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| Mussolini al balcone di Piazza Venezia |
Diciamolo. Negli anni venti gli italiani erano tutti fascisti: o almeno la maggior parte. A piazzale Venezia, non dimentichiamo, c'erano tanti che applaudivano e che incitavano il dittatore e che fosse un uomo molto amato non è certamente un'eresia. Nei Comuni i podestà erano rispettati e riveriti. L'opposizione ,prima della seconda guerra mondiale era prerogativa di pochi .Negli anni 60 erano tutti democristiani. o almeno la maggior parte. Fino agli anni 90 non sembrava si potesse ribaltare quello che per certi versi fu definito un regime. Perchè gli Italiani non hanno la consuetudine alla disubbidienza. Perchè gli italiani non hanno delle vere convinzioni politiche e sociali per cui seguono pedestramente colui che vince . E non amano la ribellione, l'azione costante di critica e la spinta ad ideare proposte alternative. ( Con Francia o con Spagna purchè se magna)
I festeggiamenti del 25 Aprile, definito a ragione la data in cui si determinò per l'Italia la fine del Regime fascista e della guerra, non può prescindere dall'idea che fu una scelta tardiva ( venti anni di governo sotto lo stesso uomo non paiono un po' troppi?) e dimenticarsi del fatto che gli Italiani dapprima fascisti o almeno indifferenti alle vicende sociali , maturarono una coscienza ed una disubbidienza che permise loro di riscattarsi da un ventennio di silenzio e di pavidità cronica.
Chi aveva ridotto l'Italia in una condizione di totalitarismo? Un solo uomo non avrebbe potuto conservare tale egemonia se non con l'omertà di un popolo bue!
Quindi, per questo, la festa del 25 aprile è una festa che non può essere assegnata ad una parte di popolo italiano, ma alla capacità ed alla forza che gli italiani riuscirono a trovare dopo tanti anni di immaturità politica e di indifferenza sociale.
Insomma, il 25 Aprile serve per rammentarci che il senso critico, la capacità di individuare le imperfezioni, le gravi mancanze della politica non possono essere subordinati allo spirito di corpo e al senso di appartenenza ad un partito che spesso guida ancora le scelte della maggioranza delle persone. E che più che il 25 aprile da festeggiare dovremo commemorare ( come segno di ammonimento) il periodo in cui fu permesso ad un uomo incompetente ed inadeguato di giungere ad un potere così illimitato e così poco contrastato.
Ricordo che in una discussione recentissima con un membro di rifondazione comunista , a cui avevo chiesto come mai , malgrado non approvasse la candidatura di Costanza Zavanone del centro sinistra, l'aveva appoggiata, mi ha risposto: " Quello che conta è lo spirito di appartenenza ad un gruppo politico e l'obbedienza al partito. "
Invece no. La capacità di giudizio, di valutazione, il coraggio di esprimere le proprie idee, le proprie contrarietà , la forza e la costanza a sostenere le proprie convinzioni possono servire più di un gentile assenso o di un'opposizione atona e magari possono essere molto più utili alla società civile.