venerdì 27 agosto 2010

LA CHIAVE


S’era messa a guardare le cose che la circondavano.
Si ricordava il tempo e l’impegno che aveva adoperato per realizzare tutto ciò che aveva. Ma era un ricordo accademico, da scolaretta zelante, non avvertiva più il senso e l’emozione. Ciò che vedeva non le piaceva affatto. S’accorse che il suo bisogno era diretto all'atto di comporre più che all'oggetto finito. Il giocattolo strutturato non le interessava. Viveva nell’energia del desiderio di costruire e manipolare l’istante, viveva succhiando profondamente la linfa dell’essenza che dipanava da lei , ma poi non si attardava a verificare l'effetto.

Mentre pensava questo, con il desiderio di aprire la porta e dirigersi altrove, le pareva all’improvviso che questa sua inclinazione non fosse giovevole. Sarebbe quindi stata in continuo pellegrinaggio con l’ansia d’avere non volendo ottenere davvero, non potendo avere mai soddisfacimento e senza fermarsi ad una vita sicura e costruttiva?

Lei lo sapeva. che la sua esistenza era protesa all’atto dell’eccitazione profonda della propria anima e solo attraverso l’impazienza del possesso avrebbe potuto elevare la sua canzone e essere presente alla sua vita confusa e libertaria. Per questo aspettava quell''incontro che era sempre un principiare il gioco e l'emozione. Un ricostruire daccapo come se nulla fosse stato raggiunto negli incontri precedenti. Per questo lei amava quei momenti. Per questo lei amava lui in modo viscerale. Così decise di non pensare più a niente. Subito non si mosse ma rimase seduta silenziosa e indifferente. Poi si alzò, si infilò il giaccone lentamente, afferrò le chiavi dell'auto sul mobile dell’ingresso. Quante volte lo aveva fatto? Quante volte era scappata? Scappare. Scappare. Allontanarsi senza poter spiegare, senza sapere dove andare di preciso.
Lei aprì la porta con l’animo ribelle e clandestino che le era consueto. Lei scese le scale senza far rumore. Lei andò via. Ma sapeva che lo avrebbe fatto anche dal luogo che l'attendeva.

mercoledì 25 agosto 2010

CHE BOCCA GRANDE CHE HAI!!! GRRR.. E' PER MANGIARTI MEGLIO



Pare un'ovvietà: in noi abita uno spirito potenzialmente crudele e vendicativo. In che modo possiamo tenerlo a bada?
Io dico: " Guardandolo in faccia"

Non solo. Ho grandi braccia, grandi mani per afferrarlo e trattenerlo all'ultimo istante, quando il sangue si fa velenoso e lo sento salire alla gola denso e amaro che mi scuote e mi trascina con una forza diabolica.

E' un attimo. Per questo non bisogna perderlo di vista e chiamarlo e riconoscerlo e accoglierlo nel ventre come palpito della tua carne e del tuo respiro. E' tuo. Sei tu, non respingerlo, ma abitalo, raccogli i suoi stracci abbandonati lungo il percorso: ti appartengono. Non distrarti, non rassegnarti a perdere la tua anima. Sei tu la più forte. C'è un impulso alla vita che ti sostiene e ti sorregge nell'incontro con il tuo demone. Non abbassare la guardia. Ascoltalo, ma non voltargli le spalle. Al tuo demone basta un impercettibile movimento e può averla vinta su di te, sulla tua potenza , sulla tua passione profonda, sulla tua speranza. Solo la consapevolezza della tua crudeltà ti può impedire di precipitare nell'abisso seducente e distruttivo della tua anima.

Il camper è pronto. Parto. Vado a Saturnia. La leggenda racconta che il Dio Saturno lavorava all'interno delle viscere della terra e causava la fuoriuscita di un'acqua bollente e preziosa. Chi ha la possibilità di nuotare sotto l'acqua dove si trova la sorgente avrà la dolcissima sensazione d'essere accolto da milioni di piccole bollicine che ribollono nel fondo. Un sensuale pizzicorino avvolgerà la pelle durante la nuotata. Bellissimo e rilassante.

martedì 24 agosto 2010

QUANDO IL SOGNO DIVENTA UNO SPAM


Mi sono fatta una cultura molto approfondita su chi utilizza internet e/o apre dei blog. C'è, in tutti coloro che chattano e/o scrivono UN BLOG, una tendenza a lavorare sul " vero" per sostituirlo con il " virtuale" : si simulaNO delle cose che non si possono fare tanto da de - realizzare ciò che c'è intorno a noi che diventa alla fine ciò che vedi nel monitor.
Per questo ho fatto un piccolo esperimento: ho scritto a nome di un'altra persona
E' una storia lunga. Qui parlo anche di un uomo di una certa età che ha necessità di adulazioni continue ( probabilmente , non riuscendo a trovarle vis à vis se le cerca ostinatamente attraverso una de - socializzazione con le sue commentatrici ) . Ho scritto proprio de - socializzazione poichè non è un vero momento di interazione ma è un tentativo di socializzazione basato su elementi deboli, traballanti inespressivi contatti tanto confusi e indefiniti da essere tra loro intercambiabili: ossia Puppina sarà uguale a POPPETTA, se si esprimerà con gli stessi termini grammaticali, con gli stessi punti esclamativi e così via.
Insomma, per farla breve: sono diventata un altra persona e , tenetevi forte, sono stata credibile, in questa mia nuova immagine poichè in fondo non era la mia e non era nemmeno della di lei figura, ma semplicemente di un fenomeno di idealizzazione dei propri impulsi anche perversi ed anche un po' narcisisti/ consolatori. ( insomma, il cicciobello c'è cascato e, badate bene, non ho carpito pw o cose simili dato che era una non registrata anche "essa")
Voi direte: "ma perchè l'hai fatto?" Perchè volevo sperimentare la mia teoria su queste avvilenti necessità della nostra epoca e sui questi vecchi ultracinquantenni che approfittano della propria esperienza in letteratura italiana per compiacersi di percezioni virtuali, di lusinghe telematiche, di relazioni vezzose e fumose non reali quindi, incapaci di vero confronto, cioè tutto quello che può far distinguere una donna da un'altra , una persona da un'altra, un contenuto da un altro. Questo modo di porsi diventa talmente una consuetudine da rendere tutto irriconoscibile o peggio ancora tutto riconducibile ad una dolce promessa di remissione di peccato. Nessuna specificità, nessuna identificazione, quindi nessuna corrispondenza. (suggerisco per il futuro ad ogni commento un segno di riconoscimento tipo un baffetto o un puntino puntino se no in quale altro modo potrebbe essere riconosciuta? insomma.. .. )
E poi c'è un 'altra ragione che spiega perchè l'ho fatto: perchè mi sono tanto divertita. E questa è purtroppo una delle perversioni di cui sopra che mi appartiene totalmente.
Perciò, chi più di me, in fondo, può essere tentata di indulgere a cotanto fallo? ( inteso come trasgressione, colpa e similari, cosa credevate... )
P.S. : chi legge questo post proveniente dal povero Piero è pregato di leggere il post seguente. così capisce meglio la sua ossessione ultima ( questa qui di attaccarmi da un mese circa) ed anche QUI
Ed anche QUI: lui ama tantissimo scrivere di me e fare il link ai miei testi; cerco di incoraggiare questa sua pulsione 

venerdì 20 agosto 2010

LA ROSA CHE NON COLSI

Non parlatemi d'amore: è un argomento che, come lo tratti, risulta subito noiosissimo. Si parla di fusione di anime, di felicità condivisa. Non mi convince affatto. L'amore non getta luce sugli inquieti dubbi della vita. l'amore non risveglia l'anima. Casomai confonde la realtà oggettiva. Eppure l'essere umano ha necessità di incontri, di relazioni, di affetto, di pacche sulle spalle.
Allora decide di far coppia. Le coppie hanno un non so che di imbarazzante: non sai mai se ti rivolgi ad un animale a due teste o ad un animale a due corpi ed una testa sola.
Ma rassegnamoci, per quanto staremo in coppia , dobbiamo affrontare come viandanti solitari il cammino della nostra esistenza e impegnarci a comprenderne il senso. Dobbiamo sforzarci di dilatarci, di perfezionarci. Di raffinare il nostro intuito, le nostre percezioni. L'intensità dell'amore,o di ciò che ne fa le veci, dipende dal grado della nostra maturità, dall'equilibrio della nostra vita emotiva e cose simili.
Il partner ideale è colui con cui si confronta il proprio mondo senza spasimi, senza sovrastrutture a difesa. In questa strada meravigliosa cerchiamo persone con cui solidarizzare e poterci avvicinare e bon. Cosa dite?!! L'attività sessuale?! E' un altro manuale.