sabato 23 gennaio 2010

ELEZIONI VALENZA:NON E' UNA VIRTU' NON ESSERE UN POLITICO


Come vorremmo fosse la nostra vita? Non la vediamo, forse, in un futuro roseo, in una città amministrata perfettamente, con un lavoro che ci soddisfa ed un amore che ci conforta? la vediamo molto candida come questa splendida immagine.
Non è quasi mai così.
Molto spesso il lavoro non ci soddisfa e le strade sono piene di buchi ed i lampioni spenti e danneggiati.
Molte volte l'amore non c'è e neppure il lavoro.
Non ricordiamo bene cosa si intenda per politica.
Per noi il fine della politica era " ottenere ciò per cui ci impegniamo tutti i giorni ed in cui speriamo ".
Politica, ormai è diventata sinonimo di " incompetenza" " raggiro". Perchè abbiamo identificato il senso profondo e potente della politica con questi nostri politici.
Per cui, mentre un tempo la politica diveniva la sede dove i valori e le speranze prendevano forma nell'azione ordinata e programmata, ora lascia un vuoto inquietante di identità e di cultura.

Siamo giunti al punto in cui tutto ciò che viene definito " non politico" ci appare già un requisito positivo sufficiente a risolvere ciò che spetta alla politica realizzare. Ossia cerchiamo in personaggi famosi ma che non hanno mai operato per la comunità, una figura di riferimento certo a cui diamo il potere e la volontà di pensare per noi. In questo caso il Partito democratico di Valenza ci offre una anziana signora con l'unica caratteristica di " Non essere un politico"

Ma non basta " NON ESSERE UN POLITICO" per essere una persona in grado di gestire al meglio la cosa pubblica"
Anzi.
Spesso chi , per esempio, si è occupato delle proprie cose personali per tanti anni con successo, ha acquisito una mentalità consumistica, individualista e competitiva che lo costringerà a reiterare la propria azione rivolta esclusivamente ai propri interessi.
Il vero politico (ma, attenzione, non sto parlando dei cialtroni che abbiamo incontrato in quest'epoca dannata) il politico per divenire tale, ha praticato durante la sua gavetta il rispetto per il bene comune privandosi di quelle deviazioni individuali che fanno sempre parte del vivere del comune cittadino che giustamente pensa alla propria famiglia.
Dunque, meditiamo su questo quando ci presentano una persona in qualità di deus ex machina in grado di risolvere i gravi problemi economici della città e dei cittadini solo in virtù del fatto che ha i soldi e non è un politico.
Queste due cose non sono delle virtù e non sono programmi per governare un paese. Personalmente ritengo entrambi un handicap non di poco conto.
Quando si parla di istituzioni, quando si dice di dover prendere una strada che vale per tutti, si indica un processo che spersonalizzi chi ha il dovere di agire e che si ponga al servizio di una politica non di una personalità.

giovedì 21 gennaio 2010

DONNA UOMO LA FOLLA: DALL'IMMAGINE ALLA SCRITTURA

dopo molto tempo di assenza causa esami feste convegni.....alla beata ora di 00. 04 ho preso una pausa dallo studio delle civiltà in Italia prima dell'arrivo de quegli attacca brighe dei romani per ricopiare e pubblicare il risultato di una prima giornata di incontro di un laboratorio che seguo sulla scrittura creativa intitolato DONNA UOMO LA FOLLA: DALL'IMMAGINE ALLA SCRITTURA, si tratta di un laboratorio in cui non si impara a scrivere tecnicamente ma a scrivere partendo da immagini che nascono che parole e pensieri e che dovrebbero suscitare altri pensieri....il primo risultato è questo:

*Una giornata di sole, un prato in mezzo alle colline che circondavano casa. Dopo tanto tempo era tornata, era stata via a lungo. A lungo aveva viaggiato, visto, provato,ma il profumo che sentiva a casa lo sentiva solo lì: l’aria era fresca , il sole era alto, gli uccellini erano in volo: era arrivata la primavera.D’improvviso sentì le voci, le urla le risate, i bambini che giocavano con un’enorme palla a forma di faccia di bimbo. Lei aveva un vestitino blu carta da zucchero, era insieme agli altri, si sentiva come loro, doveva saltare solo un pochino di più: era molto più piccolina rispetto ai suoi coetanei. Era felice come non lo era mai stata in tutti i suoi viaggi. La merenda era semplice: un’albicocca e 4 quadratini di cioccolato , del suo stesso colore: il fondente era il suo preferito: glielo aveva comprato il papà quando l’aveva portata a casa la prima volta….anche quel giorno era felice.Era così felice che correva, correva, correva non poteva smettere di correre e correre; correre in mezzo a quelle strutture in tufo che ogni tanto spuntavano e che si vedevano da lontano sulle colline in gruppi: il papà le spiegò che quelle erano tombe, di quei padri scomparsi moltissimi secoli fa che diedero origine alla loro terra e che portano oggi il nome di Etruschi: un popolo lontano e misterioso che l’affascinavano da sempre.Correndo, corse così forte che all’improvviso si trovò di fronte un muro in rovina: era strano: non credeva che gli etruschi usassero il viola per decorare i muri. Era molto alto ma nemmeno quel muro riuscì a fermarla: lo passò. Fu così che aprì d’improvviso gli occhi ed era diventata una donna, d’improvviso era come se il tempo non fosse mai esistito: era lì in un campo con in mano quello strumento che gli archeologi chiamano trowel e che usano per rifinire le superfici dello strato da pulire.

domenica 17 gennaio 2010

IL MARE INTONA IL SUO CANTO

Ci nascondiamo. E spesso.
Nascondiamo la nostra debolezza, i nostri dubbi. Abbiamo paura che vengano utilizzati contro di noi. A volte succede.
Allora preferiamo rappresentare un " io" preciso . Deciso. La sua immagine non si può scalfire e sempre cercheremo di esibirla per non dimenticarla: io .. io .. io ... io...

In questo senso dobbiamo vigilare. Perchè questa rappresentazione ci incatena ad un soggetto inautentico. Che ancora di più ci imprigiona e ci comanda perchè non permetterà a ciò che siamo di respirare.

Dobbiamo stare attenti . Ed ascoltare ciò che ci appartiene davvero.
Ci sono parole che sembrano scritte da noi ( sì, sembra che stia saltando da un argomento ad un altro ) Lì ci troviamo ed è lì che dobbiamo scoprirci.
Alberto Moravia, quando lesse Kafka ne" La Metarmorfosi" si chiese" Lo volevo scrivere io! Adesso Cosa scrivo?"
Così è successo a me con questa poesia che condividerò con i lettori: è come l'avessi scritta io. ( si prega notare a chi mi paragono)
Nel mare ritrovo la natura che sono e che mi nutre.
E' di un poeta greco del novecento: Kostantinos Kavafis.


La voce del mare:

Il mare intona per noi un tenero canto
canto generato da tre grandi poeti:
il sole, l'aria , il cielo
L'intona con la sua voce divina
quando calma dispiega il tempo dell'estate
come un gran manto sopra le sue spalle.

venerdì 15 gennaio 2010

L'AMORE E CHI PIU' NE HA PIU' NE METTA

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C'era una vecchia canzone che così cantava" nell'immensità dell'universo ci deve essere dell'amore anche per me, per me che sono nullità nell'immensità"

No.

L'universo non è stato creato per l'uomo. Sì, lo so l'hanno detto a scuola. Ma non hanno mai potuto comprovare questa bizzarra teoria. Nel frattempo il cosmo s'è mosso senza alcun ordine regolato dall'uomo. Si muove per se' in un tempo perenne e crepitante della sua potenza e del suo calore senza progetto. l'uomo ne è la infinitesimale sostanza che si perde e si rinnova all'interno di un sistema senza comando. Ci muoviamo , dunque, relizzando una composizione che è l'universo che solo di questa composizione ne è la natura ed il suo ordine. Solo il movimento complessivo determina la vita di ogni singola cellula e ne è l'ispirazione.

Non vi è dunque nulla per noi se non l'attitudine che il movimento condiziona, che ha un percorso delineato alla sua stessa realizzazione cioè al senso del bene assoluto dell'amore poichè solo questo può essere l'orientamento che permette il suo divenire perenne.

L'amore non viene a noi come dono miracoloso, ma è in noi come percorso necessario al flusso inarrestabile dell'universo. E scusate se è poco.

La splendida immagine mi è stata gentilmente concessa

da " Foto 2000" di Gilberto Botter di Valenza