In tutti questi anni, da quando ci siamo conosciuti sono stata convinta che i nostri destini avrebbero proceduto all'unisono.
Da subito le nostre differenze ci costrinsero ad attriti anche violenti. Tu eri molto più grande di me e credevi che questo fosse un motivo per considerarti più saggio.
Abbiamo provato sulla nostra pelle che gli anni non aggiungono saggezza ma , invece , sottraggono energie e speranze.
Ma non voglio nascondere il punto essenziale della mia sofferenza .
Potrei scrivere su quanto mi manchi e sulle telefonate che non ci sono più tra di noi, le passeggiate e tutto questo nostro non comprenderci che ci univa alla fine in una comunione fatta di separazioni .
Potrei dire e ci farei anche una bella figura dell'amore che mi univa a te come un motivo per vivere.
ma basta. Il motivo della mia sofferenza è ben altro.
Ho spesso in mente i giorni in cui ti ho abbandonato.
Quando i medici dopo per giorni averci cantato la canzone dell'ottimismo del " adesso ci siamo qua noi" invece si misero a dire candidamente e spudoratamente con lo stesso tono goliardico : non possiamo fare niente "
Non mi meravigliai, ma sentirlo dire è un colpo al cuore.
Lui non sapeva , perchè? ma diavolo! perchè non voleva sapere.
Era scritto dai primi giorni , ed io da scolaretta della prima ora sapevo da un pezzo. . Eppure anche io mi cibavo della sua presenza per dirmi : ecco , è qua è vivo, dunque. Basta. E' vivo.
E delle facce di grembiuli bianchi senza cuore non protestavo mai.
ma poi era arrivato il giorno.
Io giorno in cui hanno detto che loro non potevano fare nulla , neppure mentire come avevano fatto finora, potevano.
ed io, cosa ho fatto io?
Ho girato i tacchi e sono andata a casa.
Non sono più tornata in ospedale. Ho atteso nel mio letto , nel mio capezzale . Ho atteso un miracolo. Ho atteso che morisse immaginando che morisse. Sapevo che moriva.
Soprattutto perchè non avrei avuto la forza di mentire come hanno fatto bene i camici bianchi.
Perchè la vita finisce prima , finisce quando ti dicono che non hai un futuro. ed allora persino il presente ti sembra una farsa.
Oh non mi inganno. So bene di non essere una vedova piangente e che il mio dolore non è santo. è soprattutto il rimorso che dilania il mio respiro ogni volta che si muove nel mio petto silenziosamente e senza deciderlo mai.
Ho abbandonato l'amico fraterno perchè mi stava abbandonando perchè il dolore è sempre " solo" e la sofferenza non da spazio ad ampie camere e poi, perchè, diciamolo, perchè siamo tutti stronzi.
Perchè la vita rifugge la morte il che è veramente ridicolo, alla fine.
Cosa aggiungere.