
Lei era entrata nella stanza fredda. Lei aveva guardato il letto. Era rimasto qualcosa tra le pieghe sbiadite e sgualcite delle lenzuola? era rimasto un segno che non potesse dissolversi nelle ore e nei minuti velocissimi?
No. Non c'era nessuna impronta che potesse sostenere quel tempo.
Ma già lo sapeva e non si meravigliava del silenzio e delle cose che intorno a lei rimanevano ordinate ed indifferenti alle domande ed ai bisogni.
Niente avrebbe fatto presupporre che c 'era stato calore e movimento denso nella stanza e nel ricordo.
Lei non voleva ricordare.
Non si consolava del richiamo di immagini riproposte con altri colori ed altre condizioni. Lei lo sapeva che nell'incontro c'è già scritto il suo epilogo. Che non ci sarebbe stato abbandono se non ci fosse stato un vincolo. Accoglieva la lacerazione come un requisito inevitabile e si ascoltava cantare la sua canzone melodiosa di amore e di morte . Questo era il tempo. Non le era stato concesso che di consumare in quell'attimo e il suo palpito ed il suo disegno. Già la sua genesi l'aveva previsto. Tutto s'era svolto e concluso. Non sta a noi umani riproporre il suono ed il tempo già compiuto. In ogni cosa vitale c'è all'interno della sua essenza profonda la sua risoluzione fatale. Ma questa certezza non leniva lo strazio del cuore e degli occhi.
Lei guardava .. guardava e guardava.
Non avrebbe trovato nulla di quello che c'era stato.
Ma mentre guardava e guardava ed ancora guardava il letto, il tavolo, ed i resti sciolti delle candele viola, s'accorse che non era la questione di ritrovare un ricordo od un 'immagine precisa dei gesti e della passione. Invece sapeva che ciò che era avvenuto s'era trasformato in sostanza e nutrimento per i giorni a venire.
E questo per lei fu un pensiero dolcissimo.
No. Non c'era nessuna impronta che potesse sostenere quel tempo.
Ma già lo sapeva e non si meravigliava del silenzio e delle cose che intorno a lei rimanevano ordinate ed indifferenti alle domande ed ai bisogni.
Niente avrebbe fatto presupporre che c 'era stato calore e movimento denso nella stanza e nel ricordo.
Lei non voleva ricordare.
Non si consolava del richiamo di immagini riproposte con altri colori ed altre condizioni. Lei lo sapeva che nell'incontro c'è già scritto il suo epilogo. Che non ci sarebbe stato abbandono se non ci fosse stato un vincolo. Accoglieva la lacerazione come un requisito inevitabile e si ascoltava cantare la sua canzone melodiosa di amore e di morte . Questo era il tempo. Non le era stato concesso che di consumare in quell'attimo e il suo palpito ed il suo disegno. Già la sua genesi l'aveva previsto. Tutto s'era svolto e concluso. Non sta a noi umani riproporre il suono ed il tempo già compiuto. In ogni cosa vitale c'è all'interno della sua essenza profonda la sua risoluzione fatale. Ma questa certezza non leniva lo strazio del cuore e degli occhi.
Lei guardava .. guardava e guardava.
Non avrebbe trovato nulla di quello che c'era stato.
Ma mentre guardava e guardava ed ancora guardava il letto, il tavolo, ed i resti sciolti delle candele viola, s'accorse che non era la questione di ritrovare un ricordo od un 'immagine precisa dei gesti e della passione. Invece sapeva che ciò che era avvenuto s'era trasformato in sostanza e nutrimento per i giorni a venire.
E questo per lei fu un pensiero dolcissimo.