sabato 26 settembre 2009

UN LAVORO REDDITIZIO ED UN LAVORO DI MERDA

La serata si è svolta esattamente così: Alle cinque del pomeriggio telefona il mio ex marito che ha la febbre alta e il vomito. Si sente sempre peggio. E' un po' spaventato e decidiamo di andare al Pronto Soccorso. L'infermiera, all'accettazione, gli fa le domande di rito e ci mettiamo pazientamente in attesa del nostro turno. Le ore passano e non succede nulla. Alle sette e mezza comincio a smaniare dico: " Vado .. magari poi torno ancora. " Lui dice: " Vai ..vai tanto c'è da aspettare"

Esco fuori con sollievo. l'aria dentro il pronto soccorso era tanto sfittica che mi pareva di soffocare. A casa mangio, ma sono in apprensione pensando di aver lasciato lui in quel posto orribile. Allora mi alzo dalla tavola. Preparo due panini, prendo un succo di frutta , una mela. Metto tutto in un sacco , salgo in macchina e parto in direzione: ospedale di Alessandria. Dopo mezz'ora sono lì di nuovo. Lo faccio mangiare. Poi vado a lamentarmi con l'infermiera. Lei dice: " Ok, da giallo lo faccio diventare verde" Non so bene che significa, ma voglio assolutamente compiacerla. Dico: " Mio marito ha la febbre non riesce a stare in piedi" Lo definisco marito perchè è più sbrigativo in certi casi. Inutile fare la storia della propria vita. Lei lo fa distendere in una barella. " Beato lui!" Penso. sono stanchissima di stare lì, in sala d'attesa. Continuo ad uscire all'esterno, nel grande viale davanti all'ospedale. L'aria per la strana legge del contrabbasso è leggera e dolcissima . Io passeggio tra le panchine gustandomi il vento tiepido e mite di queste ultime serate estive. La città pare quasi accogliente con i suoi fanali luccicanti ed il silenzio calmo della strada. Mentre me ne sto lì pacifica, mi si avvicina un tipo molto distinto che subito mi rivolge la parola con modi gentili. Mi dice: " Stai cercando lav
oro? ? Posso piazzarti una delle mie case con altre due ragazze." Non capisco tutto al volo, tranne la domanda che siccome mi è chiara all'istante la faccio subito mia. Rispondo a questa quasi istintivamente:" No, non cerco lavoro"
Lui insiste caloroso: " Avrei proprio bisogno, ti pagherei molto bene. "
Dico meccanicamente" Grazie, ho già un lavoro. "
Dopo queste mia risposta il tipo si allontana salutandomi cordialmente. Per un attimo ho quasi creduto che la nostra fosse davvero una conversazione su argomenti di carattere professionale". Avrei voluto dirgli: "Dammi il tempo di valutare la cosa". Ma era già andato via. E il biglietto da visita?
Eppure mi vedevo quasi nella casa e dire: ""Ok, adesso mi firmi un modulo in base al D.Lgs 196/03 in cui sei a conoscenza che i tuoi dati trattati non saranno divulgati"
Rientro al pronto soccorso mentre era finalmente giunto il turno del mio ex marito. Subito lo mettono in isolamento. Dice il medico: " Per via dell'influenza dei maiali" Mi dico: " belle misure di sicurezza... Dalle cinque avrebbe potuto impestare tutta la sala di attesa"
Per fortuna , poi non era quell'influenza lì. Ma io ho perso l'occasione di un lavoro redditizio. Mica di merda.

venerdì 25 settembre 2009

TESORO DELLA MAMMA


Non credere, tesoro, che io sia, nei miei panni, esattamente quella che rappresento.
Questa faccia è un lavoro lungo , è un prodotto di squilibri improvvisi e inspiegabili. Posso rimanere impassibile e posso sorridere. Riesco anche a essere compresa attraverso il mio linguaggio sociale e le mie modalità cortesi.
Ma posso liberarmi delle mie consuetudini in un battito di ciglia. Perchè non dobbiamo identificarci mai in qualcosa di assolutamente determinato.
Non siamo noi che selezioniamo i pensieri ed i desideri, ma questi ci trascinano e decidono per noi il nostro percorso.
Resistere al richiamo della nostra essenza profonda non solo è un errore ma sarà completamente inutile. Questa raffiorirà appena troverà uno spiraglio che gli permetta di respirare nuovamente. E prenderà il sopravvento con tutta la potenza di un evento calamitoso .
Perchè non dobbiamo dimenticare che , per quanto cerchiamo di darci un nome ed una dimora, il senso vero dell'esistere non si troverà mai nel susseguirsi convenzionale delle cose, ma gorgoglierà sempre nell'abisso profondo dell'anima , in ciò che può che essere compreso solo col palpito del nostro cuore misterioso.
Tesoro mio, come vorrei caricarmi di questo tuo dolore e trasformarlo, con le mie mani, in trampolino di lancio verso la splendida vita a cui TI stai aprendo!
Ma il dolore è tuo, tuo questo meraviglioso dono del dolore, anche se lo struggimento te lo rende sgradito. Tuo il dolore e ciò che ne verrà da questo. Ossia l'accettazione della evanescenza della vita, la sua irreperibilità capricciosa, la sua incoerenza ambiziosa. Non hai che da accogliere l'imprevedibilità maligna a braccia aperte senza per forza dover attribuirne la causa. Questa è l'occasione per lasciare alla follia il suo percorso sconosciuto.
Non c'è un motivo e non c'è un colpevole. Noi non siamo che ciò che pensiamo nell'istante in cui il pensiero si dispiega nella nostra mente accogliente.
Non c'è altro da definire nella vita che possa darti la stessa forza di questa incertezza confusa, tesoro della mamma.

mercoledì 23 settembre 2009

POSSO GODERE DI TE COMPLETAMENTE

Dammi i tuoi occhi. Dammeli . Lascia che giochi col tuo sguardo per questo tempo. Ora. Dammi i tuoi occhi. Li vedo. Li prendo. Li possiedo.
Posso fermare il tuo sguardo sul mio sguardo. E' un attimo. Siamo come uniti in una stretta pulsante.
La tua anima guizza velocemente dal mio occhio al tuo, dal tuo sguardo al mio. Non c'è che questo tempo nello spazio e nell'iride profonda che fluttua davanti a me e danza la sua musica voluttuosa. Non c'è nessuno intorno a noi. Il mio arco si flette nella tua direzione e non ho che la spinta a penetrare il tuo sguardo, a comporlo, ad immaginarlo, ad occuparlo con la mia attenzione fulminea e diligente. Questa ti insegue, ti accarezza mollemente e poi di nuovo, ti avviluppa come in un abbraccio di carne e sangue. Qualcuno parla, ride anche. Ma i tuoi occhi, ancora, cercano, mi trovano e scintillano come spade al contatto. Ti assedio prepotentemente. Scivolo da un occhio all'altro, affondo decisa nel tuo sguardo oscuro , lo catturo per un istante eterno , quale predatore crudele, non ti lascio andare, non faccio disperdere il tuo turbamento: lo vizio, lo seduco, lo incoraggio. Non vedo altro. Non sento che la tua voce trasfigurata dall'intesa muta che c'è tra noi. Sento quasi come se la mia mano attraversasse audacemente la tua fronte sudata, il tuo corpo, i tuo fianchi vigorosi, il tuo sesso spasimato.
Non vedo nessuno, perchè non guardo nessuno. non sento nessuno intorno. Non ascolto che il lieve movimento dell'occhio. Per un istante ti avvolgo. Ci sono solo io. Posso godere di te completamente.
Ma è un attimo. Il mio sguardo scioglie il contatto . C'è intorno la gente e il traffico. Le voci che parevano essersi dileguate d'un tratto si assestano limpide e salottiere alle mie orecchie.
La città è ora un telo scenografico che ruota intorno alla mia anima inebriata e sazia.

martedì 22 settembre 2009

TUTTO IL DOLORE E LA GIOIA DEL MONDO

il mare di Santa Severa ( ROMA)
Così m' ero svegliata di soprassalto, stanotte, con una pena straziante nel cuore.
Soffrivo.
E nel buio non intravedevo un nome, un pensiero che potesse chiamare il dolore, che potesse giustificare le lacrime. Stanotte , la notte è stata lunghissima. Il dolore lancinante.
Ma all'alba, mentre la luce s'apriva in fondo alla stanza e la notte si fondeva con il colore lucente del giorno, ho cominciato a riconoscere il dolore. Aveva una fisionomia precisa: ero io il dolore. Ero io la sofferenza. L'amore confuso ed anestetizzante nei miei gesti e nei miei ricordi non aveva più il senso greve che gli avevo dato. Tutto era fluidificato in me, come un 'unica sorgente.
M'aprivo al sole come fossi stata una particella dell'aria. Ero io dentro e fuori di me . Ero io dentro la mia psiche e la mia psiche era fuori di me, nella città luminosa e pulsante. Ero nel mio sogno, ancora, nell'oscurità totale E BIOLOGICA. Quel mio sogno amaro era entrato in quella mattina nuova con la sua atmosfera nebulosa e leggera, trasformandola in una visione onirica. Ero io la musica sentita profondamente in me da non sentirla affatto ma finchè durava ero io la mia musica. Ero io la fiamma che divampava alta e rigogliosa e che permetteva al mio genio di sprigionarsi nel mondo.
Ero io il mondo, o meglio: ero io tutto il dolore e tutta la gioia del mondo.