Questo
è il panorama che vedo dalla mia nuova casa.
Ho
lavorato mesi e mesi per allontanare immagini dolorose . Ho incasellato
oggetti e pensieri malevoli in scatoloni chiusi scrivendo etichette per
identificarli.
Piatti
utili. Bicchieri da coktail, flute, e poesie, lettere da non
rileggere. Foto da non guardare.
nella
nuova casa non apro tutte le scatole.
Le
lascio da parte.
Non mi
servono per vivere.
Ma
trattengo il ricordo. Non voglio perderlo.
Per
quanto dolore mi procura, il tempo mi appartiene.
E' la mia identità. La
mia biografia. Cerco di essere imparziale. Di ricordare i fatti oggettivamente
avulsi da ogni interpretazione personale.
E'
Impossibile, si sa.
Nessuno
di noi abita “il mondo”, ma esclusivamente la propria “ visione" del mondo. Che pur ci permette di posizionarci in esso. Di essere nella realtà, per quanto
mistificatrice ed ingannevole.
la memoria, però, rimane una dimora. . Una
dimora in parte
costruita . Di cui conosci le stanze, l'arredamento
che vai man mano riempiendo di suppellettili, di clessidre colorate, di
foto, di asciugamani sporchi, di piatti scheggiati.
Mia madre, tante cose, non le
ricorda.
Da principio questo mi faceva incazzare. Volevo ricordasse.
Doveva ricordare. La sua memoria era una stanza della mia casa , una
camera arredata della mia identità fragile. Allora facevo la maestrina
saccente. Pedante. del genere: " è
successo questo." oppure " qui
hai abitato " " in questo prato ricordi cosa
è successo? "
Ho smesso. Per due ragioni.
1° perchè un conto è non voler ricordare , un conto è non poter ricordare quando gli altri ti raccontano la tua vita. Allora sì che ti destabilizzi.
1° perchè un conto è non voler ricordare , un conto è non poter ricordare quando gli altri ti raccontano la tua vita. Allora sì che ti destabilizzi.
La memoria è mistificatrice. In fondo.
2° Ho smesso perchè ho idea che la memoria non serva che a difenderci dagli estranei. dal mondo, insomma.
2° Ho smesso perchè ho idea che la memoria non serva che a difenderci dagli estranei. dal mondo, insomma.
La memoria diventa una corteccia che protegge la pianta
che siamo. Ma è solo un'armatura che in qualche modo ci impedisce di
lasciarci andare. Di essere altro da quello che ricordiamo di essere .
Ora adotto un altro comportamento con mia madre.
Quando siamo insieme non ricordiamo nulla di quello che
siamo state.
Noi ci godiamo l'istante che è vuoto. l'istante che si riempie di raggi
di sole . Di parole calde, affettuose, di premure mai espresse, nel senso che non le ricordiamo.
La mamma che vive l' istante non è severa. Non
urla. Non sgrida mai. Non si acciglia. Non biasima.
Sorride ai fiori del mio giardino. Al picchio che abita il
tronco . Alla civetta che di sera fa sempre uhu uhu uhu. Continuamente