Non sarebbe stato meglio non scrivere, non esserci, non indagare? Lei lo sapeva benissimo. In queste giornate trascorse a Roma aveva osservato in modo maniacale la gente sulla metro o negli autobus e per le piazze affollatissime di quella città. Aveva guardato le donne e gli uomini con una curiosità impudica e pelosa. osservava i vestiti, i piedi nei calzari più disparati. I visi accartocciati e confusi, distratti e persi nel vuoto. Anonimi. Aveva sbirciato tra i sederi, i seni e le gambe della gente senza ritegno. Aveva, poi, incontrato un uomo bellissimo. Lui l'aveva fermata credendola olandese e lei dapprima silenziosa le aveva risposto teneramente : " Sono italiana" Aveva passeggiato con lui a Villa Borghese. Aveva accettato serenamente il rituale delle storie personali " io ed io .. " ed ancora. Aveva gustato il sole caldissimo ed il senso di pace che le permetteva di sorridere ed esserci in qualche modo. Ma mentre parlava e rideva e chiacchierava, contenta, sapeva d'avere dei conti con se' stessa da risolvere. Non era dunque lei fatta unicamente di quelle scariche pulsionali e di quei bisogni infantili perversi ed autoerotici che l'avevano spinta a pretendere a imporre dunque, ciò che aveva chiamato amore? Aveva definito con termini complessi quel che era invece l'istinto alla seduzione di ciò che balugina e che non si concede. Non era forse una vocazione al potere lo sfogo che cercava? Avrebbe dovuto chiamare questo suo bisogno in altro modo rispetto a ciò che invece rivendicava. Altro?! Cosa? Cosa? La verità era che lei non voleva darsi ma consumare, Incenerire. Non "condividere e fondere " dunque. Non progettare, non acquisire. Ma disperdere energia. Usufruire della compulsione nevrotica.
E il suo corpo veniva trascinato da questa smania della ragione irragionevole che si esibiva e che cercava l'appagamento di se', solo di se' quindi. S'accorse, lei misera, d'avere questi pensieri dolorosi mentre seduta alla panchina ascoltava l'uomo simpatico e si riempì di angoscia. Era lei, cieca e ingannevole, lei crudele e dannata che non si avvedeva dell'abisso oscuro e inevitabile in cui già si trovava. E a questo pensiero le parve quasi di morire.
E il suo corpo veniva trascinato da questa smania della ragione irragionevole che si esibiva e che cercava l'appagamento di se', solo di se' quindi. S'accorse, lei misera, d'avere questi pensieri dolorosi mentre seduta alla panchina ascoltava l'uomo simpatico e si riempì di angoscia. Era lei, cieca e ingannevole, lei crudele e dannata che non si avvedeva dell'abisso oscuro e inevitabile in cui già si trovava. E a questo pensiero le parve quasi di morire.



