Nel 1993 si votò per l'abolizione del finanziamento ai partiti.
Ma solo dopo otto mesi con il Governo Amato ritornò sotto mentite spoglie: il Parlamento decise di aggiornare la legge 515 del 10 dicembre 1993, allora definita “contributo per le spese elettorali”, che riportò nelle casse dei partiti miliardi di vecchie lire alle elezioni del 1994 e del 1996.
Alla tornata del 2001 entrano inoltre in vigore le “Nuove norme in materia di rimborso delle spese elettorali e abrogazione delle disposizioni concernenti la contribuzione volontaria ai movimenti e partiti politici” che prevedono la reintroduzione del finanziamento pubblico per Camera, Senato, Parlamento Europeo, Regionali e referendum sostituito dai “rimborsi elettorali”, senza corrispondenza con le spese realmente effettuate.
L’anno successivo, poi, il quorum per ottenere i fondi viene abbassato dal 4 all’1 per cento e a partire dal 2006 i partiti hanno diritto a ricevere l’intero importo del rimborso anche in caso di fine legislatura anticipata. “
Un altro aspetto controverso riguarda le verifiche sui rimborsi che, di fatto, sono inefficaci in quanto “i controllori sono i controllati”. Nel 1997 tuttavia la legge ha introdotto l’obbligo del bilancio per i partiti che, però, è sottoposto alla verifica della Presidenza della Camera, mentre la Corte dei Conti può soltanto accertare il rendiconto delle spese elettorali. Un sistema che favorisce la corruzione e non garantisce trasparenza, né interna al partito, né verso gli elettori.Poniamo anche il caso che i tesorieri siano onesti: i cittadini, a prescindere dalla correttezza dei dirigenti, sono comunque all’oscuro dei patrimoni dei loro partiti” che stanno utilizzando soldi usciti dalle loro tasche. .
Al Senato, a metà luglio c’era la possibilità di eliminare una delle norme assurde, aggiunta nel 2006, che impone di pagare per intero i fondi elettorali anche per le legislature interrotte.
Ultimo esempio, quella dal 2006 al 2008. I partiti (compresi quelli che non hanno rappresentanza parlamentare: l’importante è superare l’un per cento, altra norma folle) riceveranno i rimborsi calcolati per cinque anni e non per gli effettivi due. Non solo.
Il rimborso è doppio perché poi c’è la legislatura successiva, che va dal 2008 in poi. Bene. Quest’estate, a Palazzo Madama, l’abolizione della norma era nel pacchetto anti-crisi per la stabilizzazione finanziaria ma è stata rinviata. Ovviamente. Il resto si sa: i carichi economici sulle spalle dei cittadini, dei pensionati non sono stati affatto rinviati.
INSOMMA: BASTA. La gente è stanca e mal tollera i partiti. Eppure la nostra costituzione prevede che sia solo questo tipo di organismo ad amministrare la cosa pubblica. Per questo, per non correre il pericolo che si diffonda l'idea malsana di liberarci dei partiti, che in ogni caso ci danno un minimo di garanzie liberali, sta a questi trovare una soluzione efficace e giusta.
I PARTITI POTREBBERO ESSERE CONSIDERATI ALLA GUISA DI UFFICI PUBBLICI CHE POTREBBERO FARE RIFERIMENTO AD UN UFFICIO ECONOMATO A CUI PRESENTARE PEZZE GIUSTIFICATIVE PER IL RIMBORSO DI REALI SPESE ELETTORALI.