martedì 30 novembre 2010

UN POST/UPIDO


E' così, credetemi: alla fine di una giornata densa di scene inenarrabili ( soprattutto per la mediocrità delle comparse e la scandalosa pretenziosità gerarchica delle dinamiche relazionali venutesi a creare) si raggiunge almeno qualche consapevolezza:
che non ha senso chiedere ad una pettinatrice se per caso hai bisogno di un nuovo taglio di capelli, ( a proposito. bel taglio il mio, no?)
che non si chiede mai ad un commerciante se ha fatto un buon prezzo,
che non devo chiedermi nemmmeno se chi prende il triplo del mio stipendio ha per caso il triplo della mia intelligenza o invece ne ha un terzo.
ma soprattutto mi sono rassegnata davanti ad una grande verità:
È difficile volare con le aquile quando lavori coi tacchini.
adesso chiedetemi perchè ci sono tanti tacchini e pochissime aquile : questa è facile.
Se sei già sul pavimento non puoi cadere.

e la paura di cadere è più forte della voglia di elevarsi.
Per questo.

IL SERVIZIO PUBBLICO CHE VORREI

Il comune che vorrei non aspetta le petizioni dei cittadini che chiedono di sistemare le panchine divelte, lo fa come manutenzione ordinaria.
Il Comune che vorrei non perde di vista ciò che il suo ruolo rappresenta ossia una funzione di servizio pubblico rivolto alle persone che abitano la città .
Il Comune che vorrei non spreca le risorse umane presenti all'interno dell'ente ma se ne serve per poter adottare progetti diretti al miglioramento della vita della comunità.
Non mortifica il lavoratore negandone le capacità e le professionalità che gli sono proprie e che sono qualità essenziali per un buon andamento del servizio.
Perchè chi amministra un Comune non ne è il padrone, ma il servitore solerte che risponde del proprio operato alla comunità .
Il Comune che vorrei è amministrato da persone che non dimenticano nemmeno per un momento che stanno gestendo i soldi versati nelle casse comunali dai cittadini affinchè siano utilizzati al meglio per il bene pubblico e non per scopi personali
Nel Comune che vorrei non si sviliscono le professionalità a causa di invidie o di paure, ma si utilizzano e si ottimizzano gli sforzi comuni per un programma rivolto all'interesse della gente.
Perchè nel Comune che vorrei si sa perfettamente che tutto ciò che adoperiamo non ci appartiene e non serve per mettersi in mostra, per esibire le proprie vanità o per sfogare le proprie voglie di notorietà, ma è solo un mezzo che permette alla comunità di vivere in una città vitale, forte, accogliente , trasparente e libera.
Nel Comune che vorrei non si minaccia, non si umilia, non si allontana la gente, non si ignorano i lavoratori, i bambini, i vecchi, ma si ascoltano, si incontrano per confrontare le opinioni, le necessità, le esperienze, le competenze, le speranze.
Nel servizio pubblico che vorrei.



Ringrazio tutti quelli che mi hanno scritto. Anche chi ha scritto mail . ho deciso di esserci e darmi da fare

lunedì 29 novembre 2010

LA VITA DURA DEI POLITICI


Che vita dura questi politici! i giorni festivi o pre - festivi sempre a tagliare qualche nastro inaugurale cercando di prepararsi un discorsetto credibile su come sarà fantastica la ripresa.
E in queste occasioni, chissà che fatica cercare di fare la faccia più rilassata possibile, soprattutto quando parte il flash del fotografo! E le rughe.. queste maledette rughe che cominciano a essere visibili. il mento che cade, le guance che cedono, le palpebre ruvide, la fronte aggrottata..
Già dal mattino della domenica , il politico di turno cerca di prepararsi per essere presentabile, cordiale, simpatico, amabile. E poi che fatica cercare di sorridere a quel tipo della stessa coalizione che vuole farlo fuori, quello che non vede l'ora di assistere ad un passo falso per poter sedersi allo stesso scranno!
Allora, quando lo incrocia vorrebbe pestargli il piede con lo stivaletto taccato a spillo, invece niente. Come fosse un caro amico subito gli elargisce sorrisi e bacini, abbracci di rito e frasi adulatorie per cercare di imbonirselo un po'.
Intanto la domenica è passata. E lunedì si riprende la battaglia per rimanere in sella. Ed è così difficile soprattutto per chi non sa fare niente di niente. E' come una roulette russa. Riuscirò ancora oggi a darla a bere?
Che vita stressante!
E poi , una volta che il politico è stato defenestrato che rimane di lui? Delle strette di mano, dei complimenti , delle defererenze che gli venivano concesse? Nulla. Cammina per strada e qualche vecchio è anche capace di lanciare un : " ladro!" nella sua direzione. E, PURE se a casa custodisce davvero un bel gruzzoletto ...triste e solo rimpiange persino i flash impietosi nella sua pelle raggrinzita. E mentre cammina, a testa bassa , si duole di non essersi assicurato, ai tempi d'oro, un posto nella pubblica amministrazione , magari come custode dei giardini pubblici!

sabato 27 novembre 2010

IL DIPENDENTE RACCOMANDATO


Il dipendente raccomandato ha SVARIATE PROVENIENZE. C'è il dipendente assunto con un concorso pubblico ed il dipendente già assunto e promosso ad altro incarico.
Il Dipendente raccomandato assunto con concorso pubblico è facilmente individuabile. Come? Direte voi. Semplice: basta scorrere l'elenco dei requisiti necessari per partecipare al concorso in questione.
Di solito il bando di concorso recita così:
1) requisito: ( se il dipendente è già all'interno dell'ente da 125 giorni) aver prestato servizio all'interno dell'ente presso quel determinato ufficio e in quell'apposita scrivania per esattamente 125 giorni .
2 )requisito: avere esperienza specifica di utilizzo cavapunti azzurrina in dotazione del servizio specifico.
3) requisito: essere alto 1.75 ed avere i capelli brizzolati vicino alle tempie
4) pesare specificatamente Kg 74,28.
A questo punto l'ultimo requisito che potrebbe essere quello di chiamarsi Enzo Scalcabarozzi molte volte è ritenuto superfluo, ma in alcuni casi , quando il raccomandato mostra irrimediabili e troppo evidenti carenze culturali , diventa necessario inserirlo come ultima clausola sine qua non.

Per quanto riguarda il dipendente raccomandato già in servizio nell'ente, (ma che si vuole elevare ad altro ed alto grado) il discorso si fa più semplice.
Basta inventarsi un nuovo incarico estrapolando un'attività inserita all'interno di un ufficio tipo: la catalogazione dei timbri da innovare e.. .. voilà: ecco un nuovo ruolo ed un nuovo posto di comando da assegnare al dipendente già lacchè oppure già dipendente inutile, ma solerte alla posizione dei 90°, già dipendente tremens, ma mite e accomodante a chiudere non un occhio ma ambedue gli occhi e la bocca e persino il cervello alla bisogna e senza vergogna.

Ma la cosa più stupefacente è il fatto che il dipendente raccomandato è uno dei pochi casi di fenomeno bi - partisan: collocato in illo tempore da una fazione politica, una volta verificatasi l'alternanza, quella che gli succede non ha nessun interesse a rimuovere il raccomandato, poichè questo è già pronto a chinare il capo ed a porgere le terga anche al nuovo arrivato purchè potente e senza alcuna velleità di far valere veramente la grande opportunità che potrebbe essere per il cittadino il servizio pubblico.
Peccato. Peccato. Peccato
Punto.