
Cavolo. Iniziando a renderli soggetti alla prima riga sento già di defraudarli del loro incanto. I moti del cuore. Già a nominarli perdono il valore. Perchè: "Se pensi una cosa la uccidi."
Ma oggi è successo un fatto significativo.. dicevo appunto dei moti del cuore .... ossia quello che chiamo " amore palpitante" che è anche molto vicino a tutte quelle sensazione di disfatta e di morte e di desiderio di uccidere o di proteggere e possedere allo stesso tempo che non ha nome. Ero abitata spesso da questi impeti profondi che non volevo identificare. Ok, c'erano. O meglio: mi avevano assalito ed io quasi me ne facevo una colpa e mi dicevo: "sono io che ho lasciato la porta aperta oppure non sono stata abbastanza forte da resister loro. da vincerli . Non sono stata convincente da allontanarli e farli fuggire spaventati e sconfitti. " Invece si imponevano e mi dominavano .
Io restavo annichilita in un angolo della stanza a subire l'onda e la violenza dell'emozione , la fatalità dell'irruenza potente , l'autonomia della spinta e del fuoco dirompente. Era colpa mia , in un certo senso. Li avevo chiamati. Ricordavo o pensavo od ancora peggio cercavo nei gesti e nelle cose fuori di me la scintilla scatenante. La miccia e la benzina.
Ripercorrevo (potendomelo impedire) delle strade dolorose, delle giornate moleste. Cercavo il mio tormento. Intanto non mi capacitavo che un suono ed una voce od ancora peggio un ricordo e persino uno scritto potessero in un secondo sopraffarmi interamente come fossi un filo di grano giovane piegato dal vento leggero della primavera. Eppure eccomi a terra. Io. Dico: io . Io che posso urlare. Sentite l'eco? Sentite l 'energia del timbro e dell'ostinazione? Dico: io. Eppure ecco lo straniero velenoso che si abbatte sulla mia sicurezza e se ne appropria con noncuranza.
Ma questa non è cosa nuova: ne ho già parlato allo spasimo. Oggi invece è successo un fatto nuovo che sa d'incredibile e questo, in qualche senso, rafforza in me la convinzione che il moto del cuore non potesse essere controllabile e non dipendesse da me.
Ero in casa tranquillamente. Troppo tranquillamente per potermene pacificare. Allora l'ho fatto. Sì, non abbiatevene a male. Ho pensato. Ho ricordato. Ho visto. E gli occhi vedevano chiaramente i colori, i suoni, il viso, i pensieri come fossero davanti a me e potessi toccarli. Li ho toccati. Mi hanno guardato sornioni e ostili in attesa del crollo imminente, in attesa della struggente desolazione. Io la conoscevo e spesso l'ho attesa quasi per abitudine.
Invece , mentre guardavo e ricordavo e le immagini m'erano visibili come la luce del sole o il suono del clacson della strada, invece non ho sentito nulla. Ero guarita forse? Oppure doveva ancora arrivare, era in ritardo, la porta era aperta, il silenzio premonitore, dunque? Ero guarita. Non m'aveva presa. Ed ho continuato un po' titubante a pensare e a sentire per essere certa di poter governare il mio animo da padrona unica. Ascoltavo: il silenzio soave regnava intorno. Ero guarita. Guardavo: il mio pigiama di flanella giallo chiaro. Il mio piumone caldo e soffice . Il silenzio imperturbabile, la mia gattina miagolosa. Faceva ronf ronf sulla mia guancia.
Ma oggi è successo un fatto significativo.. dicevo appunto dei moti del cuore .... ossia quello che chiamo " amore palpitante" che è anche molto vicino a tutte quelle sensazione di disfatta e di morte e di desiderio di uccidere o di proteggere e possedere allo stesso tempo che non ha nome. Ero abitata spesso da questi impeti profondi che non volevo identificare. Ok, c'erano. O meglio: mi avevano assalito ed io quasi me ne facevo una colpa e mi dicevo: "sono io che ho lasciato la porta aperta oppure non sono stata abbastanza forte da resister loro. da vincerli . Non sono stata convincente da allontanarli e farli fuggire spaventati e sconfitti. " Invece si imponevano e mi dominavano .
Io restavo annichilita in un angolo della stanza a subire l'onda e la violenza dell'emozione , la fatalità dell'irruenza potente , l'autonomia della spinta e del fuoco dirompente. Era colpa mia , in un certo senso. Li avevo chiamati. Ricordavo o pensavo od ancora peggio cercavo nei gesti e nelle cose fuori di me la scintilla scatenante. La miccia e la benzina.
Ripercorrevo (potendomelo impedire) delle strade dolorose, delle giornate moleste. Cercavo il mio tormento. Intanto non mi capacitavo che un suono ed una voce od ancora peggio un ricordo e persino uno scritto potessero in un secondo sopraffarmi interamente come fossi un filo di grano giovane piegato dal vento leggero della primavera. Eppure eccomi a terra. Io. Dico: io . Io che posso urlare. Sentite l'eco? Sentite l 'energia del timbro e dell'ostinazione? Dico: io. Eppure ecco lo straniero velenoso che si abbatte sulla mia sicurezza e se ne appropria con noncuranza.
Ma questa non è cosa nuova: ne ho già parlato allo spasimo. Oggi invece è successo un fatto nuovo che sa d'incredibile e questo, in qualche senso, rafforza in me la convinzione che il moto del cuore non potesse essere controllabile e non dipendesse da me.
Ero in casa tranquillamente. Troppo tranquillamente per potermene pacificare. Allora l'ho fatto. Sì, non abbiatevene a male. Ho pensato. Ho ricordato. Ho visto. E gli occhi vedevano chiaramente i colori, i suoni, il viso, i pensieri come fossero davanti a me e potessi toccarli. Li ho toccati. Mi hanno guardato sornioni e ostili in attesa del crollo imminente, in attesa della struggente desolazione. Io la conoscevo e spesso l'ho attesa quasi per abitudine.
Invece , mentre guardavo e ricordavo e le immagini m'erano visibili come la luce del sole o il suono del clacson della strada, invece non ho sentito nulla. Ero guarita forse? Oppure doveva ancora arrivare, era in ritardo, la porta era aperta, il silenzio premonitore, dunque? Ero guarita. Non m'aveva presa. Ed ho continuato un po' titubante a pensare e a sentire per essere certa di poter governare il mio animo da padrona unica. Ascoltavo: il silenzio soave regnava intorno. Ero guarita. Guardavo: il mio pigiama di flanella giallo chiaro. Il mio piumone caldo e soffice . Il silenzio imperturbabile, la mia gattina miagolosa. Faceva ronf ronf sulla mia guancia.
3 commenti:
Penso che i fantasmi abbiano bisogno anche della nostra complicità per tornare a manifestarsi.
molto intenso, pare tratto da un romanzo dell'Ottocento, i moti del cuore e dell'animo sono stati tra i temi prediletti dai grandi scrittori dell'epoca. E' anche il periodo che letterariamente preferisco. Mi aspetto quindi una grande narrazione. Buon lavoro.
@balzac: non sarai il mio professore di letteratura?
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