lunedì 17 agosto 2009

STORIA DELL'AMORE CHE NON E' MAI UGUALE - TERZA PARTE

Era una nuova sorgente che produceva una forza rigogliosa, era un nuovo nutrimento che soddisfava il senso della loro unicità con l'incontro delle loro affinità profonde ed imprescindibili da loro stesse.
Lei passava ore ed ore a lisciarle i lunghi capelli e tra le mani riconosceva il calore della propria pelle ed i movimenti familiari dei suoi fianchi. Le sue dita leggere attraversavano sentieri conosciuti e amati da sempre come se quel luogo e quel tempo non potessero che essere l'unico luogo e l'unico tempo da vivere e di cui dissetarsi. Era nel suo corpo eppure era un' altra da lei, poteva quasi respirare all'unisono tanto rispondeva il suo palpito a quello di lei, tanto le era noto il fremito.

Ma un pomeriggio lei non venne all'appuntamento. E neppure il giorno dopo ed il giorno ancora successivo.
Lei non voleva pensare. Ma già la sintonia fraterna era compromessa , ma già il silenzio aveva il suono di una verità discordante dai suoi bisogni. Era divenuto altro e lontano.
Andò a casa di lei che l'accolse, ricorda ancora, in accappatoio serena e sorridente. Lei, quindi, Disse: " Ma, cara Ceci, Devo stare con il mio uomo"
Lei ascoltò dapprima senza parlare, ma anche in seguito, mentre parlava di fiducia, di legame, di incontro, di comunione, nello stesso tempo sentiva che ciò che era successo era grondante di autenticità e di logica, quella logica che prevale nei ruoli stabiliti, nei comportamenti acquisiti.In quel vivere sociale che non riconosceva dedizioni diverse e che sentiva ostile ciò che non comprendeva. Era la voce di un accordo indiscutibile.
Le sue parole quindi sarebbero state inutili.

Lei ripeteva tra se' : " Il suo uomo" e le pareva il suono come scandaloso. e le pareva l'epiteto come un ingiuria infamante e distruttiva.
Si sentì soffocare dall'odio. L'incanto oramai era svanito. Era stata ricondotta ad un ruolo che non aveva chiamato, era stata costretta ad indossare un abito ripudiato.
Ella stessa era stata respinta ed annullata. Non era nulla. Non era un uomo, sicuramente.

Uscì dalla casa correndo sulla strada. Era l'ombra dell'amore che la indirizzava: ossia un odio lacerante e doloroso.
Le parole riecheggiavano nella sua mente in modo ossessivo e mistificante. Pensava: " E' il mio uomo" pensava ancora " E' il mio uomo" e mentre ripeteva come cantilena infantile la frase odiosa che l'aveva ferita, si accorgeva che andava trasformandosi in altro. Era diventata infatti una frase del tipo: " Lui è solo un uomo" e ripeteva: " Lui è solo un uomo" rivestendo le sillabe di significati puerili e inoffensivi.
Ancora pensava: " ma lui è solo un uomo" ma nient'altro che un senso di odio e di vendetta maligna le occupavano la mente,Ripeteva ossessivamente: " Ma lui è solo un uomo" e null'altro se non un senso di disfatta incolmabile riempiva il suo cuore. Con queste premesse criminali lei suonò il citofono di Gabriele......proprio lui, proprio di quell'uomo per cui era stata così profondamente ferita.

domenica 16 agosto 2009

STORIA DELL'AMORE CHE NON E' MAI UGUALE - SECONDA PARTE


Per pochi momenti, ma solo per pochi istanti incantati, l'essere umano si ritrova al centro della sua coscienza lacerata, avvinta, straziata, lontana da ciò che si chiama stabilità, lontana da ciò che si chiama protezione. In quei minuti l'essere umano è essenziale, senza identità e senza ruolo: è l'essere primordiale, puro e confuso tra le forze delle sue emozioni e dei suoi sentimenti. Il resto diventa " relazione" e tutto si trasforma in rapporti sociali e comportamenti acquisiti.
Lei ricorda ancora quel viaggio a Firenze insieme. Ricorda i pellegrinaggi tra le piazze e le vie splendide di quella città. Ricorda ancora le notti insonni fatte di racconti di illusioni e di desideri.
Al ritorno lei l'aveva accompagnata a casa con la sua auto. Erano state così bene insieme che s'era fatta cupa e scontenta davanti al suo portone.
Lei, allegramente aveva appoggiato i lunghi capelli biondi sulla sua spalla e l'aveva esortata:
"Dai salutami, cara"
Lei l'aveva baciata sulla guancia per il consueto commiato diventato il rito della loro separazione, ma quella volta lei non s'era allontanata e non era scesa dalla sua auto. Invece, aveva detto seriamente: " ma solo così mi saluti?"
Fu in quell'istante, dunque, che riconobbe come per una folgorazione tempestiva ma in qualche senso tardiva ,infine ,quel che era lei e quel che significava l'ardore del loro gioco e di quell'emozione.
Fu in quel momento prezioso che lei seppe d'essere esattamente ciò che lei si aspettava e voleva e c'era e dunque sentiva profondamente nell'eternità del sentimento fattosi gesto , fattosi carezza.
Non poteva e non voleva negare il richiamo ed il sogno anche se l'avrebbe condotta in luoghi di inquietudine ed incertezza: s'avvicinò alle sue labbra per il loro primo bacio di passione e d'amore.....

sabato 15 agosto 2009

PROSPETTIVA

STORIA DELL'AMORE CHE NON E' MAI UGUALE- parte prima

Cosa era MAI quel che lei andava cercando? Da sempre a lei pareva d'essere abitata da un vuoto incolmabile, come fosse stata l'ombra di un'idea da realizzare che si poteva realizzare, che avrebbe potuto che anzi voleva, ma a quel punto i suoi ricordi si disperdevano.


Lei, invece, era dolcissima.
Aveva i capelli biondi, sottilissimi e gli occhi celesti. A quel tempo lei soffriva di bulimia: si gonfiava in poche settimane per sgonfiarsi nel medesimo tempo e diventare molto magra.
Erano giorni miracolosi per la loro amicizia. Poichè si sapevano diverse una dall'altra, potevano palesare la loro individualità senza timore di doversi immedesimare con le urgenze di una delle due.
Quanto lei era dolcissima tanto l'altra era ruvida e sobria, ma nello sguardo e nell'attenzione che prestava alla loro amicizia lei dimostrava una vulnerabilità disarmante.
Il tempo era anche quello del dubbio, dell'inquietudine. Era il tempo della delusione.
A lei, che ora ricorda, pare che quel tempo non sia ancora finito. Perchè non bisogna smettere di idealizzare la propria realtà per poterla costruire conforme alle nostre aspirazioni.Perchè la stabilità non paga la perdita della speranza. Lei raccontava appassionatamente le sue speranze e lei , che era più rassegnata, scuoteva la testa e spesso sorrideva malinconicamente.
A quel tempo avevano entrambe un boy friend. Una aveva una relazione tranquilla, stabile con un ex compagno di scuola. L'altra aveva appena conosciuto Gabriele, un fotografo freelance con l'aspetto del bel tenebroso. Questi aveva il passo claudicante , il risultato dei postumi lasciati da un incidente di moto, che invece di conferirgli un aspetto sgraziato, lo rendeva, se mai fosse stato possibile, più fascinoso e inquietante.

Lei non dava troppa importanza a quelle relazioni. Erano, per lei, come una cornice di sfondo alle emozioni che sgorgavano inarrestabili dalla sua anima. Erano, per lei, un movente per le loro conversazioni intime ed appassionate durante tutti quei lunghi pomeriggi estivi......