Il mio tempo non è il tempo esterno fatto del ritmo cadenzato di questa pioggia tanto sottile da essere invisibile.
Ti ho parlato, oggi.
Hai detto: " sono andato a ballare " ed ho cercato di immaginare il momento del suono e dell'azione . Ho cercato di rappresentarmi il fluire di quella tua distrazione spensierata. Ma mi sono disgregata in tanti piccoli pezzetti ed ognuno annaspava in un oceano notturno, in un luogo perduto. Eravamo stati insieme in altre terre. La mia anima era nuda, allora. Non avevo il senso del tempo che procedeva in modo coerente e misurato. Ero fuori di me. Ero distratta, ma di una distrazione che mi allontanava dal mondo oggettivo e pressante. Ora la realtà reclama uno stato d'azione e di presenzialismo che mi inquieta. Mi fa perdere la concentrazione. Perchè voglio trascurare le esigenze mondane di questo attimo corrente. Ho altre vesti, altre forme di movimento e di svolgimento del mio respiro, del mio spirito. Voglio fecondare la mia coscienza, voglio domandarle la strada come il viandante straniero si appresta a fare per intraprendere un lungo e oscuro cammino. Non sono in questo tempo che pure ineluttabilmente mi attraversa e mi consuma. Sono nel momento dell'assenza, dello struggimento, della nostalgia. Nella spinta del desiderio. Nel silenzioso spazio della separazione. Vorrei parlare d'amore placidamente. Ma non sarebbe quello il mio amore nè la mia storia. Sono fuori di me. Sono disattenta al mondo.