
C'era una volta, tanti anni fa, un malandrino beffardo ed arrogante che pensava di poter tutto su tutti. Col cappello piumato e baldanzoso girava per le vie del suo quartiere. Era un quartiere tristo e degradato ma il giovane uomo era convinto che il mondo fosse riposto allo stesso modo così ... pieno di erbacce e profumato di quei rifiuti acerbi.
Mentre passeggiava, senza una meta, vide di lontano una leggiadra fanciulla accucciata ai piedi di un acero rigoglioso . Era una gentil donna di bellezza ornata e di costumi nobili . Quando si fece più appresso s'avvide che la fanciulla piangeva e, levatosi la piuma col cappello chiese con modi affabili e cortesi: " Cosa c'è cara fanciulla di così grave per cui il vostro cuore debba sanguinar cotanto impallidendo un corpo sì soave e leggiadro? "
La fanciulla si scosse appena e rispose senza alzar il capo dal terreno: " Ho nel castello una gravissima minaccia. Non ho cuor di tornar laggiù a meno che qualche giovane coraggioso non mi faccia da scudiero"
Al giovinotto così forte ed intrepido , non parve vero di farsi innnanzi e sentenziò con forza: " Mia cara dama sarò il vostro cavaliere!" Ma già pregustava ore assai diverse da queste occupate dal pianto e dal tormento. Lei disse ancora un po' timidamente:
" Vogliate allora, oh messere, darmi il vostro braccio ch'io mi possa affidare totalmente alla vostra forza e alla vostra maestria"
Il malandrino svelto si avvicinò alla dama e , sbirciatole tra le carni rosa e palpitanti , strinse il suo fianco e principiò il cammino.
Giunti al castello la dama accellerò il passo, lui la seguì con modi da gradasso e già nelle scale di quel bel palazzo l'avvinghiò stringendole la vita e disse: " Anima mia, non abbiate paura di nulla, sono venuto qui per essere il guardiano del vostro corpo soffice e del vostro cuore verginale." Dopo queste parole, serrato l'uscio, iniziò senza indugio a prender diletto di lei e delle sue grazie.
Lei, che dapprima emise un debole lamento , alla fine cedette al possente assalto chiudendo gli occhi senza più altro dire.
Quando fu sera il messer si tolse dall'abbraccio ignudo e esausto della dolce tenzone.
Fu in quel frangente che quella dama gli si fece appresso e disse: " Dove credete d'andare mio caro messere, proprio ora?"
Egli si volse scosso dallo stupore di sentir nella sua voce un altro tono meno soave se non dir quasi diabolico.
Fu in quel momento che dalla fanciulla si levò un ordine assai strano, battè le mani e subito entrarono due grossi servitori ignudi sino alla cintura e provvisti di scudisci e di balestra.
Il messer un po' intontito disse: " Ma mia dolce donzella non avevate bisogno d'aiuto? E dunque questi servitori non bastavano ai vostri bisogni?"
Quella fanciulla tirò indietro il capo e rise così sguaitamente di gusto, che sembrò una strega:
" Mio pover giovine, voi conoscete solo il quartiere vostro e le minestre che vostra madre si appresta a farvi trovare sulla tavola senza grandi rinunce, Ma io che conosco il male l'ho reso schiavo dei miei voleri più segreti. La vita non è quella che incontrate un po' innocentemente nella vostra via al sud del continente, ma c'è dell'altro che voi non sapete e a volerlo dir assomiglia all'inferno"
Così detto spinse un bottone e si aprì un a parete fatta di sottili travi appuntite
"Sono un vampiro e pel mio bisogno sempre di sangue mi devo dissetare. Credete davvero che delle mie grazie faccio dono senza infine nutrirmi di quello che c'è di più prezioso? ossia il vostro sangue ingenuo giovane!!"
Appena terminò di parlare i suoi servi spinsero il giovane beffardo contro la parete che si richiuse quasi a spremere un arancio del suo succo portentoso.
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E la morale della storia è semplice:
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Spesso s'è convinti d'ingannare gli altri, mentre la corda già si stringe intorno e senza rimedio vi trascina in fondo.
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