In questa frase:
" Vi è qualcosa di sacro in ogni essere che non sa di esistere, in ogni forma di vita indenne da coscienza. " di Emil Cioran,c'è il mio struggimento.
O almeno uno dei miei struggimenti. ( altri ve li racconterò a breve: sto riprendendo la mia vena letteraria)
Ci sono molte cose nell'esistenza che mi fanno soffrire:
una è quella d'avere l'impressione di distrarmi.
Di perdere la consapevolezza di esistere presa ad inseguire passioni furenti ma brevi ed escluviste , passioni che non si aprono al tutto, ma rimangono ancorate alle voglie, alle specificità di quell'atto e di quel pensiero.
Niente più che una eccitazione ti allontana dalla consapevolezza di essere .
Le passioni dissipano il tempo ed allontanano dalla coscienza.
Vi capita anche a voi , mentre guidate, di essere presi da un pensiero fisso o anche peggio da un avvenimento molesto che ti batte nel cervello, che continua a farti ruminare idee confuse, insolenti, insistenti, maligne , di odio o di rivalsa ?
E poi all'improvviso guardi davanti a te quello che già attraversava i tuoi occhi ossia la strada e le colline ed il cielo azzurro squarciato da nuvole luminose che tu vedevi senza guardare preso da mille inganni della mente che ti spinge a non vedere ed a non sentire il cuore che batte, la strada della vita che procede , il sangue che pulsa e ti porta ancora avanti nel tuo sentiero di fiato e sole , insomma la tua vita che è altro dalla passione, dall'odio, dalle azioni mediocri ed ordinarie che ci muovono ma ci allontanano dalla coscienza vivida e profonda diretta all' attimo pulsante?
Se guardo al mio passato , a quei momenti dove gli impeti dominavano le mie necessità e consumavano i miei giorni li riconosco come una distrazione irrimediabile.
E' stato come accantonare in un angolo la mia esistenza , negare la grande potenza che aveva in se' per rincorrere fasci di luce fraudolenti.
Eppure questo comportamento mi ha preservato dalla sofferenza vera, dallo sgomento oscuro quello che può ispirarti prendere coscienza della propria esistenza fragile, minimale, breve e non governabile .
Chi non rimpiange l'incoscienza dei primi anni di vita? Eravamo gioiosi e fiduciosi.
Tutti. Anche quelli che oggi girano con lo sguardo torvo e il cuore gonfio di rancore.
E' stato un periodo unico. Perchè? Perchè eravamo innocenti... eravamo privi di quell'ingegno necessario a strutturare la propria esistenza.
Eravamo innocenti perchè non avevamo a che fare con l'arteficio dell'esistenza.
Eravamo innocenti perchè non avevamo a che fare con l'arteficio dell'esistenza.
Infatti non sapevamo di essere vivi.
La vita ci stava addosso senza che la ragionassimo.
Non pensavamo al tempo se non come necessità primordiale. Le estati erano eterne e pure la neve nel giardino.
L'altalena era per sempre.Eterno e dolce il suo dondolio.
Quando è cominciato il destino umano della consapevolezza?
In questi giorni sono distratta dall'amore per un cucciolo di cane.
Un 'altra mia passione ingovernabile.
Anche il cucciolo, come il bambino, non sa di esistere .
Il tempo non batte lo scorrere delle ore ma solo il respiro del vento odoroso sotto le sue narici.
Osservare la sua vita involontaria e viscerale mi affascina e mi turba al tempo stesso.
Questo fa di lui un essere fragile e nello stesso tempo questa sua vita istintuale ha in se' il superbo mistero divino che fa sperare davvero in un destino miracoloso per tutti noi che viviamo.
Saremo, dunque , proiettati in una dimensione dove la gioia non sarà una definizione ma una estensione del nostro unanime palpito?
Saremo, dunque , proiettati in una dimensione dove la gioia non sarà una definizione ma una estensione del nostro unanime palpito?