venerdì 31 ottobre 2008

FESTA DI HALLOWEEN A VALENZA


Progressioni orizzontali

Ecco qua c'è un bel sistema / sempre per restare in tema/ far le scarpe al dipendente/ su cui non si ha un ascendente / quello che non ubbidisce /con la legge solo agisce/ e non segue di straforo/ quello che comandan loro / il sistema presto detto/ è una specie di verdetto/ come a scuola lo scolaro/ sei somaro oppure bravo/ e' il momento più propizio/ per dar sfogo al loro sfizio/ vendicarsi a tutto tondo/ e procedere all'affondo/ di impiegati non solerti/ ai giochetti sempre aperti/ di quel capo o quel signore/ che governa a tutte le ore / così che angelicamente/ l'impiegato più attinente/ lo trasforma come niente / in persona incompetente / ci si chiede come ha fatto / in trent'anni di misfatto/ a sorreggere un servizio/ con quel tipo di giudizio/la risposta è solo quella/ chi di notte si arrovella/ a cercar di fare in modo/ lavorare poi di sfrodo/ e così per il futuro/ dargli un avvenire scuro/ perciò lui per i suoi figli/ giunge a più miti consigli / ma non tutti poi ci stanno/ per due soldi a fare danno/ io per esempio non ci sto / e lavoro come so/ perchè chi decide il gioco/ non si getta mai nel fuoco/ tanto non è proprietario/ e sicuro è il suo salario.

Avvilire il dipendente/ con dei voti da demente/ rischia sol di peggiorare/il servizio che va a fare/ mentre invece il dirigente/ conta i soldi e non si pente/ e chi paga poverino / è soltanto il cittadino

Poesia quasi seria

Tu m'hai detto stamattina / che non è cosa carina/ raccontare a questa gente / delle cose che uno sente / se mi dici questa cosa/ non vorrei sembrar noiosa/ sei sicuro veramente / sia poi una che non mente?/ non sorprenderti per nulla/ non son mica una fanciulla/ mi diverto a raccontare/ proprio quello che mi pare/ e non è sicuro che / io lo inventi un po' per te/ a me piace recitare/ una donna un po' fatale/ storie varie un po' inventate/ qualche volta anche azzeccate/ ma non sempre sono mie/ sono un po' come badie/ scrivo e invento molte cose/ anche un poco scandalose/ ho il pallino dell'artista / subrettina di rivista / il mio sogno un poco strano / in un circo fare il nano /o la donna della strada/ cavaliere di contrada/ e non credere perciò / sempre a quel che ti dirò/ scrivo quel che più mi piace/ fallo tu se sei capace!/ poi io pubblico veloce/ alla fantasia do voce/ chiudo in fretta il terminale/ come fosse il mio giornale/ e mi vesto con ardore/ per andare col mio amore/ a un convitto assai elegante/ o ad un party un po' intrigante/ alla sera presto a letto / come fossi un angioletto/ quando il sole è ormai sparito/ io mi stringo a mio marito / le parole come vedi/ non son mai quello che credi / ho scoperto questo arcano / ed è un gioco da villano

giovedì 30 ottobre 2008

Ho paura


Eravamo in macchina e tu hai detto: " ho paura" ed io non l'ho capito perchè non ho mai paura .
O meglio non ho paura di vivere delle cose sconosciute. Per quanto male mi possano fare dopo. Così quando hai detto " Ho paura" sapevo che non avrei potuto dire nulla o fare nulla per fartela passare. Che saremmo stati separati e diversi. Non ci saremmo potuti incontrare. Tu avresti preso delle strade di cui sei assolutamente pratico. Sarebbero state strade rassicuranti. Avresti saputo esattamente cosa fare per il giorno dopo . Avrei,magari, voluto dirti che no, non c'era da avere paura ; che io personalmente sono molto affidabile anche se non lo do a vedere, che non sono e non sarei stata solo una femmina, ma altre cose. Avrei , magari, potuto dire che bisogna rischiare un poco che io patisco molto fermarmi e che nelle relazioni in generale bisogna procedere, ma questo era purtroppo un problema mio.
Eravamo in macchina e tu hai detto: " ho paura". Da allora non t'ho più visto. Da allora non ti ho mai rimpianto.


mercoledì 29 ottobre 2008

Progressioni orizzontali

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orizzontale?

1° Puntata:


Cosa sono le progressioni orizzontali? L'art. 5 del C.C.N.L. Enti locali sul nuovo ordinamento professionale degli Enti locali prevede all'interno di ciascuna categoria professionale una progressione economica che si realizza in base a dei criteri che dovrebbero essere fissati precedentemente . Le progressioni orizzontali rimangono l'unica possibilità di aumento stipendio "anche pensionabile" visti i ristretti aumenti di stipendio. Per quanto riguarda la mia qualifica professionale l'ultima progressione è avvenuta nell'anno 2001.
Quest'anno è stato redatta una graduatoria in base ai criteri di: anzianità e ( teniamoci forte) alla valutazione personale del Dirigente su ( spiego in modo generico: capacità di apprendimento , capacità di adattamento alle innovazioni ecc. . ) Le progressioni orizzontali sono da attuare in base alle risorse dell'Ente e quindi solo un numero limitato potrà poi usufruire della progressione.
Il sistema di valutazione dovrebbe trovare una sistematizzazione tecnica nel manuale di valutazione; esso deve illustrare la metodologia di valutazione, le modalità operative di funzionamento, essere di supporto al valutatore. Esso dovrà essere costruito come un vero supporto operativo al processo tecnico e alla conduzione del colloquio di valutazione.
Come dovrebbe svolgersi un processo di valutazione.
Il processo di valutazione:
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° Bisogna procedere a inizio periodo, a svolgere colloqui con i singoli valutati in cui si illustra il sistema di valutazione e con gli eventuali obiettivi da raggiungere ( competenze assegnate)
° Procedere a verifiche intermedie e in caso di comportamenti negativi comunicarli durante il periodo
° Provvedere un organo responsabile della gestione complessiva del processo. Questo dovrà verificare le valutazioni effettuate dai dirigenti ed eventualmente procedere anche a correzione e/o annullamento di valutazione palesemente errate
° I valutatori potranno quindi procedere a comunicare gli esiti delle valutazioni : le valutazioni potranno essere comunicate ai dipendenti solo dopo che l'ente ha verificato che non vi siano evidenti disparità di trattamento e approcci allo strumento dissimili tra i valutatori

Non so ancora nulla sua mia posizione in graduatoria, ma mi chiedo come ha fatto il Dirigente a redarre la mia scheda di valutazione ( mai avuto colloqui, mai parlato insieme, mai richiesto alcun chè mai assegnato competenze. ) ok vedremo .

martedì 28 ottobre 2008

IL POLITICO ARRABBIATO

All'orecchio mi e' arrivato/ che il politico è arrabbiato/ mi dispiace, ma si sa/ chi governa sempre sta / sotto i riflettori preso/ di maestà non è mai leso/ ma il responso è sempre atteso/ perchè poi si deve andare /al verdetto popolare / e la critica un po' accesa/ non è poi che una difesa/ del sovrano cittadino/che consegna il suo destino/ nelle mani di un signore/ che si deve fare onore/ Per il resto, non è il caso/ arricciare così il naso!/ Io mi limito ad una rima/ senza essere una cima /anche se si pensa che/ abbia fegato perchè/ io sberleffo senza fallo/ chi si crede in piedistallo/ ma tranquilli, non temete/ non mi sento poi un ariete/ questa rima è elementare/ e non sto tanto a pensare/ non mi voglio riscaldare/ altre cose ho a cui badare:/ all'amore ed alla vita/ fino a che non è finita/ se volessi mai far danno/ di parole avrei l'affanno / ma il mio tono è mite e bello / e non sforzo il mio cervello/ siate in pace a far commessa / fino a che dura la messa !

Questo post lo leggerai ?

Ho nuotato per diverse miglia. L'acqua inizialmente era calmissima. Poi ha cominciato ha incresparsi sempre più impetuosamente. Sono una buona nuotatrice, ma la distesa d'acqua era vasta ed imperscrutabile. Ho nuotato al buio. Spesso rimanevo senza fiato. Mi lasciavo trasportare un poco senza oppormi alle onde. Non ci crederai: avevo una spiaggia su cui rifugiarmi. Non mi chiedevo se fosse abitata, se avesse frutti a sufficienza per sfamarmi. Io mi adagiavo sulla sabbia calda e riposavo tranquilla. E questo, amico carissimo, è un omaggio a te. Che eri un ragazzone con tanta barba nera. Che eri l'amore della mia adolescenza e poi l'amico più caro, il fratello di sangue e poi uno "zio" noioso ( ciao zio !) ed ancora un paziente ascoltatore di storie lacrimose e senza costrutto. Questo è un omaggio a te, amico carissimo: riparo dalle mie tempeste di sassi e sabbia,consolazione delle mie sconfitte continue, senza giudizio e senza prudenza nel darmi la protezione di cui solo tu conosci il bisogno vero. Questo è un omaggio a te amico per sempre ; perchè un amico non può che essere per sempre se non lo fosse, non lo è stato mai. Un omaggio a te che sei indiscutibilmente la persona con cui posso essere stupida senza farmene carico.
Questo post lo leggerai almeno? ( sono troppo lunghi : guardo solo le figure)

lunedì 27 ottobre 2008

Preparavo il rito

Avevo acceso le candele rosa. L'acqua scrosciava rumorosa e caldissima. Io preparavo il rito del silenzio e della luce delle fiamme tutto intorno. Versavo nella vasca i sali e l'avena in polvere con cura maniacale. Allora avevo chiuso la porta ed iniziato la svestizione; la tuta felpata, i calzettoni , la canottiera nera e le mutande. Spegnevo la luce dello specchio e rimanevo oscurata e allo stesso tempo risplendente di quel bagliore caldo e assolato delle candele.

Immergendomi completamente in quell'acqua bruciante ed intima ritrovavo il vigore del mio corpo tornato alla luce e alla vita sensibile. Era un gioco tra me e il liquido opaco e profumato. Io mi avvolgevo di lui e lui scaldava la pelle e risanava la speranza. Ero bellissima. La struttura tonica e feroce dei fianchi mi dava una potenza esclusiva. Non ero io quella che poteva rimpiangere, perdere, morire. Non ero io avvilita, contrastata. rifiutata. Ma forse ero io in un altra veste. Non quella della carne luminosa e rossa di fuoco e del buio intorno. Non quella che pulsava tenace nelle membra violente e floride. Una sconosciuta, che non mi apparteneva ora, nel movimento del dorso nell'acqua e nel calore sensuale del sangue vibrante.
Allora decisi che potevo farcela.

venerdì 24 ottobre 2008

Tu non abiti lì.

Non abiti lì. E' un posto che non hai mai conosciuto. A volte sento che sei nella mia casa. Anche se non ci sei mai stato. Non abiti lì. E' vero: ti ci abbiamo accompagnato ed io mi chiedevo se veramente eri tu o cosa. E' passato del tempo: qualche volta mi dimentico e penso di poterti ritrovare suonando il tuo citofono. Ma non posso illudermi che per pochi attimi.
Questo tempo dell'assenza è troppo lungo perchè possa imbrogliarmi. Ti sorprenderesti a vedermi così poco armoniosa. Ti rammaricheresti per le mie sregolatezze. Io piangerei.
Ricordi? Ero andata via dalla tua casa per inseguire il grande amore. Avevo preso una valigia molto piccola ed ero fuggita. Avevo 18 anni. Dopo tre mesi tu avevi aperto la porta dell'ingresso di casa ed io ero scoppiata a piangere tra le tue braccia. Avevo dietro la mia piccola valigia. In quel periodo, la storia d'amore era stata il mio dramma più grande. Ma non ricordo nulla se non il gesto di suonare alla porta e le tue braccia consolatrici. Ricordo le ore ritrovate tra le lenzuola del mio letto. Ore silenziose e rigeneratrici. Mi sono detta: "sarò così per i miei figli: grande e stabile." Ma non sono così ferma . Non sono convinta. Non mi persuade più la strada diritta e la destinazione assicurata. Quelli che dicono "sono innamorata," quelli che dicono "non sono innamorata". Io sogghigno malevola. Le strade sono a termine. Non ho le antiche speranze. Il mio porto sicuro si è frantumato alle spalle. Ho ancora la mia piccola valigia, ma non ho un posto dove portarla. Delle tue braccia non ho che il ricordo della serenità perduta, del miraggio irraggiungibile, della consolazione erosa. Non ho la forza per sostituirmi al senso di inalterabilità che trasmettevi . Sono nuda. Sconfitta. Sola.

giovedì 23 ottobre 2008

Non voglio ingannare ancora.

(al fiume)

Non posso ingannarvi ancora. La mia visione di vita è molto limitata. Voglio una capanna di paglia e sassi. Oltre a questo so bene cosa voglio. e non altro, davvero. Starei rannicchiata ai piedi della capanna tra l'erba leggera e niente da aspettare. Spegnerei per sempre il mio computer. Non ho a cuore le ingiustizie del mondo. Spesso alzo le spalle anche quando mi raccontano di avvenimenti scorretti che avvengono accanto alla mia porta. Faccio fatica ad ascoltare le disavventure e le tristi storie dei vicini. Spesso il marito tradisce ed io penso solo che era inevitabile. oppure lei è disperata ed io mi consolo un poco. Sono piena di rabbia e di frustrazione. Non ottengo . Non ottengo. E mi pare di battere i piedi in terra come una bimba ribelle. E mi pare di dover strillare, piangere e strapparmi i capelli per poter esprimere più adeguatamente i miei desideri. Magari in questo modo essere accontentata.
Quando sentivo la sua voce mi sfiancavo. Dicevo " basta.. basta" come mi stessero infliggendo una tortura. Più penosa di questa privazione. L'ho allontanato. Avrei potuto alimentare le schermaglie puerili che si innescano quasi meccanicamente in questi casi e tirarla per le lunghe. Ma non potevo ridurmi a questo. Ora chiacchiero allegra e faccio molte battute. Pochi mi superano nelle battute e di questo ne vado fiera. Molti ridono e sollecitano le mie osservazioni. Ma non voglio ingannare ulteriormente. Ho ben altri pensieri tra la gente e nel silenzio. Non fa parte di me quello che vado conversando. Ho immagini di morte e di vendetta che mi annebbiano la vista. Ho sensazioni di oppressione e di ostinazione che attraggono la mia attenzione. Ho lo sguardo torvo e mi logoro ininterrottamente. Abbandono luoghi che non ho guardato, saluto persone che non ho ascoltato. " Voglio! voglio" ma il giocattolo non mi appartiene e sorprendentemente mi disdegna . Peraltro è elementare e rudimentale. E poi non è adeguato al mio ardore e alla mia solitudine. Oltretutto sono troppo saggia per dedicarmi alla composizione dei suoi pezzi.
Se lo avessi lo terrei nel cassetto e basta. Eppure è solo questo che voglio.

L'amore e la dignità

Ho trascorso il pomeriggio a fare spese con un' amica. Ho appuntamento con lei ogni mercoledì. Non voglio mancare. Quello che mi unisce a lei sono i giorni della mia adolescenza passati sdraiati sul suo letto a studiare ed a ridere. Questo solo ci unisce. E l'amore profondo che ho per le ragazze che eravamo. Quando la lascio salgo in macchina e accendo la mia musica. Ritrovo la mia inquietudine quasi con sollievo. Eccomi! Ancora ci sono. Sono io, Antonella. Quella disperata . Ma la riprendo volentieri. E' lei quella vera. E' lei che mi appartiene veramente. Il pomeriggio mi aveva dimenticato con tutti i pensieri/ spazzatura che mi occupano solitamente la mente. Avevamo girovagato per i negozi. Avevamo parlato di magliette carinissime e di pantaloni taglia 42. Lasciando la mia amica, e salendo nuovamente in auto ho ritrovato tutte le mie cose infilate alla rinfusa nel cruscotto. I suoni, le ansie, l'amore palpitante. Oh sì ! L'ho battezzato "amore palpitante" . Da l'idea di un fluire martellante di angoscia e disperazione, di assenza e trepidazione. Di rifiuto , di rinuncia. Di perdita. Questo mio ardente scorrere di sensazioni potenti e padroni della mia anima. Interamente. E guidando mi raccontavo com'era inutile tutto questo mio sentire, questo mio distrarmi dal presente per essere assorta nella malinconia di un sentimento chimerico . Ma poi, dopo aver passato la grande rotonda sulla statale, ho compreso d'avere torto. Tutto ciò che sentivo era degno di essere sentito. E non importava molto dove fosse mai diretto, se mai avesse potuto concretizzarsi in qualcosa di reale e progettuale. Forse non sarebbe stato qualcosa con cui lavare i piatti. Non avrei potuto vedere la grande casa in costruzione. Ma c'era. Era caldo e rigoglioso. Ed aveva una grande dignità. Era qualcosa che volava alto. Non meritava il mio disprezzo, il mio cinismo. Accellerava i battiti del corpo e del respiro, non potevo non portargli rispetto. Chi dice che l'amore sia la corsa di cuori appagati in una comune idea realizzata? L'amore è soprattutto un sussulto dell'animo che sale oltre di noi e ci solleva . Ci appartiene intimamente. Questo è per me. Non aspetto risposta. E' già in questo trepidare la mia conquista.
Dunque eccomi, dolore, prendimi: sono tua. Completamente

martedì 21 ottobre 2008

IL CORPO


Quando siamo usciti la prima volta tu hai fermato la macchina e hai cominciato frugarmi addosso come avessi perso qualcosa tra le pieghe delle mie vesti. Io ti ho lasciato fare perchè sempre mi affascina l'attrazione che il mio corpo suscita in tanti uomini. . Ma non mi appartiene. Soprattutto quando non sono sulla stessa lunghezza d'onda di chi mi vuole , ho la sensazione che sia una deferenza non espressa a me, ma a quell'immagine che mi porto dietro senza diritto. E' come se fossi accompagnata da una forestiera ostile ed altera. Anche questa storia delle foto ha la stessa origine. Se avessi ciò che desidero non mi farei fotografare in modo quasi compulsivo/ossessivo. La fisicità della mia persona mi rassicura e nello stesso tempo mi inquieta. Mi rassicura nel momento in cui le viene riconosciuto il fascino che emana e mi inquieta nel momento in cui il mio corpo sembra perdersi ed invecchiare e cedere e consumarsi. Mi illudo poi che tutto questo sia un riconoscimento del mio sè profondo quando invece non lo riguarda affatto.

Siamo usciti in seguito altre volte. Abbiamo parlato a lungo e consumato pasti frettolosi nei locali della città. Ma da allora non mi hai più toccato e me ne sono accorta soprattutto una sera quando ti ho accompagnato a casa e neppure mi hai dato il bacio di saluto. Ho capito che la mia tormentosa anima t'aveva paralizzato. e la forestiera era stata accantonata per ossequio al delirio oscuro del cuore che non permette la leggerezza e la spensieratezza dei gesti del corpo.

lunedì 20 ottobre 2008

il mio cuore è altrove

Stavo andando avanti bene. Mi ero distratta. Mi interessavo delle cose pubbliche. Fino a che m'è preso di nuovo il morso allo stomaco e non m'ha più lasciato. Ho detto: " ma come?! " andavo così bene. Avevo appena cominciato a scherzare e anche a fare discorsi serissimi e impegnativi: di politica e società . Ma come?! sono ancora dietro al pulsare del mio sangue nelle vene? Mi sono ancora perduta nel sogno? Sono ancora qui che mi divincolo dalla disperazione per le cose da avere e non ottenute? Tutte queste banalità che non mi fanno respirare?! Sono in balia di nuovo di me stessa. Sono prigioniera . E' questo: prendetevi tutto ok, tutto. Credete che mi importi qualcosa delle vostre aspirazioni neglette? Ok , svuoto il portafoglio e la borsa e gli armadi. Ok tutto, tutto. Prendetevi tutto. Non mi interessa. Volete avere ragione? ok, prendetevela. Non sto neppure a discutere. Potreste mai portarvi qualcosa alla fine della vita di questi incarichi ridondanti, di questo prestigio effimero? Ho il cuore straziato. Punto. State tirando un sospiro di sollievo vero?. Pensate: ha finito di rompere con 'ste storie che ci rovinano l'immagine. Ah ! non sono io che la rovino. E poi sì, sono discontinua . Delle volte sì delle volte no. Non potreste uccidermi neppure volendo, il mio cuore è altrove.

domenica 19 ottobre 2008

E' un delitto.

Facciamocene una ragione: sarebbe stato un membro di una comitiva di gita aziendale anche piacione. Quello che durante il viaggio nel pulmann che ti porta al ristorante, ti racconta tutto sul macellaio e di quella volta che lo avevano beccato con l'amante. Sarebbe stato uno del paese che incontri nel centro mentre lui passeggia con la figlioletta e la moglie ingrugnita al seguito. Magari avresti detto: " simpatichino..."
Chi lo conosceva non poteva non essere al corrente dei suoi limiti. Ma perchè proporlo per amministrare la città ? (per quanto si trattasse di un paese piccolo e senza grandi velleità di crescita culturale ed economica...) Non so darmi pace per questo. Ci sono dei lavori che siamo capaci a fare ed altri no. Non c'è nulla di male. Non tutti hanno una voce da tenore, ma possono fare il chirurgo plastico in modo eccellente. Non concepisco questi sfizi a spese dei cittadini, caspita. Questo è il delitto. Se non mi ripari bene la caldaia io ti odierò anche se sei capace a raccontare le barzellette, capiscimi. Non è anche controproducente per te, caro John, che in questa città ci devi vivere ? Proponiti per ciò che sai fare. Che puoi imparare a fare, ma questo incarico non era alla tua altezza.
Disprezzi così tanto e la città e l'istituzione per esserti permesso di attardarti nel gioco dell'amministratore ? Hai fatto perdere del tempo a questa città che si è fermata per permetterti di trastullarti nel ruolo così divertente di quello che comanda . Non pensare che dopo tu possa tornare ad essere il ragazzone di paese che tanto piaceva ai bars COME SE NIENTE FOSSE SUCCESSO. . Durante il gioco hai inciampato sopra il puzzle e dobbiamo ricominciare tutto daccapo. Cavolo.

sabato 18 ottobre 2008

COMUNE DI VALENZA: ELEZIONI CONSULTA GIOVANILE IRREGOLARI?

Commedia all’italiana:

SCENA 1 – Due funzionari amministrativi ( la cui esperienza era oramai collaudata da trenta anni di servizio eccellente presso la pubblica amministrazione) riscontrano gravi irregolarità procedurali riguardanti l'elezione del Presidente della Consulta giovanile. Queste irregolarità avevano compromesso in maniera determinante la legittimità del risultato finale

SCENA 2 - La sera stessa informano telefonicamente la persona eletta come Presidente comunicandole la situazione di irregolarità verificatasi e la seria probabilità di dover ripetere le votazioni. La ragazza eletta non solo non pareva ai funzionari ( vecchi di mestiere ) essere sorpresa delle irregolarità ma rifiutava veementemente persino l'idea di un possibile annullamento. Malgrado la sua reazione quasi sospetta, I funzionari concludono la telefonata ribadendo la presenza delle irregolarità e l’intenzione di informare il dirigente per una risoluzione dell’incongruenza.

SCENA 3 – Pochi minuti dopo la telefonata ricevuta, ( era tarda sera) questa persona incontra (casualmente?) il Sindaco (conosciuto per quale motivo? Amicizia? Contiguità politica?...) e si lamenta di essere stata insultata telefonicamente dai due funzionari. Sembra che proprio in questa occasione abbia minacciato una querela contro i funzionari che l’avevano così contrariata.

SCENA 4 – Il mattino successivo, senza che fosse arrivata nessuna querela o altra segnalazione, senza avere chiesto chiarimenti ai funzionari responsabili del servizio, il Sindaco ( per la prima volta interessato alle vicende che riguardavano la consulta giovanile ) ordina al Segretario Generale di avvisare il Dirigente di preparare un'immediata lettera di revoca di tutte le competenze relative alla Consulta giovanile in precedenza assegnate all'ufficio e sancite dal Regolamento comunale ( quindi in barba al Regolamento che non prevedeva una deroga delle funzioni) .

SCENA 5 – La revoca era già stata eseguita quando il giorno seguente arriva in Comune una lettera dello studio legale in cui si fa cenno che la cliente era andata nello studio con l’intenzione di presentare una diffida contro i funzionari ( quindi dalle minacce di querela era passata alle minacce di diffida e nessuna delle due mai messe in atto) ( querela di che poi ? di avere individuato irregolarità che rendevano la sua elezione illegittima? Sfido che non l'ha potuta presentare ! dato che non aveva alcuna argomentazione che potesse avvallare queste chiacchiere sue gratuite. Meno male che c'era il Sindaco che aveva in lei piena fiducia! Chissà come mai! ) .


I funzionari cercano di contattare il dirigente che più volte ribadisce di non essere lui l’artefice della decisione di revoca delle funzioni ma il Sindaco. ( Non si può biasimare il Dirigente più di tanto ( tiene famiglia ) : è stato assunto a contratto a tempo determinato, un sistema per tenere la Dirigenza in ostaggio dei politici = se non fai quello che ti dico non ti rinnovo il contratto.

Piccoli insignificanti particolari :


- I funzionari non sono mai stati convocati dal Sindaco per informare sul tipo di irregolarità ( forse che già il sindaco le conosceva ancora da prima le irregolarità adottate?) .


- Il Sindaco non si era mai interessato alla consulta giovanile se non in questo caso in cui
la nuova eletta poteva correre il rischio di affrontare un vero confronto con gli altri
candidati. Tanto questo lo infastidiva che persino l’esperienza e la rettitudine di trent’anni di servizio dei funzionari sono stati beffardamente calpestati


- Coincidenza voleva che la nuova eletta fosse la fidanzata di un iscritto alla lista che
appoggiava il sindaco durante le elezioni comunali.


- Sono passati cinque mesi e non è stata presentata in Procura alcuna querela o altra segnalazione sul fatto, a carico dei funzionari stessi. Ma la revoca non è stata rimossa.

- In compenso la consulta non ha registrato sinora nessuna iniziativa o attività da cinque mesi
a questa parte. Anzi, l’unica iniziativa presentata non ha avuto il piacere di essere neppure
presa in considerazione da chi aveva smosso mari e monti per diventare presidente. ( una
visione di un film) dato che il numero dei presenti all’iniziativa compreso chi l’ha voluta è stato di : NUMERO zero PRESENTI.


Forse la neo eletta pensava ( dato l’esempio di vita impartitole dal sindaco) che da quel momento sarebbe bastato solo “ dire” senza dover “ fare” . per ottenere consensi e tripudio. La lezione era: non importa se fai qualcosa: basta minacciare di farla per avere lo scettro in mano. Oppure: basta che che tu sia voluta dal Sindaco che si passa sopra a tutto


- Unico intervento = allontanare dalla consulta un gruppo di ragazzi amici dell'ex presidente, l’unico rimasto a contrastare l’attuale situazione



Ci si chiede se anche in altri campi da parte del Sindaco sia stato utilizzato lo stesso sistema di gestione: ossia :

minima riflessione, mancata interpellanza dei servizi competenti, noncuranza dei regolamenti e disattenzione sui procedimenti da adottare.

BELL'ESEMPIO DI CORRETTEZZA E TRASPARENZA DA OFFRIRE AI GIOVANI !!

L’atteggiamento del Sindaco è a mio parere inspiegabile, ma non vogliamo pensare male.

forse davvero il Sindaco è convinto che se un cittadino si lamenta questo è sufficiente , per il buon nome dell’amministrazione comunale che a questi venga revocato il servizio .

Allora sig. Sindaco, per coerenza col suo modo di agire ,



ASPETTIAMO AL PIU' PRESTO LE SUE DIMISSIONI
.
PERCHE' OGNI GIORNO, LE ASSICURO, CI SONO
.
QUATTRO O CINQUE CITTADINI CHE SI LAMENTANO
.
DI LEI



Ma non è finita qui .....perchè i funzionari non hanno intenzione di lasciar correre….. fra poche settimane il seguito....

mercoledì 15 ottobre 2008

Avanti il prossimo


" Ama il tuo prossimo". Chi è il prossimo?
Il prossimo lascia le lattine nei prati e le buste di plastica sulle rive dei fiumi. Il prossimo fa critiche senza approfondire. senza conoscere. Dice:" non amministrano bene. Non c'è la lampadina nel lampione". "non amministrano bene: c'è un cestino bucato." Magari anche non amministrano bene. Ma certamente non per il cestino bucato, non è per la lampadina bruciata. E' un altra cosa. Intanto ci sono i regolamenti. Le leggi . Ci sono i decreti. basta informarsi. C'è una lampadina bruciata? Comunicalo all'ufficio competente. Non andare al bar a chiacchierare di come l'Italia va male perchè non mettono una lampadina della minchia al suo posto. Informati.. Cerca l'ufficio e telefona.
"Fanno sempre lavorare gli stessi artisti."
Fai allora una proposta. e vediamo. Magari è così, ma si lotta, si cerca di capire. Si approfondisce.
.
Il prossimo ti dice al telefono che non ti ama più o magari non te lo dice nemmeno. ma tu lo avevi già capito. Per intuito. Hai un intuito da strega medioevale per queste cose.
Il prossimo lo hai trovato a spasso con una piccola oca giuliva senza carattere e con un grosso e basso sedere. Mentre tu avevi disquisito sulle tematiche della psicologia di massa e sulle origini dell'universo. Ti è sembrato persino una cosa inevitabile. Vedi come faccio confusione sulla figura del prossimo?
Il prossimo fraintende. Il prossimo ha paura di te , della tua passione. Ha paura di te. Ti crede più forte e dura di quanto tu sia effettivamente ( in fondo per il tuo prossimo tu sei il prossimo) Ha paura di te e ti stronca come un critico cinematografico. Ti odia persino. Ma non si informa. Non c'è il tempo. è più facile odiarti. Si odia facilmente ciò che non si capisce. E' più facile sfuggire. Ma il prossimo è misterioso. Per questo rincorri il prossimo. Il prossimo è affascinante. Tu lo vuoi . Tu non lo conosci. Per questo lo vuoi. Vuoi farti amare a tutti i costi. Vuoi sedurlo come tu fossi un politico alle elezioni regionali. Sei sornione, sei ammiccante. Sei amabile. Votami! Votami ....... gli troveresti persino un lavoro al prossimo così fascinoso come lo trovi quando non lo conosci. Ma poi? Quando hai ottenuto il suo consenso. Il suo applauso. L'hai preso. L'hai verificato. ora che ne è del tuo prossimo se non una storia oramai ascoltata? una pietanza già gustata?. Una stanza già visitata? Una stanza con pochissime sorprese e nessun cassetto segreto nello scrittoio . E' tutto lì. Davanti ai tuoi occhi . Con niente da scoprire. Ma rimani tu. Ti adori totalmente. Tu sai che vai oltre. L'hai trovato il tuo prossimo Ed era così ordinario, noioso. Non dice più niente di nuovo. Non è più "il nuovo". Cosa rimane da dire?. Avanti il prossimo! Già lo trovi così da scoprire che te ne innamori subito.

martedì 14 ottobre 2008

Aveva chiuso la porta a chiave

Lei era ritornata a casa. Aveva chiuso a chiave la porta della stanza. Aveva spento la luce ed acceso l’incenso. Il fumo leggero le aveva avvolto le braccia nude e seguiva i movimenti del suo corpo. In pochi minuti la stanza era invasa dal profumo denso e da una nebbia quasi fosforescente.


Durante i passi aveva abbandonato le scarpe col tacco a spillo e si addentrava nella stanza a piedi nudi.
Lei aveva sfilato la gonna stretta e nera, poi le calze autoreggenti , la maglietta ed infine il reggiseno e gli slip. Aveva sostato a lungo e in silenzio ed al buio nei pressi del suo letto. Finalmente poteva non sorridere.

Poteva distendere i muscoli del viso senza impedir loro di esprimere la noia... e la scontentezza.


I suoi movimenti erano studiatamente lenti e ovattati . Non parlava e non ascoltava che il silenzio della strada. Aveva scostato il cuscino e le lenzuola leggere.

Si era distesa nel letto e guardava il buio profondo in una cupa solitudine . Non c'era nessun rumore. Lei abbassò le palpebre.


Fu allora che giunse l’immagine e la voce.

Era un' immagine che proveniva da un altro luogo. Da un altro momento. Era davanti a lei. Poi di fianco. Lei gli aveva afferrato i capelli . Lui l'aveva stretta a sè con forza. Lei lo aveva baciato senza parole. C’era il sorriso ed il corpo . C’erano le mani addosso e l'odore selvatico di lui. Adesso ritrovava il ricordo ed il pensiero, ma ancora meglio trovava una strada nuova, una nuova storia. La stava inventando. E aveva esattamente i suoi occhi scurissimi e lo sguardo fulgido.
Era lì, anche se non c’era mai stato. Era insieme confuso e visibile nel buio. Era insieme vivo e indefinito tra i gesti delle sue mani ed il calore del suo corpo solitario sotto le lenzuola. Era lì, anche se non c'era. Lei allora aveva piegato le gambe circondandole in un abbraccio sensuale.

Era palpitante e inedito il desiderio. Ancora, ancora una volta. Senza aspettare o chiedere , senza convincere o sedurre. Ancora, ancora ed ancora si muoveva verso quel sogno, quel respiro vagheggiato, quel sentimento irraggiungibile, ma ancora un poco, ancora un poco. Con l'illusione poteva averlo in un attimo, poteva rincorrerlo, prenderlo a piene mani anche se si allontanava e poi ancora tornava ed andava via di nuovo senza tregua. Dicendo sì ed a volte dicendo no. Con gli occhi chiusi lo vedeva fermarsi e poi perdersi lontano. Lei affondava sempre più decisa le sue dita tra l'incoscienza e la consapevolezza di ripercorrere il viaggio che aveva fatto con lui. Un viaggio interrotto senza possibilità di riprenderlo.
Poi, d'improvviso, il sangue accellerò la sua corsa e lei fu raggiunta da un sussulto ardente. Solo allora lasciò la presa e distese le braccia lungo il letto vuoto. Si sentiva stremata. Il respiro si spezzò nella carne. E, come aveva sempre voluto, lui divenne suo completamente, ma proprio in quel momento l'immagine si dissolse e lei riaprì gli occhi al buio.

lunedì 13 ottobre 2008

BASTA CON QUESTI NUDI FEMMINILI !

Basta con le foto femminili in indumenti intimi !
Sempre la stessa donna. poi.... , sì in effetti era un po' stucchevole. Forse un'altra figura femminile?

Forse più giovane? Più grassa? Più magra? Più cellulitica? Meno cellulitica ? Più di destra? Più di sinistra ? Più scema? Più intelligente?( questo ehm ehm mi sarebbe risultato impossibile....) Non sapevo proprio quale opzione scegliere... Alla fine una folgorazione .... .


Forse il problema era un altro . Per par condicio . Voilà !

Un'immagine finalmente maschile ! .E così ho risolto anche il problema di quei noiosissimi e vergognosi indumenti intimi Puah !

venerdì 10 ottobre 2008

C'è un buco

Così non ho tregua. Non sfuggo all'evidenza.


Io posso scrivere. Posso pensare con lucidità. Riesco a replicare su ogni questione senza difficoltà. Datemi un argomento. Ora. Subito. Vi posso dimostrare con dati alla mano che è sbagliato. Oppure che è giusto. Sicuramente. Come preferite. Posso criticare il colore giallo. Il colore giallo può non essere opportuno. Allora troverò delle motivazioni per dequalificarlo. Oppure non volete che sia opportuno il colore rosso?. Bene, vada per il rosso. Posso convincervi di una cosa o del suo esatto opposto. Ma più che convincervi posso trovare fino all’ultima ragione sulla quale non sarà possibile contestare. Riesco a renderla inconfutabile.
Ma per quanto scriva ... Sì, per quanto scriva irreprensibilmente, al buio, seduta ad una scrivania di carte e giornali vecchi, ebbene, niente potrà modificare l’assenza. Per quanto possa parlare con piglio sicuro e modi autorevoli non posso cambiare di una virgola la sensazione di perdita irrimediabile. Non sarei qui a scrivere, a parlare, a patire. A criticare.
C’è un buco vedete? No, ora non è il momento delle battute, vi prego, ascoltate: C’è un vuoto oggettivo. Nulla può riempirlo. Non vedete pure voi questo vuoto? Questo fatto assolutamente non discutibile del vuoto, del silenzio. Della mancanza? Dell'inutilità di convincere e di sedurre gli altri?
E nulla potrà intervenire su questa realtà straziante.
Vedete? C'è un vuoto incolmabile.




giovedì 9 ottobre 2008

LA GIUNTA COMUNALE ED IL SINDACO PERFETTO

Ecco qua tutta la giunta/ il successo l’ha raggiunta /Perché come si conviene / hanno amministrato bene

C’è il turismo che decolla/ e la gente mai non sfolla /Perché l’assessore ha un piano/ di lavoro sempre in mano

Se parliamo di commercio/ di ogni oggetto c’è lo smercio /Perchè anche in quel settore / ci lavora ore ed ore

E la gente è assai contenta /compra vende e si sostenta /Lui ci dice: ma che bello! / tutto è fatto assai a pennello /Io lo dico sempre a tutti!/ semina e raccoglie i frutti! /come prove andiamo avanti / lo chiediamo ai commercianti!

Poi non posso trascurare/ il lavoro che sa fare/ tanto bene (e poi si vede ) / quel che ai giovani provvede /Lui li segue sempre taaanto! / e non può che farne vanto

Questi giovani contenti/ privi sono di lamenti /Tutti allegri se ne stanno / organizzano per l’anno / fino adesso c'è l'attesa / la maestà è già un po' lesa / perchè ai risultati sbocchi/ e sono qui, davanti agli occhi! /Questa giunta ( e qui non mento?)/ non è certo un fallimento /E chi è privo di sostenti / ora più non batte i denti /Si organizza quella volta / questa porta poi la sporta /Cosa meglio si può dire? / non riesco mai a finire /Tanti elogi vorrei fare/ non mi basterebbe il mare!!

Questo sindaco speciale / vale più di una cambiale /Lui riflette su ogni cosa / e la notte non riposa

Lui si prende tutto a cuore/e ci pensa tante ore /Lui non è spregiudicato/chi lo dice l’ha inventato !

Sempre calmo e conciliante/ è figura assai garante /Sempre a fianco ai dipendenti/non profitta mai dei venti

Se qualcun senza cagione, per invidia o religione/ ti calunnia il dipendente / cosa mai avete in mente ? / che lui senza mai indagare/ cerca poi di approfittare/ e colpir senza pensare?! / ma che dite non c’è storia / questa poi è una fandoria! / quale sindaco perfetto/ compie un atto così abbietto?/

La città per lui va pazza/ di passione che imbarazza /e lo ama a più non posso / che gli saltarebbe addosso !




lunedì 6 ottobre 2008


LO STATO E LA MADRE


Tu mi dici di avere pazienza, ma io non ce l’ho. Non ho la pazienza. Perché avere pazienza significa addentrarsi nel futuro e il futuro non c’è. C’è l’oggi.. C'è il momento attuale.
Perchè quello che immagini non esisterà veramente. Sarà un'altra cosa. A volte anche molto diversa. Non voglio pensare, non voglio ipotizzare su cosa mai mi può riservare questa esistenza e non mi interessa . perché quello che è vero e assolutamente un dato oggettivo è che mia figlia non c’è ora e non vuole esserci.
Non c’è stata ieri, sì, anche ieri non c’è stata. E tutto questo è quanto il mio cuore percepisce . Giulia è mancante e consapevolmente mancante. Non voglio immaginarmi altro e non mi interessa neppure sapere il motivo. Perché non c’è mai un reale motivo per l’indifferenza, per l’assenza, per la dimenticanza. E’ un problema suo . Ed è un problema pesante per lei. Perchè io non sono solo Antonella, capisci? Che poi ( modestamente eh eh ) non è poco.
Ma rappresento un valore, un senso di origine che si radica nella morale di ognuno di noi e salda i pezzi di cui siamo fatti , miliardi di pezzi sconosciuti tra loro e differenti .
Sono la" madre " . Capisci , sono la madre. E lei non sente nulla neppure il senso di provenienza , di continuità, di orizzonte. E non per me non per me, capisci, piango. Per lei che non si inchina davanti a nulla e a nulla si commuove o si inorgoglisce. Perché ci sono dei simboli più forti delle persone e le persone non possono che rendere omaggio al valore del ruolo, del significato che ricoprono da millenni ed ancora. Non solo non ho pazienza. Ma averla non mi servirebbe perchè non c'è nulla da aspettare, in fondo. Il delitto è avvenuto. Non posso che prenderne atto. Ma non ha ucciso me ( che sono qui , mi vedi ? a scrivere seduta comodamente) . Ha ucciso la madre. Ha ucciso il segno. Il messaggio. La radice. Il suo senso dell’eterno, del divino, della vita stessa, della compassione, della speranza. della continuità.
Ti racconto un piccolo anedotto.

Qualche tempo fa stavo lavorando e c'era una cerimonia ufficiale. Si commemorava un giorno di festa da calendario. Una festa di Stato. Fino ad allora non avevo tanto badato a queste cerimonie. Ma quel giorno sì.
Ero in piazza con tutte le ghirlande e le corone d'alloro e gli alti funzionari in divisa e il gonfalone della provincia e dei comuni in bella vista e in ordine preciso.
C'erano i politici, sì loro. Compunti. A mani conserte. In quel momento ho avuto una folgorazione. Non eravamo lì per loro e loro non erano lì per farsi propaganda e esibirsi in qualche performance elettorale: noi, tutti noi e loro pure eravamo lì per qualcosa ancora più grande e potente di loro e di noi e della giornata stessa: eravamo lì per lo STATO. Sì, hai capito bene: LO STATO. tutti a capo chino in rispettoso silenzio , in religioso rispetto per onorare e dare atto ad un valore sopra di noi e dentro di noi senza il quale non saremmo cittadini e uomini e lavoratori e padri e madri e figli anche in questa società. Eravamo silenziosi ed umili e devoti allo stato. e le ostentazioni sarebbero state per altre occasioni e per altri luoghi. Lì si celebrava LO STATO. Ed anche se, tra loro e tra noi, c'era qualcuno che non ci credeva, non aveva importanza perchè in ogni caso doveva chinare il capo e prostrarsi davanti allo Stato che eravamo noi e loro in qualche senso e in un altro senso non eravamo noi , ma qualcosa di grande, di confortante, di protettivo, sopra noi e davanti ed oltre in ogni luogo in ogni momento.
E' questo capisci, che intendo. Di trovare uno spazio nell' anima che si chiama rispetto, fiducia, compassione, fedeltà. Che viene dal profondo di noi che sa della nostra infanzia, della nostra divinità profonda, di mistero .
E di avere per questo senso di assoluto una devota attenzione, una esclusiva gratitudine

sabato 4 ottobre 2008

Il bar Il Covo di Cova

Dopo 25 anni ...
Mauro ha lasciato i suoi bar e cambia mestiere.
Chi mi darà più l'aperitivo alla frutta ?
quello verde marcio?







Sembra una cosa da poco, ma un bar è più di un locale : è una filosofia.

Mauro, non ti resta che prendere un caffè

giovedì 2 ottobre 2008

Il cattivo costume e la scimmietta ammaestrata

Tu non capirai. neppure fra dieci anni. perchè non è un problema di età ma la questione è quella che non sembri in grado di interiorizzare una etica. Non è " il buon costume" un modello comportamentale.
Ma è possedere " IL SENSO MORALE DELLE COSE. "
Tu parli di " buon costume " dando per scontato che tutti attribuiscano a questo termine lo stesso tuo significato. Sarebbe veramente comodo. Ma siamo tanti e tutti con la propria convinzione. Presenti la tua come fosse un dato acquisito per norma di legge. ( sarebbe carino postare il link del tuo sito per mettere in evidenza le cialtronerie che pubblichi, ma non voglio in nessun modo contribuire alla sua divulgazione)
Per me:
Il "cattivo" costume è la mancanza di solidarietà. di sensibilità.
Il " cattivo" costume è il rifiuto e l'intolleranza
Il " cattivo " costume non è un'esibizione di un corpo nudo. ( dato che a questo che ti riferivi pur troppo ) ci mancherebbe. Ma il pensare che il corpo nudo sia una cosa " sporca" da coprire. da nascondere. che esprime nefandezza.
Non è la nudità ad essere sconcia, ma il suo utilizzo. e quello che per certuni rappresenta. Io mostro delle foto, ma non per questo le mie parole non sono serie, non sono avvalorate da tesi precise, da riflessioni profonde. Anzi. Io ci sono. Sono Così, ebbene. Mi metto in gioco con tutta me stessa. Sono anche questo. Ed altro, altro ancora. Sono Purissima. Non mi vendo. Non mi nascondo. Sono trasparente. Ma non per questo più accessibile. E tu lo hai lo hai sperimentato
Perchè sono qui ?con questa vita, se non per germogliare il seme unico e diverso della mia esistenza?
Non sono qui per scimmiottare un qualche ruolo formal/ peloso /rigoroso.
Ma tu non capirai.
Anche perchè non hai abbastanza quoziente intellettivo e invece hai l'arroganza delle persone che non si sono mai confrontate con gli altri . Il tuo raggio di visione delle cose ha una lunghezza che va da Volpedo a Corso Cento Cannoni.
Ed io mi macino per te. senza speranza. Questo mi fa dimenare come leone in gabbia.! Presa . Presa . prigioniera dal dispiacere di essere così distante da questi tuoi atteggiamenti. Lontana da queste tue piccole convinzioni epidermiche, partorite dai luoghi comuni, da frasi afferrate e ripetute pedestramente.. Da slogans assorbiti senza rifletterci neppure un attimo. E non alzarsi da terra. Non alzarsi da terra neppure di poco. Cosa c'è di più volgare di questo?
Sei così abbottonato in queste certezze che spogliarti sarebbe per te un'azione liberatrice. Un togliersi di dosso della spazzatura. Vorrei usare le parole più turpi, le frasi più oscene per scrostarti di dosso questa impudicizia a cui sei abituato ormai misurarti. merda merda
Ti disistimo amaramente. Nella mia sfera di cristallo vedo il tuo futuro ( Giovanni si stancherà molto presto dei tuoi servigi , credo che oramai abbia inteso le tue competenze e non si faccia più illusioni a riguardo) di garzoncino attacca/collegamenti al servizio di una qualche ditta informatica tronfio di queste tue filosofie / paccottiglia.

Non mi serve aver realizzato tutto questo. Il mio cuore non ha cervello e non mi segue. Ha solo pulsazioni calde di sangue e di affezione. Anche se questa tua copertura mi scandalizza. Arrossisco per te. Ho vergogna per te. Per questo tuo " buon" costume. Per questa tua veste scandalizzata e scandalosa. Per questa tua ottusità quasi disarmante. Dovrei riderne. Invece ne sono dilaniata. non c'è proprio nessuna possibilità che tu sia degno di questa mia attenzione ? Un barlume appena.. uno spiraglio di coscienza. un cenno di crescita spirituale.. Sto dilapidando le mie riflessioni palpitanti per una persona mancata. Sarebbe una consolazione dare valore alla tua assenza. ma ,ancor peggio, le tue esternazioni non fanno altro che rimarcare la tua pochezza mentale. Almeno vorrei essere indulgente. questo mi aiuterebbe a non prendermela. vorrei passarti davanti con lo stesso stato d'animo che mi potrebbe suscitare la vista di una piccola scimmietta ammaestrata. Farti il solletichino ( frun frun ) sotto il mento e tirare innanzi. Povero te. E povera me ( e povero anche il cavallo) . Va beh. Sì beh.