domenica 4 dicembre 2011

SAPPIAMO CHI SIAMO MA NON QUEL CHE POTREMMO ESSERE



Insomma, io non sono una che ragiona in fretta. Ho bisogno di  riflettere a lungo  prima di agire o meglio: il pensiero è  il campo ove l'azione si sposta  e si dilata.  La mia diventa  un'azione di pensiero e di solito dura  a lungo. Infatti è un bel po' di tempo che sto meditando.
 Avevo bisogno di osservare i fatti e soprattutto far luce su ciò che vedo, ORA,  sotto un'ottica nuova.
A me, Amleto mi fa un baffo. Se parliamo di dubbi io in questo periodo ne avevo moltissimi. Perchè, come immaginerete, mi  stavo  almanaccando su quale poteva essere il motivo che faceva essere le cose così malgestite, ma non riuscivo  a trovare il capo di questa matassa aggrovigliata. Mi guardavo attorno e non riuscivo a vedere chiaramente. Ma stasera finalmente ce l'ho fatta.
 Ve lo devo dire, non crediate che i vostri pensieri siano così liberi  da condizionamenti come credete. Niente di più sbagliato. le idee incespicano tra le dinamiche confuse e appassionate che si creano tra noi e gli  altri. Siamo schiacciati, abbarbicati in un abbraccio soffocante fatto di sorrisi, di ammiccamenti, di intemperanze, di seduzioni, di ostilità  e le cose intanto avvengono e noi ci troviamo a commettere azioni  che diventano scelte di parte.  Ho passato due giorni in quasi - solitudine, se escludiamo il mio compagno che ticchettava nel suo nuovo ipad e il figlio che chiedeva il costume per la piscina, ma per il resto  il mio tempo è stato tutto un solitario riflettere sulle cose. Alla fine ho compreso ed il cielo si è squarciato ai miei occhi: ho visto una luce nuova e il dubbio che mi tormentava ha allentato la morsa feroce nei denti e nel cuore.  Da domani farò altre cose, lo dico. Diversissime  da quelle  portate a termine finora. 
Ma non sarà perchè avevo sbagliato: No.  Non so se giungere a nuove conclusioni significhi ammettere errori precedenti. Più che altro  sono approdata ad una nuova dimensione. Insomma  il quadro si è  modificato ed eccomi catapultata come personaggio di giochi interattivi su  un nuovo livello. Questa cosa, dopo giorni di grande angustia mi ha reso finalmente serena. Insomma per agire bisogna essere certi di rispondere a se stessi prima che a qualsiasi altro principio o ideologia. Una domenica generosa e quasi natalizia. 

martedì 29 novembre 2011

L'UNICA STRADA POSSIBILE




Robert Frost SCRIVEVA: < Davanti a due strade divergenti in un bosco, mi incamminai lungo quella meno battuta, e questo ha fatto la differenza
In questa dottrina romantica ed un poco inquietante ci trovo qualcosa di storto. Perchè credo che nessuno di noi scelga di proposito  la situazione più difficile. Nel mio caso, non si tratta di una vera e propria scelta. Bensì si tratta di prendere l'unico percorso possibile  per la mia dignità.
Infatti ho dovuto scrivere una lettera ricca di episodi dettagliati e circostanziati. Una lettera di contenuti gravi ma veritieri. Inevitabile per me scriverla.
Ora qualcuno mi invita a ritirarla. Come se fosse stato un  prodotto di un capriccio un po'infantile in una  serata uggiosa.
Devo rispondere:  " No"
E spiego perchè.
Diversi anni fa avevo dieci anni ( incredibilmente avevo dieci anni)  Durante una passeggiata, in compagnia di mia sorella e di due amiche, mi ero addentrata  in una specie di  palude.
Avevamo attraversato una boscaglia fitta ed acquitrini melmosi  che  costeggiano un fiumiciattolo privo di argini che allagava  certi tratti dei  campi ad esso affiancati.
C'erano alcuni segnali, ricordo, che  intimavano di non proseguire , ma noi eravamo ragazzini pieni di curiosità e  andammo avanti. Ci avevano raccontato che proprio da quelle  parti era morto un bimbo caduto nella palude e noi proseguivamo l'eplorazione proprio  per  trovare il posto esatto dell'incidente.
Mia sorella , maggiore di qualche anno, correva più velocemente insieme alla sua amica , l'altra bimba ed io eravamo di qualche passo indietro. Dovevamo superare un'altura di terra fangosa e arida .
Superato l'ostacolo ci apparve davanti agli occhi una vasta pianura senza alberi o alta vegetazione ma solo acque stagnanti  e limacciose. Era un paesaggio di fiaba denso di  vapori leggeri che offuscavano l'aria. Anche Dante lo cantò nel l'Inferno  :
   " Non han sì aspri sterpi né sì folti /quelle fiere selvagge che 'n odio
hanno /tra Cecina e Corneto i luoghi cólti. "

Ricordo ,ancora,  come rimasi affascinata dal luogo spettrale che mi si era presentato davanti. Mia sorella no. Mia sorella è sempre stata più , diciamo, sbrigativa nelle sue faccende. Riuscii solo a sentirla dire: " Vediamo se è vero che in queste acque si può morire" E ci ficcò dentro , senza pensarci in attimo,  la punta della scarpa. Non so come,  ne fu risucchiata  velocemente e spostando lo sguardo verso di lei che urlava,  la vidi sommersa dal fango sino alla vita mentre l'amica che le era accanto la tratteneva per un braccio. Subito corsi da lei e mi gettai sui suoi fianchi per sorreggerla e tirarla su mentre la sentivo invece scendere ancora più profondamente nella palude vischiosa e scura.
Non pensai a nulla, ma ricordo distintamente che un mio piede stava per finire in fallo. Lo ritirai, ma non allentai la presa: anzi, febbrilmente mi strinsi ancora più ai suoi fianchi per una lotta selvaggia  con la forza misteriosa dell'acqua e del fango. Sarei stata trascinata con lei, ma non ci pensai affatto.
Ecco : non avevo scelta. Non avrei potuto sopravvivere senza aver fatto quello che ho fatto. Non avevo un'altra strada da prendere. E  sì, che quella intrapresa non mi piaceva affatto.
 Ricordo ancora come fosse ieri,  tutti i minuti che passai al suo fianco a tirare ed a tendere i muscoli con tutta la forza che avevo. 
Riuscimmo a tirarla fuori.  Ed Io, subito,  piansi disperatamente per la tensione trattenuta tra le mani ed il cuore.
Era l'unica strada. E da allora così è sempre stato.  Insomma: non c'è altra strada che quella  che dobbiamo prendere. Che sia stata già battuta oppure no.

sabato 26 novembre 2011

LA TOGA E L'INFERMIERA

Per gli anonimi che mi vorrebbero vedere svolgere un altro lavoro: Ecco qui. Lo sto già facendo un altro lavoro. Periodicamente faccio il cancelliere giudiziario. Il cancelliere giudiziario  è un incarico molto delicato. Quando ancora non conoscevo le mansioni credevo si trattasse di una specie di dattilografo alle strette dipendenze del Giudice. Invece il cancelliere svolge funzioni molto precise e spesso autonome rispetto al Giudice. Intanto ha il compito di seguire l'iter dei Decreti ingiuntivi. I Decreti ingiuntivi sono solo inizialmente avviati dal Giudice, ma i passaggi successivi dal deposito, all'invio ufficio del Registro, al rilascio copia per l'esecutività sono  tutti governati dal cancelliere che deve badare bene alle scadenze ed alle date di notifica per non incorrere in atti illegittimi. Ma oltre questo, la cosa più interessante è assistere e verbalizzare le udienze. Dire " verbalizzare" può sembrare una cosa facile, ma  non lo è affatto. Inanzitutto bisogna ascoltare attentamente quello che dice il Pubblico  Ministero che fa sempre riferimento alle violazioni di articoli del Codice Penale e poi ai testi, al Giudice ed infine alla sentenza finale .
ma non è tanto per questo che assistere e verbalizzare le udienze mi pare la cosa più interessante. E' per il fatto che tutti tra Giudice, Pubblico Ministero, Cancelliere ed avvocati  durante l'udienza devono indossare la toga. Ognuno ha la sua toga naturalmente. Il giudice ha la Toga con le spalline argentate, il Cancelliere con le spalline rosse ( eh , le famose toghe rosse) e così via a seconda del ruolo che si ricopre all'interno del processo. Questo di indossare la Toga lo ritengo un atto di grande rispetto e di deferenza verso lo Stato. Non è la prima volta che nella mia lunga carriera  professionale ho dovuto indossare delle divise. per esempio sono stata infermiera, ma , allora giovane e selvatica,  sentivo come una grande costrizione dovermi assoggettare    a vestire un abito per  rappresentare un ruolo  estraneo all'idea libertaria ed anarchica che avevo del lavoro. Ora no.   La nostra azione, mentre lavoriamo,  ha lo scopo di rappresentare lo Stato ed è a questa entità a cui solo dobbiamo fare riferimento. Non c'è e non ci dovrà essere mai il grande macho a puntare  il pollice contro questo o quel cittadino , perchè  questo  sarà tutelato dallo STATO che non potrà mai essere sopraffatto, non potrà  mai essere sostituito e per Stato intendo il senso  di Giustizia e di libertà  che deve  ispirare  ogni nostra azione quale rappresentanti dello Stato. Quindi: non siamo qui per compiacere il Genio di turno,  o il capetto incompetente e tiranno , ma lo Stato italiano che è tutta un'altra cosa. Per questo, quando entro nella sala del Tribunale indosso con grande gioia la toga con le spalline rosse e cammino piena di dignità e di profonda venerazione verso  il gesto che mi sto accingendo a fare: ossia rappresentare lo Stato, quale simbolo di purezza e di legalità a tutela del cittadino. Guarda un po'!

mercoledì 23 novembre 2011

LE PERVERSIONI SEGRETE DI UN UOMO RIDICOLO




Lo so, lo so. Lo so soprattutto perchè, oh miei adorabili lettori,  me lo avete scritto in qualche mail. Siete stufi di sentir parlare di questo Riccardo Cuor di Leone che si aggira nei meandri di questa città facendomi scrivere cose noiosissime di lavoro e di ozio.
Perchè (so anche questo) COLUI CHE,   per una qualsiasi ragione, deve avere a che fare con gente mediocre finisce che si imbratta della sua mediocrità e non riesce a scrollarsela di dosso  in alcun modo. E' quello che capita a me che sto lordando il   mio splendido blog, nato come sussulto angelico  del mio demone trafitto, per divenire, col tempo, una cronaca affatto vivace delle aspirazioni maligne di un uomo ( Cuor Di Leone ) senza qualità. 

Voi avete ragione. Ma io come faccio a non parlare di lui? Lui scrive di me  in toni, ehm , diciamo, offensivi, denigratori, velenosi   in toni che grondano eccitazioni perverse tanto che le sue parole si rifanno al gergo sessuale con tanto di riferimenti a   depravazioni simili a quelle che scuotono il corpo di molti maniaci sessuali.
Scrive: " Quale perversa organizzazione ecc. ecc. ? "  non avvedendosi nella foga delle sue emozioni che sta parlando del nostro Sindaco che  ( di fatto)  organizza e coordina un lavoro boicottato da lui  ormai in maniera evidente.
Scrive. " Perchè non avete corretto il luogo dell'evento? Io lo sapevo" e qui che ti dai la zappa sui piedi da solo. Tu, gioia d'oro lo sapevi? Ma và?!  Ed allora perchè non lo hai comunicato come dovrebbe fare solitamente, uno stipendiato pubblico che deve guadagnarsi i soldi ricevuti?
E' una piccola storia ignobile, lo so, lo so. E voi siete stanchi di leggerla. Non è poi così straordinario che  un dipendente pubblico, in modo sotterraneo,  si adoperi per far fallire un progetto di colleghi  capaci. Ne è piena la cronaca rosa:  " Lui , lei ed il lavoro mal pagato" E' una storia vecchia e neanche troppo divertente. O almeno per me. ma non  posso esimermi dallo scrivere questo. So che molti valenzani mi leggono e voglio raccontar loro uno spaccato di vita che appartiene a tutti noi. Ieri, rimanendo in tema di racconto di vita di provincia, sono andata ad un convegno organizzato dal preside della scuola media di Valenza Maurizio Carandini . Un convegno sull'abuso minorile " Non taggate gli sconosciuti" con il Dott. Alessandro Meluzzi ed il Dott.  Achille De Gregorio. Bene: la sala era piena, le persone attentissime.  Invece cuor di Leone non sa cosa significa aver la sala piena e la gente attentissima.
 Questo risponde alle sue molteplici lettere di sangue e lacrime  (a parte che il sindaco gli ha già risposto per le rime ) che vomita nello spazio siderale  di questa cittadina ai piedi del Po.  E soprattutto la dice lunga sulla sua capacità di organizzare un evento. E anche di scrivere lettere. Và.


  Il Sindaco Sergio Cassano in piedi . Seduti : Meluzzi , Carandini, De Gregorio