sabato 27 aprile 2013

E' LA FACCIA CHE TE LO DICE





"Ognuno ha la faccia che ha, ma qualche volta si esagera" diceva Totò.
Ed è proprio vero.  
la nostra faccia dice tutto. Per questo, ho abusato, diciamolo , dell'uso della mia faccia su questo blog  perchè più delle parole, che possono ingannare, la faccia  ci spiattella senza mezzi termini quello che siamo e che vogliamo dire davvero.  La faccia non può ingannare , per quanti sforzi si facciano. 
Non si dice forse che la faccia è lo specchio dell'anima? Qualcosa di vero ci sarà in questo detto . Resta il fatto, comunque , che quando si vede una persona , subito  ci si fa un'idea di questa che il più delle volta corrisponde alla vera essenza sia a livello caratteriale che sociale di colei che si mostra nella sua fisicità ineludibile
Così che, quando vedi qualcuno che per quanto si atteggi a nobildonna o gentlman , attraverso i suoi movimenti rozzi , il viso tanghero ecco che si rivela la sua classe reale lontana dallo spirito di accoglienza e contaminazione che  esprime il valore profondo di un uomo.                                                  
Diceva Jean Cocteau: " Se gli specchi  riflettessero un po' prima di riflettere..... " ma in certi casi non servirebbe ugualmente soprattutto quando uno specchio deve riflettere personaggi di dubbia qualità sia morale che intellettuale e che il viso non riesce a nascondere ; colpa che non si può imputare agli specchi. Lasciando infine perdere specchi e immagini resta la realtà delle persone che, con simili caratteristiche fisiognomiche svolgono compiti che coinvolgono la comunità ed hanno responsabilità che ricadono su tutti noi. Non troviamo forse a ricoprire ruoli importanti personaggi il cui acume intellettuale è completamente assente? Non capita forse spesso che queste persone si mettano in posa ignare di immortalare con uno scatto ciò che la loro faccia dice, ossia: incompetenza, arroganza, stupidità e confusione cerebrale?                                                                             
Perchè queste persone non hanno scampo: possono abbigliarsi  con i finimenti più preziosi o vestirsi di organza rosa, calzare scarpe con tacchi vertiginosi da star di Hollywood, ma il "clic" inesorabile di una macchina fotografica fisserà per sempre,  a giudizio dei posteri la loro bassezza intellettuale ,la loro inadeguatezza viscerale. Per quanto si mascherino con i costumi consueti della gente bene, la loro faccia racconterà la miseria che sono e che si portano stampata in modo indelebile tra le pieghe del viso:lo sguardo ebete, gli occhi piccoli e spenti, le sopraciglia sfoltite artificialmente a nascondere il taglio bovino , le guance svuotate dallo sforzo d'essere altro da ciò che si è realmente, la calza nera  anni 90 a velare la coscia rurale, le narici vibranti da topo della ruota di  feste di paese. Perchè non ci sta niente da fare: è la faccia che ti dice chi sei e se sei un asino è perfettamente inutile   nascondersi dietro la bardatura del cavallo. 

giovedì 18 aprile 2013

IL GIOCO VALE LA CANDELA


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domenica 14 aprile 2013

COSA IMPEDISCE AD UNO STATO DI RISORGERE?

Ci sono dei  crimini che non fanno rumore .
 Ci sono delle situazioni che si incancreniscono in una città, in una Nazione, in un continente che alla fine sembra normale leggere, parlare e pensare che ciò che sta succedendo non succeda veramente. la disoccupazione, la povertà, la disperazione, la chiusura dei negozi e la desertificazione dei paesi. 

Questo crimine è formato da tanti piccoli elementi  ( vi sto scrivendo in uno stato d'animo particolarissimo. la mia lavatrice mi ha abbandonato all'improvviso , con un volume di biancheria indescrivibile da lavare ( quindi)  a mano , ma non voglio lasciar andare questo piccolo parto della mia mente  senza condividerlo prima  con voi lettori)
Ho cercato di individuare questi elementi che tra loro si intersecano e si amalgamano benissimo avendo ciascuno un parte dell'altro e  rafforzandosi uno   con la presenza degli altri. 
Il primo elemento è certamente l'incompetenza, la mancanza di conoscenza delle cose, di una attività da affrontare o di una situazione da risolvere.

 Il secondo è l'incapacità ad apprendere ed a riconoscere il problema, a distinguere la malattia, la criticità, la ferita. Non avere la forza di vederla e neppure l'occhio clinico. Quel che si chiama anche intelligenza necessaria alla valutazione della situazione .

Il terzo elemento è la superbia . la superbia è principalmente l'incapacità di ammettere i propri limiti, il non voler vedere loro e soprattutto  non considerare la consapevolezza della loro presenza una risorsa per cercare di andare oltre, ma anzi il fatto di considerarlo  solo uno stato di cui vergognarsi e da negare con tutte le proprie forze. 
La superbia impedisce di migliorarsi perchè nega il limite . Negare il limite significa prima di tutto disprezzare se stessi  tanto da  non  permettersi neppure la possibilità di imparare.

Dunque: l'incompetenza,  la mancanza di acume, la superbia fanno di un individuo una essere pericoloso tanto più  quando a questo individuo viene attribuita una funzione, un ruolo che gli da la facoltà di intervenire sulla vita degli altri. 
E più la funzione sarà  una funzione importante e significativa e più la pericolosità  sarà più grossa  e diventerà, perciò,  un danno più grande  per la sua comunità .
Un custode di un palazzo con queste caratteristiche potrà al limite gestire male gli ingressi e le uscite dal Palazzo , ma immaginatevi questo individuo avere una funzione di maggiore responsabilità, non so: un ministro di uno Stato, un amministratore di un Ente pubblico , o un direttore di una grande Banca. 
Farà di tutto per osteggiare chi dimostra di comprendere la situazione, chi si avvede del danno, dell'azione malevola e sarà ancora peggio la sua ira  verso chi cercherà di rimediare, lavorare , migliorare, insomma intervenire. 

Ogni cosa sarà  considerata una minaccia per colui che non sa fare ed ognuno sarà  considerato un rivale a meno che non si riveli egli stesso un inetto, uno  inadatto. 

Se si pensa a quanto può essere facile risolvere certi guai, certe incongruenze agendo  attraverso la solidarietà, la concertazione, la condivisione! 
Cosa mai impedisce ad una città di risorgere? ad uno Stato di ingranare se non la forza indicibile  degli inetti , coloro che non tollerano confronti perchè dal confronto sarebbero schiacciati, cancellati , riconosciuti quali essere indegni, incapaci  del loro ruolo e della responsabilità  attribuita loro?

E questo mi strugge.  Mi pare, delle volte che questo bubbone , questo  cancro sociale  prema senza risoluzione sulla speranza di crescita delle società e delle genti. 
E qualche volta, come ora  quando leggo certi commenti o vedo certi loschi figuri schiamazzare  in qualche immagine da copertina , mi pare che non ci possa essere   più rimedio.  



mercoledì 3 aprile 2013

XI CONCORSO TALENTI DEL TERZO MILLENNIO - CITTA' DI VALENZA







L'associazione VIETATA RIPRODUZIONE è sicuramente la realtà più attiva nel settore culturale ed artistico di Valenza. da più di 20 anni organizza corsi di danza classica, moderna. Ma non solo : organizza e partecipa a corsi nazionali ed internazionali . Il concorso TALENTI DEL TERZO MILLENNIO è GIUNTO ALLA SUA XI EDIZIONE . GLI INCONTRI INTERNAZIONALI DI DANZA SONO INVECE ALLA IV EDIZIONE CON LA PREPARAZIONE DI COREOGRAFI PROVENIENTI DAL VENEZUELA , SPAGNA ED ITALIA. LO SPETTACOLO FINALE AVVERRA' A TEATRO SOCIALE IL 28 APRILE ALLE ORE 21.00. Si terrà la 1° del NUOVO SPETTACOLO della Compagnia di Danza " I GIOIELLI DI MARIA CALLAS" ED UNA SFILATA DI GIOIELLI PRODOTTI DAI MAESTRI ORAFI DELL'ASSOCIAZIONE MADE IN VALENZA.

 Valenza ha bisogno di queste manifestazioni per essere rilanciata come città davvero internazionale.
Deve uscire dal buio e credere nelle sue possibilità. 

UNA DELLE OCCASIONI PER POTERLO FARE E' QUESTA!!!

martedì 2 aprile 2013

VUOTO A RENDERE








Ho precorso i tempi ed ora attraverso un tempo  che ancora non c'è. 

E' fatto di azioni ancora da svolgere, di dubbi ancora da  pormi,  di tristezze che sanno di vecchio e di inutile , le braccia stanche, il passo che devo guidare perchè altrimenti non andrei da nessuna parte, non tornerei , non mi muoverei. Sollevo i tendini come un progetto  che sa di fatica.
  
 Per chi ama soffrire, come me,  il dolore trova sempre terreno fertile.
Non è una scelta questa. Tanto che il patimento ha preso il posto di ogni palpito vitale ed infatti sa di esistenza come nessuna  azione concreta  potrebbe mai fare. 
 Gli atti della vita appaiono  talmente nuovi quando ti appresti a compierli che non ti accorgi di percorrere un sentiero già battuto. Ti sposi, allora. Fai dei figli. E ti pare che allevarli sia una cosa inedita. Invece è già stato scritto ed i tuoi gesti hanno un valore autonomo . Separato da te e senza che tu possa aggiungere altro all'intensità di una vita che si svolge piena ma estranea al tuo corpo che  pulsa di sangue e viscere. 
Ti sposi, lavori, fai i figli. Li allevi. Lavori. Lavori. lavori. Il corpo  si fa e si disfa come sabbia di una clessidra che sta a te voltare e rivoltare.  
Il controllo è tuo anche se tutto  si muove senza la tua profonda ed intima  volontà.
Delle volte , ti dici, delle volte vorresti non avere più il controllo delle cose.
Non essere affidabile. 
Non essere riconoscibile. 
Se pensi al tuo passato, qualche momento così , c'è stato. 
E' quando ti fai governare dal dolore.  Quando il dolore decide di strapparti all'esistenza finalmente riconoscendone la vacuità di ogni suo momento. La sua anima illusoria.  
Alla fine è una bella comodità. Sei sganciata. Separata dalla vita. 
E' Un dolore che non ti racconta del passato di cui avresti poco da addolorarti.
 E' un dolore che guarda avanti. Nel momento in cui  tu sei troppo occupata a farti trascinare dalla vita,   il tuo dolore ti precede per  avere il tempo di riconoscere l'insensatezza del vivere che non fa che scimmiottare la vita stessa nel suo incedere doverosamente consueto.
 Il lavoro, i figli, la passione,l'amore, non ami più, hai amato ancora? amerai di nuovo ? soffrirai nell'amare troppo e nell'amare per niente? 
Hai corso in macchina nelle autostrade trafficate e rumorose. Non hai mangiato le tue cene, per giungere in tempo. Ricordi? L'auto ferma tra le foglie scure che volteggiavano nel vento? E l'abbraccio, l'abbraccio. le mani , le dita strette tra le dita. 
 Ora il tempo non ti preme più, ma non per questo è più generoso e accomodante di ieri. E' spassionato e trasparente, ora, e se ti pare crudele non è colpa del dolore , ma del resto che ti rimane e che va e si muove senza risoluzione. 
Perchè il dolore è altro. E' già visto.Già sentito. Quasi non ti fa paura. Solo sei stanca di averlo come compagno che cambia sempre espressione senza darti nulla di nuovo che un bisogno  irrisolto, o meglio ancora irrisolvibile. 
 Incomprensibile no? Dico: il post.