mercoledì 3 dicembre 2008

COMUNE DI VALENZA: ANCORA P.D. INTROVABILE . BORIOLI LO SA?


AHI AHI AHI! IL P.D. NON SOLO NON ESISTE
MA SI E' TRAMUTATO IN UN FANTASMA !!!!!

UNA FANTASMA CHE CANCELLA I COMMENTI

DAL BLOG DEL PARTITO

DEMOCRATICO.

FORSE IL COMMENTO NON ERA STATO ABBASTANZA CELEBRATIVO E

DEFERENTE PER POTERLO LASCIARE ON LINE?

FORSE C'ERANO RIPORTATI DEI FATTI TALMENTE INCONFUTABILI CHE

L'ECTOPLASMA NON AVREBBE SAPUTO COSA REPLICARE ?

LIBERISSIMO, CARO ECTOPLASMA, DI CANCELLARE LE COSE CHE NON TI PIACCIONO

DALLA TUA CASA, MA NON E' QUESTO IL MODO PER " AVVICINARE LA GGGENTE"

COSA CHE TU SAI BENISSIMO, DARLING . ....

MA CHE TU LI CANCELLI......................................DANIELE BORIOLI LO SA?



GIGANTEEEEEE PENSACI TUUUUUUU


chiedo scusa se parlo di politica
( politica?!!! è un po' grossa come parola per ciò che avviene NEL COMUNE DI VALENZA )
ma ho una specie di momentaneo rigetto
a trattare più seriamente i blog
( LEGGO DELLE COSE TALMENTE ..... TALMENTE .. LO STESSO SONO MOLTO VICINA A CHI PARLA CON IL CUORE E CON GRANDI SPERANZE DI ESSERE COMPRESI . UN BACIO A LORO: PCIUUUU )


lunedì 1 dicembre 2008

Storia di violenza, inganno e fuga


Dopo otto anni ci eravamo lasciati. Cioè, lui mi aveva lasciato. Anzi più precisamente l’avevo trovato in una stanza abbracciato ad una tipa tutta smaltata che non avevo mai visto prima. Quando ti abbandonano devi ricostruire la giornata daccapo. Prima c’erano le ore scandite dall’abitudine di vedersi, di far combaciare gli orari e poi ti ritrovi con tutto questo tempo bucato, da ricompattare ed organizzare: come una nuova casa.


Erano stati giorni lacrimosi e poi era tornata la voglia di uscire. Premessa importante. Perché questo dell’uscire diventa un momento delicato: si è come nuovi, indifesi, pionieri ed un po’ allucinati.


M’ero messa a vagabondare per i giardini fino a che avevo incontrato un gruppetto di persone che conoscevo di vista e con cui qualche volta m’ero fermata a parlare.
Mi unisco a loro e cominciamo a bere e a mangiare per i bar ed a girovagare senza indirizzo.
C’era tra questi un ragazzo che avevo già notato perché era il più bello. Era quel che si può definire “un tipo particolare”. Aveva i capelli scarmigliati e la barba da cospiratore e poi non parlava mai, questo allora mi faceva credere che stesse riflettendo.
Non raccontavo di come mi sentivo ma avevo cominciato il gioco pericoloso della seduzione. Ero molto ammiccante, affettuosa, gli giravo attorno continuamente, spesso mi rivolgevo a lui e mi ci sedevo accanto.
Avevamo cenato in un locale del centro poi avevamo ripreso a passeggiare per la città buia ed autunnale. Non ricordo altro di quella sera. Se non minuziosamente quello che accadde da quel momento.


Era molto tardi. Forse si erano fatte le tre del mattino. Eravamo rimasti solo io e lui seduti sullo schienale di una panchina del giardino deserto e ventoso. Lui aveva bevuto molto e fumato. Aveva preso anche delle pasticche e me le aveva offerte. Non le ho prese solo perché ho sempre paura di perdermi e di non riuscire a ritrovarmi più. Non avevo compreso allora. Non avevo abbastanza esperienza in questo senso. Lui m’abbraccia d’improvviso ed io non lo respingo . Ma non lo contengo. Mi spinge e mi schiaccia sino a farmi ribaltare dallo schienale sulla terra bagnata del parco. Sento una fitta dolorosa alla schiena, ma ancora non mi avvedo del pericolo.
Infatti dico: “mi hai fatto male”

Mentre cerco di alzarmi comprendo subito, all’improvviso. Tutto mi è lucidissimo, chiaro. Lo osservo per la prima volta. Lui non mi ascoltava e non mi vedeva. Io non c’ero proprio per lui. Non s’era neppure accorto che avevamo fatto un volo di un metro con il rischio di farci male. Aveva lo sguardo perso nel vuoto ed una forza violenta nelle braccia. Mi aveva afferrato le mani e le schiacciava sul terreno non dandomi la possibilità di fare un solo movimento col busto. Mi guardo attorno e solo in quel momento mi accorgo che non c’era nessuno nel raggio di molti metri: riuscivo a visualizzare con difficoltà solo fioche luci delle auto che sfrecciavano nella via che fiancheggiava il giardino.

Il deserto. Il deserto intorno. Penso convulsamente ma più che pensare sento furiosamente e con angoscia di non poter appellarmi a nessuno, di non poter urlare e che se pure avessi urlato forse avrei peggiorato le mie condizioni, forse mi avrebbe anche picchiata.


L’ho pensato freneticamente in poche frazioni di secondo.

E decisi subito.

Ricambiai i baci.

Era l’unica possibilità che avevo di uscirne alla meno peggio. Anzi, non sapevo , non progettavo nulla per il futuro, volevo solo preservarmi per l’immediato presente.

Lui allentò la presa quando mi sentì accondiscendente e restammo lì a baciarci per un po’. Lui mi toccava dappertutto ed io lo lasciavo fare. Feci cenno di liberarmi le mani per accarezzarlo e lui lasciò la presa subito. Allora potei ruotare il busto un poco e cominciare a muovermi ed a respirare più liberamente. Ma non smettevo di accarezzarlo ed ingraziarmelo disperatamente. Mi spostavo lentamente strisciando in terra verso le luci delle macchine . Non ricordo più quanto tempo mi ci è voluto. Le luci si avvicinavano lentamente, il tempo passava inesorabilmente. Un ora? due ore? Non ricordo. Ma quando ho sentito che avrei potuto raggiungere le luci in sicurezza mi alzai in piedi e cominciai a correre a perdifiato.

Corro furiosamente in mezzo alla strada. Fermo una macchina. Salgo velocemente. Non mi volto neppure una volta per guardarmi le spalle. Non ricordo altro se non il mio pianto disperato nel sedile posteriore dell'auto.

VALENZA - LE VIGNETTE DI EZIO CAMPESE - IL P.D.

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Ringrazio Ezio Campese per aver autorizzato la pubblicazione delle sue vignette particolarissime che di volta in volta saranno in questo splendido e meraviglioso BLOG !!!!