lunedì 9 maggio 2011

QUOSQUE TANDEM ABUTERE, CUOR DI LEONE, PATIENTIA NOSTRA?



Ci ri - siamo.   Cuor di Leone  si cimenta in una  nuova iniziativa ed è  un nuovo fiasco.
 Lo so, lo so  lui dice di no ,  dice che ha successo, che è venuto tutto bene, ma è come quando si danno i risultati dell'affluenza agli scioperi. Si dice sempre: è stato un successo. Vaglielo a spiegare che il successo è fatto di altri numeri e di altre partecipazioni.
Insomma: dobbiamo abituarci a chiamare le cose con il loro nome:  l'ho già detto. Se spendo € 300,00  ed ho una presenza di 200 spettatori  posso dire di aver avuto successo, ma se ne spendo 2.000 ed ho la stessa medesima affluenza allora ho fatto fiasco. Punto.
Guardiamo in faccia la realtà crudele e cruda: cuor di Leone è negato a svolgere il lavoro di realizzatore di eventi e di spettacoli. Bon. Perchè  si insiste  su questa linea?
Io , Cuor di Leone, lo vedrei bene bene chiuso in un archivio, magari storico, a catalogare etichette numerate che poi a pensarci bene è per questo che si trova qui. Mah.
Invece no. Ogni settimana esce fuori con una cosa. Infelice e  disertata.
Ok, ok, voi dite che quelle  dieci , undici persone l'avete viste . E poi c'era il tecnico, quello che apriva il portone, quello che accendeva la luce , quello che ti diceva dov'era il bagno e quello che portava via le sedie. E fanno cinque.
Ma gli eventi, come ho già detto non si improvvisano. Si ragionano, si progettano , si studiano. E poi si comunicano.
" Guardarsi intorno è la prima regola per comunicare bene ed ancora di più per parlare di comunicazione"
Bisogna analizzare lo scenario in cui ci si muove, darsi degli obiettivi di comunicazione, interpretare le dinamiche sociali, economiche , ambientali e le caratteristiche di tutti gli interlocutori che agiscono nell'ambiente. Per esempio, credete che di " mamma" ce ne sia una sola?  Niente di più sbagliato, figlioli miei.  C'è la mamma disoccupata, la precaria, la casalinga, la manager, il politico, l'intellettuale, l'orafo, l'adolescente e così via.
Il pluralismo dei soggetti che compongono la nostra società porta ad una differenziazione dei punti di vista, delle attrazioni che devono venire rappresentati, degli argomenti  di interesse.
Ma nello stesso tempo tutte queste peculiarità confluiscono in un processo di globalizzazione di cui tutti noi facciamo parte e in cui dobbiamo cercare di realizzare il sistema per comunicare efficacemente.
Mica uno si sveglia e si inventa, tra le pieghe del cuscino ed una grattatina ai riccioli,  cosa raccontare alla signora Rossi sulla maternità!
Ma tant'è.... continuamo così che tanto l'importante è  agitare le mani in aria per far vedere che si lavora. Poi , magari, si scacciano le mosche. Ciccio bello. 

martedì 3 maggio 2011

IL 25 APRILE E' MIO ANZI NO, NON E' TUO

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Pubblico l'articolo degli amici del Centro Sociale Autogestito Lacandona  di cui approvo ogni riga.
Ormai il 25 aprile è uno strumento per rivendicare  ruoli e meriti  che non possono appartenere  per dinastia.  La sinistra, silenziosa ed indifferente ad ogni vicenda cittadina si mobilita confusamente il 25 aprile questionando allo spasimo  sulla tal musica e sul tal testo di qualche canzone  giungendo a rinnegare il patriota Giuseppe Verdi e la sua splendida musica di valore nazionale.  Dal 26 Aprile la sinistra ritorna al suo profondo letargo  demotivata ed inadeguata ad un ruolo di tutela dei diritti sociali che non le appartiene più accettando alla propria corte , nel frattempo, uomini e donne che  hanno lavorato su ben altri progetti economici e speculativi.
La destra, per nulla appassionata alla festa,  ha necessità di superare l'idea di rivalsa e d'odio che il 25 aprile si porta dietro. Questo diventa  ben difficile fino a che una parte politica la considererà un momento di rivendicazione e di nostalgia guerriera. E' un fatto che gli Italiani, tra loro  si sono scontrati in una battaglia dolorosa e fratricida, frutto di una ostinata indifferenza e  di una ingiustificata cecità ventennale COLLETTIVA. 


venerdì 29 aprile 2011

lunedì 25 aprile 2011

IL 25 APRILE CHE DIMENTICHIAMO

Mussolini al balcone di Piazza Venezia
Diciamolo. Negli anni venti gli italiani erano tutti fascisti: o almeno la maggior parte. A piazzale Venezia, non dimentichiamo,  c'erano tanti che applaudivano e che incitavano il dittatore e che fosse un uomo molto amato non è certamente un'eresia. Nei Comuni i podestà erano rispettati e riveriti. L'opposizione ,prima della seconda guerra mondiale era  prerogativa di pochi .
Negli anni 60 erano tutti democristiani. o almeno la maggior parte. Fino agli anni 90 non sembrava si potesse ribaltare quello che per certi versi fu definito un regime. Perchè gli Italiani non hanno la consuetudine alla disubbidienza. Perchè gli italiani non hanno delle vere convinzioni politiche e sociali per cui seguono pedestramente  colui che  vince . E non amano la ribellione, l'azione costante di critica e la spinta ad ideare  proposte alternative. ( Con Francia o con Spagna purchè se magna)
I festeggiamenti del  25 Aprile, definito a ragione la data in cui si determinò per l'Italia la fine del Regime fascista e della guerra, non può prescindere dall'idea che fu  una  scelta tardiva ( venti anni di  governo sotto lo stesso uomo non paiono  un po' troppi?)    e dimenticarsi del fatto che gli Italiani dapprima fascisti o almeno indifferenti alle vicende sociali , maturarono una coscienza ed una disubbidienza che permise loro di riscattarsi da un ventennio di silenzio e di pavidità cronica.
Chi  aveva ridotto l'Italia in una condizione di totalitarismo? Un solo uomo non avrebbe potuto conservare tale egemonia se non con l'omertà di un popolo bue! 
Quindi, per questo, la festa del 25 aprile è una festa che non può essere assegnata ad una parte di popolo italiano, ma alla capacità ed alla forza che gli italiani riuscirono a trovare dopo tanti anni di immaturità politica e di indifferenza sociale.
Insomma, il 25 Aprile serve per rammentarci che il senso critico, la capacità di individuare le imperfezioni, le gravi mancanze della politica non possono essere subordinati allo spirito di corpo e al senso di appartenenza ad un partito che spesso guida ancora le scelte della maggioranza delle persone. E che più che il 25 aprile da festeggiare dovremo commemorare ( come segno di ammonimento)  il periodo in cui fu permesso ad un uomo incompetente ed inadeguato di giungere ad un potere così illimitato e così poco contrastato. 
Ricordo che in una discussione recentissima con un membro di rifondazione  comunista , a cui avevo chiesto come mai , malgrado non approvasse la candidatura di Costanza Zavanone del centro sinistra,  l'aveva appoggiata, mi ha risposto: " Quello che conta è lo spirito di appartenenza ad un gruppo politico e l'obbedienza al partito. "
Invece no. La capacità di giudizio, di valutazione, il coraggio  di   esprimere le proprie idee, le proprie contrarietà , la  forza e la costanza a sostenere le proprie convinzioni possono servire più di un gentile assenso  o di un'opposizione atona  e magari  possono essere molto più utili alla società civile.