscerò mai.
Sono nata in queste colline. Se li ritrovo, germogliano da me, con i suoni e il senso dei miei anni lontani, dimenticati, ma potenti ancora pressanti nel mio animo. Per questo vengo qua. In Toscana.
P.S.: nessuno ha voluto fotografarmi poichè tutti troppo intenti a stare in acqua. La fotografa sono io.

venerdì 27 agosto 2010

LA CHIAVE


S’era messa a guardare le cose che la circondavano.
Si ricordava il tempo e l’impegno che aveva adoperato per realizzare tutto ciò che aveva. Ma era un ricordo accademico, da scolaretta zelante, non avvertiva più il senso e l’emozione. Ciò che vedeva non le piaceva affatto. S’accorse che il suo bisogno era diretto all'atto di comporre più che all'oggetto finito. Il giocattolo strutturato non le interessava. Viveva nell’energia del desiderio di costruire e manipolare l’istante, viveva succhiando profondamente la linfa dell’essenza che dipanava da lei , ma poi non si attardava a verificare l'effetto.

Mentre pensava questo, con il desiderio di aprire la porta e dirigersi altrove, le pareva all’improvviso che questa sua inclinazione non fosse giovevole. Sarebbe quindi stata in continuo pellegrinaggio con l’ansia d’avere non volendo ottenere davvero, non potendo avere mai soddisfacimento e senza fermarsi ad una vita sicura e costruttiva?

Lei lo sapeva. che la sua esistenza era protesa all’atto dell’eccitazione profonda della propria anima e solo attraverso l’impazienza del possesso avrebbe potuto elevare la sua canzone e essere presente alla sua vita confusa e libertaria. Per questo aspettava quell''incontro che era sempre un principiare il gioco e l'emozione. Un ricostruire daccapo come se nulla fosse stato raggiunto negli incontri precedenti. Per questo lei amava quei momenti. Per questo lei amava lui in modo viscerale. Così decise di non pensare più a niente. Subito non si mosse ma rimase seduta silenziosa e indifferente. Poi si alzò, si infilò il giaccone lentamente, afferrò le chiavi dell'auto sul mobile dell’ingresso. Quante volte lo aveva fatto? Quante volte era scappata? Scappare. Scappare. Allontanarsi senza poter spiegare, senza sapere dove andare di preciso.
Lei aprì la porta con l’animo ribelle e clandestino che le era consueto. Lei scese le scale senza far rumore. Lei andò via. Ma sapeva che lo avrebbe fatto anche dal luogo che l'attendeva.

mercoledì 25 agosto 2010

CHE BOCCA GRANDE CHE HAI!!! GRRR.. E' PER MANGIARTI MEGLIO



Pare un'ovvietà: in noi abita uno spirito potenzialmente crudele e vendicativo. In che modo possiamo tenerlo a bada?
Io dico: " Guardandolo in faccia"

Non solo. Ho grandi braccia, grandi mani per afferrarlo e trattenerlo all'ultimo istante, quando il sangue si fa velenoso e lo sento salire alla gola denso e amaro che mi scuote e mi trascina con una forza diabolica.

E' un attimo. Per questo non bisogna perderlo di vista e chiamarlo e riconoscerlo e accoglierlo nel ventre come palpito della tua carne e del tuo respiro. E' tuo. Sei tu, non respingerlo, ma abitalo, raccogli i suoi stracci abbandonati lungo il percorso: ti appartengono. Non distrarti, non rassegnarti a perdere la tua anima. Sei tu la più forte. C'è un impulso alla vita che ti sostiene e ti sorregge nell'incontro con il tuo demone. Non abbassare la guardia. Ascoltalo, ma non voltargli le spalle. Al tuo demone basta un impercettibile movimento e può averla vinta su di te, sulla tua potenza , sulla tua passione profonda, sulla tua speranza. Solo la consapevolezza della tua crudeltà ti può impedire di precipitare nell'abisso seducente e distruttivo della tua anima.

Il camper è pronto. Parto. Vado a Saturnia. La leggenda racconta che il Dio Saturno lavorava all'interno delle viscere della terra e causava la fuoriuscita di un'acqua bollente e preziosa. Chi ha la possibilità di nuotare sotto l'acqua dove si trova la sorgente avrà la dolcissima sensazione d'essere accolto da milioni di piccole bollicine che ribollono nel fondo. Un sensuale pizzicorino avvolgerà la pelle durante la nuotata. Bellissimo e rilassante.

martedì 24 agosto 2010

QUANDO IL SOGNO DIVENTA UNO SPAM


Mi sono fatta una cultura molto approfondita su chi utilizza internet e/o apre dei blog. C'è, in tutti coloro che chattano e/o scrivono UN BLOG, una tendenza a lavorare sul " vero" per sostituirlo con il " virtuale" : si simulaNO delle cose che non si possono fare tanto da de - realizzare ciò che c'è intorno a noi che diventa alla fine ciò che vedi nel monitor.
Per questo ho fatto un piccolo esperimento: ho scritto a nome di un'altra persona
E' una storia lunga. Qui parlo anche di un uomo di una certa età che ha necessità di adulazioni continue ( probabilmente , non riuscendo a trovarle vis à vis se le cerca ostinatamente attraverso una de - socializzazione con le sue commentatrici ) . Ho scritto proprio de - socializzazione poichè non è un vero momento di interazione ma è un tentativo di socializzazione basato su elementi deboli, traballanti inespressivi contatti tanto confusi e indefiniti da essere tra loro intercambiabili: ossia Puppina sarà uguale a POPPETTA, se si esprimerà con gli stessi termini grammaticali, con gli stessi punti esclamativi e così via.
Insomma, per farla breve: sono diventata un altra persona e , tenetevi forte, sono stata credibile, in questa mia nuova immagine poichè in fondo non era la mia e non era nemmeno della di lei figura, ma semplicemente di un fenomeno di idealizzazione dei propri impulsi anche perversi ed anche un po' narcisisti/ consolatori. ( insomma, il cicciobello c'è cascato e, badate bene, non ho carpito pw o cose simili dato che era una non registrata anche "essa")
Voi direte: "ma perchè l'hai fatto?" Perchè volevo sperimentare la mia teoria su queste avvilenti necessità della nostra epoca e sui questi vecchi ultracinquantenni che approfittano della propria esperienza in letteratura italiana per compiacersi di percezioni virtuali, di lusinghe telematiche, di relazioni vezzose e fumose non reali quindi, incapaci di vero confronto, cioè tutto quello che può far distinguere una donna da un'altra , una persona da un'altra, un contenuto da un altro. Questo modo di porsi diventa talmente una consuetudine da rendere tutto irriconoscibile o peggio ancora tutto riconducibile ad una dolce promessa di remissione di peccato. Nessuna specificità, nessuna identificazione, quindi nessuna corrispondenza. (suggerisco per il futuro ad ogni commento un segno di riconoscimento tipo un baffetto o un puntino puntino se no in quale altro modo potrebbe essere riconosciuta? insomma.. .. )
E poi c'è un 'altra ragione che spiega perchè l'ho fatto: perchè mi sono tanto divertita. E questa è purtroppo una delle perversioni di cui sopra che mi appartiene totalmente.
Perciò, chi più di me, in fondo, può essere tentata di indulgere a cotanto fallo? ( inteso come trasgressione, colpa e similari, cosa credevate... )
P.S. : chi legge questo post proveniente dal povero Piero è pregato di leggere il post seguente. così capisce meglio la sua ossessione ultima ( questa qui di attaccarmi da un mese circa) ed anche QUI
Ed anche QUI: lui ama tantissimo scrivere di me e fare il link ai miei testi; cerco di incoraggiare questa sua pulsione 

venerdì 20 agosto 2010

LA ROSA CHE NON COLSI

Non parlatemi d'amore: è un argomento che, come lo tratti, risulta subito noiosissimo. Si parla di fusione di anime, di felicità condivisa. Non mi convince affatto. L'amore non getta luce sugli inquieti dubbi della vita. l'amore non risveglia l'anima. Casomai confonde la realtà oggettiva. Eppure l'essere umano ha necessità di incontri, di relazioni, di affetto, di pacche sulle spalle.
Allora decide di far coppia. Le coppie hanno un non so che di imbarazzante: non sai mai se ti rivolgi ad un animale a due teste o ad un animale a due corpi ed una testa sola.
Ma rassegnamoci, per quanto staremo in coppia , dobbiamo affrontare come viandanti solitari il cammino della nostra esistenza e impegnarci a comprenderne il senso. Dobbiamo sforzarci di dilatarci, di perfezionarci. Di raffinare il nostro intuito, le nostre percezioni. L'intensità dell'amore,o di ciò che ne fa le veci, dipende dal grado della nostra maturità, dall'equilibrio della nostra vita emotiva e cose simili.
Il partner ideale è colui con cui si confronta il proprio mondo senza spasimi, senza sovrastrutture a difesa. In questa strada meravigliosa cerchiamo persone con cui solidarizzare e poterci avvicinare e bon. Cosa dite?!! L'attività sessuale?! E' un altro manuale.

giovedì 19 agosto 2010

SE LA MEMORIA NON MI INGANNA


E' così: ciò che ti è intorno e tu stessa non siete che una elaborazione della memoria. Sei tu perchè ti ricordi d'esserci stata, come una foglia ed il vento. Sei un tuo ricordo per questo hai il senso d'essere. Ieri , sì, ieri t'eri svegliata con l'idea di te che era ricordo di vissuti e basta.
Sono io perchè mi ricordo . Sono io perchè ho visto, ho conosciuto, ho ordinato i piccoli pezzetti di azioni composte in un unico grande senso : il mio.

Ma quanto di questa memoria può essere condivisa con gli altri abitanti del pianeta? Quanto è REALMENTE esistente quanto invece una mia tessitura personale di visioni, di esperienze , di sensazioni soggettive, faziose, quindi, fantasiose. dunque?

Ti sposti ma la catena s'allunga e ti segue, anzi, ti pedina .Delle volte si fa pesante, si fa tesa, rigida, corta. Ricordi, ricordi, invenzioni, illusioni, favole.

Ho amato? Mi dico: " NO. "

Il tempo IN CUI HO AMATO NON C'è. Non è quello. Io non gli appartengo anche se oggi mi definisce, come padrone intollerante.

Amerò? Mi dico: " NO".

Anche quel tempo non c'è per questo diventa simile a quello che c'è stato : ossia un'illusione. E'una forma senza sostanza quindi una ricostruzione senza un senso, un'identità inventata e mistificatoria.

Io ricordo. E se sono, o meglio, e se mi sovrappongo al mio ricordo confuso, bugiardo, doppio, confutabile allora significa che io sono un'apparente esistenza , una proiezione di ciò che presto non sarà nulla per non essere stato qualcosa di identificabile ossia un'allucinazione.

Ma anche voi. Non crediate.

mercoledì 18 agosto 2010

FRANCESCO COSSIGA : L' UOMO CHE FU CHIAMATO CON LA KAPPA


Articolo di Engenio Scalfari:
Se si eccettuano Ciampi e Andreotti, non ci sono stati altri in Italia che abbiano avuto un "cursus honorum" così altisonante come quello di Francesco Cossiga: fu sottosegretario alla Difesa con delega sui Servizi, ministro dell'Interno, presidente del Consiglio, presidente del Senato, presidente della Repubblica.Durante questo lungo percorso militò nella Dc e in particolare nella sinistra di quel partito. Ci furono varie sinistre democristiane: quella di Gronchi, quella di Fanfani, quella di Moro, di Tambroni, di Marcora, di De Mita, ed ebbero diversi destini e diversa dignità. Cossiga militò in una sinistra che aveva lui soltanto come aderente. Una sinistra estremamente mobile e capricciosa, capace di spostarsi su tutto il ventaglio della politica italiana ma con alcuni punti di riferimento fermissimi: i servizi di sicurezza, l'arma dei Carabinieri, l'arma della Marina, gli Stati Uniti d'America e la Corona britannica. Per quest'ultima nutriva una sorta di culto. Anche la massoneria, ma non per adesione ma perché segreta, almeno di nome e di tradizione.Tutto ciò che era segreto lo affascinava, comprese le tecnologie che maneggiava con grande abilità. Fu un solitario con pochissimi amici. Fu un sardo integrale. E fu un depresso per tutta la vita.E' impossibile ricordare e capire Cossiga se non si ha presente la sua depressione. Io l'ho conosciuto bene, gli sono stato amico, e lui a me, per molti anni; direi dal '78 al '90. Poi l'amicizia finì quando lui cominciò a picconare dal Quirinale la Costituzione che aveva giurato di difendere. Da allora i nostri rapporti diventarono burrascosi e mai più amichevoli come un tempo. Va anche detto che la capricciosità depressiva del suo carattere aveva raggiunto un'intensità che rendeva precario e rischioso ogni rapporto. Ma sulla natura del suo male, sulla sua origine e il suo decorso non ho mai saputo se non quello che se ne diceva: che era imbottito di farmaci e non sempre con successo sulle sue condizioni generali di salute.Come tutti i ciclotimici alternava fasi di cupa tristezza e atonia a fasi euforiche e attivissime. Di solito la tristezza solitaria coincideva con sconfitte politiche. Ne ebbe una particolarmente grave dopo l'uccisione di Moro; un'altra di analoga gravità quando fu minacciato di "impeachment" dal Pci guidato da Berlinguer del quale era un lontano cugino acquisito. Infine una terza al termine del settennato presidenziale che, con continue oscillazioni, non l'ha più abbandonato ed è stata probabilmente la causa della sua fine.

Un uomo di grande intelligenza appoggiata tuttavia ad una piattaforma psichica del tutto instabile, come ha potuto percorrere una carriera politica di quel livello? Come ha potuto essere scelto quattro volte per incarichi di massimo livello politico e istituzionale non avendo alle sue spalle una corrente che lo sostenesse in una Dc che sulle correnti ci viveva?Queste domande sono rimaste finora senza risposte. Ne azzardo una: la Dc in alcuni momenti della sua storia ebbe bisogno di delegare responsabilità importanti a uomini sciolti dalla struttura correntizia del partito. Quella delega attutiva lo scontro interno o addirittura lo congelava per un periodo che servisse a far riprendere fiato a tutti. Sceglievano uomini "en reserve" che di tanto in tanto entravano in scena per poi uscirne in attesa della prossima occasione.Così accadde con Leone, presidente di governi balneari, presidente della Camera e poi al Quirinale. Così si spiega anche la collezione di incarichi di Andreotti, il quale nel partito fu sempre molto debole. Andreotti tuttavia fu un tessitore di contatti, di scambi di favori, di un sistema di potere che ebbe i suoi punti di forza nelle minoranze di tutti i partiti. La sua tecnica è stata quella di sparigliare il gioco; di questo fu maestro e su questo entrò a far parte del Gotha politico.Anche Cossiga sparigliava, ma non per calcolo consapevole bensì per malattia. Da questo punto di vista è stato un personaggio pirandelliano e il dramma Enrico IV sembra scritto su misura anche se lui all'epoca di Pirandello non era ancora nato.Naturalmente nelle fasi euforiche del suo male l'istinto del Narciso prendeva il sopravvento su ogni altra considerazione. I due ultimi anni del suo settennato al Quirinale furono dominati dal narcisismo. I giornali davano quasi quotidianamente la prima pagina alle sue sortite, ai suoi discorsi, ai sassolini che si toglieva dalle scarpe, ai colpi di piccone che assestava all'ordinamento costituzionale. Oggi riposa in pace. Ha ricoperto tanti ruoli e tutti di grande importanza ma la sua vita è stata profondamente infelice ed è passata come una meteora nella politica italiana. ( Eugenio Scalfari)

Nando Dalla Chiesa:

" Di segreti autentici ne ha conservati tanti, mentre i falsi segreti li ha alimentati nelle interviste"

lunedì 16 agosto 2010

giovedì 5 agosto 2010

METEO



Insomma: all'improvviso tutto si oscurò. dalla foto non sembra, poichè, non essendo particolarmente audace , ho scattato la foto rimanendo nella zona di sicurezza costituita dal mio camper. Dicevo, appunto, che all'improvviso tutto si oscurò: gli alberi cominciarono ad oscillare sotto le sferzate del vento, il mare si gonfiò d'aria e di spuma ed il cielo si abbassò sulle nostre teste come un Dio castigatore. Non esagero. Io fiutai il pericolo imminente: ebbene, sì, lo fiutai proprio come una bestiola selvatica e dissi: "Dobbiamo andare via subito. "

Ma molti rimanevano in spiaggia e non sembravano affatto scomporsi per il grigiore del cielo e il furore del vento.

Non sentii ragione: cominciai a far su le cose in modo spasmodico: a minuti ci sarebbe stato l'inferno ( o qualcosa che potrebbe rimandare la mente a quel luogo ).

Infatti successe tutto velocemente. Il vento, l'acqua , la grandine si abbatteva sulla terra secca furiosamente. All'uomo ( inteso come essere umano ) cosa restava da fare se non subire l'ondata meravigliosa e violenta della natura ? A parte scrivere sul blog...

mercoledì 4 agosto 2010

TRA TERRA E CIELO


Mi sto sviluppando come un microrganismo pulsante. ero una e mi sto moltiplicando. Mi dilato e mi centuplico come un virus misterioso. Mille pezzettini di me si addentrano in sentieri tortuosi, in vicoli strettissimi ed altri invece si allungano su ampie distese interminabili. Sono qui, ma non solo. Non posso permettermi di finirmi, di limitarmi. non posso ubbidire al costume ordinario che dice: " Non qui " Non adesso" " non così distante" " non così audacemente"
Invece mi spingo, mi allargo, mi trasfiguro ora in quella corteccia dura ed elastica, ora in quell'arbusto di rosmarino profumato di pioggia. Piove, infatti. Ed io sono goccia nell'acqua leggera di questa estate miracolosa.

IL NON TEMPO E IL MARE SEMPRE PIU' BLU

Hai il passo leggero di un animale selvatico. Tutto il giorno lo sfrigolio del mare nella battigia è il suono che ti accompagna nel tuo spazio luccicoso.
Hai tutto il giorno mani e piedi nella terra e nell'acqua come fosse una nuova consuetudine. Ti pare che sarà sempre così, un incontrarsi tra indigeni fatti di pelle e profumi salati con la luce nello sguardo acceso oltre l'azzurro in fondo, ancora più in fondo per un nuovo orizzonte di sassi e terre lontane. Potresti stare per sempre tra questi volti salmastri e caldi come fosse l' epilogo naturale della tua esistenza.
Non hai più i tuoi vestiti. Non ti servono. Nessuno si meraviglia. Nessuno ti chiede cosa devi fare. Non è più il tempo delle risposte da dare. Non ci sono domande in questa nuova stagione. Galleggi leggera in una bolla calda e morbida fatta di correnti marine e leggende di gabbiani bianchi.
Ormai ti sei fatta l'idea che gli altri siano stati in costume da sempre con le infradito di color pesca chiaro e tutte quelle idee creative su come cucinare le acciughe in padella.

lunedì 2 agosto 2010

FATTI PIU' IN LA'

Questo tempo , così diverso da quello in cui ero immersa qualche giorno fa, è un tempo spazioso.
Ma non inteso come spazio fisico, poichè anche quello, a parte le prime ore del giorno ( la foto ve le mostra) , è super affollato. Il tempo di cui sto parlando è il tempo psicologico. Mi tiene lontano dalla stretta soffocante di momenti snervanti che non mi permettevano di lavorare al meglio. In questi giorni di vacanza sono impegnata a riflettere sul mio tempo stretto, impellente, incalzante e improduttivo. Un tempo senza lo spazio necessario per fluire in me e arrotolarsi in me come unica sostanza imprescindibile. Mi diletto dei volti intorno e dei corpi in costume come mi trovassi in un pianeta di colori e voci nuove. Ho una teoria su questo che racconterò in seguito.