lunedì 15 giugno 2009

IL TEMPO PERSO


Umberto Galimberti dice: " non si da conoscenza senza connivenza, non si da comprensione senza compromissione affettiva"

In questo c'è tutto ciò che cerco in una interazione. Non mi interessa rilevare i successi della persona con cui parlo: i successi sono cose incomprensibili. Non dicono il calore, non dicono il fermento , il crepitio del sangue e del corpo, non trascinano l'anima verso l'altra anima, non si sporcano, non si colorano. Non ho tempo per attendere alla ostentazione della parola, al gusto per l'arrotolamento della frase. Ho troppo da scalpitare all'interno di me verso sentieri più burrascosi, più complici. Così il tempo incalza. A che scopo ridursi a dialoghi che cronicizzano il senso convenzionale della esistenza, quel senso che ha previsto già come ci si debba relazionare perchè il dialogo vada bene? Sono oltre. Che mi interessa? per il resto so parlarmi benissimo. Conosco tutte le parole che tra l'altro sono già state dette. Niente di nuovo, niente di nuovo che non sia invece questo perdersi in una forza trascinante che non valuti e non apprezzi il modo, ma respiri l'invadenza, la fusione, la confusione delle anime, l'abbraccio ardente, la correità profonda ed avvincente. Come potrei mai rassegnarmi ad una voce plastica per quanto corretta e forbita? E' tempo perso ed io tempo non ne ho da perdere.
Ma qualcuno ce l'ha?

ATTENZIONE



un attimo di distrazione. quella vera. E di lì a poco avrei tamponato una macchina. Questa è alta filosofia. Le distrazioni possono essere fatali. Bisogna essere sempre attente e vigili ( comunali) .

sabato 13 giugno 2009

COSE FUORI DAL COMUNE

Adorabili blogger. sto partendo con il mio amato camper: destinazione mare. Vi lascio un link da leggere della serie:
I nostri dipendenti fanno il cavolo che vogliono , ma è risaputo.
Testo di: Kikko
Sito: Retrokik ' s


venerdì 12 giugno 2009

LA VITA E LA GIOIA A PRANZO INSIEME


Lei ricordava d'avere desiderato per tanto tempo quella che si definiva " vita normale" cioè una casa, dei figli e una relazione pacata senza grandi smottamenti.
Non era avvenuto .
Non sapeva perchè, ma aveva percorso sentieri diversi, confusi, irresistibili.
Aveva ascoltato, senza opporvisi mai, la propria ansia misteriosa che la strappava alle cose intorno, cioè a quel tipo di vita.
Era passato del tempo. Era un pomeriggio di giugno. Si trovava, dunque, insieme al padre dei suoi figli ed ai figli stessi. Lui trafficava intorno alle piante dell'orto.
Lei lo guardava con amorevolezza. Lo aveva amato? Non poteva richiamare il moto del cuore in nessun modo. Lo aveva desiderato? Era impossibile poterlo dire in quella giornata di sole radioso.Tutto era luminoso e dolce, tutto pareva proporsi come nuovo, miracolato e probabile.
Non aveva più nessun riferimento che potesse dire, che potesse testimoniare il palpito. Eppure lui era lì, rappresentava qualcosa, ma il pensiero vagava oltre e non si soffermava che sulle mani laboriose e sul gesto oramai straniero del corpo e del respiro. Gli era distante. Gli era indifferente. Un sentimento non si può riguardare o correggere.
Il passato non esiste. Il passato è uno sberleffo fatto di suoni e di odori impercepibili. E' immaginato. Non è trascorso se non come sogno sognato frammentariamente quasi come fosse un incubo ammaliante.
Ed i figli ? Si dice che col tempo, se mai è esistito, si dilegui l'istinto materno. Cosa rimane della dedizione?
Diciamolo: nulla.
Molte persone la trasformano in amorevole ricatto, in un perenne scavo archeologico di momenti fantasticati e trasfusi.
Lei guardava i suoi figli e sapeva di rappresentare per loro soprattutto un viaggiatore distratto e premuroso. E lei avrebbe condiviso con loro la curiosità deferente per il futuro.
La vita, lei avrebbe voluto dire, è un esperimento.
La vita è frugale.

Eppure, mentre indugiava a parlare col padre dei suoi figli nell'aria solare della campagna colante di colori fulgidi, mentre appunto guardava loro rincorrersi per quel gioco adulto di spingersi e schernirsi nel riso, allora comprese che quel momento non doveva essere per forza collegato a percorsi esplicitati e risolti. Ma aveva bisogno di essere goduto come se fosse spuntato magicamente dal nulla.
La gioia va a trovare la vita senza preavviso ed a questa non resta che apparecchiare la tavola velocemente con quel che è riuscita a trovare nel frigo.