venerdì 28 agosto 2009

CHI SONO?


Dunque, non chiederti: " Chi sono? "sino a che ti celi dietro delle definizioni e ti contrai alla vita. Non chiederti: " Chi sono?" nel momento in cui eccedi in essa senza partecipazione. A questo punto che importa chi sei, dato che ciò che esprimi non ti appartiene, è un'ostentazione di dominio di se', è una parvenza di potenza e di affermazione di un " io" inventato.

Non è rilevante chi sei dunque, ma se sei nell'atto, nella parola, quella parola che impieghi quotidianamente e che rivela la sua afasia profonda ed irreversibile.

Chiediti, invece, se " Senti" e cosa senti nei gesti e nello sguardo, se ciò che ti attraversa scivola in una mente apatica anche se sofferente, se malgrado tu tenda alle vette infinite delle proprie passioni, invece, precipiti nel silenzio dello spirito che non ti risponde.

Se non sei tu, quindi, non sei. Questa è la risposta ad una domanda che ha il senso di essere posta come quella di chiedersi: " ma sto respirando?"

Perchè se l'amore non è inteso come una trascendenza della propria anima e viene visitato come atto pornografico non necessita di definizione perchè non è. Non c'è . Non esiste.

L'amore tra il corpo e lo spirito abita lo sguardo ed il patimento , inteso come il sentimento che si origina da noi e che non si chiama ma si produce quale sorgente fluente e rigogliosa.

Allora non chiederti chi sei perchè tu sei l'eterno.

Perchè se non " senti" non esisti e invece, nel momento in cui sentiamo noi dilatiamo i confini della nostra esperienza sino a comprendere l’universo. Il sentire è tutto. Possiamo stare ore disquisire sulle cose pratiche della vita cioè di politica o di lavoro e delle mille incombenze da sbrigare che ci occupano mani e menti in azioni precise e strutturate. Ma è solo il sentire profondo del nostro spiriTo che diventa in un attimo ciò che domina e muove la nostra esistenza.

In questo , in tutto questo, noi siamo l’eterno fluire dell’essenza che ci rinnova e ci vitalizza . Allora non chiederti chi sei, cazzo, ma: " Cosa sento?"

martedì 25 agosto 2009

LA DOMANDA ETICA

Le relazioni sociali, ma anche sentimentali sono ormai sempre più precarie. Testimoniano questo tempo flessibile e mutevole nel suo aspetto più deteriore ed anche più immediato. I contatti tramite web non ne sono l'unico aspetto. Su quelli siamo già un po' preparati e più guardinghi ma anche ( ci sentiamo) più giustificati a farseli scivolare leggermente e indifferentemente dalle spalle.
Mi è capitato d'essermi meravigliata di certe disumanità (quando per umanità si intende l'attenzione ed il riconoscimento da parte degli altri della specificità che siamo che è imprescindibile da noi e non intercambiabile ) Non parlo solo di amici o amanti che tradiscono e non ti dicono la verità , ma proprio della sensazione d'essere irrilevanti e quindi non necessari o meglio ancora che non sia presente negli altri un modello virtuoso a cui fare riferimento per l'incontro con l'altro .
Vado discutendo, senza ritegno e senza un reale scopo , di questo mio senso morale che mi preme nelle viscere come un istinto animale.
Chiedo: " Perchè mi hai fatto questo?" e percepisco nel mio sterile lamento una domanda a cui non si può rispondere. Il senso morale non può essere un bisogno , ma un urgenza profonda come il battito del cuore.
La domanda morale non può essere stabilita nè nutrita di progettualità . Il senso etico del nostro stare al mondo con gli altri , per quanto dalla nascita siamo posizionati in una collettività e da lei ci sentiamo tutelati, è sempre una cosa individuale, che si elabora nella ricerca dell'azione corretta e nel comportamento da adottare.
Il senso morale non può che svilupparsi nella domanda della sua esistenza, nell'impegno dell'azione, nell'incertezza del gesto che deve essere pensato, riconosciuto dall'essenza profonda di noi stessi. Messo in discussione, anche.Patito.
Non si tratta di demonizzare l'errore. L'errore conosce lo stesso sentiero del giusto, ne condivide i clamori, ma non il dubbio.
Per questo, soprattutto per questo ci può servire essere il più possibile trasparenti a noi stessi, partecipi con la nostra vera coscienza agli altri e quindi non mentire e non mentirsi. non mistificare e camuffarsi dietro verità organizzate.

domenica 23 agosto 2009

CAMOGLI

Si parte col camper destinazione: Camogli






Il nome Camogli proviene da "“Cà de mogee” (casa delle mogli) essendo i loro uomini marinai ed impegnati in lunghe navigazioni. la sua baio viene chiamata " Golfo paradiso perchè la terra forma un insenatura e l'acqua è tranquilla e calda.






allle mie spalle una frazione di Camogli:San Fruttuoso. San Fruttuoso, raggiungibile soltanto a piedi o via mare è un borgo racchiuso in una stretta vallata del promontorio di Portofino. Contiene un complesso monumentale di gran pregio, comprendente l'abbazia, la chiesa e la torre di Andrea Doria.





giovedì 20 agosto 2009

LA CRUDELE VERITA' E L'INEVITABILE MENZOGNA


Tu hai scritto: " Devo capire se chi interloquisce con me è sincero, normalmente sincero, o gioca un'altra partita"
Mi chiedo se sia facile.
O meglio : se è facile capire, per chi AGISCE, se i suoi gesti sono sinceri oppure no.
Non so come ci si muoveva in altri tempi.
Di sicuro questa società s'è creata delle verità immutabili e non negoziabili. Chi sta in questo mondo se le trova abbarbicate alla propria vita tanto da sentirle e crederle proprie.
La verità del mondo diventa un rimedio al suo dolore e da un senso all'esistenza collettiva e sociale.
Sento dire: "
meno male non mi sono sposato" e chi lo dice crede d'essere sincero.
Sento dire"
Sono contento d'esser solo" " sto benissimo " " sono onesto"
Si costruisce, l' uomo, una risposta a domande che non vuole più porsi, a sofferenze che non sa gestire. Non ne ha la forza. Non sempre ne ha l'indole mentale.
Questa maschera diventa la sua vita autentica indistinguibile dall'illusione, priva di qualsiasi speranza. Qui vi regna il silenzio (ANCHE SE CI SONO MOLTE PAROLE) . Il dubbio non ha possibilità di svilupparsi.

Questo è l'uomo , oggi, con questo sguardo allucinato, con questa certezza comportamentale che lo rende sincero e lo fa sentire libero. Ma non è questo, non è questo.
D'innanzi a queste virtuose apparenze c'è una voce ombrosa e crudele che invita all'incontro con la potenza della natura, del cosmo intero . E' una voce crudele, ma ridondante di pulsioni ardenti, di abissi misteriosi e affascinanti, di cupi e malvagi messaggi , di astrazioni sublimi e potenti. Di verità lampanti , quindi, di luce nuova che si vede solo quando siamo in grado di strapparci dal giogo delle convinzioni acquisite, delle idee indiscutibili. Dalla paura.
Ma non è un traguardo facile da raggiungere. L'esistenza ci pone altre strade che sono più agevoli.
Allora succede che si diventa sordi e si crede d'essere nel giusto per non soffrire, non indagare. non svelare.
Si tende a irrigidirsi sulle proprie posizioni chiuse e ottuse e ci si blocca ad un livello di sviluppo che si concentra essenzialmente sulla superficie apparente degli eventi, verso i quali quindi si tende a mettere in atto comportamenti di controllo e di manipolazione proprio per evitare di essere da questi eventi dominato e sopraffatto. Si diventa perpetratori della propria stessa nevrosi. Tutto questo in perfetta buona fede.
L'uomo si sente inadeguato, non amato, non apprezzabile e diventa così proprio perchè maschera la sua alienazione , la nega tanto da non potersene più liberare. Fa parte di lui e la sua autenticità si esprime in tal senso. Si inganna senza accorgersene.
Come possiamo parlare di autenticità, di verità e di speranza?