Non abiti lì. E' un posto che non hai mai conosciuto. A volte sento che sei nella mia casa. Anche se non ci sei mai stato. Non abiti lì. E' vero: ti ci abbiamo accompagnato ed io mi chiedevo se veramente eri tu o cosa. E' passato del tempo: qualche volta mi dimentico e penso di poterti ritrovare suonando il tuo citofono. Ma non posso illudermi che per pochi attimi.
Questo tempo dell'assenza è troppo lungo perchè possa imbrogliarmi. Ti sorprenderesti a vedermi così poco armoniosa. Ti rammaricheresti per le mie sregolatezze. Io piangerei.
Ricordi? Ero andata via dalla tua casa per inseguire il grande amore. Avevo preso una valigia molto piccola ed ero fuggita. Avevo 18 anni. Dopo tre mesi tu avevi aperto la porta dell'ingresso di casa ed io ero scoppiata a piangere tra le tue braccia. Avevo dietro la mia piccola valigia. In quel periodo, la storia d'amore era stata il mio dramma più grande. Ma non ricordo nulla se non il gesto di suonare alla porta e le tue braccia consolatrici. Ricordo le ore ritrovate tra le lenzuola del mio letto. Ore silenziose e rigeneratrici. Mi sono detta: "sarò così per i miei figli: grande e stabile." Ma non sono così ferma . Non sono convinta. Non mi persuade più la strada diritta e la destinazione assicurata. Quelli che dicono "sono innamorata," quelli che dicono "non sono innamorata". Io sogghigno malevola. Le strade sono a termine. Non ho le antiche speranze. Il mio porto sicuro si è frantumato alle spalle. Ho ancora la mia piccola valigia, ma non ho un posto dove portarla. Delle tue braccia non ho che il ricordo della serenità perduta, del miraggio irraggiungibile, della consolazione erosa. Non ho la forza per sostituirmi al senso di inalterabilità che trasmettevi . Sono nuda. Sconfitta. Sola.
Questo tempo dell'assenza è troppo lungo perchè possa imbrogliarmi. Ti sorprenderesti a vedermi così poco armoniosa. Ti rammaricheresti per le mie sregolatezze. Io piangerei.
Ricordi? Ero andata via dalla tua casa per inseguire il grande amore. Avevo preso una valigia molto piccola ed ero fuggita. Avevo 18 anni. Dopo tre mesi tu avevi aperto la porta dell'ingresso di casa ed io ero scoppiata a piangere tra le tue braccia. Avevo dietro la mia piccola valigia. In quel periodo, la storia d'amore era stata il mio dramma più grande. Ma non ricordo nulla se non il gesto di suonare alla porta e le tue braccia consolatrici. Ricordo le ore ritrovate tra le lenzuola del mio letto. Ore silenziose e rigeneratrici. Mi sono detta: "sarò così per i miei figli: grande e stabile." Ma non sono così ferma . Non sono convinta. Non mi persuade più la strada diritta e la destinazione assicurata. Quelli che dicono "sono innamorata," quelli che dicono "non sono innamorata". Io sogghigno malevola. Le strade sono a termine. Non ho le antiche speranze. Il mio porto sicuro si è frantumato alle spalle. Ho ancora la mia piccola valigia, ma non ho un posto dove portarla. Delle tue braccia non ho che il ricordo della serenità perduta, del miraggio irraggiungibile, della consolazione erosa. Non ho la forza per sostituirmi al senso di inalterabilità che trasmettevi . Sono nuda. Sconfitta. Sola.
3 commenti:
Credo che non ci sia bisogno di commento.Forse di un abbraccio.Ciao.Roberto.
Grazie Robi. Delle volte sei così caro che sembra che tu sia una mia proiezione
ti capisco ti capisco..e ancora piu' dura e' avere una cosa che sai che e' passeggera ,molto passegera,perchè diversamente non puo' essere.
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