giovedì 16 luglio 2015

NESSUN DOLORE



In questi giorni sono stata afflitta. 
La mia non è stata  una afflizione rabbiosa, ostile che cerca un rimedio , che vuole la lotta per  giungere  ad un obbiettivo.
la mia è stata  una afflizione prevista, annunciata da tempo e per questo accolta amichevolmente come un appuntamento dal dentista che ti cura il dente malato. Per stare meglio. 
Quando dico  agli altri che la nostra amicizia è finita alcuni alzano le spalle come fosse una cosa da nulla.
Mi dicono: " non ci pensare " 
Infatti io non penso a te caro Ivano o all'ultima volta che ci siamo visti. Alla scenata che ti ho fatto , a come tu hai urlato, a come io ti ho scacciato , a come tu ti sei allontanato. 
Quella scena ormai non ci apparteneva più. Eravamo già estranei, già diversi . Non eravamo più amici.
Tra la fine ufficiale di una amicizia trentennale come la nostra e la fine reale di questa amicizia scorre un periodo doloroso  che come gioco maligno è costituito da vari livelli prima di giungere al suo epilogo. 
Dapprima non ti accorgi della separatezza, della distanza , del vuoto che incombe tra il tuo cuore ed il suo, quello del tuo amico.   E questo è il primo livello. 
Ti dici : è sempre lui, quello di prima . E' vero , è cambiato , ma gli amici , oh gli amici si accettano sempre come sono , l'amico non  si giudica , si vive , gli si sta al fianco.
Cazzate. 
L'amico deve danzare con  te sulla terra . E la nostra musica ormai si era spenta.   
Eravamo stati nei campi di neve e non sentivamo freddo. 
 Ci eravamo arrampicati su sentieri dove nessuno aveva osato e , davvero, noi ridevamo. 
Eravamo stati eroici. Eravamo stati banditi. 
Eravamo stati battuti. 
Tu, quando hai cambiato strada? o peggio, ti sei fermato? 
Hai cominciato a credere che la vita era già stata tutta scoperta e che ora era arrivato il tempo di manipolarla.
 Di inventarsi abilità e competenze ed esperienze che non ti servono mica. sai. Le esperienze esibite e inutilizzabili diventano patetiche e sfrontate.  
Da qualche anno io ti vedevo.  Soffrivo perchè non eri più il mio amico .  La mia isola era stata risucchiata dall'oceano e niente valeva fingere di stendersi nella sua duna sabbiosa e calda. 
Cosa è successo? 
Forse nulla ed è proprio questo che ti ha convinto di sapere fare tutto e che quel tuo modo di vivere, il non vedere nulla fosse la vita stessa.
Non ascoltavi mai se  non la tua voce ostinata. 
Questo mi avrebbe distrutto. Dovevo andare.  Forse avresti preferito incontrarmi come un passante qualsiasi al quale si da il passo dal panettiere? 
La strada è impervia e ci vuole amore e coraggio.
 Ci vuole speranza .
Ci vuole l'aspirazione al bene. i pensieri malevoli , gli intrighi , gli odi, le ostilità le dipendenze non fanno che perdere il sentiero . 
Tutti noi ne abbiamo uno.
 E' nostro.  
Lo dobbiamo percorrere. Ed il tempo si fa  stretto. Il sentiero si fa breve . 
 Non possiamo distrarci.
Così tu non eri più il mio vecchio amico da un bel po'. 
Ma come fare a dirlo ad un estraneo ? 
Così , quando , due settimane fa  ce lo siamo detti, sai? davvero,  non ho sentito nessun dolore.
Eri già andato via da tanto. 
Quando ti ho visto andar via  tirandomi degli insulti a casaccio , ho provato sollievo. 
Proprio perchè non avevi capito niente  anche  per questa ultima volta . 

giovedì 9 luglio 2015

NON SONO TORNATA





Sono partita l'altra settimana per quella casa che considero il luogo dove la mia anima può muoversi liberamente : la  Toscana.
Sono partita, appunto, dicevo, vestita da ufficio con le scarpe e borsa piena di cose da città. 
I pantaloni neri lunghi la maglietta a tre quarti di maniche e una giacchina  lunga sempre nera .
A metà viaggio avevo già arrotolato i pantaloni e  nella maglietta avevo fatto un nodo per accorciarla..
la giacca rimase arrotolata nel sedile posteriore.
I miei viaggi sono altro che turismo anche se attraverso le colline e visito le chiese con l'attenzione gioviale del turista. 
Ma so che sto cercando  soprattutto di riprendere il discorso interrotto con me stessa. 
 me stessa, sì, perchè Non parlo più di demone . Ormai lui,il demone, è diventato tutt'uno con  me e non distinguo più i momenti eroici da quelli consueti. 
Credo che dopo una certa età tutto ciò che si fa diventa eroico.
 Persino rispondere ad un " buongiorno" perchè in certi casi ho rinunciato a farlo. 
Non cerco di convincere nessuno. Caso mai cerco di allontanarmi da chi di primo acchito non mi convince affatto. 
Ho perso tempo a cercare di cambiare e persino di innamorarmi di chi volevo a tutti costi cambiare. Che ingenua presunzione. Che viaggio fallimentare . 
In questi mesi, ostinatamente, devo dire, mi sono interessata della politica locale. 
Il termine " politica locale" mi ha ingannato non poco. Credevo che nella politica locale , la politica ,appunto , si muovesse diversamente da come la " grande " politica Nazionale ed internazionale tesseva le sue reti di relazioni e collusioni. 
Invece mi sbagliavo. Ci ho messo un  "circa dieci mesi"  a capirlo , ma quando l'ho capito è stato per me liberatorio. 
Basta. 
Ho tralasciato  in quei dieci mesi ,una creatura splendida , pulsante, silenziosa ma tenace e paziente ossia me. 
Basta, Riprendo ad occuparmene. 
 La liberazione è stata data dalla possibilità di non ascoltare e non parlare con persone  che non mi stavano dando nulla, ma anzi succhiavano avidamente la poca energia restatami. 
La mia prima operazione è stata liberarmi di costoro. 
Ci ho messo  dieci minuti. 
E poi ci ho messo un po' di più ad allontanarmi da un amico fraterno con cui non avevamo in comune che il passato eroico dei giovani che eravamo stati. 
Lui si è trasformato in un bisbetico sessantenne che vive in simbiosi con la vecchia madre e tratta le donne ,giustamente data la sua situazione, come delle puttane di alto borgo, ossia come se non le pagasse e loro lo amassero. 
Questo era talmente lontano da me che non mi faceva bene. 
E' vero: giovanissima io , 16 anni e giovanissimo lui 25 anni eravamo stati simili , coraggiosi , curiosi , ma ormai non c'era rimasto nulla di quello e staccarmi da lui è stato doveroso. 
Non ho sofferto. La vita si muove e la nostra si era mossa in direzionì opposte non ci restava altro che prenderne atto. 
Da quel viaggio verso la Toscana sono rientrata , ma non ho cambiato le vesti del viaggiatore. 
Ho un abbigliamento  di chi non ha ancora finito il suo viaggio: scarpe infradito, veste marina e scialletto per il vento serale.   e questo mi consola assai.