
Ora non riconosco al mio linguaggio una posizione autorevole nella mia vita. Sento che questo legittima regole che non mi appartengono.
Ho avuto la tentazione di servirmi della parola per turbare la legge, per scuotere il mare piatto che mi sento intorno, ( per esempio con il mio post "Racconto non d'amore") ma sarebbe, questo , una glorificazione del limite e del suo confine invalicabile. Sono altro. Sento altro.
Sento le parole altrui e vorrei denigrarle. Vorrei confutarle. Potrei farlo. Ma sarebbe completamente inutile: hanno già ucciso. hanno già con - fuso ciò che non mi può appartenere perchè distante da me. Perchè conforme alla legge che è la comunicazione. L'oggettività del fatto non può consolare la mia completa estraneità al conformarsi del desiderio al fatto stesso.
7 commenti:
Accidenti.... non riesco a scriver parola. Bellissimo post!
di nuovo ciao il tuo modo di scrivere mi affascina......mi confonde....mi piace....mi incuriosisce.....tante parole che probabilmente non sevono a niente..solo a dirti...ancora brava....
Non parlare allora: Gibran dice:
Credo vi siano al mondo,
gruppi di persone e individui
che sono affini
indipendentemente dalla razza.
Dimorano nello stesso regno della coscienza.
E' questa la parentela, semplicemente questa. non c'è bisogno di parole ma di viversi accanto
non c'ho capito nulla, ma è bello scoprire i propri limiti...
Pietruccio lo sapevo che dicevi così. Il discorso è un po' articolato.
Marco, grazie. a presto
Brigante ( aldo) , appunto così non parli e non scrivi
Posta un commento