
Mentre mi avviavo lungo la via ero cosciente che stessi abbandonando la strada maestra per aprirmi un nuovo sentiero. Un sentiero che non era stato ancora tracciato. Malgrado avessi un tono ed un vestito consueto mi sembrava d'essere come rivestita di pelli d'animale selvatico. Mi sembrava d'avere un machete in mano e graffi sulle braccia. T'avevo raggiunto. E guardando tutto il tuo corpo fatto di braccia , cosce, mani grandi e sguardo limpido io già immaginavo di forgiarlo. Ne stavo distante per sentirlo nudo ancor prima che lo fosse, ancor prima che si rivelasse, ancor prima che potesse appartenermi . Già sapevo che con il tocco delle mie dita avrei attraversato la tua pelle segreta ed esclusiva, già mi appropriavo delle tue labbra bagnate . Già il mio corpo sapeva del tuo odore prezioso. Già sentivo la tua essenzialità invadere i miei sensi. Già la profondità fluida della mia carne rispondeva al richiamo.
4 commenti:
l'avevamo capito di cosa avevi bisogno...
Anonimo,
io invece ho chiaro in mente di cosa avresti bisogno tu.
Solo un maleducato vigliacco, nascosto nella sicurezza dell'anonimato virtuale, potrebbe scrivere certe cose.
Immaginare di forgiare un corpo ristora il senso di appagamento. Inaugura il nuovo modo di sentire, di appartenersi.
L'idea che ciascuno ha dentro se... pericolosa... dolorosa... per molti versi...
Un abbraccio
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