domenica 19 aprile 2009

LA DISTRAZIONE




Il mio tempo non è il tempo esterno fatto del ritmo cadenzato di questa pioggia tanto sottile da essere invisibile.
Ti ho parlato, oggi.
Hai detto: " sono andato a ballare " ed ho cercato di immaginare il momento del suono e dell'azione . Ho cercato di rappresentarmi il fluire di quella tua distrazione spensierata. Ma mi sono disgregata in tanti piccoli pezzetti ed ognuno annaspava in un oceano notturno, in un luogo perduto. Eravamo stati insieme in altre terre. La mia anima era nuda, allora. Non avevo il senso del tempo che procedeva in modo coerente e misurato. Ero fuori di me. Ero distratta, ma di una distrazione che mi allontanava dal mondo oggettivo e pressante. Ora la realtà reclama uno stato d'azione e di presenzialismo che mi inquieta. Mi fa perdere la concentrazione. Perchè voglio trascurare le esigenze mondane di questo attimo corrente. Ho altre vesti, altre forme di movimento e di svolgimento del mio respiro, del mio spirito. Voglio fecondare la mia coscienza, voglio domandarle la strada come il viandante straniero si appresta a fare per intraprendere un lungo e oscuro cammino. Non sono in questo tempo che pure ineluttabilmente mi attraversa e mi consuma. Sono nel momento dell'assenza, dello struggimento, della nostalgia. Nella spinta del desiderio. Nel silenzioso spazio della separazione. Vorrei parlare d'amore placidamente. Ma non sarebbe quello il mio amore nè la mia storia. Sono fuori di me. Sono disattenta al mondo.

venerdì 17 aprile 2009

LEI ERA ARRIVATA ALLA STAZIONE

Lei era arrivata alla stazione di Milano in una giornata di sole luminoso. Aveva attraversato la vasta piazza adiacente all'imponente edificio spinta da un vento caldo e gioioso. Era giunta al binario dove si trovavano tante persone piene di colori e trolley. Era immersa in quell'aria vaporosa di brusio festoso, di vestiti svolazzanti, di sollecitudini animose. E lei lo aspettava . Ma l'attesa non era un interruzione dell'istante, anzi, era ricca di prospettive premurose , di avvenimenti già vissuti , di speranze già sperimentate, in una mescolanza armoniosa di dedizioni provate e immaginate ed attese per i giorni insieme. Lei non sapeva cosa fosse ma aveva importanza trovare un nome a quel senso di svelamento del proprio essere profondo, quell'energia crepitante che la spingeva a muoversi ed ancora muoversi ed a compiere gesti e parole che trascendevano da lei e ne causavano una metamorfosi trasfigurante?
E' il desiderio che ci sostanzia dell'infinità dell'essere e fa emergere la nostra anima segreta, la nostra origine primordiale. Lei non aveva altri richiami se non il calore dell'incontro che avrebbe concretizzato il legame, che avrebbe plasmato l'amore. Non aveva un pensiero in mente se non la pulsione ardente che sgorgava dalla sua anima. Intanto il treno stava avanzando rumorosamente tra gli enormi pilastri d'acciao di quel giorno pieno di spazio lucente.

giovedì 16 aprile 2009

LA SEPARAZIONE


Lo avevi guardato a lungo ma il viso e l'immagine staccata da te non poteva che restituirti il senso di tormentosa lontananza e separazione. Non siamo che uni. Non siamo che soli e isolati nel corpo finito e compresso negli atti e nell'ardore. Non siamo che menti disperse nel vuoto, pensieri solitari e infruttuosi. L'amore si genera e si dilata nell'anima come illusione magica, come una fantasia beffarda : ti preme nella carne e la chiami per nome. Ma quale nome? Quale uomo? Tu non lo conosci.
E' un altro da te. Cammina su strade sconosciute e risponde a domande che non hai sentito. Sorride di storie di cui non hai goduto. Inonda la città fantasma della sua lava rovente. Scivola e cresce e si espande. E' altro da te. Straniero. Ostile quasi. Eppure tu l'hai amato. Abbracciato. Hai ceduto il cuore ed il calore della mente confusa e irragionevole. Non hai trattenuto ed aggiunto a te nessuna parte dell'altro. Sei solo sprofondata nel miraggio di una fusione amorosa ed immortale. Cosa fruisci? Cosa ami ora? Non hai che un vocabolo consueto e ricordi di azioni che non sono ora e non sono qui. E se allora non ti spingevi oltre la pienezza dell'istante, ora non puoi ideare un presente di condivisione. Sei staccata. Staccata. Asceta di sogni incomprensibili . Non ti confondi , non ti plachi, non ritrovi il tuo volto in altre forme intorno tra gli alberi e le colline lontane anch'esse e straniere e sole come te. Perdute. Non ti appartengono. L'universo si è levato allo sguardo ed alla comprensione della tua vita dissociata. Tu, isolata particella confinata nell'abisso di una energia incondivisibile.

martedì 14 aprile 2009

LA GIORNATA

Le pareva che fosse segnato nel viso o nello sguardo inquieto ciò che andava pensando. Aveva ricevuto qualche telefonata e, malgrado lei si fosse sforzata di impostare la conversazione su argomenti lievi e consueti, alla fine le avevano chiesto un po' preoccupati : " Ma che c'è?" Lei naturalmente aveva risposto: " ma nulla , nulla. " trasalendo un poco nel tono e nella voce. Aveva interrotto le telefonate bruscamente. La giornata l'aveva spiata, seguita già dall'alba, sino a tarda sera. Era stata con lei sempre . Così che lei non poteva ingannarla presentando il volto mite e mansueto, il portamento educato e austero. Lei avrebbe voluto ritornare alla spensieratezza che ti permette una avventura appena intrapresa. Avrebbe voluto la stessa voracità e la stessa curiosità giocosa di qualcosa di cui non si è ancora responsabili. Eppure lo sapeva che ciò che si intraprende inizia la sua corsa sfrenata verso una soluzione irreversibile: la pallina rotola leggera in terra e non fa altro che assecondare la forza che l' ha spinta e l'ha invitata al viaggio incantato. La giornata l'aveva svegliata soavemente con la luce primaverile ma poi l'aveva avviata al confronto con le sue fantasie puerili ed infruttuose, con le sue imposture inutili. Lei voleva mettere a tacere quel giorno facendolo morire al più presto e s'infilò il pigiama quando ancora non era tramontato il sole. Tutto divenne lontano: non c'era un' ombra od un suono lasciato come traccia di ciò che aveva fortemente voluto e vissuto. Perchè, per quanto si dia forma ai propri desideri ,diventano anch'essi asserviti alla loro realizzazione ed al loro compimento finale. Eppure, mentre si fasciava di coperte e lenzuola, si accorse che era solo in questa prospettiva che possono dimorare le nostre predilezioni più appassionate.