giovedì 6 novembre 2008

IL SEGRETARIO


Ecco arriva il segretario /Che prepara il suo diario /Lei si siede e si sistema
E l’impegno un po’ la strema /Quando iniziano a parlare /Dove vanno poi a parare?/ Con le chiacchiere son forti /Ma decise son le sorti /Ed è ormai questo parlare Solo fumo da gettare /Uno dorme sulla sedia /l’altro fa un po’ di commedia Se qualcuno si lamenta /Ci si aspetta che si penta /Poi c’è l’altro sempre uguale/Dice sempre: “ non c’è male” / “è d’accordo e sai perché? /Ha votato lui per te”/Scrive scrive il segretario /Perché ormai questo è il calvario
Facce uguali e uguale sorte /Peggio c’è solo la morte /Tutti presi a rampicare /Pochi sanno lavorare / Non si impegnano perché /C’è che ognuno pensa a sé /
anche pure il segretario / che di nome non fa mario /mette via il diario e borsa / per andare via di corsa
se ne va alla chetichella / il suo nome fa ....

lunedì 3 novembre 2008

LA FACCIA

Qualche tipo per un vezzo/ a mostrarsi non è avvezzo/ dietro a soprannomi scrive/ e ti manda le missive/alla faccia da importanza/e ne fa una complicanza/ mentre il viso in fondo e' nulla/ è un immagine fasulla/tutti visi sono uguali/ siamo facce abituali/ e non credere che poi/ uno pensa sempre a noi/ ma è corretto per la gente/ dimostrar che non si mente/ e mostrarsi senza inganno/ senza avere poi un malanno/ chi si cela e si nasconde/ a chi parla lo confonde/ non sai mai se ciò che ha detto/ lo pensava o è uno scherzetto/ non ci mette mai la faccia/ ma non c'è chi lo minaccia/ anzi, a lui che poi si cela/ mi avvicino con cautela/ sarà un mostro o un aereoplano? / forse un gobbo oppure un nano/ anzi per poi non rischiare/ non ci sto a parlamentare /

sabato 1 novembre 2008

Qualcosa di molto personale

I moti del cuore.
Cavolo. Iniziando a renderli soggetti alla prima riga sento già di defraudarli del loro incanto. I moti del cuore. Già a nominarli perdono il valore. Perchè: "Se pensi una cosa la uccidi."
Ma oggi è successo un fatto significativo.. dicevo appunto dei moti del cuore .... ossia quello che chiamo " amore palpitante" che è anche molto vicino a tutte quelle sensazione di disfatta e di morte e di desiderio di uccidere o di proteggere e possedere allo stesso tempo che non ha nome. Ero abitata spesso da questi impeti profondi che non volevo identificare. Ok, c'erano. O meglio: mi avevano assalito ed io quasi me ne facevo una colpa e mi dicevo: "sono io che ho lasciato la porta aperta oppure non sono stata abbastanza forte da resister loro. da vincerli . Non sono stata convincente da allontanarli e farli fuggire spaventati e sconfitti. " Invece si imponevano e mi dominavano .
Io restavo annichilita in un angolo della stanza a subire l'onda e la violenza dell'emozione , la fatalità dell'irruenza potente , l'autonomia della spinta e del fuoco dirompente. Era colpa mia , in un certo senso. Li avevo chiamati. Ricordavo o pensavo od ancora peggio cercavo nei gesti e nelle cose fuori di me la scintilla scatenante. La miccia e la benzina.
Ripercorrevo (potendomelo impedire) delle strade dolorose, delle giornate moleste. Cercavo il mio tormento. Intanto non mi capacitavo che un suono ed una voce od ancora peggio un ricordo e persino uno scritto potessero in un secondo sopraffarmi interamente come fossi un filo di grano giovane piegato dal vento leggero della primavera. Eppure eccomi a terra. Io. Dico: io . Io che posso urlare. Sentite l'eco? Sentite l 'energia del timbro e dell'ostinazione? Dico: io. Eppure ecco lo straniero velenoso che si abbatte sulla mia sicurezza e se ne appropria con noncuranza.
Ma questa non è cosa nuova: ne ho già parlato allo spasimo. Oggi invece è successo un fatto nuovo che sa d'incredibile e questo, in qualche senso, rafforza in me la convinzione che il moto del cuore non potesse essere controllabile e non dipendesse da me.
Ero in casa tranquillamente. Troppo tranquillamente per potermene pacificare. Allora l'ho fatto. Sì, non abbiatevene a male. Ho pensato. Ho ricordato. Ho visto. E gli occhi vedevano chiaramente i colori, i suoni, il viso, i pensieri come fossero davanti a me e potessi toccarli. Li ho toccati. Mi hanno guardato sornioni e ostili in attesa del crollo imminente, in attesa della struggente desolazione. Io la conoscevo e spesso l'ho attesa quasi per abitudine.
Invece , mentre guardavo e ricordavo e le immagini m'erano visibili come la luce del sole o il suono del clacson della strada, invece non ho sentito nulla. Ero guarita forse? Oppure doveva ancora arrivare, era in ritardo, la porta era aperta, il silenzio premonitore, dunque? Ero guarita. Non m'aveva presa. Ed ho continuato un po' titubante a pensare e a sentire per essere certa di poter governare il mio animo da padrona unica. Ascoltavo: il silenzio soave regnava intorno. Ero guarita. Guardavo: il mio pigiama di flanella giallo chiaro. Il mio piumone caldo e soffice . Il silenzio imperturbabile, la mia gattina miagolosa. Faceva ronf ronf sulla mia guancia.

venerdì 31 ottobre 2008