
venerdì 11 giugno 2010
LA BELLA VITA E' PIU' BELLA DELLA VITA

giovedì 10 giugno 2010
COME STENDERE LA BIANCHERIA AL SOLE E SPARARE CAZZATE

Certe volte mi sorprendo a ruminare pensieri malevoli . Sono pensieri fissi ed ostinati. Comincio a sentire un ottuso disagio su cose che poi non mi riguardano.
Per esempio leggo dei testi di blog in giro e mi viene voglia di appollottolare quello che leggo per buttarlo nel cestino e bruciare il tutto con gusto mefistofelico.
Mi viene un odio smisurato ed irragionevole verso questi eremiti di massa che sentenziano le loro visioni del mondo come fossero dogmi rivelatori di non si sa quale novella celestiale.
Si trovano frasi nel web del genere: " a certi impeti dell'anima bisogna esercitarsi per esserne avvezzi" " ci sono cuori che sanno ricevere perchè conoscono e cuori che riescono a provare solo gratitudine" Ci si fa rappresentare dall'immagine in fondo sobria del computer per raccontare non già il mondo, ma l'immagine percepita del mondo che non esiste, la sua sfinge insomma che, interpretandola si legittima e si trasfigura.
E mi dico con una rabbia capricciosa ed in fondo pedestre ed inutile di quanto sia deleterio scrivere così per convincersi che pensare ciò che si scrive sia doveroso ed indispensabile .
E' una sensazione maligna e paranoica che lievita a dismisura impedendomi di realizzare davvero il senso di questo scrivere comune. Perchè la maggior parte della gente è inconsapevole. Lo scrittore Manlio Sgalambro scrive: "La specie umana non è nulla, alcuni uomini sono tutto" ( immagino pensasse a me per la seconda ipotesi).Ma quando questo acrimonia si dirada allora ritrovo in questa marea di parole scritte confuse e sciocche una difesa alla propria solitudine, che non la nutre nè la risolve, ma forse ancora di più la cronicizza perchè degrada l'animo e lo ri -caccia nell'eremo oscuro che livella l'intelligenza ad una stessa linea piatta di massa. Ed allora smetto di ruminare e provo una grande pena.
E poi mi dico:" minchiate, sarà il caso che mi metta a stendere la biancheria prima che il sole tramonti"
sabato 5 giugno 2010
BACIAMI, STUPIDO: MANUALE DI COMUNICAZIONE EFFICACE
Abituati come siamo a ricevere informazioni tramite le immagini e i suoni abbiamo trasformato la nostra capacità di comprendere in una capacità di collegare un " simbolo" visivo con il concetto che vuole richiamare.
Per esempio se vediamo un " fiore" disegnato riusciamo a richiamare alla mente il concetto ed il fiore stesso anche se il fiore non è concretamente come è stato disegnato o reso immagine. Per questo la nostra intelligenza da analitica ee rigorosa si è trasformata in una intelligenza istintiva e sommaria ( non riesce a dare un ordine logico e analitico alle immagini che recepiamo con la mente) Cioè, la comunicazione efficace deve tenere conto che, per avere successo, ha l'obbligo di essere identificata in semplici codici che non debbano far riflettere, ma giungere direttamente all'obiettivo per trasmettere l'idea già bella e confezionata. Per questo, quando si vuole promuovere un evento o far arrivare una notizia alla gente ci si deve attivare ponendosi in una visione iconica dell'informazione che vogliamo trasmettere.
Ma come si costruisce un'icona? Sicuramente non ci si può improvvisare in questo senso. L'obiettivo di giungere alla gente deve essere oggetto di studi e sperimentazioni, non possiamo affrontare un problema così complesso senza prima aver pianificato: lo studio del territorio locale, il pubblico e l'audience development, le politiche culturali locali, le possibili tecnologie a nostra disposizione. Bisogna anche sapere che non sempre ciò che piace a chi organizza le modalità di informazione è poi per forza IDONEO all'obiettivo che ci si prefigge: ossia arrivare alla gente con dei messaggi facilmente recepibili e comprensibili.
Quindi: non possiamo improvvisare e/o fare a proprio gusto quando si tratta di comunicazione, poichè non basta trasmettere ma bisogna che la trasmissione giunga a DESTINAZIONE codificata funzionalmente a ciò che volevamo comunicare.
Uno gioco da ragazzi .
venerdì 4 giugno 2010
LA LUNGA MALATTIA CHE E' LA VITA
Non crediate ( per chi lo crede) : l'idea leziosa dell'essere umano in perfetta salute non esiste. La salute è uno stato d'animo e spesso è confusa con l'incoscienza di se' e della propria competenza psicologica. invece il dolore del corpo e la sua irrimediabile vulnerabilità è una condizione alla quale non solo dobbiamo guardare costantemente, ma anche con gratitudine . Nella nostra società si venera il corpo sano , bello, efficiente e cerchiamo di rappresentarlo per non restare fuori o per non essere inadeguati al ruolo sociale che crediamo ci appartenga. ma la malattia è dentro la vita come sua rivelazione inevitabile. E non parlo solo di malattia della materia corporale di cui siamo fatti ( e dico fatti appositamente invece di dire ricoperti e/o di cui siamo proprietari) ma dello svolgimento naturale dell'imperfezione che ci definisce e ci fa essere, nell'esistenza, la ferita mortale che siamo. Credete forse che, malgrado voi non abbiate avuto i vermi, non siate stati contaminati dalle inesattezze di cui siamo portatori e vittime allo stesso tempo? E non capite che, malgrado un dolore si evolva e diventi una tregua del proprio spirito da questo squarcio invisibile già ne consegue una nuova breccia che alimenterà il nostro cuore sino alla morte?
E poi, diciamolo, ma guardiamoci intorno e leggiamo ciò che scriviamo: minchiate. Lamenti compiacenti d'essere in qualche modo partecipati e legittimati, celebrazioni del proprio piccolo io che non vuole oppositori . Guardiamoci intorno nelle strade e nei posti di lavoro: nessuno riconosce la propria ferita e neppure soccorre il dolore dell'altro bandito dalle strade e dalle famiglie . Lavoriamo mentendo sulle proprie capacità e per questo, proprio per questa cultura della disconoscenza seminiamo cadaveri senza avvedercene mai. Ma sto meglio, comunque . Grazie.
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