mercoledì 12 marzo 2008

Viaggio in Toscana


Eravamo stati in quei campi con mio padre.
Ero una bimba di 10 anni.



Intorno s’allungavano le colline alte e profonde della Toscana. C’era un senso di spazio infinito. Di respiro. Non ricordo più nulla di quelle gite ma tornare a questi campi mi rincuora. Il dolore si addolcisce. Pare d’essere allora con lo stesso vento leggero sui campi e nell’erba densa delle colline. Tu le amavi molto, papà. Ricordo benissimo: Eri grande e protettivo. Eri felice.
Adesso molte cose sono cambiate. Malgrado l’aria ed il tempo
m’appartengono, la dolcezza dei campi e la perfezione della natura non fa altro che acuire la mia privazione. Sono qua, in questa aria tenue e scivolosa della sera toscana. Sono qui tra i fiori leggeri e profumati di alloro, salvia, rosmarino e terra bagnata e fango. Ho quest’ infanzia negli occhi e nei ricordi. Il suoni di voci ed uccelli che echeggiano , filtrano e rimbombano. Muoiono poi lontano. Ascolto. C’è insieme alle voci un colore nuovo: di tenebra. C’è insieme ai suoni un silenzio oscuro e straniero. Non ho più illusioni papà. Le ho perdute. Tu pure, lo so, tu pure. Non hai più vita. Non più dimensioni. Ti chiamo. Per quanto tempo ancora ti chiamerò ? per quanto tempo ancora cercherò di sapere? Per quanto tempo perderò il senso e morirò con te mille volte?
La consapevolezza di essermi perduta diventerà il sentiero che mi presto a compiere.
Ma è inutile questo dolore. Appena lo percepisco già lo sento vano. Inutile il dolore ed inutili sono le domande. Non c’è nulla che possa fare. Rimane solo questo campo intorno . La leggerezza di questa giornata lucente. Rimane il sole radioso della Toscana e questo profumo che ha accompagnato la mia infanzia. Mi appartiene. Ce l’ho nel sangue come linfa purificatrice. Sono stata in questo campo da sempre. Non ho partorito una bimba crudele Sono sempre stata nel campo a raccogliere le margherite appena nate.. intorno le pecore magre appena tosate. Tu avevi la mia età di adesso. Avevi i tuoi progetti luminosi. Io ero candida. Piuma leggera . Scivolavo sui campi. Allargavo le braccia all’orizzonte infinito. Non c’erano ostacoli. Intorno solo il cielo profumato e sereno. Dall’alto della collina raggiungevo le nuvole
Oramai non mi va più di parlare. Non è servito cercare di spiegarmi , di giustificarmi, di chiarire. Non è servito adulare, compiacersi, sedurre. Non ho convinto nessuno. Il territorio si è posto davanti ad ogni evoluzione.. Nulla si è modificato. Immobile paesaggio vasto ed intoccabile. Rimarrà fermo e sorgente di vita oltre la mia vita. La terra era fatta di zolle giovani e morbide allora. E’ rimasta inviolata. Ancora lontano ritrovo gli ulivi aspri e opachi, ritrovo le querce robuste ed incontaminate. Ritrovo lo stesso silenzio. Il vento solleva i capelli e le vesti. Si allontana. E’ tutto così irrimediabilmente bello. E’ svincolato da me, non si occupa del mio smarrimento. Mi lascia un passo indietro, consumata dal mio tempo e dagli abbandoni.

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