mercoledì 30 giugno 2010

GLI YES MEN E L'INFERNO DI DANTE


Confesso: Non sono perfetta, bon.
Coltivo terreni in altri spazi e spesso ho avuto la netta impressione che fossero i migliori.
Ho la tentazione di trascinarci gli altri, di convincerli a dirigersi con me oltre questo tempo, in altro luogo e che questo divenga la sede eletta all'esistenza autentica, l'unica possibile, insomma , alla vita che è e che non può che essere lì, nel mio deserto fiorito . Di cui sono il leone.
Dico agli altri:" " Vieni,! Possibile che non t'accorgi che è quella la verità , la strada vera, la dimensione a cui dobbiamo tendere?"
In questa idea di perfezione al di là , al di fuori del luogo che ci ospita, delle consuetudini che ci abitano , in questa idea di credere regolare ciò che non fa parte della vita quotidiana( che invece mi pare aberrante ed inerte), in questa illusione d'essere normale io e non altri, in questo, appunto, manifesto la mia intolleranza, la mia cecità, in fondo, la mia perdizione, la mia per - versione, la mia malattia.
Infatti, nel mondo che non è il mio, certi figuri dediti all'adulazione, al finto servilismo, al raggiro mediocre pupullano e si sviluppano rigogliosamente. Sono ben accetti.
Questi Yesmen non hanno scopi umanitari, non hanno vero interesse verso chi curano e gratificano, ma anzi, sono certi della pochezza di chi è servito tanto d'esser certi di poterli imbrogliare con lusinghe e blandizie oltre ogni misura. E la cosa grave è che ce la fanno.
Gli yes men sono portati a replicare il loro comportamento per una necessità, diciamo professionale, poichè, consci d'esser insignificanti ed incompetenti, hanno solo questo sistema per conservare il ruolo occupato indegnamente.
Li vedi andare e venire, compunti, compiti, bisbigliare all'orecchio del potente reclinando la schiena con defezione ecclesiastica, mai la giacca fuori posto , sempre il capello corto, il sorriso ossequioso e corrotto, dediti a non avere mai idee , ma celati adescamenti, spinti alla sopravvivenza personale e non all'urgenza del servizio.
Nel mio mondo, nel mio deserto fiorito, nella mia langa fertile e potente , questi uomini sarebbero ignorati, sbeffeggiati, derisi perchè, come dicevo, non sono perfetta, ho delle idiosincrasie irragionevoli, degli odi patologici, delle spinte schizoidi. Insomma. Su questo sono irrimediabile.
E quando li sorprendo in questo loro almanaccare anche laborioso perchè no? industrioso, io subito mi reco nel mio fantastico prato oltre il luogo ed oltre il tempo e mi immagin,o quale Dante novello, di inventare un nuovo girone infernale apposta per loro, fatto di un servire gratuito senza ricompense e senza spettacolo. Per consolazione e per diletto.

lunedì 28 giugno 2010

CITTA' DI VALENZA: CERCASI TESTIMONIAL DELLA CITTA'

Nell'ambito della festa patronale di San Giacomo, il giorno 24 luglio 2010 sarà scelto il testimonial della città di Valenza cioè il Valentino e la Valentina ( da Forum Fulvii quod Valentinum che diventerà Valenza in onore dell'Imperatore Valentiniano)
Se hai tra i 18 e i 28 anni , se sei di Valenza, o ci studi o ci lavori, o ancora se hai un interesse qualsiasi nella città puoi iscriverti per partecipare alla serata del 24 luglio .
Non è una vera sfilata, nè un concorso di bellezza, nè una reale competizione. ma è un'occasione per trovarsi tra ragazzi e individuare il testimonial di Valenza.
Ci saranno premi grandiosi ( 1° 2° 3° premio) e altri premi per tutti i partecipanti offerti dai commercianti di Valenza.

sabato 26 giugno 2010

L'ENTE PUBBLICO E IL DIPENDENTE SCANSAFATICHE


Il personale costituisce per ogni ente pubblico una importante risorsa della quale è indispensabile occuparsi in modo strategico e mirato, per consolidare e sviluppare il processo di ammodernamento dell'ente.

Una corretta gestione delle risorse umane permette un processo fluido del percorso amministrativo dell'ente. Gestire efficacemente collaboratori e dipendenti significa anche far leva su una corretta motivazione che permetta di interpretare il ruolo reale dell'ente pubblico.

Ogni nuova idea nasce, generalmente, dal pensiero di un uomo ed è per questo che, in un'epoca caratterizzata dalla creatività, le persone assumono un ruolo ancora più importante che nel passato.

Chi lavora a livello dirigenziale , deve possedere una visione del "mondo" tale, che gli consenta di vedere più avanti degli altri e di conseguenza di agire in anticipo sui tempi.

E' anche vero, però , che la filosofia dell' " Uomo che fa tutto lui" è una filosofia che alla lunga causa dei ristagni di idee e di azioni.

Invece è ormai sperimentato come sia importante e profiquo per un servizio rivolto alla città ed alla sua comunità che chi coordina crei la cultura della collaborazione e, quindi, trasformi i dipendenti della propria impresa in collaboratori e non quindi in persone rancorose e demotivate. ( sempre in ansia a compiacere anzichè ad operare al meglio)

In tutti questi anni di lavoro mi sono resa conto che " gli scansafatiche" sono veramente pochissimi e questi, in qualsiasi modo opererai nei loro confronti non miglioreranno affatto, ma al massimo, riusciranno a camuffarsi in modo più strategicamente idoneo per continuare a non lavorare .

Perciò l'atteggiamento intimidatorio, tirannide e assolutista per queste persone avrà lo stesso risultato di un comportamento collaborativo e liberale: ossia continueranno a non lavorare ed a scansare gli incarichi con mille sistemi. In tutti questi anni non ho mai visto uno scansafatiche lavorare malgrado fossero stati utilizzati metodi coercitivi e autoritari. Altresì, ho conosciuto scansafatiche che si sono ritagliati un posto onorevole grazie ai loro comportamenti adulatori e servili. Ma non è stato sicuramente il servizio che si è avvantaggiato di questo. ( solo , probabilmente la vanità del leader di turno)

Per quanto riguarda la maggiorparte dei dipendenti ( e sono quelli che vogliono lavorare) possono invece essere indirizzati ad un buon operato, individuando reali ed efficaci motivazioni per rinnovarsi e per sviluppare le proprie competenze attraverso una strategia aziendale per la gestione delle risorse umane che tenga conto di:

1) Le persone che lavorano devono sentire la fiducia anzichè la sfiducia da parte dei loro superiori.

2) Devono essere abituati a collaborare ed a fare " squadra"

3) Non devono essere spinti a competere a discapito del collega ( boicottando il suo lavoro, non condividendo le informazioni) perchè chi ci rimetterà alla fine sarà il servizio ( e su questo un coordinatore può fare molto attraverso l'assegnazione chiara delle mansioni )

4) SAREBBE AUSPICABILE pianificare percorsi professionali che consentano la successione delle mansioni. Insomma , che sia riconosciuta a chi lavora la capacità e la volontà.

Un gruppo di persone ha una forza straordinaria. Se questa forza viene incanalata verso obiettivi condivisi, si libera un potenziale straordinario. Lavorare in team è oggi una necessità.

5) Chi coordina il personale deve manifestare fiducia, offrire gli strumenti adeguati agli obiettivi prefissi e quindi aggregare i valori dei singoli. Solo chi non ha paura di proporre tirerà fuori una buona idea. Chi, invece , tenderà ad essere accondiscendente a priori non aiuterà neppure chi coordina ad avere una visione oggettiva della problematica in quel momento affrontata.

Prestare attenzione soprattutto al risultato finale e non ai piccoli dettagli magari incongrui che distolgono alla fine dal reale obietttivo prefisso.

Molto spesso, sono proprio discussioni estenuanti sul nulla che arrestano il buon esito di un programma.

Ossia: discutere due ore sul fatto che un dipendente ha lasciato la tendina spostata dopo aver lavorato tutta la sera ad un progetto riuscito, è un atteggiamento che porterà alla lunga il dipendente a provare ostilità per il superiore e indifferenza se non disaffezione verso il servizio. .

Un coordinatore efficace non può fare tutto da solo ma crea valore grazie a collaboratori responsabilizzati, autonomi e motivati ( quindi soddisfatti del proprio operato e che possono muoversi senza paura che possa insorgere diffidenza e mal interpretazione sul loro operato )

venerdì 25 giugno 2010

NON USCIRE


Non uscire fuori da te. rientra in te stesso, la verità abita nel profondo dell'uomo e se troverai che la sua natura è mutevole trascendi anche te stesso. Ricordati , però mentre trascendi di te stesso, che trascendi un'anima razionale: tendi, dunque, là dove si accende la stessa luce della ragione.
( Sant' Angostino)

martedì 22 giugno 2010

INCIDENTI E DENTI

Sì, ho cancellato il post. Delle volte i post diventano una pagina inutile e poco rappresentativa di se stessi , quasi da essere tuoi nemici. Quindi, l'ho cancellato e boh. Naturalmente , non posso negarlo, c'è stata anche l'influenza del mio grillo parlante : è piccolo come una cornetta di telefono e la sua voce giunge come da un cavo sottile e metallico. Ma non temere piccolo grillo parlante: non ti schiaccerò contro il muro ( almeno non nei prossimi giorni : abbiamo troppo da lavorare)
Però, cavolo: gli amici non dovrebbero leggerti mai!

venerdì 18 giugno 2010

APRO UN BLOG E ME LA CANTO E ME LA SUONO.

Ho le mie debolezze: mi inquieto per certe frasi lette e/o per certi comportamenti a cui mio malgrado sono costretta ad assistere. Per esempio. Adoro un blogger. E questo si sa. Lui ha una grande padronanza della lingua italiana, sa descrivere e comprendere, sa far vivere ed immaginare il mondo. Per questo lo adoro. Ma.. c'è un ma. Lui usa la sua maestria per operare una costante contemplazione di se' ed ancora peggio, per celebrare certe incongruenze, certi difetti dell'anima trasfigurandoli in peculiarità prestigiose, in piccoli dettagli sciantosi, insomma in "virtù".
Nel vangelo c'è riportata una frase significativa che spiega ciò che fa di noi dei mistificatori:
" La lingua è un fuoco che incendia tutta la nostra vita. "
Perchè è soprattutto attraverso il linguaggio che noi decidiamo di raccontare la realtà , e, spesso, attraverso la rappresentazione che più ci aggrada.
Allora scriviamo: " Sono un gentiluomo" oppure scrivo " Sono una donna coerente e corretta" così da sopravvivere al rifiuto che abbiamo di noi stessi forgiandoci diversi E QUINDI inautentici , così da trovare una via d'uscita al nostro malessere, a ciò che non accettiamo di noi e che mascheriamo attraverso la parola e il tentativo di convincere gli altri e noi stessi di ciò che non è ma che vorremmo fosse per noi. In questo modo, non solo non ci adopereremo per superarci, ma ci identificheremo con una realtà fittizia ed ingannevole.
Il mio adorabile blogger usa male la sua capacità dialettica che sarebbe stato un dono se non un mezzo per dare una visione onesta della realtà per quanto lacerata ed inadeguata.
In questo pecca anche di ingenuità perchè, se mai potrà ingannare se stesso, non riuscirà a vincere la propria debolezza e quindi non farà altro che muoversi improduttivamente nelle sabbie mobili della suo senso di estraneità al mondo ed a se stesso.
Perchè mi accanisco su questa ostinazione? Perchè mi riconosco a tratti nell'aspirazione a non guardare, a non accettare la realtà e a lavorare con tutte le mie competenze linguistiche ed intellettuali per forgiarmi una realtà migliore che non c'è e che in fondo non mi riguarda affatto. Proprio per questo adoro il mio narcisissimo blogger. Perchè il suo espediente non ha speranze di sopravvivenza reale, ma, in fondo, nevroticamente TIFO PER LUI.

mercoledì 16 giugno 2010

IL CIELO STELLATO SOPRA DI ME


Sto aspettando. Cosa? direte voi . Sto aspettando che le minacce di querela fattemi continuamente ed ostinatamente durante il periodo elettorale da chi non gradiva le mie esternazioni si concretizzino in qualche modo. Invece niente. Probabilmente chi parlava di querela intendeva solo spaventarmi ed intimidirmi. Oppure in qualche modo era costretto a quel tipo di attacco per paura che i suoi sostenitori cominciassero a defilarsi, colti da dubbi atroci sulla sua rispettabilità.
Ma tant'è: tutto quel gran minacciare ed intimidire e ricattare è cessato senza essere seguito da fatti ed azioni concrete.
Ma io non mi sono spaventata . Ossia non è certo questo che mi spaventa.
Mi spaventa la malattia, la vecchiaia, la noia, la morte.
Io scrivo e parlo sì, ma per una specie di esigenza morale diciamo, etica. Sono qui, al mondo e cerco di muovermi in modo rigoroso ( e poi verrà il bello che ci permetterà di definire ciò che è rigoroso e ciò che non lo è) Ma ascolto timorosa il battito del mio cuore e custodisco l'integrità del mio corpo come la cosa più preziosa che ho. Il resto passa tutto in secondo piano.
Come dicevo a quell'angioletto di mia figlia Giulia che mi rimproverava: " Tu vuoi sembrare la migliore" riguardo ad una piccola discussione relativa al suo comportamento, io ho risposto: " "Non ho nulla da dimostrare." E questo non è certo un privilegio, ma una questione cronologica che porta l'uomo a raggiungere una specie di distanza dalle aspirazioni terrene per cominciare a custodirsi intimamente. Quindi: non sono al mondo per divulgare chissà che buona novella: ma solo per individuare e liberare l'assoluta essenza che sono . Si tratta, però, esclusivamente della realizzazione di un atto biologico, lo stesso che spinge il bocciolo di un fiore a svelare i propri petali delicati all'universo tutto. Per poi sfiorire, MANNAGGIA.

martedì 15 giugno 2010

QUESTO MIO TEMPO CHE FINALMENTE INCONTRA IL MONDO

Mettiamola così: dal momento che prende avvio la nostra breve esistenza subiamo quasi inconsapevolmente questo lavorio della natura che ci forgia e ci trasforma da " uomo in formazione" a " uomo FATTO " .
Da quando siamo bimbi e poi fanciulli e ancora adolescenti e quindi giovani siamo in costruzione continua , esseri che stanno sempre per divenire altro ma che non lo sono ancora, ed il tempo ci scorre addosso per evolvere il nostro spirito per svilupparne la carne e la potenza.
Insomma il tempo vissuto finora per noi uomini fatti è stato un tempo scandito da un orologio estraneo al mondo generale , ma solo nostro. Un tempo che batte il ritmo di crescita e di sviluppo che non apparteneva al resto dell'umanità: era solo del bimbo che eravamo, dell'adolescente ruggente che fremeva e di nessun altro.
Che tempo dunque poteva essere se apparteneva solo a noi e non celebrava l'esisteva universale che intanto muoveva cose preziose ed inedite?
Solo quando il frutto è maturo può essere riconosciuto per se' stesso ed essere gustato quale nutrimento fondante della natura. Così noi , noi essere umani solo in un particolare periodo riusciamo a sovrapporre il nostro tempo al tempo che scorre nel mondo e solo per un breve istante la nostra esistenza si affaccia completamente alla vita che ha la sua autentica e compiuta espressione attraverso la coscienza adulta.
Adesso è il mio tempo. Sono giunta.
Non so quanto ne sarà concesso, come dice Lila di questo tempo condiviso col mondo .
Ma è questo il mio tempo , un pacchetto confezionato con fiocchi , ghirlande e colori lucenti. Non sono , dunque , più io che rispondo ad un tempo intimo, ma partecipo all'istante che viene da fuori di me e mi accoglie tra i suoi palpiti melodiosi.
Stasera la pioggia si sta rovesciando sulle strade con una energia solare e beata.

lunedì 14 giugno 2010

CITTA' DI VALENZA: 1° LUGLIO LA NOTTE ROSA DI VALENZA

GIOVEDI' 1° LUGLIO 2010
ECCO IL PROGRAMMA:
Cortile di Corso Garibaldi 78
Dalle ore 21,00 concerto del quartetto d'archi della "Orchestra femminile italiana", con musiche di Mozart, Haydn, Boccherini, Piazzolla,
Corso Garibaldi Dalle 22,00 , esibizione di danza delle alunne dell'Ass. Culturale "Vietata riproduzione" di Valenza
Punti musica nei bar e caffè del centro cittadino.
In Viale Oliva – Caffè Barberis: animazioni per bambini.
In Via Nebbia – Bar Stella: karaoke per tutti.
In Via F.lli Cairoli – Caffè Principe: punto musica.
In Via F.lli Cairoli - la galleria GFV di Via Camurati n. 4 organizza un'animazione ed un casting per ritrarre i volti dei bambini che verranno raffigurati nei quadri, in preparazione della mostra di Akira Zakamoto "Gli angeli di Valenza".
In C.so Garibaldi – Bar Garibaldi: punto musica.Tra Via Mazzini ( bar Smeraldo) e Via Piemonte ( American Dream ) Si esibiranno le bravissime ragazze del Melograno con splendide danze orientali. Costumi bellissimi. da non perdere
In Piazza XXXI Martiri stand con creazioni sul tema "rosa", stand della Consulta del Volontariato
Negozi aperti fino alla mezzanotte con vetrine decorate di rosa
il programma non è completo! Ci saranno tantissime sorprese ( stiamo lavorando per tutti noi!!) Per informazioni:
URP/Manifestazioni - tel 0131 945246

domenica 13 giugno 2010

ARCHEOLOGIA : VEIO PIANO DI COMUNITA'



7 luglio 2010: iniziano i lavori di scavo, siamo a Veio, Piano di Comunità, in provincia di Roma vicinissimo a Formello alla fine della Cassia Veientana, i lavori sono diretti dalla Prof. G. Bartoloni del dipartimento di Etruscologia dell'università di Roma Sapienza, l'università sforna cervelli. Già Etruscologia, Veio fu in passato una delle grandi e fiorenti metropoli etrusche (delle quali poco si parla ma tanto c'è da dire) con una storia tale da poterne parlare ininterrottamente per dei mesi interi, fino ad essere distrutta dai Romani nel 396 a. C. dopo anni di sanguinosi e sofferti scontri. Oggi (cioè oggi no perchè è domenica) ci siamo suddivisi in quattro grandi settori:
_Piazza d'Armi area VII in cui si trova un'enorme cisterna con edifici annessi
_Piazza d'Armi Area I in cui tra le strutture sono venute alla luce due sepolture di due maschi di cui uno più giovane, inumati
_Mura
_Piano di comunità
Io scavo a Piano di comunità. I lavori sono coordinati da Barbara Belelli Marchesini.
Credo personalmente di far parte di un mondo privilegiato: poche persone hanno la fortuna di vedere il passato, i resti di un tempo che non esiste più, non fantascienza ma realtà: in questi posti la gente viveva e faceva le sue cose così come noi oggi nei nostri posti:noi possiamo vedere questo passato uscire fuori davanti a noi. Non è un lavoro semplice, molti ci immaginano come Lara Croft o Indiana Jones avventurosi, armati fino ai denti, puliti agili; in realtà è un pò diverso: le nostre armi sono cazzuola pala piccone scope scopette secchi carriole; molto spesso non siamo affatto coraggiosi (io ad esempio non posso salire sulla scala xchè ho paura e soffro di vertigini) torniamo a casa sporchi di terra polvere e fango, i nostri lividi non sono il risultato di un combattimento corpo a corpo ma di una posizione sbagliata mentre si scava, spesso per capire cosa abbiamo davanti e a cosa serviva ci mettiamo anni, i nostri tesori sono fr. di ceramica terracotte architettoniche qualcosa in metallo (se capita oro saltiamo sullo strato per giorni), molti di noi sono menti eccelse, ragazzi giovani di meno di 30 anni che si spaccano la schiena sotto il sole o in biblioteca fino a tarda sera per poi tornare a casa a cercare sui nostri libri e fotocopie risposte che non vogliono assolutamente arrivare fino a notte fonda, senza che nessuno conosca il nostro nome i nostri sforzi i nostri meriti: Ci vogliono anni per poter arrivare a un risultato come quelli che vediamo AL cinema, nessuno sa chi siamo. Conosco un ragazzo, un genio dell'archeologia, gli basta poco per capire cosa ha davnti e a cosa poteva essere pertinente, anche da un fr. di ceramica grande come un'unghia, eppure nessuno lo sa, tutti lo conoscono eppure nessuno sa chi è.


Mi hanno chiesto di spiegare qui cosa abbiamo trovato finora e come si svolge il lavoro di un archeologo ma mi sembra un presa in giro dirvi che dalle buche (probabilmente di palo) che abbiamo scavato (che sembrano tutte insieme dirci che appartenevano ad un edificio circolare, non lo sappiamo perchè proprio accanto a loro sopraggiunge il limite di scavo che ci impedisce di andare oltre( o il contadino potrebbe spararci)) fanno uscire materiali di età del ferro, ma a che servirebbe, ad ingrossare l'aura di miticità che ha il nostro lavoro. Non mi basterebbero sei pagine per spiegare come si svolge il nostro lavoro, le difficoltà a ciu andiamo incontro quotidianamente, descrivere le emozioni la fatica, il caldo la fatia nel diatinguere una strato da un altro quando non c'è assolutamente luce: le notti passati svegli per scrivere una tesina per un esame che sembra diventare la più importante ricerca mai fatta; credo sarebbe inutile, credo che per capure il nostro lavoro bisogna esserci dentro, ma esserci col cuore: se non lo si ha dentro non lo si può fare: non si diventa ricchi e famosi, si ama, si ama fino in fondo, fino a diventare un motivo di vita.
Molti non ci capioscono: molti mi chiedono perchè voglio perdere il mio tempo cercando pietre, e xchè qui, non sono nemmeno romana ed essere toscana/picena per metà non è sufficiente x voler studiare un popolo di cui a nessuno importa nulla?
xchè?
xchè credo che quello che possiamo vedere noi gli altri non lo possono vedere, xchè credo che non sia inutile sapere cosa c'era prima di noi anche migliaia di anni prima di noi, credo sia fondamentale sapere il passato più remoto per capire il presente e non farci inchiappettare oggi.

venerdì 11 giugno 2010

LA BELLA VITA E' PIU' BELLA DELLA VITA

Siamo qui quasi con il timore atteso che qualcosa o qualcuno giunga all'improvviso a sconvolgere l'equilibrio sonnacchioso che ci definisce. Eppure , in cuor nostro, sentiamo che tutto questo mondo in qualche modo organizzato non è che una costruzione per - versa della nostra mente e aneliamo alla sua distruzione per vedere insomma, cosa c'è al di là di questo. Che venga dunque il pensiero nuovo e che mi forgi e mi trascini verso una destabilizzazione inevitabile e seducente! Ma è in me, solo in me , questo richiamo che spinge ma allontana, che scuote ma trattiene.E' in me ciò che io sola posso annunciare, ciò di cui io sola possa essere immersa e nutrita. . Insomma. basta . all'improvviso vestita di tutto punto , innocente perchè convenzionale, seria e quindi autorevole. ecco che penso ad altro mentre tu davanti a me racconti storie che dovrebbero essere di mia competenza. Oh, mi dico, basta. Non ho più bisogno di mostrare fin dove posso essere capace di giungere con le mia capacità logistiche. C'è altro. Non vedi? In piedi io sorrido : non sono più la stessa, ora: ho altre pretese , ho altre seduzioni, all'improvviso rivolgo il mio sguardo alle mie voglie maligne. Di cosa stiamo discutendo? Ho nostalgia di fremere delle immagini , dei sorrisi, dei gesti dei sospiri. Non vado oltre il respiro che mi accompagna. E' il suono nostalgico di ciò che pare ineluttabile : il mio perdermi nell'apparenza che rimandi senza altro significato che il volto inedito del desiderio.

giovedì 10 giugno 2010

COME STENDERE LA BIANCHERIA AL SOLE E SPARARE CAZZATE


Certe volte mi sorprendo a ruminare pensieri malevoli . Sono pensieri fissi ed ostinati. Comincio a sentire un ottuso disagio su cose che poi non mi riguardano.
Per esempio leggo dei testi di blog in giro e mi viene voglia di appollottolare quello che leggo per buttarlo nel cestino e bruciare il tutto con gusto mefistofelico.
Mi viene un odio smisurato ed irragionevole verso questi eremiti di massa che sentenziano le loro visioni del mondo come fossero dogmi rivelatori di non si sa quale novella celestiale.
Si trovano frasi nel web del genere: " a certi impeti dell'anima bisogna esercitarsi per esserne avvezzi" " ci sono cuori che sanno ricevere perchè conoscono e cuori che riescono a provare solo gratitudine" Ci si fa rappresentare dall'immagine in fondo sobria del computer per raccontare non già il mondo, ma l'immagine percepita del mondo che non esiste, la sua sfinge insomma che, interpretandola si legittima e si trasfigura.
E mi dico con una rabbia capricciosa ed in fondo pedestre ed inutile di quanto sia deleterio scrivere così per convincersi che pensare ciò che si scrive sia doveroso ed indispensabile .

E' una sensazione maligna e paranoica che lievita a dismisura impedendomi di realizzare davvero il senso di questo scrivere comune. Perchè la maggior parte della gente è inconsapevole. Lo scrittore Manlio Sgalambro scrive: "La specie umana non è nulla, alcuni uomini sono tutto" ( immagino pensasse a me per la seconda ipotesi).Ma quando questo acrimonia si dirada allora ritrovo in questa marea di parole scritte confuse e sciocche una difesa alla propria solitudine, che non la nutre nè la risolve, ma forse ancora di più la cronicizza perchè degrada l'animo e lo ri -caccia nell'eremo oscuro che livella l'intelligenza ad una stessa linea piatta di massa. Ed allora smetto di ruminare e provo una grande pena.
E poi mi dico:" minchiate, sarà il caso che mi metta a stendere la biancheria prima che il sole tramonti"

sabato 5 giugno 2010

BACIAMI, STUPIDO: MANUALE DI COMUNICAZIONE EFFICACE


Abituati come siamo a ricevere informazioni tramite le immagini e i suoni abbiamo trasformato la nostra capacità di comprendere in una capacità di collegare un " simbolo" visivo con il concetto che vuole richiamare.
Per esempio se vediamo un " fiore" disegnato riusciamo a richiamare alla mente il concetto ed il fiore stesso anche se il fiore non è concretamente come è stato disegnato o reso immagine. Per questo la nostra intelligenza da analitica ee rigorosa si è trasformata in una intelligenza istintiva e sommaria ( non riesce a dare un ordine logico e analitico alle immagini che recepiamo con la mente) Cioè, la comunicazione efficace deve tenere conto che, per avere successo, ha l'obbligo di essere identificata in semplici codici che non debbano far riflettere, ma giungere direttamente all'obiettivo per trasmettere l'idea già bella e confezionata. Per questo, quando si vuole promuovere un evento o far arrivare una notizia alla gente ci si deve attivare ponendosi in una visione iconica dell'informazione che vogliamo trasmettere.

Ma come si costruisce un'icona? Sicuramente non ci si può improvvisare in questo senso. L'obiettivo di giungere alla gente deve essere oggetto di studi e sperimentazioni, non possiamo affrontare un problema così complesso senza prima aver pianificato: lo studio del territorio locale, il pubblico e l'audience development, le politiche culturali locali, le possibili tecnologie a nostra disposizione. Bisogna anche sapere che non sempre ciò che piace a chi organizza le modalità di informazione è poi per forza IDONEO all'obiettivo che ci si prefigge: ossia arrivare alla gente con dei messaggi facilmente recepibili e comprensibili.

Quindi: non possiamo improvvisare e/o fare a proprio gusto quando si tratta di comunicazione, poichè non basta trasmettere ma bisogna che la trasmissione giunga a DESTINAZIONE codificata funzionalmente a ciò che volevamo comunicare.
Uno gioco da ragazzi .

venerdì 4 giugno 2010

LA LUNGA MALATTIA CHE E' LA VITA


Non crediate ( per chi lo crede) : l'idea leziosa dell'essere umano in perfetta salute non esiste. La salute è uno stato d'animo e spesso è confusa con l'incoscienza di se' e della propria competenza psicologica. invece il dolore del corpo e la sua irrimediabile vulnerabilità è una condizione alla quale non solo dobbiamo guardare costantemente, ma anche con gratitudine . Nella nostra società si venera il corpo sano , bello, efficiente e cerchiamo di rappresentarlo per non restare fuori o per non essere inadeguati al ruolo sociale che crediamo ci appartenga. ma la malattia è dentro la vita come sua rivelazione inevitabile. E non parlo solo di malattia della materia corporale di cui siamo fatti ( e dico fatti appositamente invece di dire ricoperti e/o di cui siamo proprietari) ma dello svolgimento naturale dell'imperfezione che ci definisce e ci fa essere, nell'esistenza, la ferita mortale che siamo. Credete forse che, malgrado voi non abbiate avuto i vermi, non siate stati contaminati dalle inesattezze di cui siamo portatori e vittime allo stesso tempo? E non capite che, malgrado un dolore si evolva e diventi una tregua del proprio spirito da questo squarcio invisibile già ne consegue una nuova breccia che alimenterà il nostro cuore sino alla morte?

E poi, diciamolo, ma guardiamoci intorno e leggiamo ciò che scriviamo: minchiate. Lamenti compiacenti d'essere in qualche modo partecipati e legittimati, celebrazioni del proprio piccolo io che non vuole oppositori . Guardiamoci intorno nelle strade e nei posti di lavoro: nessuno riconosce la propria ferita e neppure soccorre il dolore dell'altro bandito dalle strade e dalle famiglie . Lavoriamo mentendo sulle proprie capacità e per questo, proprio per questa cultura della disconoscenza seminiamo cadaveri senza avvedercene mai. Ma sto meglio, comunque . Grazie.